Cravenroad7

Se per Sclavi Dalì, Matisse, Topor o Magritte erano pop, o lo dovrebbero diventare una volta su Dylan, allora meglio popparsi altro. Speriamo non sia andato a vedere l'inaugurazione della Nuvola all'EUR altrimenti in qualche prossima edizione variant ci trovi in omaggio il codice QR per stamparla in 3D

ALOHA FU(C)KSAS

Sogno un forum di soli Dip, Dear, Don, Wolk, Alemans e Piccatto. E ovviamente i mod e gli admin e Rrobe.
Anche solo per discutere del cesso di copertina Wharoliana.

Ma nessuno di loro è pop. Io Sclavi lo facevo fauvista infatti. Mah. Se lo dice lui...

Attento con sti termini che ti sguanzaglia i bassotti

Io, vista l'ultima copertina, sono per il monocromatismo perpetuo.

Se lo dice Lui.

Che Tiz le copertine le farebbe così:
https://www.google.it/search?q=mike+all ... 22&bih=655

A me Allred piace, anche come copertinita, ma non penso che funzionerebbe in edicola in Italia.
A me piace, da sempre, un semipittorico per le copertine (vedi JD, Orfani e via discorrendo), che invece Tiz trova vecchie.
Cerchiamo una mediazione tra i nostri punti di vista da sempre.

Ma non sarà una di quelle cose assurde che dice come quando ripete che è vecchio?
La pop art dopo gli anni 70 è spersonalizzazione e banalità, dopo il transavanguardismo poi in Italia è diventata ancora più inutile. Sclavi è stato un anticipatore come il Rosso Fiorentino o come Cezanne, i disegni di Stano richiamavano l'espressionismo di Schiele.
Io ci vedo la die brucke sin dal primo numero, ci vedo lo sturm und drang in capolavori come memorie...
Dove sta la pop art?

Rispettando Sclavi e i suoi gusti, nemmeno io penso che copertine pop funzionerebbero in Bonelli e su Dylan Dog in particolare, salvo forse una tantum.
Il Cavenago che preferisco è quello più pittorico, tale e quale che sull'Old Boy e questo mi piacerebbe rivedere sulle nuove copertine. Poi quella del numero della Baraldi non mi dispiace, l'unica negatività mi viene da Dylan, dal suo volto, ma se è questo che c'è nella storia...

Il rischio di una trama del genere è quello di banalizzare una tranche del passato di Dylan (per quanto probabilmente innocua e ininfluente nella sua storia) piegandola a fini narrativi personali (un autore che vuole ritrarre un certo ambiente e una certa epoca) che alla fine può avere, per quanto pure ben scritta e ben calata nel contesto, persino plausibile, un senso di qualcosa di spurio, di estraneo, persino pacchiano e stucchevole. Un po' come successo nei Simpson: vi ricordate quell'orrendo episodio con Homer cantante alla Cobain?

...senza contare che al giorno d'oggi riproporre la pop art sappia proprio "di vecchio", essendo un fenomeno ormai al massimo (volutamente) vintage, in qualsiasi ambito del design.



Infatti, io non prenderei ad litteram come Il Verbo, colato nelle trafile d'oro, tutto ciò che profferisce Meister Sclavien, anche a ritroso... né me ne farei uno scudo per accampare altro.

Un po' perché ama prenderci/-si in giro, un po' perché non vuole dare l'idea di essere una persona squadrabile né prevedibile, un po' per la hybris disallineata del genio, un po' per i capricci/dispettucci pre-senescenti, un po' perché se ne frega delle stesse interviste che gli fanno, un po' perché non ha bisogno di costruirsi un'immagine coerente di sé da propinare alla ribalta, etc. Capisco quindi che fare i conti con lui per questioni lavorative&creative non sia tanto lineare (specie adesso) poste queste premesse, anche perché spesso le sue dichiarazioni non corrispondono a quanto altri collaboratori fanno trapelare dagli intercorsi personali - v. questioni sulle storie auto-cestinate o spontanea volontà di tornare a scrivere. Cercare una convergenza logica tra quanto pensa/dichiara/realizza mi sembra un lavorio di ricostruzione abbastanza inutile.

Almeno che Marcheselli all'epoca non l'abbia plagiato, e non sia riuscito a fargli credere che lo Stano dei primi 4 o 5 Giganti era pop, dopo averlo mandato a letto con una bella tazza di tisana al Roipnol

ALOHA MAESTRO, MA NON GALLERISTA

Si ma a meno che io non abbia buttato nel cesso tutti i miei anni accademici o non mi sia rincoglionito del tutto, non ho mai trovato negli albi di Sclavi neppure qualcosa di lontanamente simile a Keith Haring, Mimmo Rotella, David Hockney, Robert Indiana, Andy Wharol, Jasper Johns, Yayoi Kusama, Roy Lichtenstein, Takashi Murakami, Tom Wesselmann ,Claes Oldenburg, Richard Hamilton, Robert Rauschenberg, David Hockney, Jeff Koons ecc. ecc.
Nè tantomeno ci ho mai trovato i Simpsons o Lady Gaga.
Io in Sclavi ho trovato Kirchner, Karl Schmidt-Rottluff, Munch, Kokoschka...
Forse avrò avuto le allucinazioni ma io sono quasi sicuro di averci trovato anche questo:

Per chi non lo conosce è il Ritratto di Karl Zakovsek di Egon Schiele.
Non è che anche a voi ricorda qualcosa?
Ed è solo uno dei tanti e tantissimi riferimenti.
E ne sono felice perché l'espressionismo è angoscia e disperazione mentre la pop art è una cosa totalmente agli antipodi.
Sono contento che Sclavi (come dice lui) ami la pop art ma nei fumetti alla fine ci metta l'espressionismo.

EDIT
voglio chiarire che molti autori pop art a me piacciono, Mattioli su tutti.
Solo che Sclavi non è pop art

Ok, ma tieni conto che alla fine Sclavi non disegna, e non so alla fine negli anni d'oro quanto abbia indirizzato in modo restrittivo l'impianto grafico dei veri disegnatori che si succedevano. Forse commettiamo l'errore di associare per para-immedesimazione la sua scrittura agli anni più ferventi (a livello espressivo) di tipi come Stano, Roi, Casertano, Mari, etc.

E' normale come tutti che abbia dei gusti e che questi gusti cambino o siano discutibili. Non gli spediamo certo Sgarbi incacchiato a casa per farlo ravvedere. E come compajono Schiele o Magritte, credo nascosti dai vari disegnatori ci siano anche riferimenti ad icone pop come Warhol o i Simpson nel corso delle varie annate. Il problema è considerare oggi questa deriva pop necessariamente attuale, come applicazione, anche quando comporti adattare (se non tarpare) l'evoluzione in progress di uno come Cavenago a queste direttive.



ALOHA KAWAIIIII !

KAWAIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Sulla tua riflessione sono d'accordo. L'importante è avere la consapevolezza di certe affermazioni e non etichettare tutto ad cazzum.

Quale onore Drake . Anche se guardando le ultime discussioni sono in netta minoranza

Dico la mia sul tema copertine. In effetti guardando le immagini postate da Rrobe noto che non sono molto diverse dalle prime copertine di Dylan Dog. Nella mia totale ignoranza pittorica associo la Pop Art ad uno stile fatto di linee nette, di colori molto vivi (brillanti e senza particolari sfumature) e contorni ben definiti. Le stesse immagini sono realistiche ma danno una impressione di cartoon. Caratteristiche che si possono ritrovare nelle copertine di Dylan Dog old style. Lo stile di Cavenago è invece uno stile nettamente diverso in cui le linee non sono nette, i contorni non sono definiti e abbondano le sfumature. Io ammiro molto di più lo stile di Cavenago (per intenderci quello delle copertine dei Maxi) che quello di Stano ma è un mio puro gusto personale. Le copertine finora disegnate per la serie regolare da Cavenago mi piacciono. Paradossalmente mi piace molto di più quella per l'albo della Baraldi nonostante non sia proprio pittorica.

C'è un grosso problema, però. Ed è l'importanza delle copertine. Negli anni novanta, quando DD era all'apice del successo, le copertine erano "poco" importanti. Ovvero DD avrebbe venduto ugualmente anche se in copertina ci fosse stato un fustino del Dixan. Oggi invece si cerca di accalappiare il lettore anche con la copertina. E per fare ciò si sono ideate copertine di "effetto" (tipo "la morte non basta" o "la magnifica creatura" o quest'ultima di "Dopo un lungo silenzio"). Si sta sperimentando molto. Mentre lo stile delle copertine si può dire non sia cambiato nei primi 200 numeri, esso è cambiato notevolmente negli ultimi anni di gestione Recchioni. Si passa dai puntini di Trash Island al nero di Nel fumo della Battaglia, al bianco di "Dopo un lungo silenzio" al tratto bianco e nero de "La magnifica creatura", al realismo zeppo di particolari di Mater Dolorosa al pittorico di Cavenago.

Per rispondere a Rimatt e Rrobe a pagina 24: con letterature d'anticipazione non intendevo fantascenza in senso ampio, bensí una visione del futuro con risvolti almeno in parte "positivi". Mi sembra che quello che predomini oggi sia una visione fortemente negativa, timorosa e distopica. E black mirror é particolare anche in un altro aspetto, cioé che il "futuro" che descrive é diverso dal nostro presente solo in un determinato aspetto tecnologico, divenuto ipertrofico.
(Nella mia ignoranza non so se gli autori citati da Rimatt rientrino in questa idea di "anticipazione non distopica/apocalittica"" che cercavo di esprimere. Comunque il titolo della nuova serie, anche se magari nei fatti andrá in tutt'altra direzione, a me la richiama per via dell'uso della parola domani.)