::::
SPOILER VARI:::
Mi spiace per Boselli, che reputo un autore di alta caratura, ma qui proprio non ci siamo
.
Un gradino sotto la prima metà londinese su DD, che comunque non era questo capolavoro.
Ok, la parte
action è gestita anche bene, ma i personaggi loqueggiano troppo - a partire dal solito insopportabile vecchio-guida-turistica-lasollunga - e spesso ripetono sempre gli stessi concetti a josa - è mo' le armi, e mo' i tunnel, e mo' ammazzamoGroucho, e mo' le promesse mancate, e mo' le rivalità storiche - mentre la risoluzione degli eventi nel finale è di una banalità piatta ai livelli di segnale orario per radio
.
Salvo solo Dylan, che qui almeno fa meno la parte naif dell'idealista trova-buonismi della controra, e si risparmia la buffoneria da sit-com del primo episodio. Harlan meno cupamente figo e più screanzato, ma forse è una sfumatura voluta proprio da Boselli. Ovviamente sugli scudi (vichinghi?)
il paladino della dylanietà Brindisi, con cui forse si dovevano alzare i calici su DD#371, lasciando questa storia più "celtica" a Bigliardo. Spettacolari lo scontro col drago nella brughiera, i cavalloni di schiuma, e l'incubo post-nucleare con cui viene suggestionato Dylan
.
John Ghost cagato manco di striscio, e tutte le dietrologie collegate continuano a prenderci per il didietro.
Sinceramente troppo pucciose, sino allo stucchevole, quelle parti di ripetuto flirtaggio, ora con Tesla ora con la Sig.Foca Mannara, non fossero bastate le smancerie con Lagertha nella prima metà. "
Rendere eterna la notte" (p.97) di questi scambi con un oscurante &
neverending fanc*lo h24 - nel senso di "datevi alla sodomia fuori dai riflettori, ma non infierite altrove" - non sarebbe male, come ripiego
.
Temo che prima o poi ci ritroveremo il muto Gilroy figliodellafoca tra i piedi in qualche altro numero di Dylan, se le promesse valgono (p.76). Magari un mezzosangue d'origine marina come lui può servire da antidoto alle intossicazioni da cozze avariate
.
E sempre parlando di futuro, temo anche che quei riferimenti al fatto che Lodbrok non possa leggere nella mente anomala di Groucho, immune al suo pensiero anche senza collane di conchiglie (pp. 55 e 78), alluda alla solita combutta demoniaca in cui dovrebbe sfociare l'origine/ruolo di Groucho prossimamente, per volere di nonsisachi
.
Inoltre proprio tutta la struttura della trama, pur molto semplicistica alla base, manca di sostanza e motivazioni sensate... se si guarda nell'insieme, ingarbugliandosi in una serie pasticcevole di approssimazioni e falle logiche una dietro l'altra. Per me insostenibili per la maggior parte, ed è anche per questo
che non voterò più di 5.
.
Tanto per cominciare perché Lodbrok vorrebbe impossessarsi di Dylan (p.30)? Prima dice di voler ascoltare il suo predicozzo prima di scotennarlo (p.55), poi ne vorrebbe fare un suo alleato (p.87), infine dice che "
gli serve vivo, in base ad un accordo" (p.92). Quale accordo? Consegnare una chiavetta USB alle redazioni di qualche sito/giornale inglese per sputtanare Marsden rappresenterebbe un accordo? Non bastava spedire un pacco anonimo al
Daily Telegraph o al
Times, calcolando tutto il polverone automatico che avrebbero alzato? C'era bisogno di tutto questo balletto attorno a Dylan per arrivare a cotanta conclusione? Siamo al limite dell'offesa al lettore menochemedio
.
Meno peggio, ma sempre nei dintorni della falla paraculante, le pessime spifferate allarmiste che hanno captato Harlan e Lagertha sulle "presunte" armi di distruzioni di massa in pugno a Lodbrock. Farsi due domande in più - in albo pieno di rimuginazioni - non era male, primo di gridare "al lupo al lupo" (mannaro, in modalità
berserk) e scagliarsi alla bersagliera? Senza contare che la grande idea di Lagherta di trovare in Dylan un prode mediatore senzamacchianèunto, cozza molto con le capacità di quest'ultimo di reggere un quarto d'ora di confronto verbale con Lodbrok senza venire disossato. E anche lei va avanti con una "preziosissima" chiavetta USB (v. parte recchioniana) su cui manco è riportato di preciso dove si nasconda Lodbrok ad Eilean Ron - ma lei non dovrebbe saperlo, dato che è una presenza radicata della sua tribù? - con queste fantomatiche armi
.
Non è molto chiaro neanche come Dylan pretenda di far ragionare Lodbrok se ha capito - ci vorrà del tempo, pare - di che razza di tipaccio si tratti, prima di passare alla decisione di farlo fuori, onde evitare guai peggiori. Nella prima metà sembra romanzescamente volerci parlare
in nomine amoris (e del ricordo, protettivo, da missionaria) di Lagherta, qui invece dopo un po' accetta senza battere ciglio la proposta di Tesla di farlo fuori a rasojate quando sarà il momento (p.74). A proposito del rasojo: Lodbrok si porta in casa per due volte l'arma esiziale che può cancellarlo dalla faccia di questa ed altre terre, pur potendo leggere nelle mente di Tesla e senza averla prima perquisita? Ottimo Maestro, continui così, che forse a ripetizioni serali di vampirismo puoi conquistarti la licenza elementare
.
Ma d'altronde per come viene dipinto questo Lodbrok, una cima d'ingegno con le idee chiare non dovrebbe proprio esserlo, visto che quando assale tutta la combriccola nel panni del dragone (pp.46-52) si limita a far volar via chiappallaria Harlan disinteressandosi totalmente di lui - come del "prezioso" Dylan - mentre preferisce concentrarsi sullo schiavizzamento di Tesla o sul rapimento di Groucho (
).
Scadente il finale, partendo dalla morte bypassevole e senza pathos del Maestro relegata ad una insulsa vignetta ed amen (p.95). Oltre all'allupamento per la mezza-foca di Dylan, troviamo anche uno sconfortante Kurjak convertito al dylan-sermonesimo che intravede della bontà nelle azioni di Lodbrok (p.96), ed un pacco mysterioso che vorrebbe dare di
to be continued, ma alla fine il pacco credo di averlo trovato io, a fronte di 7 euro (potenzialmente 14) spesi per una cosa simile. Almeno le casse di
Dampyr questo mese si sono risollevate un pochino, ma dopo una prova simile non so quanti lettori dylaniati possano esser persuasi che valga la pena riprovare
.
ALOHA TEATRINO DEI PASSAGGINI PERDENTI