Cravenroad7

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#356 - La macchina umana
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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: gio mag 05, 2016 3:24 pm 
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wolkoff ha scritto:
PROPONGO UN ALOHA PER ARANCIA STUDIO*
SE COLORANO LORO LE COPERTINE DI STANO

* sarebbero quelli di Morgan Lost
Ma sono già tutte grigie e rosse! :D

De Tommaso formidabile comunque.
Anche se mi sembra più un animale da copertine che da pagine.
Il contrario di Stano insomma.

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l tuoi noti "sarcasmo" e "voglia di flammare" non attaccano con me. (cit.)

Quindi, sgarbato Dear?
Sì, come al solito.
Sta dicendo cose assurde?
Per niente. (cit.)


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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: gio mag 05, 2016 3:30 pm 
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:D Era la mia stessa sensazione infatti. Ormai Stano è alla frutta secca sotto le direttive pseudo-pop del Rrobe. Mentre De Tommaso su ML sta attirando l'80% circa dei lettori , non so quanti occasionali abbiano scansato istintivamente questo albo a fronte del labirinto alla Pac Man di Stano...tra logo evenascente e grigiorossi dozzinali :? :? :? .

ALOHA

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Io no capito, io no capito

(anta baka?! [...] kimochi warui)


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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: gio mag 05, 2016 6:23 pm 
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Tornando alla discussione sui temi dell’albo, non avrei molta voglia di rivangare il tarlo delle questioni politiche perché ci hanno già pensato Nikolaj, Dear, e V.M. ad esprimere – con le dovute distanze :g: – il mio pensiero accumunante…e poi ritengo sia meglio espandere considerazioni più generali su questo tipo di topic…

viewtopic.php?f=2&t=9350&start=105

…ma c’erano un pajo di cosette che mi ronzavano in questo pomeriggio libero, a margine.
Una in risposta all’altra.

Myskin ha scritto:
Prendiamo un altro famoso lavoro "politico": […] secondo me L'invasione degli Ultracorpi non è datato, ed è invecchiato bene. Perché sì, c'è il "messaggio politico", ma è così ben amalgamato con tematiche universali (la paura del conformismo, per esempio) che non diventerà mai obsoleto. Gli albi storici di Dylan Dog, invece, sì. Ma ripeto, non tanto per l'elemento ideologico in sé (non credo esistano lavori artistici del tutto apolitici, e anche se ci fossero non credo sarebbero così interessanti) quanto per il modo in cui quell'elemento è espresso: didattico, spesso populista, urlato e soprattutto inestricabilmente legato sia al periodo storico in cui gli albi di Dylan erano pubblicati, sia alla personale formazione di Sclavi.


...

Nikolaj Stavrogin ha scritto:
Quando parlo di origini e futuro/passato, mi riferisco proprio al fatto che il primo Dylan Dog era tutt'altro che politically correct.
Anni fa, la sensazione era quella di avere fra mani l'incarnazione del male.
Si pensi a Gli Uccisori, e alla sua spirale di violenza che alimenta se stessa non risparmiando nessuno. O a Il male, e alla sua conclusione ciclica e fatalista.
Il problema è che gran parte di quella caustica irriverenza oggi è diventata la norma, anche ad alti livelli. Si pensi al progresso della ricerca scientifica sullo sfruttamento degli animali [Goblin] o allo sdoganamento ormai pressoché totale del fumetto, e del fumetto "violento" [Caccia alle streghe].



In realtà l'ordine di esecuzione è invertito, ma la risposta di Nikolaj serve per ricacciare le precedenti argomentazioni :D .
Non credo che i primi albi soffrano di questa supposta obsolescenza nei contenuti, profumando ancora di attualità e vigo(orro)re se maneggiati con cura e con le dovute pinze della riconsiderazione a-storica. Erano in parte figli del loro tempo e della formazione dei loro autori, ovvio, ma non tutti soffrono di quelle velleità usa&getta tipiche di ogni prodotto strettamente legato al contesto da cui deriva, osservabile da altre distanze solo come un ingenuo feticcio nostalgico, evaporato nei contenuti, e smentito dalle nuove formule.

Il problema è che l'anticonformismo di allora è perbenismo attuale. E' talmente sdoganato in tutte le sue tesi e corallari, da essere divenuto verbo comune che non suscita più emozioni, né ostili né entusiaste...cosa di cui un fumetto basato sugli incubi dovrebbe nutrirsi, invece che svoltare, come in questo albo, sulla discettazione pura imboccata da vademecum citazionisti o indottrinamenti ideologici già scontati in partenza, che non hanno bisogno di un supporto a vignette per vedersi illustrati :roll: .

Il primo Dylan sapeva far fronte a questo rischio andando "contro", schierandosi dalla parte dei perdenti/peggiori non perché fosse di moda, ma perché sentiva il bisogno di opporsi per non rinnegare la propria natura di outsider tormentato.
Purtroppo però, a distanza di oltre vent'anni, nel mondo circostante quella "natura" si è così talmente consolidata da non diventare più eccezione, ma effetto scontato di sedimentazione già mandato giù a menadito dal lungo tempo. E se riproponi quei solfeggi in chiave politicizzata a degli ultra-trentenni - perché inutile nascondersi, la fascia under 20 di lettori dylaniati è davvero risicata - è normale che molti (quelli immuni all'inzuccheramento vintage) di questi considerino tale operazione un inutile rimestare di stampo para-ideologico nonché dis-cronistico, di un orrore che non è più tale, talmente popolarizzato dai salotti di Del Debbio e Floris.

Ed il vero orrore rimarrebbe nel capire come mai nessuno li sopprima :tc:

...

OT


Nikolaj Stavrogin ha scritto:
Vi viene in mente il nome di un grande cantautore di destra, tranne - forse - Battisti? E Battisti, forse proprio per questo, è stato uno dei pochi che ha potuto permettersi di cantare di qualunque cosa, fossero anche semplici emozioni, senza lasciarsi contagiare prima o dopo dal morbo della politicizzazione coatta


Infatti. Battisti ci giocava parecchio su questo fatto, alimentando rumors e leggende pregiudiziali, e irrideva quelli che gli chiedevano del suo orientamento politico dicendo semplicemente che lui si occupava soltanto di canzoni...dichiarazione che alla fine degli '60s equivaleva a dissociarsi dall' "impegno cantautoriale" di sinistra e quindi esser un nostalgico del Ventennio.
Parlare d'amore senza metterci di mezzo un tafferuglio operajo o impaninarsi alla festa dell'Unità significava schierarsi con i raddrizzatori della razza :| .

ALOHA NERO ALOHA NERO ALOHA NE'
TU ERI CHIARO E TRASPARENTE COME ME

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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: gio mag 05, 2016 9:38 pm 
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io non capisco tutto questo entusiasmo....darei un 6 stiracchiato...mi sembrano temi triti che fortunatamente non sfociano nel banale...ma in fondo che ti lascia se non un po' di angoscia ad un umile impiegato come me....


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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: gio mag 05, 2016 10:30 pm 
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Ah sì, a rileggerlo mi sono accorto dei riferimenti (abbastanza velati) a Storia di un impiegato. Specialmente Verranno a chiederti del nostro amore, ultima vignetta pagina 89 ;)

De Tommaso ha regalato vignette fantastiche (la quarta a pagina 49 la trovo veramente bella) e alcuni primi piani di Dylan in cui è veramente a disagio (quello a pagina 27 è inguardabile). La copertina la trovo veramente di rara bruttezza.

Nel complesso mi è sembrata una prova riuscita, non sensazionalistica ma sentita da Bilotta. Forse non pienamente sclaviano (forse Sclavi avrebbe dato più rusalto al mostro che sta dietro all'azienda e alla follia in cui cade Dylan), mentre Nilotta si concentra molto sul contesto in cui opera l'indagatore. L'impressione è che la parte del mostro sia messa lì senza grande convinzione, forse su imbeccata dall'alto.
Totalmente sbagliata, a mio avviso, l'inserzione di Carpenter: la storia aveva quell'aria di surrealtà che la slegava dalla produzione canonica di Dylan Dog (ne l'assassino della porta accanto è ancora più accentuata questa componente, ma rende bene il confronto). Carpenter stona veramente tanto.
Da quando Recchioni ha introdotto il lato inquietante di Groucho negli albi "comuni", Bilotta è l'autore che è riuscito a gestirlo meglio e a non farlo sembrare indisposto e stizzito nei confronti di Dylan. In pratica non l'ha fatto sembrara una suocera come nell'albo di Simeoni (forse era Il sapore dell'acqua) o uno stronzo come ne Il cuore degli uomini.

Senza troppi entusiasmi, 7.5

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Di solito ho da far cose più serie, costruir su macerie o mantenermi vivo.


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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 10:58 am 
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leonearmato ha scritto:
Senza troppi entusiasmi, 7.5
Quando me lo diceva la mia ragazza mi deprimevo pensando ad un 6-- d'incoraggiamento.

Dovrò scusarmi...

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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 12:52 pm 
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leonearmato ha scritto:
L'impressione è che la parte del mostro sia messa lì senza grande convinzione, forse su imbeccata dall'alto.
Totalmente sbagliata, a mio avviso, l'inserzione di Carpenter: la storia aveva quell'aria di surrealtà che la slegava dalla produzione canonica di Dylan Dog (ne l'assassino della porta accanto è ancora più accentuata questa componente, ma rende bene il confronto). Carpenter stona veramente tanto.


1) Secondo me la parte col mostro è una sottile critica al voler risolvere (nelle avventure di Dylan del passato prossimo o remoto) la faccenda a colpi di pistola (mirare alla testa va sempre bene), quando invece (scusate la frase retorica ma è quella) la questione è più complessa e non esiste un mostraccio cattivo in una stanza buia da far fuori per eliminare l'incantesimo...
N.B mi pare che chi critica questa storia per la questione sociale (più che legittimamente, sia ben chiaro)brontolando un "Dylan non cambia il mondo sì", oppure "cose trite e ritrite", forse non ha colto (oppure sono IO che intendo male) la sostanziale differenza tra il Dylan del 250 che spara a man bassa sui mostri della classe dirigente e questa storia, dove la rivolta sarà sedata semplicemente dai colleghi di livello più alto, non i dirigenti eh, solo quelli con 10 euro in più in busta paga...e, accidenti, quanta è vera questa bruttura culturale, la cd guerra tra poveri....
2) Carpenter invece, scondo me, qui finalmente non sta lì solo per rompere gli zebedei ma si dimostra ispettore inflessibile (il cazzotto al poliziotto e il voler cmq portare Dylan in centrale) e con una certa personalità (lui offre la chiave di lettura tragica dell'albo). Mica poco! :)

Ma poi mi domando: solo io noto il fatto che, alla fine della fiera, non è che a chiusura albo ci sia sta gran rassicurazione, Dylan ha fallito e ne è consapevole: gitarella in campagna con Groucho e quel "buona fortuna" agli operai in entrata. Io ho visto un qual certo cinismo o rammarico di classe, non tanto un " ho fatto il mio e mi beo di questa cosa"


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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 1:11 pm 
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leonearmato ha scritto:
Senza troppi entusiasmi, 7.5

Pensa se ti avesse entusiasmato :o

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MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 1:37 pm 
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Votate!

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MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 1:38 pm 
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@Andreaberga: anche io avevo notato l'ironia nella situazione in cui uccide il mostro sparandogli esplicitamente alla testa e pure centrandolo (à la Tex Willer che spara al cappio da tre chilometri).

dipintendo ha scritto:
leonearmato ha scritto:
Senza troppi entusiasmi, 7.5

Pensa se ti avesse entusiasmato :o

Hai ragione. Bello senza entusiasmi, voto 3+.

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MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 1:41 pm 
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ah, non capiì ;)


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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 2:13 pm 
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AndreaBerga ha scritto:
Dylan ha fallito
Ma perché, quale era la missione?

A scanso di equivoci io comprendo e condivido (ça va sans dire dopo quarant'anni) le tesi esposte nell'albo (a parte quella della scimmia presidente che è moooolto discutibile...).
La delusione è che le avrei preferite poggiate su una narrazione più strutturata e autonoma.

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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 2:21 pm 
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Iscritto il: mer feb 27, 2013 10:03 pm
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Località: Forlì
La "missione" (che non era una missione, perlomeno non ortodossa) era quella di liberare se stesso e gli altri dall'alienazione lavorativa (a livello onirico surreale, si intende, e sempre secondo me - per dire, fino al primo "fine episodio"), e di innestare, sul piano reale (metaforico?) con quel sasso scagliato, la rivolta contro i dirigenti/scimmie, con conseguente messaggio di Carpenter che invece lo svilisce ("vivi di luoghi comuni").
No? :)


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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 2:29 pm 
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AndreaBerga ha scritto:
liberare se stesso e gli altri dall'alienazione lavorativa
E me cojoni :D

Boh.
Per me è tutto troppo slegatamente onirico per trovare lo "scopo".
Bilotta non si è proprio preoccupato di imbastire un percorso che avrebbe portato Dylan alla consapevolezza.
Non ci mostra neanche se torna in sé.
È solo un susseguirsi di situazioni/suggestioni al servizio della tesi del caso.

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 Oggetto del messaggio: Re: #356 - La macchina umana
MessaggioInviato: ven mag 06, 2016 2:37 pm 
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Iscritto il: mer feb 27, 2013 10:03 pm
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ahaha beh, è altamente probabile che abbia voluto vedere troppe cose io (è la prima volta con la gestione Recchioni, ci può pure stare). Cmq ho letto l'episodio non come una razionale evoluzione di fatti concreti (cosa che infatti tu e altri ritenete sia stata imbastita male) ma come un'allegoria (piccola vè, niente di trascendentale). Leggendola così, quella che tu chiami missione ha un suo perchè, e così quello che io ritengo il fallimento del protagonista è pure evidente.
Ribadisco: forse sono io che ho letto l'albo con un'ottica sbagliata, ma (e qui concludo) è proprio secondo quest'ottica che mi sembrano più leggibili ipotetici riferimenti/omaggi a quella Storia di un Impiegato, che per metà album si svolge "dentro" il protagonista del disco (con appunto la grande differenza che lì, almeno, a fine disco un'evoluzione collettiva c'è. Qua veniamo abbandonati con uno stronzissimo "buona fortuna"...)


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