Altair ha scritto:
Mi sfugge cosa troviate di divertente o simpatico in questa storia.
Me lo chiedo anch'io.
De gustibus.
Secondo me, se qui non siamo ai livelli di
Trash Island o di
Un mondo sconosciuto, poco ci manca.
Il soggetto è puerile, inverosimile, strampalato e pieno di trovate abusatissime. Il tono vorrebbe essere leggero e ironico, ma risulta solo demenziale. Soprattutto, viene tradito completamente lo spirito della serie: Dylan Dog diventa un acchiappamostri qualunque, protagonista di una storia di azione/avventura all'acqua di rose e con una forte componente fantasy, indigesta per chi come me ha grandi difficoltà nel mantenere sospesa l'incredulità.
Magari verrò accusato di lesa maestà, ma per me la Barbato non ha mai capito davvero Dylan Dog.
Sclavi raccontava l'orrore della quotidianità con toni surreali o da commedia nera, non disdegnando qualche volta l'impegno sociale. La Barbato, invece, è quasi sempre rimasta ferma al thriller psicologico (genere che predilige), all'horror più tradizionale e all'urban fantasy.
Per Sclavi i mostri siamo noi, per la Barbato i mostri sono dei semplici mostri.
Nei suoi primi dieci anni di carriera dylaniata, l'autrice ha compensato questa scarsa "ortodossia" con la passione e la buona penna, scrivendo storie atipiche, ma comunque intense, sentitissime e di grande tensione drammatica. Spesso veri e propri capolavori.
Ora che l'ispirazione è finita (o almeno così mi sembra), la scarsa sintonia col personaggio diventa un problema evidente.