Cravenroad7

il bello che diciamo che sarebbe un flop (Daryl Zed ) proprio per EVITARVI di fare un flop , poi capisci che l'essere felici che sarà un flop è un po' una magra consolazione .
Poi giustamente non siamo l'oracolo , e giustamente fate le vostre scelte.

Polemiche un po' sul nulla, in queste ultime pagine.

la polemica è il sale della vita.
lunga vita alla polemica !

Comunque - al netto delle polemiche più o meno campate in aria - il problema qui secondo me non sono nemmeno le vendite (a quanto ho visto, anche ogni volta che sono stati snocciolati dati concreti ognuno - in questo forum e altrove - ci ha visto tutto e il contrario di tutto; personalmente io alcune domande ce le avrei pure, ma talmente specifiche e articolate che dubito avrei risposte nette anche se qui sul forum ci fosse uno "sportello addetti ai lavori"). I dubbi (per me ma non solo, credo) riguardano altro, anche se ovviamente un riflesso sulle vendite c'è. In primis, la sensazione che certe operazioni acchiappasoldi (le variant Dio santo, le variant! Una cosa che in Italia speravo di non dover vedere mai e che non si capisce nemmeno se abbia funzionato o no - vedi i pareri del mitologico Francesco Settembre di Antani Comics su Facebook...) o un'inondazione di miliardi di miniserie, maxiserie, reboot e quant'altro, che sembrano disperdere talento e disegnatori in ogni dove anziché valorizzare le serie titolari, il che dovrebbe essere - a mio modesto parere - il fine ultimo di una casa come la Bonelli (in particolare questo discorso vale per Nathan Never e Martin Mystère; con Dyd un rilancio c'è stato, a prescindere dagli esiti e dai pareri sugli stessi). Tutte queste strategie a molti, me incluso, ricordano non poco analoghi approcci adottati da DC e Marvel una ventina d'anni fa e oggi considerati pressoché unanimemente fallimentari (Jim Lee ha esplicitamente parlato di collasso del fumetto americano all'ultimo Comicon di San Diego; peccato che queste strategie continuino a metterle in atto...).

Aggiungo comunque che il successo di un'operazione editoriale non si misura solo dalle vendite del singolo albo, specialmente in un momento come questo in cui la Bonelli - tale è la mia impressione - sta cercando di diversificare il proprio mercato applicandolo al di fuori del medium fumetto. Per dire: il reboot di Martin Mystére forse non lo ha comprato nessuno al di fuori dei lettori storici. Ma magari - dico magari - fornisce un blueprint svecchiato e relativamente agile da leggere e recuperare (anziché un miliardo di storie, classiche ma vecchie e spesso verbose) per serie televisive, coproduzioni, film, eccetera. Cioè esattamente quello che è successo a Marvel e DC con serie come le collane Ultimate. Ammesso che sia così, quali sarebbero le conseguenze sui nostri amati albi? Nessuno lo sa, in America Vendicatori e X-Men non vendono più (quasi e relativamente) una mazza e vengono tenuti in vita quasi esclusivamente per tradizione e per mantenere le intellectual properties per film, serie TV e reboot. Sulla lunga distanza, succederà la stessa cosa con i Bonelli? Di nuovo: nessuno ancora lo sa. Anche UT: non fatico a credere che commercialmente non abbia fatto un granché, ma è quel tipo di serie molto contenuta che può funzionare molto bene se decidessero di farci un megaAbsolute da libreria con schizzi preliminari e scartati di Roi. Mi sembra anche esportabile, fra l'altro (specialmente in Francia).

In sostanza, il successo di queste strategie dipende essenzialmente da quello che le persone che le hanno adottate si proponevano come "successo"... Fermo restando che sì, a volte le strategie possono fallire o essere dannose sul lungo termine e - ovviamente - anche se ciò avvenisse nessun addetto ai lavori direttamente coinvolto (curatore, autore o artista) lo ammetterà MAI esplicitamente. Com'è ovvio che sia, dato che è il suo lavoro.

così come in Italia sono tutti CT della Nazionale, su questo forum sono tutti DG della SBE

Beh insomma...mi sembra quanto meno sintomo di poca modestia questa affermazione. Immagino che in Bonelli qualcuno che sappia fare due conti e non voglia mandare tutto in merda ci sia. Quindi immagino che almeno abbiano una vaga idea di quello che fanno (che potrebbe anche essere semplicemente proviamo varie strade nella speranza che una di questa faccia il botto).

Poi ti dico, l'effetto che questo moltiplicarsi delle uscite ha avuto su di me è che prima compravo TUTTO di Dylan e ora ho mollato tutte le uscite collaterali a parte lo Speciale e seguo solo la regolare.
Il fatto che la regolare non abbia un'identità e tra le tante storie pochissime siano davvero (per me) valide immagino mi spingerà a mollare definitivamente tutto.
Questo per dire che anche io non trovo nessun appeal nel vedere moltiplicate le uscite ad cazzum (e francamente Daryl Zed come miniserie non mi ispira nemmeno un po') però insomma, sapranno fare il loro mestiere di editori meglio di me e te credo.

Cioè quello schifo lo ha fatto lui? Che tristezza infinita.

Io mi domando, ma se invece la SBE si concentrasse quasi esclusivamente sulla serie regolare, mantendo magazine e speciale annuale, nn sarebbe meglio? Anziché disperdere talenti, ma fare uscire una storia al mese, ma curata nei minimi dettagli, magari far partecipare anche due tre sceneggiatori / disegnatori non gioverebbe di più? Aumenterebbe di sicuro la qualità e alla lunga i lettori aumenterebbero.
Oggi invece nn fai in tempo a leggerti una storia che già te la sei dimenticata... troppe uscite... troppo caos...
Si parla tanto dei mitici 100 albi, ma il motivo oltre alla qualità è anche che sono quelle che ci sono rimaste più impresse anche perché erano pochi gli appuntamenti in edicola... serie regolare, speciale almanacco annuali. Stop.
Oggi 3 maxi, 4 color fest, speciale, magazine, In furono le storie di sclavi... nn trovate che sia tutto assolutamente troppo ?

Decisamente troppo! d'accordo su ogni singola parola.

La penso come te, ma penso anche che, purtroppo, ormai quel treno sia passato definitivamente.
E' una mia fissa che, se a un certo punto della gestione Marcheselli, si fosse puntato su un miglioramento qualitativo con una miglior gestione/reclutamento/rotazione/ecc. degli autori (anche limitazione del troppo prolifico ad esempio) si sarebbe contenuta molto meglio la perdita di tanti lettori e forse ancora oggi, per quanto impensabili comunque i numeri di un tempo, la serie regolare ne avrebbe conservati parecchi in più.
Troppi che sono andati persi nel tempo non torneranno più, nemmeno se ogni uscita fosse un capolavoro.
Così la casa editrice cerca di adottare altre strategie, come quella di moltiplicare le uscite (rivolgendosi prevalentemente così a chi già è un lettore fisso o quasi) in vari modi, tipo raddoppiando i Color Fest, una pubblicazione che probabilmente vende meglio di quanto pensassimo qui, o con gli spin-off e miniserie che si annunciano, che tra l'altro potrebbero riservare anche delle sorprese, ma penso unicamente ai racconti di Sclavi, quelli sì, finché il suo nome figurerà tra gli autori, potrebbero richiamare qualche lettore di una volta.

Quoto il commento di luca e amplio il discorso a tutti quei personaggi Bonelli che hanno tante collane parallele che non servono a un bel c. spremendo il lettore di turno ...

Cara ex grande Casa Editrice non siamo mucche da mungere fino all´ ultima goccia e c´ e´ pure la crisi in questo ex Bel Paese...

Visto come è stata gestita la distribuzione di Dampyr 209, inizio ad avere forti dubbi sulla prima parte di questa affermazione.


E invece mi sa proprio di si, infatti quando qualcuno protesta per la miseria delle storie la risposta tipo è che "le cose stanno andando bene". Solo che stanno andando bene perché noi zoccolo duro di fessi continuiamo a comprare tutto, compreso materiale riciclato più o meno dichiaratamente, ricolorato, rivisitato o proprio pessimo già di suo. Ma intanto produce fatturato. Poi sicuramente verrà il momento della resa dei conti, perché anche noi fessi ad un certo punto ci stuferemo, ma per chi c'è adesso i conti tornano e tanto basta.

Quando Dylan vendeva mezzo milione di copie al mese era perché si trattava di un fenomeno di costume ormai, una tendenza dilagante. Non potevi non incapparci. Circolava sottobanco dalle scuole medie in su, anche tra chi non capiva di acca di fumetti, né mai più si sarebbe interessato al mondo delle nuvolette parlanti conclusa la sua "cotta" per Dylan .

Sono passati vent'anni e molte cose sono cambiate. Ovvio. A partire dai media d'intrattenimento e dalla cultura del fumetto per esteso, vista l'offerta di cui dispone un ragazzetto adesso affacciandosi in edicola/fumetteria/Amazon/scans etc.
Adesso Dylan è un fumetto più o meno come altri cartacei che deve stringere i denti per campare, pur essendo molto privilegiato rispetto alla media afflitta, e godendo di un alone di prestigio non indifferente. Dopotutto dispone ancora di torme di lettori fedelissimi (e generosissimi, in fatto di esborsi €€€) che non lo hanno abbandonato in questi anni, nonostante tanti "tradimenti" di fiducia e tante deformazioni inqualificabili. I lettori integralmente nuovi di 2a generazione sono come delle mosche bianche in Antartide: ammesso che si siano, è difficile notarli sullo sfondo mastodontico del blocco-zoccolo duro che si è glacializzato nei decenni precedenti... che adesso si attesta sotto le 100.000 copie al mese, per la regolare .

Quindi per batter cassa facendo quadrare i conti, e anche per ridare visibilità al personaggio su più piani, è logico moltiplicare le uscite, le iniziative parallele, i progetti collaterali, l'offerta variegata finché il personaggio Dylan - ed alcuni suoi autori, v. Sclavi - hanno ancora una certa eco di massa che possa richiamare quei tempi o rinverdirli con una nuova primavera, stuzzicando più recenti interess(at)i.
Peccato si sia visto in altri personaggi storici della SBE come questo andazzo dopo un po' si sia rivelata una pericolosa arma a doppio taglio nei confronti dell'uscita principale/punta di diamante che DEVE rappresentare l'inedito, come colonna/bandiera di tutto l'ambaradan conseguente. Distogliendo risorse, impegno, centralità e funzionalità di questo tipo di pubblicazione...senza il quale tutto quanto il resto crollerebbe come un castello di carte taroccate napoletane disposte per giocare a poker .

Adesso nessuno vuole fare la Cassandra del caso, e tutti ci si augura il miglior successo per ogni nuova iniziativa...ma da qui ad approvare a prescindere ogni manovra sganciadinero, o pensare che queste siano le soluzioni per soddisfare il pubblico a livello di qualità e tener in vita con lungimiranza il marchio "Dylan" ... ce ne passa parecchio. Quante nuove leve pensate possa attrarre un Color Fest come quello in edicola O vedersi Bloch rimbambire nella commediola con sua madre a Wickedford?
Sono solo un esempio eh, di quello che non vorrei diventasse esemplare...

A SPECIMEN OF ALOHA

Sui possibili lettori di seconda o terza generazione non riesco neppure a farmi concetti precisi, spero solo siano molti più di quelli che presumo, ma mi sembra difficile che vengano attirati in massa verso il mondo del fumetto, non solo su Dylan e ho i miei dubbi anche che grossi eventi mediatici possano farlo. Per esempio i tanti film di supereroi hanno un certo successo mi pare, ma non mi sembra poi che giovino più di tanto ai cartacei da cui derivano.
Lo zoccolo duro dei lettori dylaniati è andato erodendosi sempre più con gli anni, a partire da un certo punto della gestione Marcheselli in poi sempre di più e certo c'entra moltissimo, diciamo pure al 70-80% la crisi editoriale, l'interesse per altri media, il calo del fenomeno Dylan, ma anche la resa qualitativa della testata. Molti hanno abbandonato per delusioni ripetute e non torneranno più. Un recupero, anche solo di un 10-15% di ex lettori sarebbe un successo, più fattibile che attirarne di nuovi, ma tornare a fidelizzarli mi sembra arduo.



Fin troppo d'accordo.

Forse è solo un'impressione, ma mi sembra che questo Dylan abbia le braccia un po' corte. Per il resto bella copertina, niente da dire, anche se preferivo quelle di Carnevale.