dogares ha scritto:
Ammetto una profonda complessità. Il problema è che tale profonda complessità, annega in parole e parole e parole ( direbbe Mina Mazzini..) sotto le testine disegnate da Freghieri. Che di solito è cosa, per me, appena digeribile. Qui no.
Ho sempre ritenuto che il fumetto abbia un suo linguaggio specifico, come il cinema, dove l'immagine deve avere il suo peso, come e più delle parole. E pensa che anche in letteratura apprezzo più uno stile conciso che uno verboso. E la Barbato verbosa lo è. E in alcune storie, poche, questo mi pesa, come in Il sonno della ragione o Phobia, ma in molte altre storie nemmeno ci faccio caso, talmente preso dallo svolgimento e dalle emozioni che mi suscitano. Che forse il discorso è, come sempre, tutto qui, c'entra sempre il gusto personale, non è affatto un discorso di sensibilità, al massimo di sintonia con quanto narrato. Se tra tante, forse troppe parole, balena anche solo un'emozione è quella che poi rimane e fa giudicare positivamente un'opera. Quest'albo in particolare mi ha trasmesso un forte senso di inquietudine, che sento ancora ripensandoci e che probabilmente era ed è in sintonia con alcuni miei stati d'animo.
"Parole senza pensieri mai non giungono al cielo" dice Shakespeare nell'Amleto. Parole a vuoto sono carta straccia, parole che riescono a trasmettere un pensiero o un'emozione anche solo a due o tre persone hanno raggiunto il loro scopo.
Ora sono stato troppo prolisso anch'io
Su Freghieri siamo d'accordo.