Cravenroad7

Letto. Voto 4.

Una storiella noiosa e fragile.
Due killer imbarazzanti ai quali viene ritagliata una fetta di storia enorme, condita da dialoghi surreali e ai limiti della demenza.
I due fuggiaschi che danno spiegazioni assurde ("sa quanto costano i passaporti?" beh già, giusto, meglio lasciarle in balia del più grande criminale di Garden City, visto che passerebbe per vigliacco a prendersela con due donne) e tutto il resto un grande sbadiglio.
Ma Mauritius che viene dipinta come un'isoletta piena di macchiette di gran cuore, alla fine é una specie di New York con relativa SWAT?

E' una storia senza pretese che ho letto senza nulla pretendere e ho trovato la lettura leggera, direi proprio rilassante e quindi piacevole. Certo come storia gialla o thriller ne ha di pecche, ma sono spesso più critico (e deluso viste le aspettative) da altri tipi di storie, quelle che partono in quarta, che imbastiscono una storia drammatica e tesa e poi si sgonfiano e vengono annacquate dai soliti siparietti.
Il prossimo numero ad esempio m'ispira poco (Ettore m'è già diventato pesante, quindi Chilore ).

"Al cuore della città" mi ha lasciata completamente fredda, nonostante la parte dedicata a Genova sia più coinvolgente per la riproduzione fedele della città.
Abbastanza esile l'indagine a Garden City, quasi improbabile quanto
SPOILER
lo può essere una passeggiatina in tailleurs giacca pantalone in un campo Rom.
Resto perplessa di fronte al "pastrugno" esclamato dalla signora al mercato di Piazza Palermo ("paciugo" in genovese! Berardi se li scrivi davvero tu ricordatelo eh!?) e anche al "Amniu" per indicare l'azienda municipale della nettezza urbana... (AMIU! Berardi, ti portano via tutti i giorni la spazzatura, suvvia ).

I migliori dialoghi della Bonelli, altro che ai limiti della demenza.

(Lo so che il commento è vecchio di un mese, ma il discorso vale per tutti gli albi di Julia, unica serie bonelliana – e non solo – in cui gli scambi di battute mi suonano credibili e fluidi.)

Parliamo di due killer che più scemi non si può, dai.
Capisco il tono da commediola che a volte fa simpy, ma quei due erano proprio stupidi (e ricordiamoci che li ha mandati il super boss della città, non un qualsiasi criminalotto parvenu).

OT Rimatt non trovo più quell' errore sul Dylan Dog del mese scorso, ho guardato ma sono rimasta sconfortata all'idea di doverlo rileggere da capo per trovarlo. Chiedo venia

D'accordo con bertuccia....i dialoghi di Julia sono surreali, artefatti e spesso scadono anche nel ridicolo.

Letto il numero di agosto, Berardi è in fortissima crisi di idee.

Ho capito che Bertuccia si riferiva ai dialoghi tra due personaggi nel penultimo albo, e non ai dialoghi in generale.

Per il resto, io leggo moltissimo (fumetti, libri, riviste) e trovo che, come dialoghisti, Berardi e i suoi collaboratori siano tra i migliori a livello mondiale. Le discussioni e gli scambi di battute che si possono leggere all'interno di Julia possiedono una scorrevolezza e una fluidità più uniche che rare. Artefatti? Ovvio che sì, come il 100% dei dialoghi che si leggono su carta stampata. Solo che questi sono artefatti meglio. Trattare con sufficienza una serie scritta con questa perizia è un delitto, a mio modo di vedere.

Io mi associo a Rimatt.
Pur avendo letto tanto ma non tutto di Julia, conosco Berardi. E sui dialoghi non si tocca.
È uno che, pure a corto di idee, il suo mestiere lo sa fare più che bene, benissimo.

Mi accodo ai seguaci di Rimatt. Leggo molto poco Julia, ma c'è grande capacità di scorrevolezza nel dialogo, a mio avviso.
Berardi, come dici dipintendo, è spettacolare.

Ogni albo di Julia è un piccolo manuale di sceneggiatura: tecnicamente ineccepibile, non c'è una parola (né una vignetta) fuori posto. Si può discutere dei contenuti (a me piacciono molto, ma è legittimo pensarla diversamente perché ci sono diversi elementi che potrebbero dare fastidio e me ne rendo benissimo conto), ma la tecnica che c'è dietro è inattaccabile. E mi piacerebbe che i lettori se ne rendessero conto, invece Julia è una serie spesso sottovalutata e trattata con supponenza (specifico che non mi riferisco solo a questo forum, ma è la percezione che ricavo navigando in rete).

Ma la tecnica e la padronanza del mezzo fumettistico non la discute nessuno.
Non per niente avevo abbandonato e ripreso con la convinzione che, in effetti, al pari di questo fumetto ce ne siano pochi.
Proprio per questo alcuni scivoloni sono più evidenti di altri e questo mese io ne colgo parecchi a cominciare dall'impalpabilità del soggetto.
Cos'abbiamo in sostanza? un panegirico sull'etnia rom, un'indagine che porta (SPOILER) addirittura ad una casetta sull'albero e nel contraltare un confuso e slegato episodio di microcriminalità genovese?
Il tutto impreziosito dal nuovo dramma esistenziale: i malesseri dell'ex moglie di Ettore.
Per dialoghi fluidi io pretenderei un "Ettore, lasciala sbattere, se ne farà una ragione come fanno tutti" non il solito pippotto psicoanalitico, come se Julia fosse sempre in cattedra.

"oh salve Julia ho fatto la torta al mango la vuole assaggiare?"
"la ringrazio, volentieri! Il mango contiene un grande quantitativo di vitamine, soprattutto A, B e C e svariati sali minerali fra i quali potassio, calcio e magnesio. E' un vero e proprio integratore naturale, un rimedio contro la stanchezza della vita frenetica e stressante che conduciamo noi occidentali. E’ ricco inoltre di acqua e di fibre, utili e indispensabili per il benessere dell’intestino."

io i dialoghi di Julia li vivo un po' come se fossero così

L'albo del mese dopo averlo sfogliato l'ho lasciato tranquillamente in edicola. Ettore è un personaggio che mi ha già stancato, presente per più di due o tre pagine significa per me noia. Sono certi personaggi, la loro mancanza di empatia col lettore e una certa ripetitività a loro riguardo forse il punto debole della serie. I dialoghi passano in secondo piano, ogni tanto mi è capitato di trovarli persino legnosi, ma poi mi sono accorto che magari mi saltavano più all'occhio un paio di battute poco riuscite rispetto a tutte quelle del resto dell'albo che sono filate lisce come l'olio.
Ad ogni modo un albo giallo di Julia lo leggo sempre più che volentieri, un albo che vira troppo sulle storie personali dei vari protagonisti decisamente meno.
La bravura tecnica di Berardi è indiscutibile, però quando leggo questa serie occasionalmente, come ho fatto per anni mi dico sempre "ah, ecco, prendi un Julia a caso e sai già di fare una bella lettura", tutte le volte però che l'ho seguita per tre o quattro numeri di fila o più spesso come l'anno scorso ecco che finisco col tediarmi, col trovare difetti, magari futili, col deprecare più del dovuto un albo poco riuscito o appena passabile e insomma mi godo meno la lettura.
Per quanto mi riguarda è perfetta se ne leggo quei 4 o 6 numeri all'anno, scelti in base alle trame (compreso quello con Myrna, come il prossimo, che m'ispira meno dei precedenti, ma sempre imperdibile ).

Dove c'è Myrna c'è casa, per parafrasare.
Anche perchè Myrna tira fuori la Julia viscerale, la criminologa di "pancia", non quell'esserino bacchettone e pretenzioso che effettivamente stanca, nella sua quotidianità.
Io da anni spero in uno svecchiamento, ma non soluzioni tipo "Sherlock Holmes Webb" o Julia che fa parapendio con la GoPro, ma semplicemente: via il diarietto, i sogni, le fisime esistenziali, via la nonna e le sue esortazioni riproduttive (senza amarcord la nonna può restare, ma in libertà vigilata), ridare dignità a Emily che è ormai una macchietta semianalfabeta a livelli di "Zi Badrone" e niente altro direi.

La mia posizione è la stessa di Aleksandr.

A piccole dosi omeopatiche Julia riesco ad apprezzarla (diciamo 3-4 albi all'anno, scelti accuratamente in base al soggetto).
Se letta con continuità, mi irrita e mi stufa.

Non è un problema di sceneggiatura o di dialoghi (sempre professionali). E' proprio come sono costruiti i personaggi e l'impostazione generale della serie a stancarmi.


Un personaggio che, personalmente, ho sempre trovato assurdo oltre che insopportabile è Emily.
A sentir lei, pare che abbia parenti e amici in tutto il continente. Ma da come si concia e da come parla, a me ha sempre dato l'idea di un'emarginata sociale!

Non so voi, ma io se conoscessi una come lei, che soffre di dissenteria verbale acuta, mi trasferirei in un altro stato! Ne conosco di chiacchieroni nella vita reale, ma Emily va davvero oltre la soglia della sopportabilità umana!