Cravenroad7

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#364 - Gli anni selvaggi
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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: dom gen 08, 2017 10:16 pm 
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Iscritto il: sab ago 27, 2011 12:53 pm
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Ultimo OT: io non l'ho mai sentito proferire cose sensate in televisione. Se ci andava è solo perché è vanesio e se era sudato è perché era sbronzo. :mrgreen: Comunque a quanto ne so, lui è, o almeno era, un lettore di Dylan Dog. In un' intervista di qualche anno fa disse (ma detto da lui non è da prendere per oro colato) di avere avuto anche più volte proposte dalla Bonelli per scrivere qualcosa (non so se per Dylan, Martin Mystere o altri), ma di aver sempre rifiutato per mancanza di tempo.

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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: dom gen 08, 2017 10:45 pm 
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Ultimissimo OT: Bonelli, richiama il Pinketts! Dovrei recuperare Laida Odius di Pinketts, sua escursione (non so se l'unica) nella sceneggiatura fumettistica, ma se la parola d'ordine dev'essere "Osare", beh, con Pinketts quello è assicurato. :D

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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: dom gen 08, 2017 11:02 pm 
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Che poi il problema non è che per richiamare lettori giovani dai 15 ai 25 anni si scrivino cose secondo il loro linguaggio che gioco forza è necessariamente diverso da quello che doveva essere usato negli anni 80-90 per la stessa categoria di lettori. E' cercare di farlo confezionando nello stesso momento un prodotto non dico di qualità ma sensato. Cosa che è stata fatta con la mano sbagliata, a mio avviso. Un fumetto che aveva delle problematiche, sgangherato. Ma non così tanto da essere addirittura sbagliato, come quello di questo mese. Un altra cosa su cui ragionavo nel pomeriggio e su cui senza accorgersene mi ha fatto ragionare Wolkoff è il ruolo del biondino in questo albo. Non ho capito la sua funzione.
Aveva la funzione di far pensare a un assassino? No o almeno non credo in quanto l'intera storia è incentrata sulla vicenda di Dylan e Vincent.
Aveva la funzione di far notare quanto fosse potente il disco? Non credo, perchè a quel punto lo fai notare attraverso diverse persone che impazziscono. Perchè focalizzarsi su uno solo se poi non ha un ruolo importante nella storia?

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Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: dom gen 08, 2017 11:18 pm 
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Iscritto il: gio ago 20, 2009 12:26 pm
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alemans123 ha scritto:
Un altra cosa su cui ragionavo nel pomeriggio e su cui senza accorgersene mi ha fatto ragionare Wolkoff è il ruolo del biondino in questo albo. Non ho capito la sua funzione.

Aveva la funzione di far pensare a un assassino? No o almeno non credo in quanto l'intera storia è incentrata sulla vicenda di Dylan e Vincent.
Aveva la funzione di far notare quanto fosse potente il disco? Non credo, perchè a quel punto lo fai notare attraverso diverse persone che impazziscono. Perchè focalizzarsi su uno solo se poi non ha un ruolo importante nella storia?


Posto che non risiedo in affitto nel cervello della Baraldi e non so cosa pensasse a livello intenzionale quando ha messo su quel personaggio, se ti riferisci al "biondino" della prima scena, come diceva Quelo (di Guzzanti) la risposta è... la seconda che hai detto. E stop.
Quel ragazzo - il lettore ideale di questa storia forse, visto come lo tratta mammina :mrgreen: - non ricompare in nessuna altra scena, e lì serviva semplicemente per metter in evidenza in quanto vittima gli effetti incrediiiiibbbbbili del vinile Killing Machine. Al massimo il problema è Mari che disegna altri due tizi affetti dalle conseguenze di quel disco con una chioma dorata e con fattezze simili. Ma non sono lui. Uno è l'ipertatuato che si sgnoccola la gnocca finendo senza capezzoli: se ci fai caso oltre ad avere due spalle che sono il triplo del darkominkia, ha anche una selva di orecchini sul lobo destro (p.28) che non corrispondono al singolo bottoncino del regazzetto. L'altro è un dj affermato ed adulto, che massacra tipe nei cessi prima di lanciare in console il disco maledetto :* :tc:

Quindi i casi sono almeno tre, senza contare la bagarre che non ci viene fatta vedere, e sempre causata dal disco, all'Eden of Rock, dove la barista svalvola di brutto e comincia a provare piacere nello spaccare bottiglie in testa ai clienti, mentre ronza il solito vinile in sala.

Spoiler!
... e per fortuna che non c'era il Nigredo di mezzo. Cossu capirà :roll:


ALOHA SPIN THE BLACK CIRCLE*


*dedicato ad un forumista storico come Craven, socio ideale del TenClub :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: dom gen 08, 2017 11:47 pm 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
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Località: Corbetta
Mmhh... ottimo!! Avevo sbagliato io a pensare che fossero sempre lo stesso personaggio. Chiedo venia! Bene bene, questo alza di 0,25 il voto alla storia. Da 2 va a 2.25 :-) :-)
Neanche a Miseria e Crudeltà avevo dato così poco. Eh va beh!! Dai, che il prossimo albo della Baraldi sia migliore di questo!!

Thanks Wolk!

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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 12:21 pm 
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Iscritto il: mer lug 08, 2015 1:49 am
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Bene, eccomi qua. Ringrazio Wolkoff per la menzione e la lucidatura, anche se forse dopo aver letto questo post passerà dalle pelli di daino a stracci di recupero.
Il filo di internet che il continente africano mi accordava mi ha permesso di leggere la prima pagina dei commenti su questo albo, preparandomi al peggio del peggio. Probabilmente questo è uno dei motivi per i quali la storia non mi è dispiaciuta.

Eh. Mentre leggevo le prime pagine mi sono perfino reso conto che io volevo che la storia non mi piacesse, cosa nei fatti poi disattesa. Il motivo della diffidenza immagino si possa rintracciare nella sensazione che non fosse necessario andare a toccare ancora il passato di Dylan, se non altro perché introduce dei piccoli problemi di continuity, da leggere alla luce di una più grossa questione che riguarda l'approccio, e che vedremo fra poco.

"Questo non è Dylan".
Non sono d'accordo, nel senso che non ho trovato niente nell'albo che non sia perfettamente compatibile con il personaggio. Chiaro: la Baraldi non è Sclavi, ma chi altro lo è?
Se qualcuno ha la sensazione che questo non sia Dylan, può essere solo per il non ritrovare quelle atmosfere pennellate a suo tempo dal Tiz nazionale. Ma temo che questa sensazione sia semplicemente esacerbata dal confronto con altri albi simili (in primis l'ovvio Lungo Addio), perché questa prova della Baraldi mi pare meno lontana dagli intenti originari rispetto a dozzine e dozzine di gialletti senza nerbo dei quali ogni volta mi sorprende perfino il titolo, tanto sono stati dimenticabili.

L'indagine/non-indagine dell'albo è più che altro un pretesto per permettere ai flashback di dipanarsi, e di raccontare la storia di questa grande amicizia.
Mi è piaciuta discretamente tutta la faccenda della macchina, "On n'échappe pas à la machine", non semplicemente una menata sullo showbiz, ma un qualcosa di più complesso e inquietante. Bene, molto bene aver tirato in ballo John Ghost: lui rappresenta in pieno quella zona surreale al confine tra gli orrori del capitalismo assassino e quelli perturbanti dell'inumano, ed è un personaggio sul quale ripongo grandi aspettative (che temo saranno tradite).

Ecco, però tirare fuori il passato crea sempre qualche forzatura, coi relativi problemi annessi.
Ci sono due modi di raccontare il passato di personaggi che sono in pista da decenni.
Il primo è quello del Paperon De Paperoni di Don Rosa. Per lui l'esistenza del papero più ricco del mondo si colloca a cavallo tra il 1867 e il 1967, e quindi i suoi vent'anni andranno sempre raffigurati nel diciannovesimo secolo, mentre ogni nuova storia "standard", che lo ritrae anziano in compagnia dei nipoti, è da collocare negli anni '40/'50 del ventesimo.
Il secondo è quello più classico, diciamo dei Simpsons. La necessità di mantenere le età immutate e lo show al passo coi tempi (oltre a quella di dover ricorrere a storie sul passato, che sì, anche per me è una furbata), porta a spostare sempre più in là l'asse temporale, tanto che all'inizio la giovinezza di Homer e Marge è puramente seventies, mentre adesso siamo arrivati fino agli anni '90, e forse anche più in là.

Ora: questa storia nasce nel cuore di quello che Sclavi non ha detto, ma giustifica la sua esistenza grazie a qualcosa che invece Tiziano ha detto molto chiaramente, e cioè che quando si parla del passato di Dylan bisogna essere elastici, perché niente vieta loro di stravolgerlo completamente a piacimento. È la teoria dei "tanti Dylan", non a caso sbandierata nei mesi passati da Recchioni.
Questo consente di risolvere tutti gli stridori fra gli Anni Selvaggi e quanto sappiamo già del passato di Dylan, tipo i suoi esordi ancora alcoolici del Numero 200. Risolvere, o perlomeno non doversene curare troppo. D'altronde era stato fatto anche in passato senza troppi patemi (i vestiti sempre uguali sono per Lillie o per la tipa della storia con Martin Mystere?).

Io credo che se questa storia l'avesse scritta Sclavi, non solo sarebbe stata molto migliore, ma avremmo tutti accolto con soddisfazione la rivelazione di dove nasca il quinto senso e mezzo o l'idea di entrare in polizia. Trattandosi della Baraldi, abbiamo la "rabbia" di doverla considerare canone o la tentazione di non farlo, ma è proprio lì che si nasconde il vulnus.

*La forza di questa storia, il motivo per il quale ce ne ricorderemo, è unicamente l'aver voluto narrare il passato dell'old boy. Se vale la teoria del passato riscrivibile e degli infiniti Dylan, allora cosa ci rimane?*

La risposta è: niente. In quel caso Gli Anni Selvaggi non sarebbe altro che un mero divertissement, pienamente smentibile l'anno prossimo da un numero nel quale si vede il Dylan diciottenne entrare in polizia in seguito a un infortunio che pregiudica la sua carriera calcistica. Se vale tutto, questa grande amicizia svanisce nel nulla, e la dolce Emily Pie rimane solo un sogno, un'ipotesi.
Infiniti Dylan = nessun Dylan. Questo non giova al personaggio. Per sperimentare c'è già il Color Fest.

Si tratta, se ci pensate, della stessa cosa successa con gli amichetti invisibili della Barbato. In Pete Brennan appaiono e scompaiono in una vignetta, e quindi a nessuno importa granché della loro perdita (primo errore). Ma ehi, a Dylan sì, quindi tutto sommato va bene. Poi però si cancella tutto con Cose Perdute, svilendo completamente la storia precedente (secondo errore) e facendo passare Dylan per un portatore di handicap che scambia bambine in carne e ossa per nonsisacosa (Paola, Paoletta mia...)

Per tutti questi motivi, assegno un 7 alla storia. L'aver svelato qualcosa di più sulla vita di Dylan mi permetterà di ricordare questo numero (cosa fondamentale), anche se resta il rammarico che a farlo sia stata la Baraldi, che comunque porta la storia a casa con alcune trovate convincenti.
Nel caso una storia futura rimetta tutto questo in discussione, il voto passa automaticamente da 7 a 0.
(Perdono per il post-fiume).


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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 1:07 pm 
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:D Mi sa che questa volta la lucidità (del discorso) ti ha abbagliato :wink:

Papercop ha scritto:
[q]uesta storia nasce nel cuore di quello che Sclavi non ha detto, ma giustifica la sua esistenza grazie a qualcosa che invece Tiziano ha detto molto chiaramente, e cioè che quando si parla del passato di Dylan bisogna essere elastici, perché niente vieta loro di stravolgerlo completamente a piacimento. È la teoria dei "tanti Dylan".

Trattandosi della Baraldi, abbiamo la "rabbia" di doverla considerare canone o la tentazione di non farlo, ma è proprio lì che si nasconde il vulnus.

Se vale la teoria del passato riscrivibile e degli infiniti Dylan, allora cosa ci rimane?
La risposta è: niente. In quel caso Gli Anni Selvaggi non sarebbe altro che un mero divertissement, pienamente smentibile l'anno prossimo da un numero nel quale si vede il Dylan diciottenne entrare in polizia in seguito a un infortunio che pregiudica la sua carriera calcistica. Se vale tutto, questa grande amicizia svanisce nel nulla, e la dolce Emily Pie rimane solo un sogno, un'ipotesi.
Infiniti Dylan = nessun Dylan. Questo non giova al personaggio. Per sperimentare c'è già il Color Fest.


Invece io temo che questo albo sia uscito proprio nell'ottica del "vale tutto" de-responsabilizzato pur di suscitare interesse, ecchissenefotte di rileggere gli altri albi e rispettare il personaggio. Non tanto gli eventi che lo condizionano in successione cronologica, perché quelli sono pieni di buchi e rivisitabili, ma proprio quelle che sono le sue caratteristiche quanto a credibilità infra-genetica, costruita a suon di albi. Ma andiamo... uno che esce terrorizzato come un pesce fuor di boccia dal rave di Dopo Mezzanotte o dal concertaccio di Golconda!, e poi mi si viene a dire che ha avuto un passato in un gruppo glam-metal-post-punk-oquellochessia (visto che ci sono anche molte incongruenze di periodizzazione musicale?)

Questa non è elasticità ripensante, e neanche stravolgimento in progress. Questo è paraculismo dozzinale. E' entrare in sala operatoria col guantone da baseball, e la mazza al posto dell'anestesista :dito: .

Sclavi sapeva bene cosa NON dire. Adesso pur di dire qualcosa e farsi notare bisogna sputtanare il resto.
Non si pretende qualcosa che aderisca ad un canone (che non c'è), ma almeno un po' di rispetto per la credibilità nell'avvicinarsi alla dimensione intrinseca del personaggio e quello che ne deriva. Il COME di cui si parlava prima con Don Cristo e V.M.
E non solletica molta l'idea di infiniti Dylan multi-dimensionali a seconda di chi capita a tiro, per quanto sia legittimo che ogni autore ci metta del suo contribuendo alla testata, dal proprio punto di vista personale, come stile ed idee. Qui però non c'è nessun punto di vista, solo una fanfiction dell'ultim'ora appiccicabile al resto... se va bene va bene, altrimenti c'avemoprovatolostesso.

Già la scomposizione multipla del personaggio su più sedi tra loro imprecisabili, come rapporti (PdM, Regolare, OldBoy, CF), è sintomo di come non sapendo che pesci pigliare, meglio gettare più reti anche in aria e poi vediamo se accalappiamo quel gusto o quell'altro. Neanche un polpo può tenere il tentacolo in tante scarpe senza annodarsi prima o poi :( .

Ben venga la riscrittura e la rivisitazione.
Ma qui si è fatto altro. E come se non bastasse l'albo è scritto anche male, con dei pipponi retorici da 12enni in fase pre-ribellione e una sceneggiatura che gira a vuoto nel solo mondo dei ricordi...farlocchi.


SHINING CRAZY ALOHA

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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 1:21 pm 
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Don Cristo ha scritto:
@ Lestat

Secondo me la cosa più interessante, in tutto questo casino, è che quando DYD ha cominciato a uscire il suo target erano precisamente i ragazzi ambosesso fra i 15 e i 25 (oh, io conosco tantissime donne che lo leggevano con piacere negli anni '80), che poi erano quelli che vedevano i film di Wes Craven e John Carpenter, ascoltavano De Andrè e gli AC DC e leggevano Calvino, Stephen King e Edgar Lee Masters.
Ora la gran parte dello zoccolo duro di DYD sono i trenta-quarantenni che seguivano DYD già allora o hanno iniziato comunque negli anni d'oro; aumentare le vendite vuol dire attrarre anche ALTRE categorie di lettori cioè i millennials, che hanno gusti molto diversi - che probabilmente è la ragione per cui l'attuale gestione a volte pare schizofrenica e passa da una cosa come La macchina umana all'albo di questo mese.


Ma in realta',anche in un passato piu' o meno glorioso capitava questo alternarsi tra albi di un certo tipo...e albi di un tipo peggiore\diverso(a seconda dei casi).
Personalmente,non ne farei tanto una questione di "l'autrice si rivolge a",che mi sembra un modo sbagliato di vedere e valutare le cose.E che poi alla fine si rivolge anche contro noi stessi,come in qualche modo dicevo prima.
Ci sono storie e storie.Albi e albi.Da sempre.Pero' c'e' chi giudica la storia,non per la storia...per l'autore che si rivolge a,e allora io trovo il tutto profondamente ironico.


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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 1:47 pm 
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Iscritto il: mer mag 04, 2011 3:00 pm
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Giovanni Trapattoni ha scritto:
Ma in realta',anche in un passato piu' o meno glorioso capitava questo alternarsi tra albi di un certo tipo...e albi di un tipo peggiore\diverso(a seconda dei casi).
Personalmente,non ne farei tanto una questione di "l'autrice si rivolge a",che mi sembra un modo sbagliato di vedere e valutare le cose.E che poi alla fine si rivolge anche contro noi stessi,come in qualche modo dicevo prima.
Ci sono storie e storie.Albi e albi.Da sempre.Pero' c'e' chi giudica la storia,non per la storia...per l'autore che si rivolge a,e allora io trovo il tutto profondamente ironico.

:| :?:

Guarda che banalmente si diceva solo che dalla Baraldi si sa esattamente cosa aspettarsi.
Che sia una strategia e un'ispirazione sentita è irrilevante.

_________________
l tuoi noti "sarcasmo" e "voglia di flammare" non attaccano con me. (cit.)

Quindi, sgarbato Dear?
Sì, come al solito.
Sta dicendo cose assurde?
Per niente. (cit.)


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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 2:21 pm 
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L'albo non è poi così atroce a una lettura veloce; tutto sommato si lascia anche leggere dai.
Però effettivamente questa storia di rimestare continuamente nel passato del personaggio è qualcosa di un po' fastidioso, se lo leghiamo al fatto che la famosa continuity è stata gestita veramente male e in maniera moolto raffazzonata (attendiamo ancora la storia che dia un senso alla presenza di Carpenter e Rania). E questi continui richiami sono anche spesso inutili: nella storia del bruco, ne dico una che mi è piaciuta molto e in cui ho respirato una parvenza di dylanianità, l'episodio legato al passato di Dylan poteva benissimo essere evitato per esempio.
Non parliamo della faccenda degli amici immaginari che mi ha fatto veramente cascare le braccia.

Cmq, mi sembra chiaro che oramai il trend sia questo e che si cerchi un tipo di lettori giovani e meno smaliziati di quanto possiamo essere qui sul forum. Pace.
Quello che mi dispiace è che questa poteva veramente essere l'occasione per fare toranre le atmosfere gotiche e horror nelle storie di Dylan (e non si parla solo di scene splatter ma di costruire l'atmosfera e la storia secondo certi canoni) cosa che sinceramente non ho percepito nemmeno un po'.


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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 2:22 pm 
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Iscritto il: mer lug 22, 2015 9:43 am
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Il frontespizio è carino, sicuramente meglio del penultimo. Sorprendente la citazione allo Snaggletooth dei Motorhead. Nel frontespizio!

Per quanto riguarda la storia io sono senza parole, è completamente avulsa da me, povero trentenne eterosessuale. È inclassificabile, è come farmi ascoltare reggae. Non è roba mia. Non è che mi fa schifo, non me ne pò frega de meno, è diverso. Spero sia servita almeno al suo scopo, cioè ad attirare le ragazzine con l'eyeliner nero, il poster di un bonazzo di qualche romanzo a la Twilight sul muro di casa e un dildo pigmentato di viola nel comodino.

Dal punto di vista della musica, a partire dall'introduzione di Recchioni, non è niente altro che un mischione senza alcun senso di generi musicali diversissimi (anche e soprattutto a livello attitudinale), periodi storici diversissimi, luoghi geografici diversissimi, accomunati da una idea/concezione del rock completamente sballata e retorica e da catechismo cattolico, senza neanche avere il coraggio di far vedere una striscia di cocaina. E non poteva essere altrimenti se fai quel mischione, se mischi glam metal e Joy Division. Inghilterra e Stati Uniti. Anni 70 e fine anni 80. Gesù mio. Potevano metterci Franco Battiato in piena fase spirituale che passava di lì in groppa a un cammello e avevano fatto la super combo.

Questo albo sembra scritto da gente completamente ignorante della musica di cui si sta parlando, tipo quando compaiono articoli di band metal su La Repubblica e si parla di band hard metal o rock metal. Già la definizione fa sorridere il vero ascoltatore. O come quando su Dylan Dog n. 341 parlano dei The Slayer. Errore che non va considerato una piccola e semplice svista, è proprio una gigantesca puttanata gravissima.

Tutto l'albo infatti si riduce ad una accozzaglia di semplicissime citazioni, con personaggi fisicamente simili a questo o quel musicista, o copertine di album in questa o quella vignetta. Cosa che in Dylan Dog c'è sempre, solo che qui si è semplicemente abbondato.

Non ho l'albo sotto mano e fortunatamente ho già rimosso quasi tutto, ma come ultimo esempio alla sua totale stupidità vorrei considerare la fine, dove la tizia della casa discografica della Ghost interagisce con un gruppo che fa una cover dei Guns and Roses. Dei Guns and Roses! Cioè un gruppo morto e sepolto, nel 1993.

Quindi forse non solo con questo albo hanno deluso il povero trentenne eterosessuale, ma pure il ragazzo sedicenne dark genderfluid con il piercing sullo scroto depilato, perché le varie citazioni non sono dirette a lui, che dei Guns e della musica che s'ascoltava sua madre non gliene pò fregà de meno.

Sul fatto che Dylan a vent'anni fosse così SFIGATO da fare il roadie (!!) in un gruppo sconosciuto (!!) mi tremano le mani solo a pensarci. Non mi sorprenderei se l'idea iniziale fosse stata che almeno suonava il basso, poi sostituito con il bassista muto che non dice nulla e non fa nulla se non bere la satanica birra e dare blasfemissimi baci con la lingua a ragazze di facili costumi, e che tra l'altro è addirittura il personaggio più riuscito.

Poi la continuity ci dirà se verrà risolto il problema del disco Killing Machine, che fa impazzire la gente e ha venduto/vende/venderà tantissimo. Se verrà mai ritirato, se ricomparirà, se sta continuity de li mortacci loro c'è o non c'è. Se scomparsa nel nulla la tizia assassina della Ghost che uccide uno dei suoi migliori e unici amici, Dylan farà qualcos'altro, se indagherà, se la cercherà, se denuncerà l'omicidio a Carpenter, o semplicemente è andato a casa a farsi un tè e una pippa.


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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 2:27 pm 
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Iscritto il: ven ott 10, 2014 1:54 pm
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Dear Boy ha scritto:
Giovanni Trapattoni ha scritto:
Ma in realta',anche in un passato piu' o meno glorioso capitava questo alternarsi tra albi di un certo tipo...e albi di un tipo peggiore\diverso(a seconda dei casi).
Personalmente,non ne farei tanto una questione di "l'autrice si rivolge a",che mi sembra un modo sbagliato di vedere e valutare le cose.E che poi alla fine si rivolge anche contro noi stessi,come in qualche modo dicevo prima.
Ci sono storie e storie.Albi e albi.Da sempre.Pero' c'e' chi giudica la storia,non per la storia...per l'autore che si rivolge a,e allora io trovo il tutto profondamente ironico.

:| :?:

Guarda che banalmente si diceva solo che dalla Baraldi si sa esattamente cosa aspettarsi.
Che sia una strategia e un'ispirazione sentita è irrilevante.


Banalmente e' la parola chiave.Vabbe'...
Tu sapevi cosa aspettarti?cosa sarebbe...un complimento,una critica?


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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 2:37 pm 
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Iscritto il: ven giu 27, 2003 10:00 pm
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Granger ha scritto:
Il frontespizio è carino, sicuramente meglio del penultimo. Sorprendente la citazione allo Snaggletooth dei Motorhead. Nel frontespizio!

Per quanto riguarda la storia io sono senza parole, è completamente avulsa da me, povero trentenne eterosessuale. È inclassificabile, è come farmi ascoltare reggae. Non è roba mia. Non è che mi fa schifo, non me ne pò frega de meno, è diverso. Spero sia servita almeno al suo scopo, cioè ad attirare le ragazzine con l'eyeliner nero, il poster di un bonazzo di qualche romanzo a la Twilight sul muro di casa e un dildo pigmentato di viola nel comodino.

Dal punto di vista della musica, a partire dall'introduzione di Recchioni, non è niente altro che un mischione senza alcun senso di generi musicali diversissimi (anche e soprattutto a livello attitudinale), periodi storici diversissimi, luoghi geografici diversissimi, accomunati da una idea/concezione del rock completamente sballata e retorica e da catechismo cattolico, senza neanche avere il coraggio di far vedere una striscia di cocaina. E non poteva essere altrimenti se fai quel mischione, se mischi glam metal e Joy Division. Inghilterra e Stati Uniti. Anni 70 e fine anni 80. Gesù mio. Potevano metterci Franco Battiato in piena fase spirituale che passava di lì in groppa a un cammello e avevano fatto la super combo.

Questo albo sembra scritto da gente completamente ignorante della musica di cui si sta parlando, tipo quando compaiono articoli di band metal su La Repubblica e si parla di band hard metal o rock metal. Già la definizione fa sorridere il vero ascoltatore. O come quando su Dylan Dog n. 341 parlano dei The Slayer. Errore che non va considerato una piccola e semplice svista, è proprio una gigantesca puttanata gravissima.

Tutto l'albo infatti si riduce ad una accozzaglia di semplicissime citazioni, con personaggi fisicamente simili a questo o quel musicista, o copertine di album in questa o quella vignetta. Cosa che in Dylan Dog c'è sempre, solo che qui si è semplicemente abbondato.

Non ho l'albo sotto mano e fortunatamente ho già rimosso quasi tutto, ma come ultimo esempio alla sua totale stupidità vorrei considerare la fine, dove la tizia della casa discografica della Ghost interagisce con un gruppo che fa una cover dei Guns and Roses. Dei Guns and Roses! Cioè un gruppo morto e sepolto, nel 1993.

Quindi forse non solo con questo albo hanno deluso il povero trentenne eterosessuale, ma pure il ragazzo sedicenne dark genderfluid con il piercing sullo scroto depilato, perché le varie citazioni non sono dirette a lui, che dei Guns e della musica che s'ascoltava sua madre non gliene pò fregà de meno.

Sul fatto che Dylan a vent'anni fosse così SFIGATO da fare il roadie (!!) in un gruppo sconosciuto (!!) mi tremano le mani solo a pensarci. Non mi sorprenderei se l'idea iniziale fosse stata che almeno suonava il basso, poi sostituito con il bassista muto che non dice nulla e non fa nulla se non bere la satanica birra e dare blasfemissimi baci con la lingua a ragazze di facili costumi, e che tra l'altro è addirittura il personaggio più riuscito.

Poi la continuity ci dirà se verrà risolto il problema del disco Killing Machine, che fa impazzire la gente e ha venduto/vende/venderà tantissimo. Se verrà mai ritirato, se ricomparirà, se sta continuity de li mortacci loro c'è o non c'è. Se scomparsa nel nulla la tizia assassina della Ghost che uccide uno dei suoi migliori e unici amici, Dylan farà qualcos'altro, se indagherà, se la cercherà, se denuncerà l'omicidio a Carpenter, o semplicemente è andato a casa a farsi un tè e una pippa.


io l'albo l'ho criticato, ma certe critiche non le capisco, che ti aspettavi, che dylan incontrasse axel rose , magari mentre girava il video di terminator 2 ? così ci scappava pure una storia horror mitica con terminator che sparava ai bloody hell. Oppure ti aspettavi una storia sulla storia del rock ? boh


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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 2:58 pm 
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Non mi aspettavo niente di ciò, e comunque non parlavo di cosa mi aspettavo, ma di cosa ho letto


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 Oggetto del messaggio: Re: #364 - Gli anni selvaggi
MessaggioInviato: lun gen 09, 2017 3:57 pm 
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wolkoff ha scritto:

Invece io temo che questo albo sia uscito proprio nell'ottica del "vale tutto" de-responsabilizzato pur di suscitare interesse, ecchissenefotte di rileggere gli altri albi e rispettare il personaggio. Non tanto gli eventi che lo condizionano in successione cronologica, perché quelli sono pieni di buchi e rivisitabili, ma proprio quelle che sono le sue caratteristiche quanto a credibilità infra-genetica, costruita a suon di albi. Ma andiamo... uno che esce terrorizzato come un pesce fuor di boccia dal rave di Dopo Mezzanotte o dal concertaccio di Golconda!, e poi mi si viene a dire che ha avuto un passato in un gruppo glam-metal-post-punk-oquellochessia (visto che ci sono anche molte incongruenze di periodizzazione musicale?)

Questa non è elasticità ripensante, e neanche stravolgimento in progress. Questo è paraculismo dozzinale. E' entrare in sala operatoria col guantone da baseball, e la mazza al posto dell'anestesista :dito: .

Sclavi sapeva bene cosa NON dire. Adesso pur di dire qualcosa e farsi notare bisogna sputtanare il resto.
Non si pretende qualcosa che aderisca ad un canone (che non c'è), ma almeno un po' di rispetto per la credibilità nell'avvicinarsi alla dimensione intrinseca del personaggio e quello che ne deriva. Il COME di cui si parlava prima con Don Cristo e V.M.
E non solletica molta l'idea di infiniti Dylan multi-dimensionali a seconda di chi capita a tiro, per quanto sia legittimo che ogni autore ci metta del suo contribuendo alla testata, dal proprio punto di vista personale, come stile ed idee. Qui però non c'è nessun punto di vista, solo una fanfiction dell'ultim'ora appiccicabile al resto... se va bene va bene, altrimenti c'avemoprovatolostesso.

Già la scomposizione multipla del personaggio su più sedi tra loro imprecisabili, come rapporti (PdM, Regolare, OldBoy, CF), è sintomo di come non sapendo che pesci pigliare, meglio gettare più reti anche in aria e poi vediamo se accalappiamo quel gusto o quell'altro. Neanche un polpo può tenere il tentacolo in tante scarpe senza annodarsi prima o poi :( .

Ben venga la riscrittura e la rivisitazione.
Ma qui si è fatto altro. E come se non bastasse l'albo è scritto anche male, con dei pipponi retorici da 12enni in fase pre-ribellione e una sceneggiatura che gira a vuoto nel solo mondo dei ricordi...farlocchi.


SHINING CRAZY ALOHA


Allora le questioni sono diverse.

Per quanto mi riguarda ci possono tranquillamente stare critiche sull'intreccio o sulla qualità della sceneggiatura, fermo restando che da un Dylan diciottenne e che ancora non ha visto niente posso aspettarmi qualcosa "di meno" rispetto a quello a cui ci hanno abituato. Meno brillante, ecco (non che io creda che la cosa sia voluta, beninteso).

Per quanto riguarda il "vale tutto" invece: boh. Al momento, i Bloody Hell sono canone. Ci troviamo a parlare di fanfiction perché è scritto male (opinabile), perché è implausibile (secondo me non lo è) o perché è della Baraldi nell'era Recchioni?
Poi ripeto, se salta fuori che veramente questo è il passato di Dylan 762352 allora sono pronto a ricredermi.
Parlare del passato è cheap hype, siamo d'accordo, ma niente che non sia stato fatto prima.

Per il resto, infine, si può discutere sui singoli aspetti che sarebbero poco in linea con la consuetudine del personaggio.
A mio modo di vedere, il Dylan roadie modesto e riflessivo, che suona il clarinetto nei camerini e ha un'idea pura del rock and roll non è dissimile da quello di Sclavi. Il Dylan di Sclavi odia le folle, ma ama l'heavy metal, e soprattutto ha 15 anni di più. Ci sta che non sia a suo agio nei contesti completamente sopra le righe di Golconda! o Dopo Mezzanotte.


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