Cravenroad7

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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: sab ott 08, 2016 5:31 pm 
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Io voglio scrivergli! :D


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: sab ott 08, 2016 6:30 pm 
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rimatt ha scritto:
Ahimè, il teatrino dei comprimari è il prezzo da pagare (o meglio: che Berardi ha deciso di pagare) all'altare della serialità. Io non ci faccio quasi più caso; sta di fatto che, se Julia fosse una serie un po' più "asciutta" (che so, di 94 pagine invece che di 130) e se si ripulissero gli albi dalle sequenze non necessarie, credo che ci troveremmo di fronte – per tecnica narrativa, lucidità, precisione e acume – a una delle migliori collane dell'intera storia bonelliana.


E' quello che sostengo da anni (in pratica lo dico una volta su due o tre quando scrivo in questa discussione :) ). Numero canonico di pagine (come Dylan, Zagor e altri), ma soprattutto minor spazio alle solite scenette e maggior concentrazione sulle indagini e diventerei acquirente soddisfatto e fisso della serie.
Poi quando l'indagine in sé è interessante come quella di questo mese il superfluo juliesco influisce poco, scorre via e stop, quando invece è troppo insistente o la trama giallo-thriller latita abbiamo un numero che finisce col deludermi.

bertuccia ha scritto:
Io voglio scrivergli! :D


Non penso tornerebbe sui suoi passi nemmeno se gli scrivessero le stesse cose un numero consistente di lettori. Julia mi pare abbia una quota stabile di lettori discreta, migliore di altre serie per il tipo di fumetto, difficilmente così restando le cose andrebbero a modificare il prodotto.
Da lettore occasionale sono almeno contento ci sia pochissima continuity, potrebbero anche decidere di aumentarla per fidelizzare maggiormente i lettori (cosa che dubito funzionerebbe in ogni caso, anche su Dylan Dog) in caso di cali di vendita.
Personalmente ritengo che una maggior snellezza (di pagine, chissà magari anche di prezzo, comunque davvero più che invitante in proporzione alle pagine) porterebbe maggiori clienti. Indipendentemente da questo suggerirei alla Bonelli anche una maggior distribuzione nei supermercati, ho notato che, dov'è presente (in generale meno rispetto ad altre serie), attira acquirenti, soprattutto femminili.


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: dom ott 09, 2016 9:49 am 
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Sono dell'idea che nella sua concezione elitaria del tipo di fumetto, un fumetto "aristocratico", vedrebbe la riduzione delle pagine come uno smacco. Penso la stessa cosa dei " siparietti" che, sono convinta, lui veda come un'introspezione psicologica, un qualcosa in più da offrire a lettori particolari, più esigenti e maturi.
Quello che non capisce è che è un'introspezione
stantia, ripetitiva, basata su pochi, elementari, spunti psicologici da bancarella.
Il concetto stesso della mancata genitorialità di Julia, è affrontato con luoghi comuni irritanti e persino offensivi. Questo tormento interiore, è solo sfiorato con banali considerazioni, totalmente pretestuose, gettate nella storia solo perché ci devono stare. È difficile da spiegare, ma io sono convinta di una cosa: sono uomini che scrivono di psicologia femminile avendo preso, come ispirazione, Grand Hotel :mrgreen:


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: dom ott 09, 2016 11:55 am 
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Più o meno stessi pensieri. Le solite introspezioni, sempre quelle e troppe volte riproposte (ma è così anche per i soliti siparietti ripetitivi, tipo con Emily, ecc., ma lì il discorso se non la sostanza è diverso e più semplice). Vogliono dare spessore psicologico alla protagonista da una parte e dall'altra darle un'aria tormentata per creare empatia col lettore. Sembra andar di moda nei gialli il protagonista tormentato (anche lì spesso tristezze e problemi creati ad hoc e troppe volte riproposti, facendo un esempio: l'agente Erlendur dei romanzi di Indridason, col fratello perso nella tormenta quando era piccolo di cui in ogni romanzo se ne deve parlare, la figlia coi problemi di droga, ecc.). In Julia a mio parere questo riesce ancora meno: non le dà più spessore, riducendosi a parti monotone e non crea empatia né simpatia (personaggio troppo perfettino e freddino, inutilmente scalfito dalla malinconia). Poi che tormenti sono a ben guardare: quello dei genitori, ci sta il forte senso di mancanza, ma lì si insiste sui sensi di colpa per il ricordo che va smarrendosi (come ribadito, aveva tre anni :!: ), le incomprensioni con Ettore o altri poi sembrano solo i capricci di una lunatica irritabile e troppo esigente.
Per fortuna la bravura psicologica di Berardi è evidente coi personaggi che popolano ogni singola storia, in cui vale il metodo Simenon: un delitto o comunque un giallo, un fatto di cronaca nera, come pretesto per raccontare ambienti e psicologie. In questo Berardi è maestro.
Poi ogni volta che uno scrittore uomo si intrufola nella psiche femminile, non limitandosi a descrivere comportamenti esteriori, sono sempre un po' scettico, si tratti pure di Flaubert, Tolstoj, Joyce con la sua Molly o D. H. Lawrence che ne L'amante di Lady Chatterley arriva a descrivere le sensazioni che prova la protagonista durante un orgasmo :o Si tratta sempre di un uomo che per quanto geniale, espertissimo e competentissimo (penserei lo stesso se si trattasse di un eccellente psicologo dall'eccezionale carriera) prova a mettersi nei panni di una mente femminile e per quanto riesca ad avvicinarsi rimarrà sempre una forzatura.


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: dom ott 09, 2016 7:52 pm 
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A questo proposito mi fai venire in mente Mankell, scrittore svedese di gialli che adoro.
Anche lui in ogni libro spende gran parte delle pagine a descrivere i malesseri psicologici del protagonista (Il commissario Wallander) però, per quanto siano sempre gli stessi, non sono mai ridondanti o stucchevoli, ma suscitano grande empatia, spesso malessere. In questo caso l'unico malessere lo provoca dover arrivare in fondo.
Senza dimenticare l'odio per la protagonista.


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: dom ott 09, 2016 8:42 pm 
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Penso Wallander sia proprio uno dei prototipi del protagonista tormentato per creare una sorta di empatia col lettore. Però il personaggio è riuscito, a me piace, non è lui, semmai una certa prolissità (tutte quelle riunioni tra agenti in cui non si fa altro che riepilogare quanto il lettore ha appena appreso un capitolo prima :roll: ) che ha frenato il mio entusiasmo per la serie (tuttavia ho trovato almeno un paio di romanzi tra quelli che ho letto davvero buoni, non male nemmeno la riduzione televisiva con Branagh). La sua depressione è completamente plausibile e realistica, senza forzature, che forse ci sono nel rapporto con la figlia.
L'inquietudine che prova Wallander si trasmette al lettore, lo si rende partecipe, in questo caso lo scopo è raggiunto. In Julia no, prendiamo atto dei suoi malesseri, ma non riescono a toccarci, ne restiamo distanti, come lei è un personaggio distante, nonostante quanti sforzi possano essere fatti in proposito.
Ci sono personaggi, Bonelli e non, a cui ci si affeziona, indipendentemente dalla qualità delle storie, che si ritrovano sempre con piacere (magari pure lì selezionando qua e là) e pure Dylan Dog è tra questi. Invece Julia, almeno per me, si legge per la storia, non per la protagonista o i protagonisti fissi.


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: dom ott 09, 2016 9:06 pm 
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Iscritto il: gio lug 28, 2005 10:13 am
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Ma anzi, se io leggo Julia è per i comprimari, oltre che per la storia.
Mankell ha di grandioso che sdogana la fragilità, anche in un omone come si presuppone sia il commissario Wallander. A me ha aiutata a familiarizzare con le mie paure, i miei insuccessi, le mie titubanze e a farne un'arma vincente. Perché ho sentito che dietro il protagonista c'era lo scrittore, la persona viva e palpitante, immersa nelle stesse paure e negli stessi malesseri. Non era "manierismo" come quello di Berardi & c. che sembra più un compiaciuto esercizio retorico.


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: lun ott 10, 2016 10:57 am 
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Io non penso che Berardi consideri i siparietti più di quel che sono, né tantomeno che li ritenga perle di approfondimento psicologico; più semplicemente, queste situazioni che si ripetono più o meno simili in ogni albo – vere e proprie variazioni su un tema che non cambia mai troppo – sono il modo in cui lui interpreta la serialità bonelliana. Si sa che in passato Berardi ha faticato a gestire la mensilità di Ken Parker, che alla fine della sua avventura editoriale usciva a cadenza variabile, perlopiù bimestrale; tornato al timone di una serie regolare, ha voluto studiare una formula che gli permettesse di rispettare le pressanti scadenze senza eccessivi affanni. L'ha trovata, per quanto anche così la redazione di Julia sia famosa per lavorare agli albi fino all'ultimo secondo disponibile (colpa del perfezionismo di Berardi, che cura meticolosamente ogni aspetto di storia e disegni), ed è una formula che non prescinde da alcune chiare regole; tra queste, l'inserimento di un numero abbastanza standardizzato di pagine per bisticci, battibecchi e questioni private di protagonisti e comprimari.

Sono elementi rassicuranti, che il lettore (o la lettrice) è quasi certo di poter trovare quando apre l'albo; elementi che, a modo proprio, servono a fidelizzare l'acquirente e a dargli quel senso di familiarità ogniqualvolta si trova ad affrontare un nuovo numero del mensile. Proprio per questo, secondo me, Berardi ha richiesto 130 pagine anziché le canoniche 100: per avere lo spazio di sviluppare una vicenda ragionevolmente approfondita E per gestire gli aspetti più soap-operistici della vita dei suoi protagonisti, senza per forza dover sacrificare l'uno o l'altro dei due elementi.

A prescindere dalla valutazione che possiamo dare al risultato finale, sono convinto che Berardi sia perfettamente conscio delle caratteristiche di quel che manda in edicola, pregi e difetti compresi. È solo che ha deciso che Julia dev'essere scritta così.

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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: lun ott 10, 2016 11:44 am 
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Ha dei validi collaboratori che si scriveranno ben più del 50% di ogni numero (anzi, io sostengo la totalità, ma scendo a un diplomatico 50/50).
A me, più che fidelizzare, sembra che annoi parecchio, leggendo qui siamo tutti concordi. Credo più che altro che sia un testone, questa la mia idea. Chissà che battaglie cruente per riuscire a inserire Ettore in pianta stabile!


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: lun ott 10, 2016 12:18 pm 
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Io so che i collaboratori di Berardi (che poi sono due: Calza e Mantero) lavorano a strettissimo contatto con lui, che la trama di ogni storia viene decisa assieme e che comunque è Berardi a effettuare la revisione definitiva dei testi e ad aver l'ultima parola.

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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: mar ott 11, 2016 5:13 pm 
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L'unico personaggio simpatico di questo fumetto è la gatta.


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: sab dic 03, 2016 11:07 pm 
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Il ricatto del passato. Forse inserire in una trama due indagini, una su un episodio del passato dei genitori di Julia e una nel presente (nettamente superiore alla prima o almeno l'unica che offra qualche buon momento), totalmente slegate tra loro, poteva sembrare accattivante. Così non è stato, si dimostrano entrambe loffie, spesso inutilmente pretestuose, con espedienti tirati per i capelli per stupire (ma non stupiscono): tutta la storia del passato in generale o un colpo di pistola di troppo in quella del presente. Mah, forse nessuna delle due da sola avrebbe retto un intero albo e sono state accorpate e comunque l'occasione di richiamare e sfruttare narrativamente uuuuuhhhh il passato tenebroso uuuuuuhhhhhh dev'esser sembrata ghiotta.
Non so nemmeno io perché m'aspettassi di più da quest'albo. Voto: 5.


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: gio dic 08, 2016 9:48 am 
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Un' occasione per calcare ancora di più la mano sui traumi infantili e la presunta "colpa" della loro morte :?
Che pelotas :cry:


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: gio dic 08, 2016 12:04 pm 
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A me la storia è piaciuta, come sempre, però è vero che 'sta storia dei traumi infantili è caricata all'eccesso (ammetto di essere ignorante in materia, ma mi pare impossibile che lo sfumatissimo ricordo dei genitori, morti prima dell'età della ragione, tormenti ancora con tale intensità un'ultratrentenne) e ha abbondantemente rotto. Comunque, a parte questo, il racconto è molto ben condotto.

Purtroppo, segnalo anche (e credo che sia la prima volta) qualche imprecisione di punteggiatura: in almeno 4 o 5 casi c'è una virgola tra soggetto e verbo, errore che finora in Julia non avevo mai visto. Che Berardi stia mollando il timone o è una semplice svista (peraltro strana, perché ripetuta)?

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Ciao,
Teo


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 Oggetto del messaggio: Re: E Julia?
MessaggioInviato: gio dic 08, 2016 8:30 pm 
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Credo onestamente che una buona psichiatra avrebbe già dovuto farglielo notare e superare.
E la tipa mi sembra abbastanza preparata.


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