Cravenroad7

mah....accettabile, carina l'idea però non è sviluppata troppo bene secondo me

Torno a scrivere sul mensile e penso che mi eclisserò nuovamente per un bel periodo. Ho letto gli albi dei mesi scorsi e nessuno ha lasciato il segno nel mio cuore dylaniato (albi che leggo e che ripongo in libreria avendo già dimenticato personaggi e trama). Questo della Barbato mi riporta su Craven ma non per delle liete novelle.

Partendo dal presupposto che la Barbato di oggi non la sopporto (e non mi voglio dilungare sul perché e per come), queste sono quelle storie che hanno l'intento di stravolgere, distruggere, scioccare il lettore e Dylan (vedasi il plot atipico) ma che alla fine si rivelano innocue. E sono proprie questi tentativi a rendermi albi come Il bianco e nero insopportabili. Come già detto da molti, fossero casi sporadici li accetterei con maggiore serenità ma il continuo riproporsi di storie di questo genere mi porta ad un amara conclusione: sciocchiamo il lettore, portiamo Dylan all'estremo, onirismo a manetta, dilatiamo al massimo un soggetto striminzito per nascondere una sostanziale difficoltà di scrivere una storia "normale". Credo che oggi osare non significhi più proporre una storia come questa ma scriverne una classica. Questa è la vera sfida che la Bonelli dovrebbe portare avanti su Dylan.

Proprio per questo motivo, penso che anch'io non comprerò più Dylan, ad eccezione di alcuni autori che continuerò a seguire e dalle recensioni del forum.

'na strage in pratica. Questo albo sta facendo una strage di futuri ex-lettori. Pure Manda!

Beh, se non altro va dato atto a Paola il merito di aver permesso ad alcuni di noi di prendere coscienza di dove sia il bianco e dove il nero, nella propria volitività. Ed il grigiore prende il sopravvento...

ALOHA

azz...che strage! Dai raga, io a mollare tutto aspetto il 400. Anche se devo dire che da ex completista ora alcune testate (color e Maxi per ora) le salto.

la storia non la sto nemmeno a commentare nel dettaglio, come al solito tanti più bravi di me hanno dato il loro parere.
Quello che posso dire è che mi trovo d'accordo nel dire che tutta questa metatestualità ormai è quasi ridicola (e io ho amato tantissimo "Oltre quella porta") e ci mancava solo di dare corpo pure alla Paura (tra l'altro in maniera direi veramente da supermercato...pensavo fosse Mater Morbi all'inizio).
Devo direi però che Roi è in gran forma e alcuni passaggi rimangono suggestivi però la Barbato la ricordo per ben altre storie. Anche quando era super verbosa una storia thriller-giallo per lo meno era molto brava a scriverla. Ultimamente invece devo dire che su Dyd non mi piace più gran che (su Orfani la mini della Juric invece la consiglio a tutti!)

Rinnovo il mio rammarico per questo mancato rinnovo della testata in qualcosa di meglio da come era prima. Ci sono buone idee ma mi meraviglio di come le abbiano gestite così malamente (uno per tutti Carpenter).
Ma può darsi semplicemente che stia diventanto troppo grande per amare ancora come prima Dyd (lo dico per politically correct ma non ci credo nemmneo io )

E' NATO PRIMA ALLUOHVA O GALLOHA?

Mi sono iscritto a questo forum ai tempi di "...E cenere tornerai". Il mio primo post si chiudeva con qualcosa tipo "il metafumetto ha rotto il cavolo", ma evidentemente la Bonelli non mi considera un influencer, perché di lì a poco ne avrebbe fatto un elemento imprescindibile della serie. Roba che Groucho può anche non comparire, ma Numi del Cielo, ci siamo ricordati di usare la parola "spiegone"?
In questo numero la quota metafumettistica ha un valore dubbio: c'è sì l'ennesima odiosa e avvilente battuta di Groucho, ma per il resto la si può solo ipotizzare. Il Dylan che ha perso le paure può essere una metafora del fumetto che è cambiato nel corso degli anni? O magari del lettore stesso ormai smaliziato? Forse sì e forse no, ma per fortuna, oh Dio, per fortuna la cosa resta dubbia, e quindi si può rinchiudere il tutto all'interno di quel "Dylan Dog rimugina su se stesso" che nel mio primo post di cui sopra già definivo "letto e straletto".

Allora, io a questo numero ho dato un "7", che per me suona più come "discreto" che come "buono".
I disegni sono strepitosi, ma di fatto non ne tengo mai conto nelle valutazioni. Il voto positivo va quasi unicamente all'idea di fondo, a prescindere dalla "facilità" con la quale ci si può essere arrivati: una semplice ottica di ribaltamento che si presta più a testi comici come South Park che a Dylan Dog. Se non altro il mondo nero in cui l'Uomo Bianco annienta con la sua gentilezza è una buona trovata, certamente MOLTO migliore della falce della Morte al contrario che dà la vita eterna, sigh.
Ne Il Bianco e il Nero, per approccio e simbologie, vedo l'impronta della "Barbato vintage". Il risultato però è decisamente minore se comparato alle opere del tempo. Gli preferisco senza dubbio un numero "standard" come Gli Abbandonati, al quale assegnai un convinto "ottimo".
Questo resta un numero per certi versi arguto e memorabile, che però non mi ha molto impressionato, e che ho pochissima voglia di rileggere.

Eh capisco ma c è un qualcosa di endemico che mi impedisce di creare buchi nella regular.
Il color mi ha scoraggiato quando ne hanno aumentato le uscite; stessa cosa per l old boy.
Troppa roba e di solito me ne piace sì e no la metà (anche se riconosco che degli ultimi Color un po' "sperimentali" non mi erano affatto dispiaciuti).

Eh insomma...una testata come Dyd credo che abbia una bella fetta di lettori che siano collezionisti (e credo proprio che ne siano consapevoli). e creare buchi è peggio che mollare

Da grande fan e assoluto estimatore della Barbato dico solo : imbarazzante ...

gli ultimi albi della Barbato non mi erano proprio piaciuti, stavolta invece dico bello, bello, bello!
alcune piccole ingenuità che si possono perdonare, a volte il meta è un po' troppo spinto (tipo groucho che fa una battuta meta e poi insiste con un "non hai capito il meta?" o una roba del genere, a mio avviso bastava che facesse la battuta), ma in generale albo che mi ha preso e affascinato come non accadeva da un po', di certo anche i disegni aiutano parecchio

Un bell'albo con dei bei risvolti metanarrativi, che potrebbe essere usato per un ideale finale di Dylan (Dio ce ne scampi). Un albo che sfrutta appieno le potenzialità di un immenso Roi. Qui ci sono due dei miei dylandoghiani preferiti: barbato è colei che mi ha fatto tornare la voglia di leggere Dylan nel 2000, Roi colui che mi spaventava coi suoi disegni quando ho cominciato a leggere Dylan nei primi Novanta. Ero un ragazzino impressionabile!

Ho iniziato a leggere Dylan Dog proprio per la Barbato, ma quello che ho appena letto cos'è????
Lo ripongo con cautela nella mia collezione fatta di 372 albi per non rileggerlo mai più......
non commento e non voto,sarebbe come sparare alla croce rossa.....

Dio santissimo e ballerino! ormai sto "meta" si ripropone putualmente come i peperoni! e basta! l'albo non mi è ancora arrivato fin quassù, ma basta in anticipo! Ora come ora di meta mi basta il capolavoro metafilmico di twin peak 3, e i meta umani dell'universo dc di Flash! altri meta non saranno accettati!

Da mettere in calce! straquoto.

Storia del mese che mi ha convinto appieno, aiutata alla grande da un mitico roi.

Faccio una supposizione azzardata: molti hanno notato che "paura" assomiglia molto sia per fisicità che per filosofia alla "Mather morbi" di Recchioni. Credo che non sia un caso ma che le due figure siano estremamente connesse ai due autori. Di Recchioni sappiamo che ha dovuto convivere già da bambino con la sofferenza diventandone visceralmente legato tanto da creare una figura che la rendesse piú accettabile come fardello per una crescita personale. La stessa cosa credo sia capitata alla Barbato ma con dei vissuti di panico. Giâ nel "giardino delle illusioni" aveva sviscerato tutto quello che si prova durante un attacco di panico attraverso il simbolismo del viaggio nella paura. Ora ha reso tutto questo piú fisico donandole un aspetto umano, anche perché credo che sia lei stessa ad essersene assuefatta col tempo. Tutto questo comunque é una mia mera supposizione (una pippa mentale da ex "impanicato").

La storia mi é piaciuta parecchio anche perché lo trovata divertente e scritta in maniera gradevole, disegnata con le giuste atmosfere.

Copertina come al solito da applausi.

Muah... che la Barbato ci metta qualcosa di suo e delle sue paure è inevitabile, ma questo né mi ringalluzzisce né aggiunge un appeal particolare alla storia, che di suo rimesta per l'ennesima volta solo SU Dylan in un contesto tardo-fiabesco alla UT, se non peggio.

Ed anche il fatto che la cosa si sia già vista - e meglio - in storie come Il giardino delle Illusioni, Oltre quella Porta, etc, sempre con Paola, non aggiunge nulla di positivo a questo rimestamento. Tra l'altro uno dei suoi primi contributi, Phobia (#185), parlava proprio di questo tema, anche se era più un thriller, e non aveva certo bisogno di evocare divinità (o comari) raffazzonate all'ultimo minuto per far compagnia alla trista Mater Morbi, tra una personificazione panthe(r)onica e l'altra. Non è mica Dylan Doe, o mi sbaglio
Questo potrebbe fare paura, altroché...

ALOHA DAL TRAPASSATO, ABUSIVO

Sia mai che qualcuno possa dire un parere diverso da Wolk senza che Wolk lo rintuzzi.