Una metastoria apocalittica, con Dylan che dice sociocose.
La premessa potrebbe essere catastrofica, ma resto curiosamente sospesa nel giudizio; alcune parti sono un trito e ritrito, meno pesante e snervante del solito, altre hanno un buon livello di epicità e, pur restando furbescamente oscure, risultano abbastanza accattivanti.
Un gioco di chiari e scuri, frasi ambigue e rivelazioni parziali, che lasciano intravedere una verità volutamente celata, ma che provoca il fremito di averla intravista.
Disegni calcati, a tratti rozzi, ma nel complesso evocativi
SPOILER
il pazzo ignudo e sudato, col suo pennellone, lo identifico non poco nel disegnatore stesso.
Fra un discorso metaqui e metalà, si arriva ad alcune parti davvero belle, come la scalata sotto alla pioggia e l'incontro con le figure importanti, passate o presenti, dell'universo di Dylan. Molto intenso (per me) l'incontro con Bloch, che davvero non mi aspettavo. Detto questo, mi annovero orgogliosamente fra i lettori superficiali, che capiscono solo quando gli disegnano un
non mi offendo, conosco i miei limiti e nemmeno voglio tirarmela sparandomi tripponi cognitivi socioculturali quando leggo qualcosa che non mi piace o non capisco.
Per cui, abbiamo giocato al metafumetto, adesso per favore ridatemi un bel vampiro, lupo mannaro, serial killer e nessuno si farà del male.
Voto: ignoto, non riesco a decidermi