bertuccia2004 ha scritto:
Non trovo motivi di stupore, se una cosa piace se ne parla positivamente, se non piace la si critica
Dici che invece è tutto parte di un gombloddo?
No, niente gomblotto. E' più una sensazione/curiosità. Che almeno nel caso di Dylan Dog rimarrà tale, almeno per me, visto che il mio ultimo albo risale a tantissimo tempo fa (il 250 credo, ma non me ne ricordo più nemmeno io) e non sono particolarmente invogliato a provare nessuno degli albi del nuovo corso. Il che significa che non avrò un riscontro diretto della bontà effettiva degli albi, o delle loro carenze.
Quello che mi incuriosisce però - e se devo dire la verità non è una sensazione che ho solo con Dylan Dog, ma anche con numerosi altri esempi della cultura pop (in mancanza di un termine migliore) è il modo in cui è cambiata la percezione delle storie e il modo in cui ci si relaziona ad esse. Sarebbe troppo lungo parlarne qui (e credo che nessuno sarebbe particolarmente interessato a parte il sottoscritto). Ma - detto in parole povere - ho la sensazione che tutta una serie di fattori (inclusi: A- l'innalzamento dell'età media dei lettori - ci sono ancora 15/16enni che lo leggono, Dyd, o lo zoccolo duro è composto dalle stesse persone che lo compravano 20 anni fa?; B- L'elemento nostalgia, ma soprattutto: C- Il mezzo con cui queste discussioni sono affrontate) abbia reso tutti più esigenti, ma anche più pignoli.
Insomma, riprendendo l'esempio di Ti ho visto morire (non che ce l'abbia in modo particolare con questo albo, è solo l'elemento della somiglianza tra Dyd e un altro personaggio, che sta pure al centro de La macchina umana e che me l'ha riportato in mente) io davvero non posso non trovare quel colpo di scena finale una stupidaggine forzatissima (oltre a tutta una serie di altri elementi della trama portante). Ed è una cosa talmente evidente che mi chiedo da dove venga l'indulgenza che molti, se non tutti, provano nel giudicare questo albo. Almeno in parte, ripeto, sono convinto che sia nostalgia. Ma secondo me deriva anche dal fatto che la critica, o i commenti personali sulle uscite dylandoghiane, all'epoca non usavano un mezzo come internet, che permette, per così dire, di fare apparire più razionali e anche più pensate e pesanti le critiche negative. Che strumenti critici c'erano negli anni 80, per iperanalizzare gli albi, individuare ogni più piccolo elemento che ci irritava o non ci tornava nell'economia delle storie? Direi nessuno, forse qualche rivista tipo Fumo di China, ma neanche. All'epoca, se io avessi parlato di Ti ho visto morire con degli amici pure loro lettori di Dylan Dog, si sarebbe detto al massimo: vabbè, quella faccenda del sosia è 'na cazzata, ma lo sventramento della madre davanti al bambino è tosto. E sarebbe finita lì. Oggi, invece, molti si soffermano su un particolare analogo, pure in una storia del resto apprezzata come appunto La macchina umana.
Non ho problemi a pensare che gli albi del nuovo corso potenzialmente siano criticabili come le recensioni di questo forum li fanno spesso apparire - in fondo anche fin dove sono arrivato io c'erano parecchie schifezze, e a dirla tutta più invecchio più mi rendo conto di quanto certi albi dylandoghiani storici li abbia a mia volta sopravvalutati (certi pistolotti sclaviani sono insopportabili, e alcune citazioni/plagi così scoperti da far rivalutare La città perduta/dimenticata o come accidenti si chiamava). Devo però riconoscere che Recchioni e c. si sono trovati nella difficile situazione di dover dare nuova linfa al personaggio sia confrontandosi automaticamente con mostri sacri tipo Sclavi/Chiaverotti, sia un popolo di lettori che mi sembra diventato molto più pignolo ed esigente in quello che chiede (e a volte pretende) rispetto a quando gli albi erano giudicati più di "pancia". A volte ho l'impressione che se dovessero introdurla oggi, persino un'esclamazione come Giuda Ballerino verrebbe aspramente criticata.