ARI-SPOLIERSARI-SPOLIERSARI-SPOLIERSAres ha scritto:
wolkoff ha scritto:
...viene suggerito con quell'urlo straziato da cover dei Pink Floyd riflesso sul casco, che l'
incubo esiste ancora negli occhi di chi si specchia in quella visiera, chi è dall'altra parte, chi guarda il poliziotto in preda a pregiudizi, isterismi, indolenze, etc, e può attivare altri scontri verbali o randelleschi, specchiandosi nella violenza che lo assale come un virus ancora non debellato, e riattivando una spirale di barbarie su qualsiasi fronte della trincea socio-idealistica, tra presunte vittime e colpevoli. Conniventi, come per l'auto-lobotomia dei quiz in tv
Credo che il punto che l'autore voleva trasmettere sia proprio quello da te individuato.
Purtroppo tutta la storia, a parte queste suggestioni, non mi sembra costruita intorno a questa idea per come è costruita e per come viene raccontata
La costruzione e la narrazione rimangono scandenti, secondo me. Però gli elementi di suggestione sono interessanti, oltre che fortunatamente ambigui. E non è sicuramente un problema di "schieramenti". E' il
modo di raccontare la storia che è stucchevole, ridondante, imboccato a forza, e fumoso negli "impegnatissimi" intenti auto-proposti. Nonché accompagnato da una sceneggiatura schematica di brutto
.
Tornando al discorso della visiera di #407 come specchio di chi ci guarda (e del loro orrido delirio, travasato nel Rozzocop)... ci sono molti richiami nell'arco della storia. Basti guardare cosa succede col Nostro. La prima volta che Dylan si riflette in quel casco (p.15) è un uomo in giacca a braccia aperte, lemme e sconsolato, e per questo finisce ignorato. Già due pagine (p.17) dopo la rogna sale, e #407 vede nel suo casco un Dylan angosciato, smosso, a bocca pinkfloydicamente spalancata, che sembra tra l'altro anche lui un poliziotto col casco, visti i trascorsi. E anche stavolta il poliziottone indugia a menarlo
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Quando comincia a frignare schiumando rabbia dandogli del fascista aggratise (p.44), il volto ormai deforme e segnato di Dylan impresso sul casco ispira #407 a dargli una sonora "sveglia" terapeutica a suon di manganellate. Dopo aver maciullato la balordaggine dei clochard (p.58.i) sotto l'ospedale, arriva al confronto clou con Dylan, che gli si pone davanti sul "monitor della coscienza" in modo quasi inerme. Si offre a lui in maniche di camicia (p.58.vi) e lacrimando sangue... e anche in questo caso non c'è reazione. Se avesse voluto #407 avrebbe potuto massacrarlo seduta stante, invece non reascisce nemmeno mentre Dylan si scalmana e lo prende letteralmente a sprangate, mandando in tilt il suo monitor ronzante... di milioni di mosche
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Il vero nemico, come detto a più riprese nell'albo - a proposito di schieramenti, e mi stupisco come molti accusino la storia di altro, per come l'autore distribuisce la colpevolezza tra le varie parti in causa, di estremisti, relazionati in dipendenza tra loro
- non è semplicemente chi spacca le vetrine o chi reagisce reprimendo le sommosse insanguinandosi l'uniforme.
Ma l'indifferenza balorda e l'ignavia coatta di chi se ne sta seduto in poltrona davanti al quiz dei fagioli, incolpando ora gli uni ora gli altri dei casini che succedono, senza muovere il culo. Chi urla "
Governo Ladro" e poi evade le tasse, chi bestemmia contro Dio e non è mai andato in chiesa, chi urla
daje all'immigrato ma mantiene una prostituta nigeriana, etc. Chi fomenta rabbia qualunquista per comodità, in pantofole. Ignorando sia la possibilità (agibile) del cambiamento che quella del ritorno all'ordine. E nella mischia si getta ad inveire ora contro la pula brutta&manesca, ora contro gli studentelli facinorosi, random, come succede all'infermiera stronza ed al tizio del pub, che non a caso vengono il secondo linciato dagli sbirri invasati, la prima sventrata proprio dal #407, incarnazione-nemesi dei flussi di rancore, mentre pensavano di sguinzagliare gli uomini in uniforme all'arrembaggio come dei fidi ripulitori/assassini telecomandabili da riporto
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CI VUOLE CORAGGIO, OLTRE CHE ALOHA