SPOILERSPOILERSPOILERPremetto che non sono io a scrivere, ma il fantasma che non esiste di me stesso da un altro tempo-morto… giusto per andare contro l’illuminato negazionismo categorico (ed oscurantista) che presume di aver scoperto il segreto di Pulcinella (da Fatima)… pure lui piuttosto napole(on)tanamente contraddetto perché qui viene illustrata l’esistenza di Arlecchino ma non la sua. E siamo anche a Carnevale! Brighella abbozza… perché lui dimentica tutto e dopo ogni farsa è come se fosse la prima volta, virginea
.
Senza cotillonarci oltre, direi che quest’albo
non è all’altezza delle premesse. Senza farne un dramma, perché il tempo (Chrono) è dalla sua parte. Nel senso che leggere il Conte su queste pagine è sempre un onore quelle due/tre volte a decennio, e si vede la sua “fattura” pregevolmente nobile nella scrittura della storia. Una storia sopra la media corrente, e che quindi sicuramente merita consensi al giorno d’oggi.
Ma se guardo ai precedenti, non sempre distanti, direi che disattende l’impatto di massima. Siamo due/tre gradini sotto
Una nuova vita, per complessità, atmosfere, irrisolvenze ambigue, ed anche qualche mattonella a latere rispetto alla morbosità equivoca di
Lacrime di Pietra, che io avevo gradito particolarmente – a proposito di pathos, per il “dramma” – nonostante diversi forumisti si fossero scagliati contro la meschinità di quel Bloch. Siamo ai livelli di un
Napoleone mediocre o venuto male, insomma
.
Mi sembra di leggere un Ambrosini depotenziato o semplificato per essere accessibile i più, con molto da dire, ma sfumato nei sottotraccia in cui neanche lui crede molto. E che quindi vengono penalizzati nella storia in sé, succube degli scambi giocoforzosi con Groucho, che assorbono il 70% delle vignette, e che ne fanno l’indiscusso protagonista – starter del pacco dimenticato compreso. E’ come se per rendersi più accessibile, il Conte abbia rinunciato a molte sue movenze barocche tipiche, privilegiando un enigma che tale non è, una trama che non c’è, accomodandosi a delle spiegazioni quadranti, e smorzando il brivido della poesia o la saggezza degli aforismi. Risultato una storia molto meno complicata di quello che sembra, che si distingue per il coraggio di gestire su 90pp Groucho a stretto contatto interattivo con Dylan, mentre nessun autore attuale sembra ormai esserne capace.
Il tempo saprà dire… io intanto oggi, anche per rispetto ad altri autori, mi attengo alla linea di
Altair &co e
non me la sento di dargli più di 7 con notevole rammarico perché il potenziale imbandito c’era tutto, ed invece l’insoddisfazione latente mi ha lasciato un retrogusto insipido. Beninteso: sempre di buon albo si tratta, i motivi sono intriganti, la scrittura di pregio, ma ho come l’impressione che anche il Conte si sia stufato della ritualità dylaniesca ed abbia liquidato l’albo in modo piuttosto spassionato
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Spiace anche per il Diavolecchino, che perde metà del suo appeal arcano ereditato dal #338 quando viene ridotto a semplice ennesimante
maverick/cane sciolto dagli inferi, in vena di insubordinate burlesche o dispettucci metafisici. Mi piace comunque molto come lo disegna Ambrosini, con quella fattura scimmiesca ed infantile, la sua espressione beffarda ed intontita allo stesso tempo, il fatto che non si sappia cosa c’è dietro la maschera, o i richiami al demone francofono Harlequin, che è l’origine della maschera comica. E a proposito di francesismi, checché ne dica l’editoriale, il Conte in questa storia fa visita più al
noir mitteleuropeo che a quello d’oltralpe – basti vedere tutto quello che ruota attorno alla residenza degli Husley.
La
copertina è senza dubbio il pezzo forte del tutto: semplicemente meravigliosa per l’accostamento dei colori, la trasognanza imprecisata di fondo, i dettagli a margine (v. ombra della bambina in fuga). Ottimo Cavenago, che per quanti squadri un po’ troppo i passaggi di tinta ci lascia anche un tendone/sipario+balaustra che sembra ricordare il tratto corposo di Stano
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Disegni ok.
Ambrosini non al top – specie per Groucho dadaista, e qualche arruffamento di troppo - ma sempre un bel vedere, sofferto quanto basta, noireggiante e ruvido dove serve, meno estraniante del solito, ma perché le parti più bizzarre sono state lasciate ai dolori del giovane Werther.
Ecco,
Dell’Edera è sembrata un’ottima scelta come controparte del Conte, ed i suoi spazi bianchi/linee sottili inquietano parecchio. Non mi ha convinto solo quando i mostrazzi si scatenano nel mercato (pp. 70-74), perché aumentando il tratteggio ci perde parecchio. Ma l’omaggio all’Arcimboldo lo rilancia non poco. Parlando di altroquandi temporali l’omaggio a
Micheluzzi pare dovuto nonché azzeccato
++++
Tornando alla storia, il tema del tempo per l’uomo (o del suo squasso derisorio) è trattato bene anche se spesso messo su carta in modo didascalico, vuoi per la premessa, vuoi per la chiosa dell’Uomo dai due Volti… abbastanza gratuito come cameo, ma forse Ambro ci è affezionato dai tempi di
Inferni.
Alla fine si tratta di un fantasma (causa tempo esaurito, leggi: suicidio/dimenticanza di Groucho) ossessionato da un altro fantasma inconscio (di sé, del suo passato) con cui non riesce a comunicare lucidamente in qualsiasi presente perché il secondo è preso da altre fantasie/projezioni mentali nella discronia alternativa in Dell’Ederaland, vuoi per gentile concessione dell’Arlemonio (
DonCristo ), vuoi perché ogni spirito-bimba è libero di inventarsi “una piega degli eventi differente” (p.54.iv), prigioniera-transfuga delle sue fantasie finché il diavoletto di turno non pone fine al tutto col botto da frontale.
Interessante l’intersecarsi di altri drammi collaterali ma consimili per affinità – figlioletta dei pollivendoli morta in un incidente stradale, quando il mercato esisteva ancora; moglie dello sbirro indemoniato defunta senza possibilità di esser sostituita attualmente. Molto meno la piega/piaga facilmente infernale del tutto – v. solito burocrate dietro i display – e l’attardarsi su certi scambi con Groucho fino all'eccesso. Carpenter macchietta ormai si può anche non nominare, Rania non fa nulla più di quanto farebbe un Bloch, ma aggiunge una nota di freddo sarcasmo scontrosamente femmineo di cui non sentivamo la mancanza. Tra l’altro parla/chiarisce anche lei troppo con Dylan, quando alcune cosa potevano essere solo suggerite
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Alcune cose che non mi hanno convinto, in generale o nel dettaglio.
Che bisogno c’era di sparare in faccia i gusti sessuali della tipa alla prima vignetta? Non dice lei stessa di non essere una persona eccentrica, ma razionalmente laureata in fisica e posata negli atteggiamenti? Vabbé che dopo essersi ingraziati l’opinino pubblica verso l’altare del politically correct con lo sbirrone nero e l’assistente mussulmana, un tributo alla frangia LGBT ci sta tutto, ma se al primo contatto ti butti in certi dichiarazioni il personaggio ci rimette per intero. E’ come se viene l’idraulico a casa e stringendomi la mano, per presentarci , mi dice “
Piacere” ed io “
Mi spiace, ma io il piacere lo provo solo scopandomi la bidella sessantenne nel bagno delle elementari di mia figlia travestito da scolaretta”. E se fosse l’idraulico il marito della bidella non vi dico…
Altra cosa che non ho capito, ironia a parte, è la permanenza in cella (aperta) di Dylan a pagina 88. Per il gusto di una battutina di Carpenter viene spesa una tavola di cazzosamento vanesio
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Terzo, un killer professionista non si rimorchia a casaccio una bambina, complicando ulteriormente le cose al committente. Se non aveva il coraggio di freddarla – tanto testimone non era, nghé non conta in questura
– tanto vale lasciarla lì ed allertare dopo un po’ polizia/ambulanze per un delitto che prima o poi sarebbe stato comunque scoperto evitando alla pargola di morire di sete o stenti nel frattempo.
Ultima cosa, vabbene prendersi gioco del tempo e dei suoi sviluppi ma quando si cade in (quasi)contraddizione con quanto detto in orbita di continuity lo scivolone è dietro l’angolo
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Qui non accade ma poco ci manca. Questa storia è già nell’ambito da fase#2 col Groucho-essereAparte rispetto a quello che conosciamo. Si parla di Google e smartphone ficcando a forza questa tiritera tecno, come del fatto che ormai Dylan sia proprietario di casa. Bien, ma come sappiamo dall’albo
E cenere tornerai… quella casa ha preso fuoco, molte cose sono andate perse, e quelle recuperate erano in degli scatoloni…che poi Dylan stesso (con o senza Groucho, anche se nel fumetto
si vede senza) ha svuotato al ritorno nell’appartamento ricollocando gli oggetti al loro posto.
In quest’ottica pare na’ mezza cialtronata pensare che Dylan rinfacci a Groucho un oggetto dimenticato per SEI ANNI in uno stesso posto senza che lui se ne accorgesse, quando sappiamo che negli ultimi tempi le cose sono state ben squassate/spostate da quelle parti. Come non mi piace che Groucho
menta con dolo dicendo di aver appena ricevuto un pacco dietro la porta (p.12), senza un apparente ragione, a parte i soliti retroscena luciferini o da gombloddo alla spalle del solito dylanfesso
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Ma forse a Carnevale ogni scherzosa insensatezza…
VALE (nel senso “statemi bene”, tradotto dal latino: ALOHA)