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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: lun mar 21, 2016 8:38 am 
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Iscritto il: mer feb 27, 2013 10:03 pm
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Solomon Kane ha scritto:
Frisenda sullo speciale a colori? Ho capito...prendo anche questo! :)


Frisenda dice che sarà sulla regolare, non lo speciale (allora forse i rossi non ci saranno? boh). Ambientata in Russia nel periodo napoleonico. Uscirà in estate. Testi di Tito Faraci. Sulla pag FB di Frisenda esiste un album intitolato "Work in progress" con altre tavole della stessa storia :dito: :dito: :dito: :dito:


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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: lun mar 21, 2016 11:19 am 
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Credo che ci saranno solo i rossi, come in Morgan Lost.

_________________
È la mia opinione, e la condivido.

Ciao,
Teo


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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: lun mar 21, 2016 11:35 am 
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uhm, un semi-speciale quindi...strane schizofrenie cromatiche negli ultimi anni (ma va benissimo così)


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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: dom mar 27, 2016 11:08 am 
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Iscritto il: ven ott 10, 2014 1:54 pm
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E' una storia amarissima e senza redenzione "La terra dei vigliacchi".Bilotta fa un ottimo lavoro a livello di suggestione e sensazione, ricordando tanti esempi cinematografici che hanno narrato storie un po' di provincia perduta, incapace di salvarsi e che te la porti addosso per sempre. I personaggi sono credibili, l'ambientazione e la duplice corsia narrativa funzionali.Solo la parte finale è probabilmente frettolosa e scontata.Per quanto coerente.Nel complesdo una lettura più che valida.


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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: sab apr 09, 2016 6:09 pm 
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Trovato oggi il nuovo numero in edicola :!:


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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: ven apr 15, 2016 10:22 pm 
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Iscritto il: gio ott 26, 2006 8:53 pm
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Le nebbie di Boisbonnard mi è piaciuta più della storia gemella dello scorso mese. Accatino si conferma uno sceneggiatore solidissimo e graffiante (anche se su questa collana il suo capolavoro resta Il prezzo dell'onore).
Sul forum di Comicus c'è chi ha scovato qualche somiglianza di troppo con il romanzo Le anime grigie di Claudel. Non l'ho letto, quindi non posso esprimermi. E comunque, a prescindere dell'estrema difficoltà di tracciare un confine netto fra citazione e scopiazzatura, mi sembra che nell'ultima opera di Accatino la sceneggiatura abbia un peso e un valore decisamente superiori rispetto al soggetto.

EDIT
Ecco la risposta di Accatino su Comicus:
Fabrizio Accatino ha scritto:
Ciao, gente.

Mi avete proprio preso di mira, eh?

Torno a scrivere su questo forum a tre anni dall’analoga polemica per l’albo “La pattuglia”. Sia chiaro, con questo intervento non pretendo di modificare le convinzioni e le false certezze di alcuno, ma ci tenevo che tra i vari post sull’argomento ci fosse anche il mio, che questa storia ho ideato e scritto ormai quasi cinque anni fa. Mi preme dunque fare una precisazione e condividere con voi i meccanismi che hanno portato alla nascita di “Le nebbie di Boisbonnard”.

La precisazione - doverosa - è che non ho mai letto “Le anime grigie” di Philippe Claudel. Confesso di non aver mai sentito nominare né il romanzo né il suo autore prima degli interventi dell’utente grifter qui su Comicus Forum. Non chiamo neanche in causa l’inconscio o robe del genere, perché (a differenza dei film, che vedo a centinaia) non sono un lettore così vorace da non ricordarmi di un romanzo che ho letto.

La Storia di questo mese nasce da due mie grandi passioni: “Twin Peaks” e i “finti” gialli alla Dürrenmatt, dove l’elemento investigativo porta a spasso il lettore per tutta la durata del romanzo solo per poi rivelare nel finale che una soluzione al caso non esiste, oppure che è quella sotto gli occhi di tutti fin dall’inizio del libro. Del resto il finale in cui tutto rimane/torna così com’era, senza un’autentica risoluzione, è un mio vecchio pallino narrativo, presente in molte mie storie, da “La vita rubata” a “L’assassino della porta accanto”, da “La pattuglia” a “Il prezzo dell’onore”. In quanto alla storia del placido paesino che rivela orrori insospettabili, beh, sono un lynchiano doc e un contesto simile – per dire – è al centro anche della mia prossima storia di Dylan Dog “Mare nero”, in uscita prima dell’estate. Che si apre con il ritrovamento in mare del cadavere di una ragazza.

“Le nebbie di Boisbonnard” nasce con l’idea di ibridare la serie di Lynch (e anche un po’ “Velluto blu”) con il polar francese. Cambia il periodo storico, cambia l’ambientazione ma rimane invariata la struttura narrativa.

Come ricorderete, nella serie tv c’è il cadavere di una ragazza che riemerge dalle acque in una livida mattina d’inverno. Uccisa, non si sa da chi. La sua morte sconvolge la piccola e tranquilla cittadina di provincia, anche perché la ragazza era considerata una specie di angelo, amata e benvoluta da tutti. Presto però dietro l’apparente mitezza e semplicità del luogo si rivelano segreti orribili e mai confessati. Nel paesino la società civile è perfettamente rappresentata: ci sono i ricchi e potenti, il ceto medio e i marginali, i savant fou (la Signora del Ceppo/Pascal Parent), che più degli altri hanno qualcosa da rivelare all’investigatore. Il protagonista della storia è l‘unico personaggio pulito e trasparente di tutta la vicenda, un uomo di legge idealista che detta i suoi diari a un piccolo registratore, su cui appunta tutto, dettagli ed emozioni, atmosfere e pensieri. È un uomo dal passato sconosciuto, che (scopriremo solo più avanti) ha visto morire sotto i suoi occhi l’amore della sua vita. Le indagini da subito si concentrano su una delle famiglie più in vista della cittadina, in particolare sul figlio di un maggiore dell’esercito. Poi si spostano su altri personaggi un gran numero di volte, fino ad arrivare a un finale che non è un finale e non risolve nulla o quasi.

Dopo un po’ la serie prende una piega fantastica e soprannaturale che – pur suggestiva – non mi interessava più ai fini di questa storia. E a quel punto ho deciso di innestare una sorta di “what if?”. Che cosa sarebbe successo se l’agente Cooper una volta avvicinatosi al figlio dell’ufficiale fosse stato improvvisamente (e inspiegabilmente) richiamato dai suoi superiori, vedendosi sfilare il caso da sotto il naso? Cosa sarebbe successo se la soluzione ufficiale al caso (che incrimina un poveraccio qualsiasi che ha tanto l’aria del capro espiatorio) non l’avesse convinto per nulla puzzandogli di depistaggio? E se avesse passato il resto della carriera con il rimorso di non essere stato in grado di incastrare quello che lui pensa sia il vero colpevole del delitto di Twin Peaks (proprio il figlio del maggiore)? E cosa sarebbe successo se anche l’idealismo dell’agente Cooper avesse nascosto in realtà misteri e orrori? Cosa sarebbe successo se la reazione di Cooper alla morte della donna della sua vita (sepolta nel suo passato) fosse stata in realtà una vendetta mai rivelata, che lo ha risucchiato dalla parte del male, perdendolo (e fondendo così in un unico personaggio la luce assoluta di Dale Cooper e l’oscurità totale del crudele Windom Earle, dando vita a un personaggio ibrido pieno di chiaroscuri)? E infine cosa sarebbe successo se questa sete di verità che ha roso Cooper fino alla pensione (spingendolo a ritornare ossessivamente sui propri diari, continuando a registrarne fino al presente) venisse in realtà frustrata dallo scoprire in extremis che la soluzione del caso Twin Peaks (pur risolto in maniera rocambolesca e non procedurale) era clamorosamente corretta?

Spostai dunque il setting al periodo classico del polar francese (la Francia degli anni Trenta, come da abc del genere), e scelsi come ambiente una cittadina della Loira dall’evocativo nome di Villeperdue. Nella storia è ricostruita minuziosamente, via per via, compreso il negozio di fiori, l’abitazione di Pascal (oggi la biblioteca comunale) e il castello di Boisbonnard che si trova nei dintorni, immaginato inevitabilmente come la dimora del potente. Se vi fate un giro su Internet trovate tutto. Per motivi evidenti l’FBI diventò la polizia e il registratore un diario vergato a mano, con pennino e inchiostro. E poi nebbie, desolazione esistenziale, innocenti (o presunti tali) giustiziati, eroi perduti, intoccabili da tirare giù dalle torri d’avorio. Tutti elementi in misura differente presenti nei grandi classici del cinema noir di quegli anni. Se dunque la mia storia presenta analogie e somiglianze con quella di Claudel (e se lo dice l’utente in questione che ha letto il libro non ho motivo di dubitarne), probabilmente è perché entrambi abbiamo pescato dal medesimo immaginario e dai suoi cliché, narrativi prima ancora che estetici.

Ancora una cosa. Per la caratterizzazione del personaggio principale scelsi il mio bisnonno Antonio (soprannominato proprio “il questurino”, cioè il poliziotto). Questo è uno stralcio della scheda del personaggio che redassi nel 2011 e che allegai alla sceneggiatura.

Immagine

Quella del mio bisnonno fu una storia pazzesca. Agli albori del Novecento – rincasando una sera – trovò la giovane moglie Giuseppina morta in strada davanti a casa, uccisa da qualcuno che non venne mai individuato e che probabilmente aveva cercato di violentarla. La vita del mio bisnonno si fermò lì, in quella sera di aprile. Trascorse il resto dei suoi anni a piangere la giovane moglie, andando a trovarla ogni giorno al cimitero, parlando con la sua fotografia. Il bisnonno Antonio si disinteressò completamente dell’esito delle (rudimentali) indagini dell’epoca, dicendosi convinto che il colpevole fosse uno dei vari anonimi sbandati di Torino. Sosteneva che facilmente l’assassino sarebbe stato arrestato a breve per qualche altro reato e che probabilmente si trovava (o si sarebbe trovato presto) nuovamente in carcere per altri motivi. Ripeteva sempre “A vantaria che ad chiel a s’intereseisa la giüstisia divina. Se no a và anca bin cula üman-a” (“Bisognerebbe che di lui si occupasse la giustizia divina. Se no va anche bene quella umana”). Frase sibillina che nessuno in famiglia ha mai preferito approfondire. La storia del mio bisnonno fin da bambino mi ha sempre affascinato e inquietato e da sempre cercavo il modo di poterla impiegare da un punto di vista narrativo. Quest’albo mi è sembrato la prima, ottima occasione per farlo.

Questo è quanto.

Un saluto a tutti.

Fabrizio Accatino


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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: dom apr 17, 2016 10:49 pm 
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Dopo quest'intervento dell'autore (e non sono andato oltre un paio di paragrafi per non spoilerare) mi è venuta gran voglia di leggere questa storia. Parola magica: Lynch <3

Vediamo se almeno Accatino riesce a ricreare quelle atmosfere.

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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: lun apr 18, 2016 10:03 am 
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Gran bella storia (tra le migliori della serie).
Bell'intervento dell'autore (sarebbe ancor più bello se queste chicche stessero nella pagina gestita da Contro in prefazione ma vabbè...).
Prossimo mese invece salto (alè) :D


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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: mer apr 20, 2016 10:43 pm 
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Molto belle sia la storia di Accatino che quella del mese scorso di Bilotta, consigliato ovviamente a tutti il recupero.

Le nebbie di Boisbonneard vince il titolo più criptico possibile (che avrò anche sbagliato) ma regala una narrazione fluida e semplice e che tuttavia riesce ad incollare il lettore. Colpi di scena abbastanza telefonati (cit. julius) ma funziona lo stesso. È la prova provata che si può narrare anche una vicenda semplice, purché la si narri bene. Adoro lo stile di Accatino quando procede per didascalie/riquadri evitando i balloon e il discorso diretto. Albo molto riuscito.

La terra dei vigliacchi è un buon albo (disegnato così così, secondo me) con una vicenda anche qui giocata tra presente e passato, ma con un intreccio abbastanza intricato. Comunque bravo Bilotta, anche se fa molto affidamento a frasi ad effetto e situazioni al limite. Il tutto collegato a Chiedi alla polvere di John Fante, soprattutto sul finale del libro stesso.

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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: mer apr 20, 2016 11:10 pm 
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leonearmato ha scritto:
Colpi di scena abbastanza telefonati (cit. julius)

Citazioni extra-cravenroadiane :D

Sulla storia del mese sono pienamente d'accordo con leone, Accatino si conferma uno sceneggiatore solidissimo che non scende mai sotto un certo standard, anche quando i temi che sceglie non sono freschissimi.

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"Si può dire allora che la storia possiede un'architettura, Hinton? È un'ipotesi grandiosa e terribile."


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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: ven apr 22, 2016 10:15 pm 
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Tornando ancora indietro con gli albi...

Atto d'accusa è una semi-banalità ambientata da qualche parte nella storia, tipicamente Denardiana e in linea con La rivolta dei Sepoy, per intenderci (anche se leggermente migliore, per me). Storicamente impeccabile, mi ha fatto comunque sorridere che tutti i personaggi parlassero come una traduzione d'autore di un testo latino :D

I sogni dei morti mi ha tenuto incollato all'albo dall'inizio alla fine (salvo un paio di passaggi non proprio felicissimi nel finale) e pure nell'inaspettato (per me) in cauda venenum. Quando leggo la Barbato su Le storie mi viene il dubbio che non abbia più voglia di scrivere Dylan Dog. Mi è piaciuto e lo consiglio.


Per continuare la retrospettiva dovrei rileggere Neogenesi, che non mi aveva entusiasmato ad una prima lettura ma che ne meriterà una seconda. Magari passo subito a Ramsay^2 :)

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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: mar apr 26, 2016 10:51 am 
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Iscritto il: sab dic 28, 2013 7:16 pm
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Accatino sempre di livello, Le nebbie di Boisbonnard l'ho apprezzato tanto quanto la precedente storia di Bilotta. Voto 7,5.
Le atmosfere mi avrebbero colpito di più se già, a causa di Simenon, non mi fossero così abituali.


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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: mar apr 26, 2016 1:27 pm 
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Iscritto il: mar dic 27, 2005 1:38 am
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Mi si sono accumulate un po' e le sto leggendo in ordine non cronologico.

La Terra dei Vigliacchi
Le atmosfere opprimenti tipiche delle cittadine che fagocitano i loro abitanti colpiscono già dalle prime pagine; il tutto infatti appare molto amaro, senza speranza fin da subito.
Poi, piano piano, con vari salti temporali disseminati lungo il racconto, ci viene presentato il tavolo dove verranno sparsi gli indizi, dove verranno raccontate le vicende e alla fine, svelati i segreti dei protagonisti di questo viaggio senza speranza in un passato denso, come un liquame che non si toglierà mai dalle mani di chi lo ha vissuto.

Decisamente ottima questa incursione nel noir drammatico di Bilotta, che scrive una storia potente che lascia il segno.
Disegni sopra la media.

Neogenesi
Ambrosini affronta argomenti forti in questo Neogenesi, come la domanda principale sul quale verte tutto: siamo in grado di gestire una conoscenza che ci permette il libero arbitrio?
E poi si chiede: se arrivassimo al collasso e si azzerasse tutto per poi ricominciare da capo, faremmo sempre gli stessi errori? E' l'uomo il peggior nemico dell'uomo?
Uno dei migliori albi di questa collana che abbia letto. Le atmosfere, le domande, la sua tesi mi hanno colpito molto, anche questo, lasciando un segno.
L'ho trovata anche molto adatta ad uno script per un eventuale film. Secondo me verrebbe fuori una pellicola interessante e di valore.
I disegni mi sono piaciuti molto, ma se Ambrosini lo avesse anche disegnato, sarebbe stato perfetto.

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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: mer apr 27, 2016 5:13 pm 
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Iscritto il: mar dic 27, 2005 1:38 am
Messaggi: 1105
I Sogni dei Morti
Non una delle migliore opera della Barbato: si legge tutta d'un fiato perché è abbastanza (anzi troppo) lineare, ma non ha guizzi atti a farla ricordare. Un racconto di routine con qualche lacuna e nulla più. A tal proposito mi accodo alle perplessità sul finale:
Spoiler!
perché la protagonista sogna i due ragazzi, che oltretutto non sono nemmeno nel capanno? E aggiungo anche che alcuni comportamenti di Shannon sono superficiali e inispiegabili: si aggira da sola senza timore sapendo che in giro c'è un presunto killer, e inoltre dopo averlo visto fisicamente ritorna nel capanno.


I disegni li ho trovati nella media.

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 Oggetto del messaggio: Re: Le storie
MessaggioInviato: dom mag 08, 2016 8:23 pm 
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Iscritto il: ven ott 10, 2014 1:54 pm
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Voto alto anche per Accatino e il suo "Le nebbie di Boisbonnard",un racconto caratterizzato da un'insanabile senso di colpa.Forse a volte eccessivo,capace di mangiarsi la narrazione stessa.Meno atmosfere noir come nel precedente albo di Bilotta,ma piu' orientato a una tipologia di storia dramattica sul tempo che passa inesorabile,sui rimorsi.Il ritmo e' gestito molto bene,gli sviluppi rendono il racconto avvincente e quasi mai scontato.Anche qui nel finale ho notato una certa fretta,ma piu' che degli eventi mi e' sembrato che Accatino fosse piu' interessato o addirittura direi immedesimato nel suo protagonista.Epilogo terrificante.


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