Di sicuro è un CF ammirabile: nel senso letterale "da ammirare", quanto a lato disegni, davvero fabulosi in molteplici aspetti, di tavola in tavola. Per questo meriterebbe l'acquisto a prescindere, anche solo per avvicinarci ad altri "linguaggi" grafici (cit.
V.M.) che permettono di ampliare l'orizzonte dylaniesco verso il mondo del fumetto "altro" rispetto a quello canonico. D'altronde le contaminazioni dovrebbero essere il benvenuto pane di questa testata, e qui c'è anche un companatico sperimentale di tutto riguardo tra talenti multiformi, colorazioni caleidoeclettiche e figurazioni mai scontate
.
In tutta sincerità, tuttavia, le storie in sé sono davvero povera cosa, quanto ad impatto "da incubo". Non una grigia straccioneria, ma un'impolverata fumosamente scialba ed esile di un qualcosa che dovrebbe dis-incarnare i principi della paura entro il fiabesco. Anche come presunte "fiabe nere" non rendono un granché, giusto per ricollegarci al must di
Enna/Roi di qualche CF-fa, come punto di riferimento... distante
.
Non so se sia una coincidenza, ma alla fine lo schema fiabesco di queste storie prevede sempre un Dylan "adulto/principe" farsi trascinare da una ragazzotta/tardoadolescente in qualcosa che la turba più o meno direttamente, in quell'età così critica, colma di fantasmi, languori, ormoni e suggestioni ancora non metabolizzate. Per questo più che favole nere, mi sembrano da un certo punta di vista favole
fucsia, dove il rosa dei
diari coi fiorellini si congiunge (in teoria, perlomeno) col
nero dell'incubo... senza emo ferire, fortunamente
E tra l'altro, senza rispolverare gli studi da V.
Propper in poi o i classici di
Andersen, Basile, Perrault, etc, checché ne dicano i redazionali, se ci limitiamo al
genre come format letterario, non si tratta propriamente di "favole", ma più di fiabe, che contavano comunque una sovrastruttura moralizzante all'interno della narrazione, senza mettere la volpe già ubriaca di fronte all'uva in tinozza.
Se non altro trovo incoraggiante l'atmosfera vivace e la leggerezza di fondo, che almeno ci evita maestranze di pipponi esistenziali o retro-considerazioni metadylaniate come i Granpensatorautoinvestiti tipo
Ausonia o
Aka B .
Copertina convincente e in tema. Sembra veramente l'illustrazione da un libro di fiabe di qualche secolo fa, come stile retrò. Peccato per le spallacce di Dylan e per il logo ormai sempre più evanescente con quelle trasparenze su trasparenze che ormai hanno rotto tutte le palle possibili al sottoscritto.
Sarebbe una favola tornare al
bicromatico...
Qualche dettaglio sulle singole, con
SPOILER random:
La ragazza che moriva ogni notteA lettura completata è la migliore del pacco secondo me
.
E' una festa allegra per gli occhi e per lo spirito, anche dei personaggi coinvolti. La trama, non c'è bisogno di dirlo, è quasi disneyana nella semplice riproposizione del mito di Persefone/Ade in ambito metro-Londonesco, ma tutto quello che la circonda si lascia apprezzare (e simpatizzare) in modo naturale, senza forzature o colpi ad effetto, grazie a dialoghi briosi & ricercati. Forse chiamare il lavoro di Pagliaro "disegni" è un po' riduttivo, e sarei curioso di sapere che tipo di indicazioni abbia potuto dargli in sceneggiatura Uzzeo per indirizzare (o contenere) il suo estro difforme. Ogni vignetta merita un momento d'attenzione in più.
Credo Irma fosse sottocarica, se per la storia delle resurrezioni il New Boy ritorna addirittura (
) a ricercare spunti in una biblioteca. Forse si poteva far qualcosa di meglio con la sospensione psico-onirica del tutto, visto che le prime quattro pagine sono fuorvianti come registro rispetto al resto della storia... abbastanza lineare in sé.
La regina di polvere e stracci La più "fiaba" del terzetto - v. considerazioni sul ruolo dell'eroe. Ed anche la più triste, a conti fatti, contrariamente a molte fiabe. Come disegni il grigiore sfumato di fondo rende benissimo la malinconia fatata dietro cui si celano i luoghi "altri" rispetto alla fredda coscienza del cemento. Splendida Maeve versione squatter: visto il clima molto cartoonesco della storia, direi "Kawai!!!
" per quei suoi occhioni così pieni di vita, stretta dal freddo o ad una mano che vorrebbe ajutarla.
Forse come storia evapora in modo un po' affrettato o simbolistico (farfalle a parte) senza dire nulla che già non si sapesse, mentre si dilunga troppo (a scapito del resto) sulle ipocrisie di comodo del linguaggio buro-istituzionale, il vero affabulatore
weirdly correct di questi tempi. E ancora na' vorta tocca a J.Ghost disincantare i luoghi della juvine anima dylaniatia, speculandoci di perculaggio. Comunque i gendarmi bestiali mi sono piaciuti parecchio, loro sì da favola, anche se una favola più ambrosiniana (v.
Napoleone o inferni vari) che per bimbi da appisolare...
Il tuo amore, il mio odio Sono meno entusiasta di altri commenti precedenti nel forum. Di collegi posseduti da educande zozz&sanguinarie (v.
Suspiria o
La Dea Madre, rimanendo su DD) se ne sono visti a dozzine. Questo non aggiunge nulla, e di macabro vintage non ci vedo altrettanto nulla. Speravo in una narrazione più sincopata o rapsodica dopo le prime promettenti pagine, ma poi si adagia su ritmi normalissimi senza punte di stile degne di nota. Dylan ipnotizzatore non si vedeva da vent'anni o forse più, e sinceramente non ne sentivo la mancanza. Alla fine vagola per i corridoi e le biblioteche dell'istituto, inciampa in un diario clou che NON LEGGE per intero, e parlotta freddure con una tipina molto sveglia - pagherei oro per vedere un'adolescente così nel prossimo albo
teen spirit della
Baraldi, ma ho seri dubbi
Buoni i disegni molti personali,
ça va sans dire - non capisco le polemiche in rete, e poi in certi punti s'intravede uno pseudo-
Micheluzzi - anche se ripetitivi, colori compresi; molto buone la lacrime che si carnificano come vermi da cadavere. Il finale vorrebbe salvare la percezione "da fiaba" ma secondo me ci riesce in modo raffazzonato se non quasi puerile. Ma forse anche questo fa parte della favola che ci vogliono raccontare...
C'ERA UNA VOLTA ALOHA, ADESSO C'E' ANCORA...E VIVE FELICE E CONTENTO