La dimostrazione che il binomio tette e sangue, da solo e gratuito, non faccia la bella storia. Ok, la violenza sulle donne colpisce, e anche parecchio, ma è un modo facile di attirare l'attenzione, che va accompagnato ad uno più sottile ed elegante, subdolo e subliminale, cosa non da tutti. Se non si ha questa capacità esce fuori un torture porn alla hostel, che può piacere o meno, ma non sarà mai shining o anche solo babadook. E' tutto talmente frettoloso, buttato lì, dall'indagine ai personaggi, alla risoluzione, al viaggio, tutto talmente privo di ritmo narrativo e di sequenzialità che finisce per sembrare caotico, insensato, casuale, ignorante. Dylan vittima degli eventi? Fosse quello. No, quello capita in molti dyd ma qui vedo di peggio.
Un'introduzione fin troppo addentro alla storia, colpisce per la violenza sulle donne ma davvero poco altro. Si stacca sul caso del mese, che parte da una forzatura temporale mica male, quella della lettera, e termina con una scopata in tempo record. Il viaggio, decisione e volo, è veloce, senza un attimo di respiro, senza un attimo per pensare, e passa via come se fosse una formalità fastidiosa da liquidare subito per passare al piatto forte. L'incontro con l'alberghiera avviene di corsa, senza musicalità, senza ritmo, senza le giuste pause che, a sto punto, pure Recchioni sa dare. Un primo incontro col tizio veloce, che si conclude con un nulla di fatto, e che non ha utilità se non l'introduzione dell'immagine del tizio, ma non della sua personalità. Indagini velocissime e piuttosto inutili, perché ribadiscono una cosa che è già insita nella presentazione dello stereotipo dell'attrice 40enne stronza e tradita dal business. La parte coi fantasmi è velocissima e totalmente inutile, messa lì per non so cosa. Cinque pagine di spiegone che passano via insolitamente veloci, spiegando per sommi capi cosa noi sappiamo e dylan non sa, ma cosa già avrebbe visto di suo poche pagine dopo. Introduzione del villain che non crea aspettative o idee su di lui, non c'è odio, schifo, antipatia, indifferenza, simpatia, ammirazione, divertimento. Nulla. Scene snuff d'impatto alternate a rapidissimi applausi e minidiscorsi prima di altre scene che perdono, via via, sempre di più il loro smalto. Mini pausa inutile, se non per un pippone che tenta di elevare il perché di questi filmini (esiste un film, credo si chiami proprio snuff, che ha degli inframezzi, tra scena torture porn ed altra, in cui uno studioso dice la sua, e lì si che è pieno di significato simbolico, quasi al punto da far entrare nella mentalità di chi produce o guarda questo genere di video). Di fretta vengono riportati dentro gli ospiti per l'ultimo film, e qui c'è l'unica sequenza di tutto l'albo che ha il giusto respiro, non veloce, non leggera, non quasi invisibile. La sequenza che spiega l'incoerenza degli ospiti, con dyd che mena il tizio, è anche quella priva del caricamento e del pathos necessario e viene troncata dal botto e dalla scena successiva. Incendio, gente che muore, cattivo liquidato in maniera affrettatissima, idem lo scagnozzo. Troppo veloce. Morte dell'incendiario veloce, priva di costruzione, dylan per nulla shockato nella tavola di destra, fine del personaggio. Spiegazione finale del perché e del per come, dylan liquida in due secondi la tizia, che ha la battuta finale totalmente a caso. Fine.
Un fumetto scritto di corsa, con nulla da dire, ma con 94 pagine come tutti gli altri albi regolari. Non credo di aver letto un dyd così. Forse giusto la mano sbagliata della baraldi, al livello di tempistiche e ritmi scellerati (ma lei è nuova al mondo del fumetto), e in fondo al male di ratigher, privo di uno schema (non solo dylandoghiano, ma proprio narrativo), però ratigher ha scritto storie strambe per il panorama indie dunque c'è il beneficio del dubbio che l'abbia fatto volontariamente.
Non è una storia insulsa, non è una storia anonima. E' altro.
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