Credo che non commentare sarebbe la cosa più utile davanti a patacche simili, offensive verso l'intelligenza media di qualsiasi lettore, da quello dell'ultim'ora al trentennale stabile. Infatti per adesso non commenterò la storia in sé, ma solo un fattore
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SPOILER
SPOILER
SPOILERAlbi tipo questo dimostrano come ravanare strumentalmente nel passato posticcio (e reinventato alla bisogna) del Nostro sia come minimo controproducente, se non ai limiti della vergogna editoriale. Dovrebbe creare in teoria un appiglio di hype iniziale per attirare nonsisachi, ma finisce per affossare ulteriormente - fino al ridicolo, come in questo caso - la credibilità del personaggio in sé...e della sua vita per trent'anni su stampa.
E' ufficiale: hanno rotto, e non solo me, con questo cercare di sfruttare il "non detto" - volontariamente, da Sclavi - di questo passato per trovare spunti quantomai fuori luogo e lontani dai
desiderata del presente di chiunque. A noi servono storie interessanti horror, non pensare di trovare dell'orrido in ogni minkiata che si suppone abbia fatto Dylan chissaquando e finora ignota, da rivelare con degli scoop di quartordine da tabloid raffazzonabile su misura
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Lasciando perdere l'incapacità fumettistica delle Baraldi, che forse sui romanzi si trova più a suo agio, qui nel giro di pochi mesi ogni scusa è buona per scoprire... cosa faceva Dylan Junior col nonnino, di che malattie soffriva da bimbo, con quali amici immaginari si trastullava, perché è diventato vegetariano per un bruco, etc. In questo albo ci si è superati nel magnifico quadruplete
miglior amico di giovinezza/ origine del motto "5°senso e 1/2"/ ragioni dell'arrivo in polizia/ periodo di disintossicazione post-Lillie.
Si sta esagerando. Per mancanza di altre idee? C'è sempre l'ippica o l'impiccagione come attività alternativa.
E tra l'altro tutto si rende ancora più penoso col tentativo coatto di ricondurre questo passato implastifi(c)cato al futuro del progggggettone magno, rinfacciandoci l'alone onniqualunque della
Ghost & co in ogni retroscena più o meno smaccato, come marchio (promozionale) di fabbrica, distintivo di quel che si rimugina a margine per nuovi orizzonti.
Poco tempo fa mi ero espresso a favore dell'annata 2016 per qualità in rialzo delle storie.
Spero di non dovermi ricredere per l'anno che verrà, visto che con questo albo targato Gennaio 2017 si è cominciato malissimo. Ma forse è il dazio scaramantico da pagare, finché non colano le lenticchie dalle mutande o s'inciampa nello zampone
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ALOHA GLI ANNI PAGLIACCI