Sono le tre del mattino nella mia casa bianca sul mare, alle Bocche di Bonifacio, in Corsica. È una magnifica notte senza luna. Il faro di Capo Pertusato illumina, a intervalli regolari, il soffitto della mia stanza. L'acqua è immobile, non una bava di vento, solo l'odore del mare. Non è una notte normale, questa è la mia grandenotte, perché è l'ultima della mia vita. Maura è addormentata vicino a me: la guardo e provo uno slancio di grande affetto. Sorrido, perché nel suo volto c'è sempre l'espressione di bambina che ho tanto amato. È il momento del distacco. Le bacio la fronte e il suo odore mi fa tornare a una notte lontana, quando le ho illuminato il viso con un bicchiere pieno di lucciole.
È il 10 agosto di tantissimi anni fa. Ora sono a Genova, in un boschetto di pitosfori sulla spiaggia di San Giuliano, in corso Italia. Anche questa notte il mare è piatto, non c'è la luna, ma centinaia di lucciole. E i pitosfori sembrano alberi di Natale. Lì vicino c'è una baracchetta di legno dove vendono pezzi di cocco e si può bere della gazzosa squisita. Prendo un bicchiere di vetro, lo riempio di lucciole, lo capovolgo sul palmo della mano sinistra e, con quella lanterna magica, illumino il viso di mia moglie, che ha quindici anni. E solo in quel momento, per la prima volta e a quella luce speciale, noto una cosa che di giorno non ero mai riuscito a vedere: tante, tantissime piccole efelidi sul suo naso. Sono sempre stato ossessionato dall'idea di capire se un momento che sto vivendo è un momento felice. Vi confesso, a distanza di molti anni, che quello è stato il momento più felice della mia vita.
Ora qui alle Bocche di Bonifacio è spuntata anche una magnifica luna, che illumina il viso di mia moglie che dorme. Addio per sempre. Ti vorrò sempre un bene immenso. E poi mi viene da dire: buona fortuna, amore mio.
Paolo Villaggio
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