VIETATO AGLI SCRUTATORI(nel senso che contiene tons di spoiler)
*****Nun ce se semo, per quanto
non direbbe mai di “stacce”.
Anche per il rispetto che porto all'autore, non mi sento troppo di girarci attorno edulcorando il giudizio con apostrofi autocensurate, vietate ai dissapori: confrontando l’albo con l’ultimo inedito (
Io, il mostro…di certo non un cult) che ho letto di pugno suo, questa sembra una pugnetta svogliata al cospetto di una settimana di sesso sfrenato con
Bar Refaeli .
Voto 5.
Sviato da titolo e copertina, pensavo onestamente si trattasse di un qualcosa di più osè-ato sul surriscaldante mondo delle perversioni sadofetish, con elementi esclusivi da cricca massonica complottante, magari prendendo spunto dalla saga di
Millennium et similia, per l’assoggettamento misogino delle vittime/stumento di potere prima che di piacere. E invece trattasi solo di tiepidissima scampagnata nel mondo degli snuff vietato ai bollori - affrontato in chiave più inquietante nel
Ritorno di Killex, grazie ai risvolti sociali – con excursus implicito nel
torture porn vietato ai languori, perché privo di sbalzi ormonali e di scossoni significativi da basso ventre, o un po’ più in su per la paura
.
Sceneggiatura affossata da una linearità scolastica vietata al batticuori, personaggi di cartapesta, dialoghi smorti, Dylan feticcio ebete di ogni complotto, fantasmi aggratise gggiustopper, hollywoodismo vanziniano, ed
insopportabile crollo-incendio risolutore in coda vietata agli ardori (d’ingegno), come se ne sono visti a dozzine ormai per togliere le castagne dal fuoco e purificare nelle fiamme un esito altrimenti inqualificabile
.
****Copertina-esca kinky vietata ai candori di prurigine che vorrebbe ammiccare ruffianamente ad un qualcos’altro di zozzarello che non ci sarà, ma almeno ha i suoi pregi nella nudità dell’impatto essenziale, per quanto non sono d’accordo sulla tendenza neogaribaldina-recchioniana di
identificare Dylan ormai soltanto tramite una camicia rossa, e tutto il resto è vietabile agli illustratori. Ambigua l’androginia della figura inginocchiata, con quelle scapole scheletriche e la muscolatura dei glutei… ma dovrebbe comunque trattarsi di essere femminile a giudicare da sopracciglia, labbra e leggera curva in petto, vietato agli amatori del genere
curvy, pare
Non si capisce da dove venga quella macchia di sangue visto che non ha ferite, ma escludendo le ginocchia potrebbe trattarsi soltanto del ciclo, vietando ogni clamore alla base, con Dylan che alla fine deve solo prosaicamente consegnarle un assorbente.
Continua ad
esser vietato al bicolori il logo , la cui trasparenza vedononvedo non allude a nulla di hot, ma se non altro qui i contorni rossi riescono a dargli una parvenza da distretto
red light.
Buoni i disegni, poco vietati ai pomodori visto che in certe scene non si è lesinato in splatter. Solo che dopo un po’ vengono anche loro a noja perché la coppia di disegnatori esagera nel sovraccaricare sfumature su sfumature (
di grigio :!: ) che sinceramente ad un certo punto rendono tutto un po’ legnoso, ed inoltre sembrano anche messe un po’ alla carlona, non collegandole a nulla di preciso – flashback? Pellicole? Sogni? Buah…
:
Preferisco nettamente quella pagine, tipo 20-25, dove prevale il genuino contrasto b/n vietato ai mortori. Dylan quasi plagiato da
Stano in molte vignette (v. 13.ii e 60.iii), strappona 40enne miracolata dall’estetica visto che è identica a 20 anni prima, retini abbastanza evitabili, e quando deve dominare il bianco (v.fantasmi) poco piccante ci si perde in un
piccattesimo di quarta mano.
****Sulla storia in sé non c’è molto da dire, e detto da me vuol dire molto
.
L’intro può anche essere stuzzicante ed un certo appeal ce l’ha, con Dylan direttamente in sala e l’applauso “caloroso” (9.i) dopo un pajo di squinzie messe al flambé da Master Brutto(s)ceffo, prima della pellicola del gerarca cambogiano.
Ma si perde tutto in un bicchier di limonata quando l’arrapato fan(-toccio) Dylan cade nelle spire della sceneggiata da attricetta di Vanessa, e si beve fino al gargarozzo la sua pantomima da diva in preda ai fantasmi dell’oblio, in vena di gesti inconsulti pur di trovare un’ultima ribalta prima di ribaltarsi nelle lenzuola del Nostro, con moooolto spettacolo.
Sorvolando la questione del volo dato che ne hanno parlato altri, si passa a delle indagini stellestrisce che in pratica cominciano con un tassista e finiscono con un autista (32-44); mancava il benzinajo personale dei pensieri incendiari di Reinardt e avevamo chiuso il trittico, ma Ruju qualcosa di simile l’aveva già abbozzata in
Uno Sconosciuto sulla Strada. Indagini lisce come l’olio lubri
ficante ma poco eccitanti e totalmente prive di atmosfera, va aggiunto, quando invece si poteva sfruttare meglio la californicatio implicita dall’ambientazione cinematogra-fica, anche perché questo Dylan Cruise alla ricerca di un indirizzo per un festi(val)no trasgressivo d’élite iperocculta poteva ricordare qualcuno…anche senza lasciare la Kidman a casa al posto dell’albergatrice
.
Le scene degli snuff non sono male, ma sono (giustamente) ripetitive e nessuno può chiedere anche una trama da certe cose. Più divertenti i titoli dei filmacci di serie Z della Wilson che Dylan vintage custodisce in VHS prima che Groucho li rivenda su Ebay per comprarsi il bastone sadomaso dei selfie con Irma: cose come (29.ii) “
The Horse Girl” ed “
A Mummy in me” promettevano molto bene…a livello di sconcerie vietate ai censori
Una traccia interessante, a livello di ambiguità qui completamente trascurata, poteva esser quella della meta-riflessione Dylaniata
sul suo piacere congenito nel guardare film horror, tra consapevolezza della finzione da consumo e realtà dei mille orrori che ha fronteggiato nell’arco delle sue “reali” avventure da indagatore
.
Secondo me si doveva puntare di più sulla trashaggine spinta e strafottente dei Bloody Awards vietato ai non-cultori – v.
Horror Paradise - e meno sulle pippe esteto-esistenziali di Reinardt (63-64) che alla fine viene giustamente archiviato da Dylan come un mero supporter di idiozie pseudoartistiche. Ma d’altronde i critici cinematografici sono una categoria idealizzata a sé stante, nel senso autostimolatorio
.
Tra l’altro abbastanza fallata anche la logica del grande burattinaggio sadico/egocentrico ordito dalla Wilson a spese del solito Dylanfesso: ma perché farlo girare a vuoto, fargli prender suon di randellate e pestoni, quando bastava un invito ufficiale (anche sotto copertura o comunque in segreto)… visto che Reinardt
era stato già avvisato del suo arrivo a Los Angeles (55.ii) e addirittura
aveva già avuto istruzioni esplicite da parte di Vanessa (78.iv) per fare da testimonial alla consegna della statuetta
Senza contare come gli “espertoni” di cine-nefandezze su carne viva si facciano fregare dai trucchi di scena della
Wilson+Lopez Bros – i fratelli
Coen non tornerebbero vivi da Ciudad Juarez, mentre i
Vanzina ci stanno girando il prossimo cinepasqualone - e siano portati a credere che quella che pronuncia le ultime frasi (76) prima di morire squartata sia proprio lei in fin di vita, e non la poveraccia messicana doppiata o lei stessa camuffata a dovere chemmanco Rambaldi
.
In parte Dylan si riabilita nella sua foga di massacrare il gorilla a suon di statuettate (86), ma frana nel patetico subito dopo dicendo di voler salvare tutta la cricca di efferati sanguinari compiaciuti(88)
Divertente l’extra inquietogeno delle ultime vignette, ma è un po’ troppo poco perché questo nuovo film di Vanessa (come l’albo) venga ricordato da qualcuno
.
Per il resto ribattezzerei il
#357 col titolo
Vietato ai Genitori, perché se i parenti di un ultra30enne dovessero leggere una cosa del genere, si farebbero molte domande atroci su dove venga sprecato ancora il tempo del loro ex-pargolo in preda alla vergogna glissante
.
VIETATO ALOHA AI CURATORI