Wola, una luminosa vampata di contenuti fiammanti di zecca. Rivelazioni incendiarie e slogan appiccati dalla bacheca del primo ras di quartiere. Eccezzziunalo veramente
Chiedo per cortesia ai moderatori la possibilità di inserire dove compare il
5 nelle votazioni, oltre alla definizione “
Mediocre”, anche la sempre più necessaria dicitura “
Pentetico” che non è il nome del farmaco richiesto per digerirlo senza costrizione intestinale, ma la combo tra
Penoso+Patetico. E penta-stellatevi negli astri fatui dell’impegno sociale da blackblokkati (di cervello) che deve lanciarsi contro l’indifferenza delle masse. Cinque palmate in faccia e tutti come prima, a cogliere i cocci, senza grilli per la capoccia… basta avere il casco. O un buon avvocato, per la causa della “fiamma”.
Una storia “ d’impegno sociale” che fa rimpiangere l’omiletica sermoneggiante di uno come Simeoni, ed è tutto dire
.
Ancora più qualunquista, puerile, sbraitato a suon di snervanti dissertazioni burattinate in ogni dove, e ricolmo di dabbenaggine spacciata per saggezza eversiva (da liceali, non oltre) o
j’accuse da casalingue di Voghera. L’esempio lampante di quello che combina un fumetto quando vuole “impegnarsi” in qualcosa che non necessariamente gli compete, e per cui non ha i mezzi/capacità/talento di esprimersi. I volantini illustrati di Salvini sono più credibili, come fonte d’intrattenimento e svago
Sinceramente della trilogia "a tema" per me rappresenta
il peggiore del lotto, perché almeno
Il Terrore era divertito e scritto con disinvoltura, mentre
Anarchia aveva i suoi perché a livello di contenuti, e l’assedio manteneva una certa tensione. Qui l’unica tensione è quella di leva richiesta per mantenere aperte le pagine che tenderebbero da sole a chiudersi e nascondersi in un armadio molto bujo da lungo oblio. Per la vergogna(ti)?
***** SPOILER ******
SPOILER *** SPOILERUn motivo per cui non ho votato 4 o meno è il lato grafico
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Copertina di
Cavenago si conferma sempre una garanzia, per quanto suoni di deja vu. Ma forse ho dei ricordi di caschi riflessi in
Nathan Never o altra fantaroba.
Disegni in palla.
Caluri mi è sempre piaciuto e qui non sfigura. Netto e deciso quando serve, più fumoso quando i vaneggiamenti prendono il largo. Certe volte tributa troppo Casertano, ed ha ancora difficoltà a (p)rendere le misure della mascella di Dylan, lineamenti compresi. Non ho capito dove abbia mai visto dei gabbiani andare incontro al fuoco ed al fumo (p.83), ma forse anche i volatili non erano d’accordo con la discarica così lontana dal mare.
Parlando delle (poche) cose salvabili direi che mi ritrovo su:
#L’assenza di Rania, anche nei pensieri di Dylan, che non ci rimugina sopra come un Pieraccioni infatuato
##Dylan rimane in character per quasi tutta la storia. Per quanto a furia di sfotterlo potrebbe esplodere.
###Il ritmo abbastanza sciolto. Scivola via senza intoppi. Anche se certe volte è perché si possono tranquillamente saltare intere vignette, presagendo i contenuti
.
####Il finale non spiegoneggiato, che lascia qualche margine di dubbio e suggestione macabra, sul “cosa” e sul “chi” abbiamo visto finora.
[...]
L’inizio non è male, per quanto già visto. Tanto è tutto un complotto delle lobby dei fagioli alleate con la Carrà, lo zainetto di Ambra, e lo zombie di Boncompagni negli auricolari
.
Non è male dicevo… almeno finché non compare tale Alev. Gli insostenibili scambi con la tizia pasionaria da Leoncavallo postdatato sono di uno smarronamento senza pari. Mettere le mani avanti (per pararsi il didietro, stile
Ratigher, che dice da buon genialoide di aver stilizzato un soggetto scarso di proposito nel #
369 ) sbandierando che quella del personaggio è volutamente retorica da diario adolescenziale, non scagiona l’autore dal voler rimpinzarci in ogni dove questa tizia metta bocca di tonnellate di luoghi comunistissimi di sbadiglievole insofferenza, con Dylan che prova in maniera inerme a ribattere, alimentando ancora di più i
leit motif già preconfezionati della sua fidanzatina infervorata. Quando le ho visto fare un’esclamazione lunga 10 righe (p.10.i) avrei voluto portarle una bombola d’ossigeno in soccorso
.
Come se non bastasse, imbocca a più riprese – quasi infra-spoilerando (p.12 e 38) - la “chiave” di volta di tutta la faccenda, super-partes e par-condicionista, che non è la brutale utilità nello schierarsi pro ribellione o pro repressione, ma smuoversi dall’indifferenza di massima dell’inane “massa”, che punta il dito oracontroquestoracontroquello per sentito dire, mentre con l’altra mano si gratta il culo. O legge i libri di Fabio Volo, che equivale, come funzionalità
Non messi meglio di lei, ma almeno un po’ più scazzati, i nobili giovinastri sfaccendati che moooooolto credibilmente da bravi raghezzi durante i tumulti si scomodano nella caccia allo sciacallo di televisori al plasma. Anche loro ci riservano i soliti pipponi da giustizieri di borgata (pp.28-31), però hanno il buongusto di togliersi quasi subito dalle scatole.
Lo stesso non si può dire di Angev… che torna impudicamente a rampognare pure in discoteca perché così vuole la povertà del refrain miserabondo della sceneggiatura. In pratica l’andatura
iperschematica dell’albo è scandita sempre alla stessa maniera:
… Dylan riscopre l’ambiguità dei massimi sistemi battibeccando con la stronza di turno--->
S’incasina la situazione nel setting, piovono molotov e sassate, subentrando il taciturno (DEO GRATIAS!) Rozzocop 407 per la mattarellanza, mentre Dylan si perde la tizia--->
Il Nostro prova a reagire ma le prende di brutto come al solito. In testa. Dissolvenza, da ko craniale--->
Dylan si riprende grazie a qualcuno che lo soccorre, rintraccia la tipa, bacetti… e riparte la giostra .
Sconfortanti le continue battute di Dylan contro l’uso dei cellulari che dopo un po’ stuferebbero chiunque (sul disturbo al cinema p.9, sulla posterità dei selfie p.33, sulle serate a-sociali sui “contatti” p.35). Ancora peggio quando professa che “far circolare” le testimonianze/idee tramite social potrebbe salvificarci. Mi tremano i polsi invece pensando al siparietto ficcato di straforo pro-continuty tra Groucho&Bloch mentre alludono all’
ALTRO motivo per mantenere Dylan in vita. Un sospetto sulle casse della SBE io me lo giocherei alla Snai, come movente principale.
Sulla vignetta "
credi di mettermi paura, sporco fascista" in un bagno di lacrime (p.44), credo si siano toccate le vette del ridicolo degli ultimi dieci anni di produzione dylaniata. Hai capito Biff, toglile la mani di dosso!
Per come vengono massacrati l’inverosimile infermiera cagna – dare del pedofilo al primo che passa non me lo immagino nemmeno al pronto soccorso di Alcatraz – ed i cenciosi capeggiati da Marvin nel sottoscala dell’ospedale, sospetto che molte delle vittime non siano personaggi reali, ma solo teatranti di uno show simbolico projettato nella mente di Dylan per somministrargli la solita lezione di vita. Anche il fatto che quando gli squadroni corazzati irrompono nella clinica si mettano a malmenare indiscriminatamente dei poveri degenti sotto flebo (p.65) depone verso una patina para-visionaria se non metaforica di una parte delle vicende. Il finale a suon di personificazioni semi-astratte e vuoti di ricostruzione sembra confermarlo
.
Per una volta Carpenter qui non fa la figura del fesso cartonato (pp. 73-76) , e si riabilita parzialmente dicendo le cose pane al pane. Sembra pure che abbia studiato... Pasolini, nella fattispecie. Ad un ragazzo di vita come lui certe cose non sfuggono, e qualche anno fa erano state profetizzate anche in questo forum, come
reverso di certe sparate pro-Simeoni.
Lo scontro finale all’Ok Corral post-disarcionamento da ambulanza iniziava anche ad avere un suo fascino chiassone (pp-79-84), se non fosse che da quando ricompare Angev costei non può far a meno di ritornare a martellare le gonadi (pp. 85-89) con badilate di demagogia da Esercito della Salvezza Punk, fiancheggiata dal suo degno compare/alter ego di menate Marvin… spiegando a nove colonne chi è in pratica il vero Nemico pubblico primario
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E cioè il pubblico, dei quiz. Che assiste passivamente a tutto, indifferente, dando la colpa a chi di comodo, ora allo Stato, ora ai Carabinieri, ora alla Santa Sede, ora al Milan di Montella, se hanno tolto i pacchi dal palinsesto Rai e Marrazzo fa l’inviato in Israele piuttosto che in un
barrio di viados a Rio.
Piuttosto che continuare a sorbirsi tutto questo, Dylan si attacca alla bottiglia, come molti di noi avrebbero fatto, ma un bruciore di stomaco improvviso lo costringe ad un rutto infiammante da artista circense. Anche Angev comprende che può tornare più utile come combustibile organico, ed i Pink Floyd le urlano dietro… sullo sfondo, non dovesse essersi capito. Anche
Kurt Cobain (e Neil Young, da lui parafrasato, p.34) saranno contenti di veder bruciare in un colpo solo questo personaggio, piuttosto che vederlo spegnerlo lentamente
.
Poi se stasera siete costretti a rileggervi le
ceneri (gramsciane?) dell’albo perché non si riesce a vedere la Ghigliottina di Frizzi in tv dato che un fulmine ha colpito il vicino ripetitore, sapete già con chi prendervela
.
ALOHA PIOVE, BONELLI LADRA