Cravenroad7

Possente Zeus. Non ci avevo fatto caso.

SPOILER

Il demone arlecchino si burla del tempo: lo manipola, ci gioca. Lo spazio si piega di conseguenza.
A farne le spese una bambina strappata alla sua famiglia, che ha dentro una lacuna che non gli permettà di "crescere". Lo farà grazie alla consapevolezza, ma forse, troppo tardi.

La chiave di tutto sta nell'ultima pagina.

Grande Ambrosini!

Ho aspettato un po' di tempo prima di intervenire perché, forse in omaggio ad Ambrosini, ho voluto fare una cosa che non faccio davvero mai: rileggere l'albo del mese appena pochi giorni dopo la prima volta. Pensavo fosse necessario, perché sbirciando tra i link nelle pagine precedenti, ho trovato un mucchio di considerazioni e di particolari (soprattutto disegnati) che in prima battuta mi erano sfuggiti.

Ma la prima impressione, nel bene e nel male, è quella che conta di più, e quando si scrive bisognerebbe sempre cercare di rendere chiaro il senso complessivo, anche al costo di cedere a qualche frase apparentemente pleonastica. È l'unico modo per salvaguardare l'emozione che si prova nel chiudere un cerchio.
Il problema di Cronodramma è che non è né complicato (come le prime sontuose opere della Barbato) né complesso (come, che ne so, Storia di Nessuno), bensì volutamente imperscrutabile.
Quindi in prima battuta (specialmente per un lettore rapido) si resta un po' interdetti, cosa che (a quanto pare) non migliora granché nella seconda, in cui peraltro evapora quel senso di disagio che trasuda dalle atmosfere, e che comunque mi fa dare un 7 alla storia.
Le idee non mancano, ma restano intuizioni, sbuffi di fumo nel cielo. Aggiungo, come detto da qualcuno, che aver "normalizzato" l'Arlecchino era la cosa peggiore che gli si potesse fare.
Questo numero non è decisamente un capolavoro, ma ovviamente lo preferisco di gran lunga a tanti Dylan senza ispirazione, poesia e brivido che ho visto negli ultimi anni.

"quando si scrive bisognerebbe sempre cercare di rendere chiaro il senso complessivo, anche al costo di cedere a qualche frase apparentemente pleonastica"
"(specialmente per un lettore rapido)"

quindi rivogliamo Gualdoni?

A parte gli scherzi, questa non è certo la migliore di Ambrosini ed è sicuramente peggio di "una nuova vita" ma ad avercene di storie così. Ci sono un sacco di particolari da cogliere e su cui riflettere e anche se può risultare fumoso alla fine è cmq molto suggestivo.
D'accordo con te nel dire che il demone con la faccetta un po' ha rotto e che l'Arlecchino sarebbe stato meglio non incastrarlo nel ruolo del solito demone ribelle

Onestamente non mi sono mai confrontato con altri sul tema, ma se ripenso agli anni di Gualdoni, mi sembra che il problema fosse piuttosto nell'eccessivo numero di storie prive di qualsivoglia briciolo di memorabilità, e non in una cosa tanto specifica come lo "spiegone" (termine che odio) a misura di tutti.
Quindi no, non rivogliamo Gualdoni, ma firmerei col sangue per un altro "Il Sonno della Ragione". In mancanza di storie del genere, ben vengano le suggestioni di Cronodramma (voto 7), di certo molto meglio di [guardo un attimo la libreria] boh, "La Condanna di Casper", del quale non mantengo neanche il minimo ricordo (al contrario de "Un Mondo Sconosciuto", ma non sono ancora pronto per fare coming out e subire il vostro bullismo).
A me il Doppiafaccia non ha affatto rotto, ma ecco, l'Arlecchino l'avrei tenuto fuori dagli Inferni convenzionali.

In un certo senso sono d'accordo con Papercop, infatti ho dato lo stesso voto alla fine .
Rimane l'Ambrosini meno memorabile di tutte le sue scritture dylaniate, a conti fatti. Ok, sarà anche suggestivo e si vede che il livello di confezionatura è elevato, ma alla fine la storia ha poco da raccontare, ed il più delle volte lo fa per prender in giro il lettore. Un'arlecchinata con spruzzate di logosofia, un divertissment spazio-stralunato in sintesi, alla pari delle beffe del suo personaggio. Non c'è molto da analizzare o sviscerare, né da capire: basta farsi "trasportare" dall'incrociarsi degli eventi e ogni tanto ricapitolare le massime testuali sul (non)senso del Tempo/vita.

Dietro il sipario, per esempio, che è stato il suo esordio, presentava una trama tre volte più limpida/semplice/lineare, eppure una profondità di suggestioni e tematiche talmente complesse da magnarselo a colazione direttamente dal letto questo #365. Non sempre "non dire/spiegare" significa celare altro, di particolarmente volatile od oscuro. A me questo ultimo inedito è piaciuto, ma va detto che gran parte dell'imperscrutabilità è pretestuosa, e volutamente manierata... si capisce.
Sottopelle c'è altra pelle alla fine .

ANCHE ALOHA E' PRIGIONIERO DEL (SUO) TEMPO

promosso. Mi è piaciuto un bel po' e mi ha fatto riprendere dalla lettura poco gradita del Precedente numero.

"Cronodramma" parte con la metafisica copertinadi Gigi Cavenago, che ho particolarmente gradito. Non ci sta facendo rimpiangere l'immenso Stano. La storia è un classico noir con elementi surreali alla Ambrosini. Gustosa la trovata dei due mondi, con quello disegnato da Werther Dell'Edera che ci fa ricordare il grande Attilio Micheluzzi. Le sue tavole speciali ricordano tantissimo "Gli orrori di Altroquando".
Groucho in gran forma, soprattutto nell'altro mondo e i personaggi funzionano. Non ho solo capito che c'entrano i vari ebrei ortodossi sparsi per l'albo.

Con un po' di ritardo, commento quest'albo.

Buono, molto buono.

L'unica cosa che non mi convince è la copertina di Cavenago. Mi pare che cerchi di imitare le cover "napoleoniche" dello stesso Ambrosini, ma il Conte era decisamente più efficace. Forse perchè non si perdeva in inutili fronzoli e svolazzi.
Finora il Cavenago della serie regolare non mi è parso all'altezza di quello del Maxi.
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Con questa storia Ambrosini punta più alla stimolazione intellettuale che non alle emozioni pure. Il rischio è di sembrare un po' freddo, ma io lo preferisco di gran lunga rispetto a quando cercava di farci appassionare agli improbabili patemi d'amore di Bloch.
E poi, in tutta franchezza, non condivido il metro di giudizio che una storia per essere giudicata "bella" debba innanzitutto "commuovere". Le emozioni sono importanti, ma non possono essere considerate l'UNICO parametro.

Forse la sceneggiatura esagera un po' con gli arzigogoli, tenuto conto anche del fatto che il soggetto è molto semplice, ma averne di storie così che spingono a RIFLETTERE e che non cercano la lacrima a tutti i costi (sarà per questo che non sopporto la Baraldi...).

I disegni di Dell'Edera sono splendidi, anche se la loro stilizzazione può colpire sfavorevolmente chi è abituato al tratto realistico (o perlomeno semi-realistico) che di solito impera su Dylan Dog.


In definitiva: 8 pieno!

I disegni di Ambrosini, in questo caso, accanto a quelli di dell'edera hanno sfigurato in composizione e originalità.
In generale il comparto grafico funziona bene.

La storia è il solito nulla cosmico, ma in questo caso non c'è neanche l'atmosfera claustrofobica ansiogena di una nuova vita (che mi ricordava polanski) o un potenziale conflitto per il cuore di una donna tra dyd e bloch come nel caso di lacrime di pietra (più il dyd biondo che fa figo).
Qui, ad eccezione del doppio disegnatore, manca una qualsiasi cosa che possa rendere la storia ricordabile dopo aver terminato la lettura.

Non mi ha lasciato nulla di nulla, se non la prima sequenza con i bastioni del tempo e l'esercito pronto ad invadere. Ma è una cosa esterna alla storia e totalmente accessoria.
Ecco, forse mi ha fatto simpatia l'arlecchino groucho, ma avrei preferito non venisse palesato questo travestimento a fine volume. Ma anche se è tutto inutile, è un elseworld di cui non si parlerà più, e già in due apparizioni l'arlecchino ha fatto la bella statuina senza che si aggiungesse un dettaglio uno.

5.

Mah. Può piacere o meno, ma è evidente che "la bella statuina" è solo il motore che aziona il tutto. In entrambe le storie.

Sinceramente non ho capito il suo ruolo in quest'albo. Ha creato lui la dimensione parallela? Perché vuole la bambina?

Vedi più sopra l'intervento di Uomo in bombetta...

In lieve ritardo sull'uscita del numero
La storia mi è piaciuta, anche se non sono riuscito ad incastrare tutti gli eventi in modo coerente, nonostante abbia letto i vostri commenti. Non sono un patito di citazionismo, ma ho apprezzato il riferimento ai Blues Brothers negli occhiali di Groucho e nella citazione in cui lui dice di aver scambiato la macchina di DD per un microfono.
Domanda: lo scontro in auto tra i due DD delle realtà alternative (o come le si voglia chiamare) non è ESATTAMENTE identico a quello che si verifica tra i due Cooper nella serie Twin Peaks del 2017? Interessante perché il fumetto è precedente, che esista una fonte comune ad entrambi gli autori? (Ambrosini e Lynch?)

cronodramma
lecito domandarsi se tutte queste sfumature nascoste, tutte queste citazioni colte, alla fine, non intacchino la fruibilità di un albo bonelliano
ma la risposta, a mio avviso, è semplice: questo è dylan dog, tra di noi ci capiamo al volo anche quando non ci capiamo...
contaminazione tra noir e non si sa bene cosa, fantasy babilonese, storia di demoni e fantasmi impreziosita dal doppio binario spazio-temporale: nel derby tra i due disegnatori ho preferito dell'edera, ambrosini l'ho visto un pò meno bene del solito, però è pur sempre ambrosini, sempre lui a condurre le danze: i mostri del mercato dei polli sono disegnati da dell'edera, ma sono mostri tipicamente ambrosiniani... e come mai tutti questi ebrei ortodossi in giro per londra?
è un'appendice di "una nuova vita" (che per me rimane almeno una spanna sopra), ma occhio anche a "inferni" (la migliore storia di dylan dog, secondo me)
soprattutto per i toni sapientemente grotteschi, beffardi: l'auto nuova, un groucho sugli scudi, occhialuto, mangia-canarini e da sganasciarsi nel finale
di questo clima si giovano, incredibile a dirsi, anche rania e carpenter che qui vediamo coinvolti in battibecchi più coloriti del solito
copertina surreale classica, molto bella, mi piacciono parecchio anche i colori

voto 8+