Una buona storia, certo. Ma personalmente non mi ha impressionato per nulla
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Votato 7 in linea di massima.
Elevato mestiere, lavoro di ricerca nei dettagli, nel profilo denso di personaggi e loro relazioni, nella cura dei dialoghi a segno… questi i punti di forza. Per il resto manca di quel dato “fanta-apocalittico-complottista”, dell’onda lunga su larga scala dei due precedenti episodi in b/n ( tre se si considera il
Tramonto dei Vivi Morenti), e sfocia invece in un intimismo di rifugio che secondo me non regge le 160 pagine, la trama in sé. E non sfrutta più di tanto lo scenario messo su in precedenza. Una lettura meno avvincente, che lascia meno interrogativi, e sguazza in un certo ricattismo melo-psicologico, che dopo un po’ mi stufa. Ho come l’impressione che sia la storia che Bilotta avrebbe sempre voluto scrivere su Xabaras, ed abbia approfittato di questa dimensione parallela per inserirla. Con un certo scollamento rispetto al
PdM in sé.
Sugli scudi
l’evoluzione di Gerasi, che ad un primo impatto risulta però scostante. Mi trovo più a mio agio con gli “eccessi” di Pontrelli, se parliamo di evoluzioni simili, a livello figurativo. Bella
la copertina, ma cominciano a diventare ripetitive, come concept
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_____SPOILER______ _____SPOILER______ _____SPOILER______ Nella prima parte (diesel) si indaga nella depressione di Xabaras, e questo può interessare fino ad un certo punto, come quadretto minimalista di vita quotidiana da rejetto. Tra l’altro questo suo profilo stona non poco con l’esaltato gnosticista affetto da Sindrome di Superiorità che abbiamo visto chiudere il precedente speciale con toni trionfalistici. Il suo crescendo di sconsolatezza e rinascita (a livello di affettività, per la Frankenstein-siliconata) è ben costruito, ma serve solo a contestualizzare il personaggio, ed il suo modo di sentire/agire
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La “storia” latita, e questo
Pianeta dei Morti avrebbe tante cose da dire invece… ma Bilotta ormai credo che molte tracce le abbia perse per strada, scrivendo una volta all’anno, e dovendo sviluppare ogni volta uno scenario in più per creare appeal - nel primo Speciale Werner, nel secondo il dott. Simon-alias-Chisappiamo, qui Papino che tale non é.
La morte di Marlene funge da cesura. Il pathos sale, ed era ora
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Come torna in cattedra Dylan, che in questa saga fa sempre la parte ritrosa di quello “pregato” per muovere il culo e collaborare un pochetto, per quanto ormai sia affetto da indolenza cronica e sfiducia in ogni mezzo risolutorio a disposizione, a partire da se stesso. Anche se a dire il vero non si capisce quali siano i patti tra lui ed Osmond, sia nel sotterraneo col galeone – era stato mandato in avanscoperta? – che nel
bout finale – pare stupirsi che la polizia sia arrivata (p.146) e viene crivellato di colpi o esplosivi durante il blitz: begli amici !
Rispetto ai vecchietti ipnotizzati di Wickedford (
G#22), al Club dei suicidi assistiti (
S#29), e agli Immemori pippanti (
S#30), questa nuova frangia di esagitati battezzata come Flagellanti, sinceramente fa una figura piuttosto barbina, come piaga/controeffetto sociale del PdM.
Siamo ai livelli delle sette inventate da De Nardo e
, se non Mignacco. Si poteva fare di meglio, o trovare altri spunti
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Nella (momentanea) resa dei conti sia Xabaras che Dylan sproloquiano troppo – una decina di pagine - sul senso della loro vita, che a quanto pare il secondo non valuta troppo, mentre il primo sembra inseguire anche nella quarta età pur di sconfiggere la Morte – che qui a differenza degli altri episodi non fa nemmeno un cameo come consulente sentenziante del Nostro.
Finale cliffahangerioso e non poteva essere altrimenti. Aspettare un anno, senza sapere neanche cosa, sarebbe stato troppo sfilacciante.
Scusatemi se ho fatto considerazioni da vecchio tetragono al modo giovanile di porsi sui social. Cercherò anche io qualche siero sempreverde per ingraziarmi chi vorrebbe zombeggiare sui pareri altrui
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ALO YO' HAHA