Cravenroad7

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#369 - Graphic Horror Novel
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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 6:50 pm 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
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:D :D Non ti preoccupare. La prossima recensione sarà (se mi ricordo :) ) in due versioni. Una classica e una riassunta!!

Per il resto capisco che vi sia di meglio da fare che leggere i miei post!!! Anche meglio da fare che scrivere i miei post ma questo è chiaramente un mio problema :-) !!!

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Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 6:59 pm 
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Chiaramente Wolkoff è diventato infettivo.

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l tuoi noti "sarcasmo" e "voglia di flammare" non attaccano con me. (cit.)

Quindi, sgarbato Dear?
Sì, come al solito.
Sta dicendo cose assurde?
Per niente. (cit.)


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 7:00 pm 
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Felix ha scritto:
julius94 ha scritto:
Secondo me la cosa viene esplicitata abbastanza, sia nella storia (la ramanzina di cui sopra) che nei disegni (l'impiego tattico, probabilmente a loro insaputa, di Montanari & Grassani). A livello di esecuzione, a mio parere la storia nella storia è molto fiacca: personaggi stereotipati, svolgimento lineare, finale a dir poco banale (Dylan che emerge dall'ombra della stanza con la soluzione in tasca, roba da gialletto di quart'ordine). Sembra quasi che Ratigher abbia voluto adeguarsi alla qualità media di un pessimo maxi. Invece, nella storia di cornice l'autore si dimostra molto più libero e abile nella gestione della pagina (la gabbia bonelliana è praticamente assente, tranne nel finale, in cui incarna l'ideale contrappasso per il fumettaro dall'ego troppo gonfiato) e nell'utilizzo dei mezzi espressivi fumettistici. Insomma, la cesura tra cornice e storia mi pare molto netta, il che rinforza la mia impressione che la storia dentro la storia sia stata scritta male apposta.


No, mi dispiace, ma con tutto l'amore per Ratigher io l'alibi della storia "scritta male da Dio" non glielo concedo. Dove i dialoghi sono deboli, i motivi sono altri.
E non parlerei neanche di un rapporto "codificato" tra l'abilità dell'autore e i suoi sperimentalismi nell'impaginazione. Che vi ha fatto di male 'sta gabbia Bonelli? Sia Watchmen che Città di vetro se ne stanno chiusi dentro gabbie che più rigide non si può, ma non li definirei né narrativamente banali né popolari (soprattutto il secondo, intellettualistico al limite di una certa pretenziosa vacuità).
Però penso che tu abbia centrato il punto: il doppio registro di impaginazione effettivamente nasconde un codice preciso: non rappresenta tanto la contrapposizione fumettaccio/capolavoro, quanto quella tra fumetto popolare, "di genere" e fumetto d'Autore "alto": Graphic Novel, per l'appunto.
———QUALCHE SPOILER———
Infatti l'autore, che aveva pretese letterarie titaniche, una volta caduto si trova condannato a scrivere un fumetto STRAPOPOLARE, con un Dylan un po' cazzone vecchio stile, disegnato (per giunta!) da M&G, e
Spoiler!
con tanto di punizione finale del colpevole, soluzione narrativa da lui abovvita!
E la punizione è la peggiore possibile: viene rinchiuso nello spazio bianco di un albo Bonelli da edicola.


Beh, se non è scritta male apposta diciamo che è scritta banale apposta. Ratigher ha scritto una storia volutamente mediocre e confacente ai canoni del peggior fumetto bonelliano (fucilatemi ora!), questo mi sembra lampante. Se poi i dialoghi sono brutti per scelta o per incapacità non lo so, però ripeto, secondo me le strizzatine d'occhio al Recchioni-pensiero sono bonarie prese in giro messe lì ad arte. Per il resto, concordo con te sulla contrapposizione fumetto popolare/graphic novel, che del resto è esplicitata più volte durante l'albo.
Cita:
Note iconografiche a margine: bellissimo il 21st Century Schizoid Man in alto a pagina 13! Ma soprattutto, è nell'ottica di una geniale operazione "disegnamelo male" che dobbiamo interpretare il Woolrich CON DUE MANI SINISTRE a pag 63?!

Che c'entra, mica ho detto che hanno disegnato male apposta. Che siano stati scelti come archetipi del disegnatore seriale (magari con poco talento) mi sembra abbastanza probabile.

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"Si può dire allora che la storia possiede un'architettura, Hinton? È un'ipotesi grandiosa e terribile."


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 7:05 pm 
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No, su quello scherzavo. Però le due mani sinistre ci sono davvero.


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 7:10 pm 
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Azz, vado a vedere, mica me ne ero accorto :D

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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 7:11 pm 
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Julius: Anche io mi trovo un pò contro la tua idea della storia scritta male apposta perchè scritta dal disegnatore senza più la possessione. E per due motivi:

1- La storia vera dura 60 pagine quindi deve essere necessariamente semplice. Per questo motivo anche la risoluzione è banale ma onesta. E dopo un pò di tempo finalmente è Dylan che non è più vittima degli eventi ma risolve il caso.

2- La storia a mio parere non è scritta male. La sceneggiatura è piuttosto frizzante, non annoia nella lettura. E' scritta "male" (da leggersi come un non mi piace) nella parte della festa dove i dialoghi e i personaggi mi sembrano molto simili a quelli di "In fondo al mare" nel senso che hanno una caratterizzazione "volutamente" esagerata e stereotipata. E anche per il terzo omicidio che non mi ha convinto.

Poi va a gusti però non confonderei la semplicità con la pessima scrittura.

Sono inoltre contendo del fatto che dopo un pò di albi mi è risalita la voglia di discutere dell'albo del mese. Segno che mi ha colpito particolarmente.

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Bergonzoni Alessandro


Ultima modifica di alemans123 il lun giu 05, 2017 7:12 pm, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 7:11 pm 
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Iscritto il: gio ott 26, 2006 8:53 pm
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Felix, nella pagina precedente hai scritto un gran bel post.
Sarà che i forum sono in crisi, ma sui social più frequentati è raro trovare analisi così interessanti. Forse ce ne sono, ma restano travolte da fiumi di chiacchiere.
Sono d'accordo con te su tutto, ma mi limito a riportare il passaggio più significativo:
Felix ha scritto:
(...)
Recentemente il fumetto, mercé il cavallo di Troia del [errata corrige per l'editoriale: è maschile, ormai lo sanno persino i giornalisti] Graphic Novel, sembra essersi guadagnato un posto al tavolo degli adulti (nel nostro paese conserva ancora qualche residuo sospetto di puerilità, perché siamo davvero gnucchi). È il turno, finalmente, della Generazione Nerd. Direi che pochi potrebbero esemplificare meglio del binomio Sclavi/Recchioni questo scarto: possiamo dire di godere di un osservatorio privilegiato.
Sclavi proveniva soprattutto dal mondo editoriale: per lui (e per la sua generazione) il fumetto era uno dei media nell'aria: amato, importante, ma non certo esclusivo. Per me stesso, bimbo lettore, il primo Sclavi non è quello di Dylan Dog, ma quello della PaleXtra dei Lettori sul Corriere dei Piccoli dei primissimi anni Ottanta. Era, in sostanza, una divertentissima lenzuolata di posta dei lettori, gestita quasi con piglio da DJ. Il tono era identico a quello dei redazionali di Dyd, e Groucho era già udibile in sottotraccia (e no, non aveva sonorità infere: quello è un problema degli sceneggiatori che non sanno maneggiarlo). La sua voce di scrittore di fumetti all'alba dell'86 era ancora in fase di rodaggio. Con Dylan Dog si può dire che l'abbia trovata (eccome).
Per Sclavi i (tantissimi) riferimenti culturali interni ed esterni al fumetto erano qualcosa da lasciar trapelare con discrezione, in un gioco di citazioni tra il pudico e il sornione, o anche da dissimulare con una buona dose di paraculaggine, quando si trattava di (eccellenti) scopiazzature.
Per Recchioni rappresentano (o almeno così mi pare) un bagaglio da affastellare bulimicamente proprio per giustificare e innalzare il valore di un media che si sente ancora, di fondo, come "minore" (confrontare, prego, gli spazi redazionali del primo con quelli del secondo). E in questo, in sé, non c'è niente di male, se il pubblico di riferimento è quello dei nuovi (giovani) lettori: possiamo vedere i nuovi editoriali come utili consigli d'ascolto e di lettura. Per noi vecchiacci, però, è difficile non sentire un'ansia di autonobilitazione non petita, se non addirittura quel vago retrogusto di arrampicata sugli specchi in sede d'esame alla Enrico Fiabeschi (bisogna riconoscere che però Fiabeschi era messo molto peggio. ah, a proposito, la battuta fumettista/rockstar viene da Pazienza).
(...)

Ecco, da "vecchiaccio" quale sto diventando, ho proprio quella sensazione.
Con l'avvento del RRobe, Dylan Dog si è svegliato da un lungo coma ed è tornato a voler dire qualcosa.
Il problema è che sembra voler parlare soprattutto ad una generazione diversa dalla nostra, ad un pubblico diverso dai suoi lettori tradizionali.

Credo che noi "vecchiacci" prima o poi dovremo prenderne atto.
E, quindi, scegliere se abbandonare il nuovo Dylan oppure giudicarlo sulla base di quello che vuole essere, non sulla base di come noi vorremmo che fosse.
Io, per il momento, scelgo la seconda via.


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 7:14 pm 
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julius94 ha scritto:
Beh, se non è scritta male apposta diciamo che è scritta banale apposta. Ratigher ha scritto una storia volutamente mediocre e confacente ai canoni del peggior fumetto bonelliano (fucilatemi ora!), questo mi sembra lampante. Se poi i dialoghi sono brutti per scelta o per incapacità non lo so, però ripeto, secondo me le strizzatine d'occhio al Recchioni-pensiero sono bonarie prese in giro messe lì ad arte. Per il resto, concordo con te sulla contrapposizione fumetto popolare/graphic novel, che del resto è esplicitata più volte durante l'albo.

Ma in che modo l'ironia verso Recchioni (e quindi l'autoironia) dovrebbe dimostrare una scrittura volutamente banale?
Un albo banale non è metafumettistico (perlomeno nella visione attuale Bonelli). Non c'è l'attenzione ai dialoghi che ha messo Ratigher, o le numerose citazioni.
L'unica sarebbe volerlo considerare una sorta di overdose di autoironia, peraltro basata su critiche "di nicchia", come quelle che provengono da questo forum, composto da lettori storici e appassionati a un certo tipo di Dylan. Secondo me c'è bisogno di un doppio o triplo carpiato pindarico per poterci credere.


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 7:28 pm 
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L'albo nel complesso è metafumettistico proprio perché la storia nella storia è banale e strizza l'occhio a un certo modo di fare fumetto.

EDIT: più che strizzare l'occhio, prende a modello un certo modo di fare fumetto (anche recchioniano) con intento mimetico se non parodistico.

Lo so, non so spiegarmi bene :roll:

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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 7:57 pm 
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julius94 ha scritto:
L'albo nel complesso è metafumettistico proprio perché la storia nella storia è banale e strizza l'occhio a un certo modo di fare fumetto.

EDIT: più che strizzare l'occhio, prende a modello un certo modo di fare fumetto (anche recchioniano) con intento mimetico se non parodistico.

Lo so, non so spiegarmi bene :roll:

No, ho capito perfettamente quello che vuoi dire, probabilmente non mi spiego bene io.

Allora facciamo così, io sono Roberto Recchioni, e ricevo la visita di Ratigher. Mi espone il suo soggetto, tutto basato su una unica grande trovata: buona parte della storia è la mediocre creazione di un mediocre fumettista.
Io che sono il curatore gli dico che secondo me non è il caso. Perché più che un'idea è uno stratagemma, una furbata per non sbattersi più di tanto. Perché per tre quarti dell'albo avrei un prodotto non all'altezza di quello che rappresento, con il rischio di schiacciare tutto il resto. Perché oggettivamente la cosa potrebbe piacere solo a un gruppo di persone molto ristretto, quelli in grado di recepirla.
Però facciamo che invece gli dico di sì.
E allora ci vuole coraggio. Ci vuole un gialletto da Maxi di 10 anni fa, dialoghi bolsi e disegni dozzinali. Però a questo punto non posso neanche rischiare che la cosa non arrivi, e quindi faccio accadere o dire nel bagno qualcosa che renda il tutto molto chiaro. La frase che dice Dylan a battaglia conclusa fa parte invece della storia "banale" (e non è affatto male).
Io ho fatto la transizione a un Dylan più nuovo e più fico, quindi per me la banalità non può stare in quello che rappresento.
Va bene l'autoironia, ma quanta ce ne vuole per rappresentare la banalità con un mix di elementi prettamente post-Spazio Profondo? E soprattutto a uso di chi?
Senza entrare nel merito delle critiche, vogliamo dire che lo zoccolo duro dei critici di Recchioni è una minoranza rispetto al totale dei lettori? Non sto esprimendo un giudizio o dicendo chi abbia ragione, riferisco solo quello che vedo leggendo i commenti delle persone in giro e confrontandoli con quelli che leggo qui.
In pratica, se questa storia è banale apposta, Recchioni sta facendo una sorta di omaggio (o supremo sberleffo) a cravenroad7, senza curarsi del lettore medio, che cerca solo uno svago e si attesta su livelli di esegesi molto più bassi.

L'unica via di uscita sarebbe tenere il piede in due staffe, e fare un qualcosa che intrattenga, evitando appositamente l'eccellenza. Ma non so, scrivere una cosa un po' bella e un po' brutta mi sembra ancora più difficile e pericoloso che scrivere qualcosa di molto bello o molto brutto, specialmente senza "spiegoni". Il pregio sarebbe quello che ognuno la interpreta a suo modo, navigando autonomamente negli spazi bianchi tra le vignette. Ma il finale va bene un po' per qualsiasi soluzione.
Onestamente non ci credo tanto. Poi oh, se Rrobe conferma che è andata così, porto tranquillamente il voto da 7 a 5 (però voglio leggere il soggetto originale!).


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 8:01 pm 
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Iscritto il: ven giu 27, 2003 10:00 pm
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io non so se è tutto questo, ma se lo hanno fatto senza accorgersene , è comunque un merito !

Spoiler!
pero' quel cesso ben in mostra nella prima pagina può significare qualcosa...


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 8:07 pm 
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@ papercop

Su facebook Recchioni l'ha raccontata così:

"Post su Dylan scritto da me come primo lettore e non come curatore della testata.

SPOILER

DYD 369.
Io quando ho letto la sceneggiatura di Ratigher- Francesco D'Erminio ho goduto come pochi.
A parte l'idea della narrazione della storia nella storia che trasforma le mattonelle del bagno nella gabbia Bonelli nella sua forma più rigida e classica, quello che mi manda ai pazzi è che il racconto nel racconto, quello disegnato dall'autore che ha già perso il talento che il diavolo gli ha donato, è - appunto - banale.

E' una roba di un coraggio e di una provocazione meravigliosa."

Vero, da nessuna parte dice esplicitamente che la parte banale sia banale apposta...ma mi pare che si legga fra le righe.


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 8:20 pm 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
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Località: Corbetta
Che sia banale, semplice è chiaro. La trama è riassumibile in pochissime righe. Il concetto è che la possessione gli permetteva di scrivere storie capolavori, cioè non solo store ben sceneggiate ma anche storie che io chiamaerei con i "controcazzi", dove la storia è non banale, o meglio il soggetto era non banale o molto particolare.

Che sia mal sceneggiata invece è un altra cosa. E' la qualità delle storie il concetto non solo la loro strutturazione.

Per dirla con un esempio. Sclavi può essere stato impossessato da questa entità nello scrivere "Storia di Nessuno" (storia ottimamente sceneggiata e con un soggetto assolutamente originale) o "Memorie dall'Invisibile". Mentre una storia come Johnny Freak, comunque molto bella, è una storia "banale" nel senso di semplice, senza una particolare trama o una particolare idea geniale. Spero di essermi spiegato bene.

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Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 8:21 pm 
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Papercop ha scritto:
julius94 ha scritto:
L'albo nel complesso è metafumettistico proprio perché la storia nella storia è banale e strizza l'occhio a un certo modo di fare fumetto.

EDIT: più che strizzare l'occhio, prende a modello un certo modo di fare fumetto (anche recchioniano) con intento mimetico se non parodistico.

Lo so, non so spiegarmi bene :roll:

No, ho capito perfettamente quello che vuoi dire, probabilmente non mi spiego bene io.

Allora facciamo così, io sono Roberto Recchioni, e ricevo la visita di Ratigher. Mi espone il suo soggetto, tutto basato su una unica grande trovata: buona parte della storia è la mediocre creazione di un mediocre fumettista.
Io che sono il curatore gli dico che secondo me non è il caso. Perché più che un'idea è uno stratagemma, una furbata per non sbattersi più di tanto. Perché per tre quarti dell'albo avrei un prodotto non all'altezza di quello che rappresento, con il rischio di schiacciare tutto il resto. Perché oggettivamente la cosa potrebbe piacere solo a un gruppo di persone molto ristretto, quelli in grado di recepirla.
Però facciamo che invece gli dico di sì.
E allora ci vuole coraggio. Ci vuole un gialletto da Maxi di 10 anni fa, dialoghi bolsi e disegni dozzinali. Però a questo punto non posso neanche rischiare che la cosa non arrivi, e quindi faccio accadere o dire nel bagno qualcosa che renda il tutto molto chiaro. La frase che dice Dylan a battaglia conclusa fa parte invece della storia "banale" (e non è affatto male).
Io ho fatto la transizione a un Dylan più nuovo e più fico, quindi per me la banalità non può stare in quello che rappresento.
Va bene l'autoironia, ma quanta ce ne vuole per rappresentare la banalità con un mix di elementi prettamente post-Spazio Profondo? E soprattutto a uso di chi?
Senza entrare nel merito delle critiche, vogliamo dire che lo zoccolo duro dei critici di Recchioni è una minoranza rispetto al totale dei lettori? Non sto esprimendo un giudizio o dicendo chi abbia ragione, riferisco solo quello che vedo leggendo i commenti delle persone in giro e confrontandoli con quelli che leggo qui.
In pratica, se questa storia è banale apposta, Recchioni sta facendo una sorta di omaggio (o supremo sberleffo) a cravenroad7, senza curarsi del lettore medio, che cerca solo uno svago e si attesta su livelli di esegesi molto più bassi.

L'unica via di uscita sarebbe tenere il piede in due staffe, e fare un qualcosa che intrattenga, evitando appositamente l'eccellenza. Ma non so, scrivere una cosa un po' bella e un po' brutta mi sembra ancora più difficile e pericoloso che scrivere qualcosa di molto bello o molto brutto, specialmente senza "spiegoni". Il pregio sarebbe quello che ognuno la interpreta a suo modo, navigando autonomamente negli spazi bianchi tra le vignette. Ma il finale va bene un po' per qualsiasi soluzione.
Onestamente non ci credo tanto.

Ok, ora ho capito, hai le tue buone ragioni. In effetti a volte mi capita di pensare che il microcosmo di CR7 rappresenti tutti i lettori di Dylan Dog :oops:
Cita:
Poi oh, se Rrobe conferma che è andata così, porto tranquillamente il voto da 7 a 5 (però voglio leggere il soggetto originale!).
No dai, povero Ratigher :mrgreen:

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 Oggetto del messaggio: Re: #369 - Graphic Horror Novel
MessaggioInviato: lun giu 05, 2017 8:48 pm 
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Don Cristo ha scritto:
Io quando ho letto la sceneggiatura di Ratigher- Francesco D'Erminio ho goduto come pochi.
A parte l'idea della narrazione della storia nella storia che trasforma le mattonelle del bagno nella gabbia Bonelli nella sua forma più rigida e classica, quello che mi manda ai pazzi è che il racconto nel racconto, quello disegnato dall'autore che ha già perso il talento che il diavolo gli ha donato, è - appunto - banale.

E' una roba di un coraggio e di una provocazione meravigliosa."

Grazie per la testimonianza.
Io ho ancora i miei dubbi, ma detesto chi impone una propria visione a discapito di quello che dice un autore, quindi passo senza problemi al 5.
Mi sembra una mossa molto molto ingenua. Per la gloria limitata di un momento (e per giunta proveniente da un trucchetto) stai alzando da solo l'asticella, con il rischio che i lettori non si accorgano della differenza tra le pagine di M&G e quelle del prossimo numero.
Spero per lui e per noi che sia la spavalderia di chi ha molti assi nella manica.


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