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#366 - Il giorno della famiglia
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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: dom mar 19, 2017 1:58 am 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
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Mi spiegheresti perchè, surv, che non lo capisco...?

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: dom mar 19, 2017 10:41 am 
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Iscritto il: lun gen 11, 2010 11:19 pm
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Certo, ti spiego il mio pensiero, poi magari penso male io.
Capisco che tu dica che, spiegando che i fantasmi non esistono nell'universo di Dylan (per Dylan), in realtà si intendeva che egli non ha cognizione del passato lavorativo. Io ho inteso proprio diversamente però: Dylan è sempre scettico e dunque per lui un fantasma, se anche lo vede e tutte le volte che lo vede, è qualcos'altro a cui non crede ma ci spera. In questa storia dove è palese perché lo vedono tutti, come si spiega?

Dylan non ha cognizione di sé: non mi sembrava non ricordasse che ci sono state altre sedute specifiche in passato...infatti non era agitato più di tanto.

Penso che quando detto da Rrobbe non mi convince più di tanto: secondo me Dylan è sì uno scettico che non ci crede ma ci spera ed è uno che affronta con spirito scettico ogni avventura perché sa che sono tutte diverse, ma mica è lo smemorato di Collegno, ci sono anche infiniti rimandi ad altre situazioni e storie. È vero che la maggior parte delle storie è come se avvenissero nello stesso momento, ma attenzione: da quando è andato in pensione Bloch c'è stato un salto temporale, dunque sostenere che tutto avvenga contemporaneamente non è neanche più ipotizzabile: il tempo passa e di solito non si perde la memoria. Mi pare ridicolo ipotizzare il contrario. Comunque questo è il mio pensiero.

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: dom mar 19, 2017 11:42 am 
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Iscritto il: lun mar 07, 2011 5:16 pm
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Ma più che altro, Ale, memoria o meno, Dylan in questo albo ti pare scettico?

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Vai, allora, ci sono altri mondi oltre a questo.

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: dom mar 19, 2017 11:51 am 
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Iscritto il: gio ago 20, 2009 12:26 pm
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Non lo è, perché semplicemente Secchi non aveva bisogno di quelle manfrine ideologizzate per far partire la storia, gettandolo invece in medias res nelle fauci del salotto posseduto della Trelko. Come detto all'inizio di questa discussione: economia di sceneggiatura. E per fortuna che non ci ha mostrato il lato "scettico/cadodallenuvole" altrimenti sarebbe piombato di chiappe nel ridicolo da solo :roll:

SONO POSSEDUTO DA ALOHA

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: dom mar 19, 2017 11:53 am 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
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Località: Corbetta
Per Surv: Ok grazie per la spiegazione. Ti rispondo non tanto perchè voglia convincerti della mia idea ma fondamentalmente perchè vorrei darti uno spunto in più. :-)

Cita:
Dylan è sempre scettico e dunque per lui un fantasma, se anche lo vede e tutte le volte che lo vede, è qualcos'altro a cui non crede ma ci spera. In questa storia dove è palese perché lo vedono tutti, come si spiega?


Se guardi in tante avventure del passato nel momento in cui sia Dylan che qualcun'altro vedono un fantasma o qualcosa di soprannaturale lui non ha più motivo di essere scettico. Mi viene in mente "La bellezza del demonio" dove Larry Varedo evidentemente un fantasma o qualcosa di simile. Inoltre Dylan assiste alla partenza di Larry con Mala e lì non può fare altro che crederci in quanto si ritrova pure con le mille sterline fuori corso.
Oppure ne "Il Buio" Dylan vede Mana Cerace e anche nel 68 addirittura il buon Mana Cerace lo aiuta a disinnescare una bomba. E anche lì Dylan ci parla tranquillamente. E il direttore degli inferni? E il gatto Cagliostro? Non sono fantasmi ma sono personaggi sovrannaturali che esistono e di cui Dylan ha idea dei loro poteri una volta che vengono mostrati.

Tornando al numero in questione io l'ho letta così - poi mi posso sbagliare -:

Dylan ha già superato la fase iniziale di scetticismo in quanto vede il fantasma durante la seduta con la Trelkvosky, persona di cui si fida. Riconosce quindi che quel fantasma in un certo qual modo esiste e non è frutto di qualche trucco. Non a caso quando Dylan ha a che fare con altri medium tende a non fidarsi ma di madame Trelkvoski si fida. Per questo ho letto la mancanza di scetticismo. Lo vede. Un pò come quando parla con Fallen, un fantasma, che Dylan vede e poi consolida l'idea che lo vede dicendogli proprio di andare da Groucho a liberarlo dell'amore.

Cita:
Penso che quando detto da Rrobbe non mi convince più di tanto: secondo me Dylan è sì uno scettico che non ci crede ma ci spera ed è uno che affronta con spirito scettico ogni avventura perché sa che sono tutte diverse, ma mica è lo smemorato di Collegno, ci sono anche infiniti rimandi ad altre situazioni e storie. È vero che la maggior parte delle storie è come se avvenissero nello stesso momento, ma attenzione: da quando è andato in pensione Bloch c'è stato un salto temporale, dunque sostenere che tutto avvenga contemporaneamente non è neanche più ipotizzabile: il tempo passa e di solito non si perde la memoria. Mi pare ridicolo ipotizzare il contrario. Comunque questo è il mio pensiero.


I rimandi se guardi ci sono precisamente solo quando ce ne è bisogno e a specifiche storie. Per me Dylan è sempre stato da un punto di vista di continuity molto incoerente fin dall'inizio.

Non si può dire infatti che le avventure di Dylan siano sempre vissute in senso cronologico. E non solo perchè non invecchia ma anche e soprattutto perchè non si concilierebbe con lo scetticismo del personaggio. Le avventure sono state vissute solo se l'autore in questione vuole collegarsi a quella storia. Immagino che il Dylan de "Lo spettro del Buio" abbia vissuto e abbia coscienza di avee vissuto l'avventura de "Il Buio" ma non ad esempio tutte le altre antecedenti.

Però le donne Dylan le ha avute o no? Si sa che Dylan è un donnaiolo e Groucho lo ripete spesso. Ma ha avuto proprio quelle donne o è una situazione iniziale del personaggio che serve per "giustificare" il modo in cui Dylan vive le sue storie d'amore? Io propendo per la seconda tranne nell'avvetura della Donna Urlante e in quelle avventure dove ci soo rimandi diretti.

Da quando BLoch è andato in pensione c'è stato un salto temporale? Certo ma è lo stesso salto temporale che c'è stato tra "Il Buio" e "Lo spettro nel Buio". Salto temporale che c'è per alcune tematiche ma è come se non ci fosse per altro. Spero di essermi ben spiegato anche se mi rendo conto che ho saltato di palo in frasca in tutti i miei vaneggiamenti :D

Per Raffa: No non è scettico fin da subito. O almeno non lo dice. Ma non vedo perchè dovrebbe esserlo subito dopo la seduta. Vede i fantasmi dalla Trelkvoski di cui si fida. Cosa dovrebbe dirle? E' chiaro che qualcosa è successo. Poi quando torna a casa, se vogliamo, mette in pratica lo scetticismo cercando il significato della parola Uthbea nella vita reale su Internet.

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: dom mar 19, 2017 1:06 pm 
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Se prendiamo le cose da un punto di vista più generico, questo associare il problema della "memoria" con quello dello "scetticismo" potrebbe risultare fuorviante alla fine. E questa discussione lo dimostra, partendo dai proclami tardo-revisionisti ampiamente contraddetti dalle pagine stesse in edicola :cry:


Mi spiego mejo: è risaputo che Dylan non può accumulare più di tanta esperienza dalle sue avventure passate. E questo in parte ne costituisce il fascino, come diceva Surv. Vive in un eterno presente spostabile e ridefinibile, a seconda delle epoche in cui viene scritto, ed è stato inizialmente concepito per farsi beffe di qualsiasi concetto di continuity. Questo vuol dire in gran parte che lui non fa tesoro di quanto avvenuto nel numero scorso, non accumula nozioni per riusarle, non cresce attitudinalmente, non si crea un archivio mentale delle proprie esperienze, scandito albo per albo. C'è da dire che questa impostazione serve anche a lasciare campo più libero alla scrittura dei singoli (diversi) autori, in spazi & tempi distanti e differenti, perché non è detto che il signor XY debba sapere come si è comportato Dylan davanti ad un druido 15 anni prima, in albo scritto da ZY, per rimestare nell'argomento. Dopo quasi 600 storie mi sembra normale. Dopotutto non siamo davanti ad un fumetto sviluppato come un gioco di ruolo/quest, dove il protagonista deve crescere in parallelo al suo percorso, e riconoscere volta per volta i suoi nemici/fonti di problemi (il bestiario) trovando i suoi punti deboli in base alle esperienze passate. Un vampiro di Ruju è diverso da uno di Sclavi, uno spettro sanguinario del Chiave non è simile ad un'anima inquieta projettata di Medda. Quindi archiviare questo bestiario di casistiche per riutilizzarlo alla bisogna non avrebbe molto senso.

Ciò non vuol dire che si debba rinnegare od occultare in modo indebito il fatto (implicito) che Dylan abbia comunque svolto un "qualcosa" in questo mentre imprecisato, facendo finta di aver fatto il gelatajo fino al mese prima, o cadendo dalla nuvole chiappettutto. E' ancora più ridicolo. Ogni volta è una volta diversa e non comunicante con le precedenti, a livello di esperienze, che possono venire ignorate. Siamo d'accordo. Ma fingere spudoratamente sempre che sia la prima, il fanciullesco battesimo verso l' "ignoto", dopo un po' suona patetico e paraculo, tenendo anche conto che parliamo di un personaggio già famoso nella sua Londra, e che a suo modo (soprav)vive di una specie di professione 8-) .

Ci sono autori-archivisti-nerdfan che poi amano citare le avventure precedenti in base a determinati punti di contatto. Proprio questo mese il solito Gualdo sul Maxi ha tirato in ballo la questione dei topi aggressivi in giro per Londra ricordandoci a caratteri cubitali di un albo di oltre vent'anni fa (L'orrenda invasione). Cos'è, finalmente Groucho ha messo le pillole per la memoria nel tè di Dylan? Può darsi, ma è molto più probabile che, appunto, pure la memoria storica di Dylan sia soggetta alla manipolazioni del caso, a convenienza, dove in questa convenienza rientrano anche gli sfizi personali dei singoli autori e la loro capacità di storicizzarsi rispetto a Dylan. Nulla di male in tutto questo: sarebbe stato molto peggio se avesse detto: "Non credo ad eventi sovrannaturali riguardanti i roditori, perché non ho mai visto nulla di simile fino ad oggi" :lol:


E con questo torniamo allo scetticismo.
Secondo me non è un dogma idealizzato in Dylan, né una forma di dottrina categorica congenita, tanto meno un cavallo di battaglia vincente su cui lui stesso scommetterebbe più di tanto.
Io lo vedo più che altro come un atteggiamento di partenza, non negli esiti. Deontologico ed umanitario in un certo senso. Un bisogno di sfrondare, alla base. I casi, i casi di vita, e le casualità che s'intrecciano. Perché Dylan rimane un uomo - nonostante quanto detto prima sulla memoria resettabile - che non si può negare abbia avuto innumerevoli esperienze, e sa porsi in modo aperto a seconda dei casi stessi, seguendo perlopiù l'istinto o il quinto senso e mezzo. L'apertura mentale è quello che lo distingue, non è mica una specie di reincarnazione di San Tommaso, ansioso di applicare ad ogni cosa il suo ottuso mantra sistemico "se non lo provo non ci credo" :roll: .

Il fatto di non credere al sovrannaturale in modo totalitario al primo impatto dipende proprio dall'averlo toccato con mano (e sofferto sulla pellaccia) in più occasioni, e per questo gli sembra fondamentale distinguerlo sin da subito dalle ciarle di mitomani, ipocriti, impostori, ciarlatani, auto-suggestionati, svalvolati, sbandati e neurolesi, che avrebbero più bisogno di uno psichiatra o di un poliziotto rispetto alle sue consulenze. Insomma, per accettare un caso prima ci deve credere un po' anche lui, altrimenti non gli va di sfruttare le paranoje infondate del cliente di turno. E questo non fa necessariamente rima con scetticismo. Anzi, introduce la categoria della "speranza", perché se non sperasse di crederci rimarrebbe ancora più corto di casi/al verde di quanto già sia, ed il suo dylan-verso gli parrebbe più cinicamente vuoto e grigio nella piatta normalità del reale :x: .

Alla fine Dylan non lavora per il CICAP, non è un discepolo bendato di Odifreddi, e se Sclavi è stato affascinato dalla tematica in un pajo di storie, rimangono un pajo di storie su oltre 600. Cercare una coerenza di fondo è abbastanza aleatorio. Basti vedere l'inversione ad U contromano su due ruote nell'atteggiamento della Trelko da Dopo un lungo silenzio all'albo di questo mese. Parliamo di quattro mesi fa, non quattro lustri. Lì addirittura metteva lei stessa in dubbio - dopo anni di infinite sedute a segno nel suo salotto, dimenticati di botto - l'esistenza dei fantasmi e si prestava all'invasione domestica di mezzi tecnologici per testarne l'esito... con risultato nullo, nello sconforto. Qui invece come nulla fosse parte sparata dando per scontato che certi eventi sono vissuti realmente e che nel salotto si possono consultare sul momento gli spiriti, mentre Dylan gli dà tranquillamente corda senza opposizione (scettica?) ferire. Per legittime necessità interne alla sceneggiatura, come stradetto a favore di Secchi in questo topic da un pajo di pagine a questa parte. Dipende molto dalle circostanze relative alla creazione di una storia, alla fine... la contingenza.

E dunque esistono i fantasmi? Chillosà, per ora sento solo mugolare i fantasmi di tanti pensieri totalizzanti impalpabilmente a vuoto, che andrebbero esorcizzati con un po' più di relativismo :| .

SE ALOHA ESISTE CI METTO UNA FIRMA SOPRA

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: dom mar 19, 2017 5:09 pm 
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Sono tendenzialmente d'accordo con quanto hai scritto Wolk... l'unica cosa su cui non sono d'accordo è il seguente passaggio

Cita:
Il fatto di non credere al sovrannaturale in modo totalitario al primo impatto dipende proprio dall'averlo toccato con mano (e sofferto sulla pellaccia) in più occasioni, e per questo gli sembra fondamentale distinguerlo sin da subito dalle ciarle di mitomani, ipocriti, impostori, ciarlatani, auto-suggestionati, svalvolati, sbandati e neurolesi, che avrebbero più bisogno di uno psichiatra o di un poliziotto rispetto alle sue consulenze. Insomma, per accettare un caso prima ci deve credere un po' anche lui, altrimenti non gli va di sfruttare le paranoje infondate del cliente di turno. E questo non fa necessariamente rima con scetticismo. Anzi, introduce la categoria della "speranza", perché se non sperasse di crederci rimarrebbe ancora più corto di casi/al verde di quanto già sia, ed il suo dylan-verso gli parrebbe più cinicamente vuoto e grigio nella piatta normalità del reale :x: .


Proprio con quanto dicevi nel paragrafo precedente, Dylan non crede al sovrannaturale al primo impatto non tanto perchè ha toccato con mano il sovrannaturale quanto per il fatto di avere toccato con mano la SOFFERENZA. Non è un caso che molti suoi clienti siano persone che hanno subito grossi shock e che di conseguenza abbiano o stiano soffrendo molto. Per questo motivo Dylan consiglia di andare da un poliziotto o in generale di andare da uno psicologo. Ipotizza infatti che il sovrannaturale visto dai clienti sia un modo di trasferire la propria sofferenza verso altre ILLUSIONI o verso cose che non dovrebbero esistere. E' come se preferisse pensare che dietro al cliente c'è prima il naturale, o meglio il reale e poi il sovrannaturale. Prima c'è la sofferenza e solo dopo, una volta appurato che essa non c'è o non è la causa degli eventi naturali, entra in scena lui con la possibilità di eventi sovrannaturali.

Poi non so quale sia la "giusta" motivazione dello scetticismo di Dylan. Magari ci stanno dentro entrambe, ma io propendo per un Dylan più empatico che vuole prima trovare le soluzioni al caso tramite un approccio realistico (poliziotto) o un approccio psicoligico (psicologo). Quando è sicuro che nessuna di queste due figure può aiutare il cliente allora interviene. Chiaramente se la cliente è bella alcuni passaggi possono saltare :D :D :D

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: lun mar 20, 2017 1:39 am 
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Non vedo perché una cosa debba escludere l'altra: per questo in linea di massima sono d'accordo con quello che dici.

Dylan conosce bene l'umano soffrire, anche quando questo non rientra nel sovrannaturale. Ed essendo consapevole delle mille forme difformi degli scompensi dell'animo, sa bene che prima di tirare in ballo spettri, demoni, e sortilegi, ce ne passa: i mostri sono primariamente dentro di noi, su questo non ci piove come nel Namib a Gennajo. Pertanto deve in molti casi dividersi un po' tra il lavoro di psicologo - pur non avendo l'abilitazione - e quello di ex poliziotto - patentino scaduto docet - prima di avvicinarsi alla soglia del paranormale da prendere in considerazione.

Questo non esclude che la sofferenza possa tradursi anche verso il piano sovrannaturale delle cose, e molte delle vittime di oltre 30anni di storie potrebbero dirla lunga in proposito. Per questo Dylan medesimo, avendolo conosciuto/trasognato/trapassato più volte, il peso del paranormale - v. pesante eredità da collettore di eventi anomali, come sempre Papino e Madame T. gli hanno ricordato - preferisce diffidare in prima istanza davanti alle dichiarazioni dei clienti, che potrebbero essere più prosaicamente degli sciroccati, esaltati, auto-illusi, paranoici, a seconda dei casi. Ecco, in questo senso, io lo definirei più diffidente per vocazione che scettico oltranzista...cose non proprio omologhe tra loro. E, tra parentesi, è giusto che un investigatore consumato lo sia: sospettare prima di indagare spesso costituisce il primo passo, per quanto Dylan ci metta molta "pancia" ed istinto empatico quando decide di accettare un caso, senza schematismi pseudo-empirici o scetticame fondativo.

In questo senso allora è molto importante la prima scrematura che lui mette in atto nell'approccio davanti ad un nuovo caso, la fase del "distinguere" (per "escludere") di cui ho parlato nel post precedente. Tenendo sempre conto che spesso potrebbe trattarsi di una distinzione fallace, e che dovrà ricredersi in corsa tornando indietro sui propri passi, perché Dylan tutto è fuorché infallibile :g: .

ALOHA QUOTE:
Quando si sono scartate tutte le soluzioni razionali, rimane il mio campo d'indagine: l'incubo

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: mar mar 21, 2017 12:58 pm 
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Survivor ha scritto:
Dylan Dog lo smemorato di Collegno.


Emmenomale che prende nota di quanto accaduto alla fine di ogni storia :D
Lo dice pure il frontespizio implicitamente

Immagine

Spoiler!
Ma forse alla fine si scoprirà che fa finta di scrivere solo per farsi bello, o che scrive sempre la stessa cosa tipo Jack Torrance, oppure che J.Ghost gli ha fornito un inchiostro antipatico che si cancella da solo dopo un mese nel cassetto



CARO DIARIO, TI SCRIVO UN...
...ASPE', NON RICORDO, NEL DUBBIO CI METTO UN ALOHA

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: mer mar 22, 2017 1:43 am 
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Iscritto il: mar mag 05, 2015 11:31 pm
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Messo un 6...esordio light per me.
E a distanza di una ventina di giorni mi ricordo sempre (più o meno) di cosa trattasse...


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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: mer mar 22, 2017 10:16 am 
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Iscritto il: mar dic 27, 2005 1:38 am
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SPOILER

I due elementi cardini della storia, ovvero l'intento dell'erede Montague di riunire la famiglia e i ladri di cadaveri, sono stati messi insieme e legati fra di loro in maniera convincente e originale.
Pecca nel "contorno" che ho trovato davvero troppo schematico e a volte superfluo (soprattutto l'interazione fra Dylan e alcuni personaggi secondari, compresi i dialoghi).
La gestione del fantasma e dell'apparizione è "classico" nel senso negativo del termine: appare, si fa inseguire per rivelare il posto in cui si trova il suo cadavere e poi a indagine conclusa scompare come un missile terra-aria.
Avrei preferito una cosa più "personale", più originale, più horror.

La polizia di provincia e i suoi componenti: macchiette messe lì per fare numero.

Dettagli questi che se fossero stati curati meglio, avrebbero innalzato il valore generale della storia di questo mese.

Copertina davvero molto bella, non c'è che dire, però sono d'accordo con gli altri miei colleghi che mi hanno preceduto quando dicono che è dannosamente spoilerante.

In definitiva un albo piacevole, con qualche pecca.

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Ultima modifica di Uomo in Bombetta il mer mar 22, 2017 2:05 pm, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: mer mar 22, 2017 1:38 pm 
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Iscritto il: mer set 30, 2015 1:02 pm
Messaggi: 1507
Uomo in Bombetta ha scritto:
SPOILER

e poi a indagine conclusa scompare come un missile terra-aria.


devo in effetti ammettere che ho trovato quel momento un pelino ridicolo e anche fuori registro; fa pensare più a una silver surfer in decollo che a un'anima liberata.


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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: mer mar 22, 2017 2:04 pm 
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Iscritto il: mar dic 27, 2005 1:38 am
Messaggi: 1105
Diciamo la verità: noi horrorofili e lettori amanti del personaggio ci meritiamo un qualcosa di più dei soliti cliché e di soluzioni di tale banalità.

Una cosa non ho capito e spero che mi diate una mano a farlo: i disegni hanno il tratto tipico di Di Vincenzo, ma le matite non sono le sue. Com'è possibile questo? Chi ha disegnato l'albo a matita si è ispirato a Di Vincenzo, che poi ha aggiunto le chine?

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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: mar mar 28, 2017 11:02 am 
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Iscritto il: dom ago 24, 2008 9:27 pm
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La cosa migliore de "Il giorno della famiglia" è forse la splendida copertina di Gigi Cavenago.

Riccardo Secchi è un novellino nell'universo Dylandoghiano, ma centra il bersaglio con una storia che, non sarà un capolavoro e non avrà colpi di scena, ma riesce comunque a emozionare e a immergere l'indagatore dell'incubo in una storia di crudeltà e cinismo post adolescenziale. Molto interessante la figura della poliziotta incinta e dello sbirro ottuso: gli scambi di battute acide in auto con Dylan mi hanno fatto sorridere parecchio. Un po' retorico il vecchio magnate.

Sui disegni di Valerio Piccioni la sufficienza è più che superata, serviranno altri albi per dare un giudizio limpido del suo segno. Un bell'albo dai toni cupi, tra Manson, i Beatles e una copertina di disco che sicuramente ha fatto la storia della musica.


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 Oggetto del messaggio: Re: #366 - Il giorno della famiglia
MessaggioInviato: mer mar 29, 2017 1:03 am 
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Iscritto il: gio nov 05, 2015 5:07 pm
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Uomo in Bombetta ha scritto:
Diciamo la verità: noi horrorofili e lettori amanti del personaggio ci meritiamo un qualcosa di più dei soliti cliché e di soluzioni di tale banalità.

quanto hai ragione... :(

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