L'oggettività è qualcosa di connaturato nell'essere umano, come il gusto personale. Noi siamo animali sociali, e come tali abbiamo un linguaggio comune in modo da poter comunicare con altri senza difficoltà Gli strumenti di critica di un'opera d'arte (e non solo) servono proprio a questo, a creare un linguaggio che possa far comunicare le persone circa quel determinato tipo d'arte o campo lavorativo magari. La soggettività è personale, è qualcosa di nostro, è il proprio mondo e nel proprio mondo possiamo mettere sul trono chi ci pare e piace, senza che nessuno ci rompa le palle. L'oggettività è esterna a noi, è un terreno comune di cui non possiamo decidere vita, morte e miracoli di tutto senza tener conto degli altri. L'oggettività nasce quando riesci a discostarti il più possibile da ciò che ti piace e che non ti piace, osservando da fuori qualcosa, in modo da essere il più possibile lucido nell'analizzare qualcosa.
In un fumetto puoi analizzare la documentazione, se si tratta di un fumetto di stampo realistico, ambientato nel nostro mondo, o ancora di più se è un fumetto di tema storico, almeno nelle dichiarazioni (esempio da non seguire il Battaglia di Monteleone dedicato alla figlia di Mussolini. Esempio da seguire i primi cicli di Dampyr di Boselli). In un fumetto puoi analizzare la capacità e l'efficacia nel world building, ossia la capacità di creare un mondo coerente con le sue regole, credibile nel suo essere più o meno distante dal nostro, e che tenga conto di tutti i suoi elementi, soprannaturali, fantascientifici o meno. Anche se in un fumetto non sai tutto di un mondo fantastico non significa che il suo ideatore non ci abbia pensato, perché non tutto ciò che viene creato finisce per essere incluso in una determinata storia, ma se ogni aspetto viene vagliato ed ogni dettaglio viene quantomeno riflettuto e studiato, si riesce a creare qualcosa di tangibile. (esempio da non seguire Orfani di Recchioni. Esempio da seguire Watchmen ed il suo mondo distopico ma in cui ogni differenza ha un suo peso, è tangibile e creare un equilibrio perfetto nella società della storia) In un fumetto puoi analizzare il character design, ossia la capacità di creare personaggi non stereotipati, non per forza archetipali, ma che siano perfettamente coerenti con sé stessi da inizio a fine cammino. Non è del tutto una storiella per rimorchiare quella che, se crei personaggi sufficientemente consistenti, finiscono per vivere di vita propria e per agire in modi non inizialmente previsti. Se i personaggi sembreranno vivi e avranno motivazioni per agire o non agire, se avranno un passato anche solo accennato, ma che pesa sul loro presente, si entrerà in sintonia con loro, piangendo le loro morti o essendo felici per loro in caso di lieto fine. (esempio da non seguire il dylan dog forzatissimo pazzoide mestruato di e cenere tornerai. Esempio da seguire Bianca di Esp, talmente vera da incantare un'intera generazione disillusa di fine anni 90) In un fumetto puoi analizzare il perché sia stato scritto. Perché proprio in quel modo, perché proprio quella storia. Il messaggio, il significato non è la morale, non è la lezioncina di Simeoni su cosa va fatto e cosa no, su chi sono i buoni e chi i cattivi. Il messaggio è il tema portante, ma è anche il modo che ha l'autore di far conoscere il suo pensiero e il suo essere a dei perfetti sconosciuti. Inoltre gli autori che hanno qualcosa da dire sono riconoscibili e hanno storie subito identificabili come loro. Sclavi ha un fil rouge in tutte le sue storie, La Neve idem, Morrison e i multiversi, la metanarrazione, l'esistenza tangibile dei fumetti, la lotta al grim & gritty. Miller con la sua intolleranza fascista, con la sua poca considerazione per le autorità e per le leggi. Moore ed il suo recente interesse per la pornografia o per l'utilizzo di personaggi letterari nelle sue storie, modernizzati o mischiati tra loro, o adattati al suo pensiero o veicolanti i suoi messaggi. (esempi da non seguire Simeoni su Dylan Dog. Esempio da seguire Sclavi su Dylan Dog e il raccontare i propri demoni, le proprie paure ecc ecc al punto da influenzare intere generazioni con robe stile "i mostri siamo noi" o "i mostri diventano tali per colpa della società e dei veri cattivi") In un fumetto puoi analizzare lo stile narrativo, le citazioni, i rimandi, e l'attinenza di ciò che si inserisce d'altro nelle proprie storie. Perché si cita una cosa o si crea un'atmosfera da espressionismo tedesco unendola al contesto di ghetto afroamericano del Bronx? (esempio eh) Un maggior grado di consapevolezza di qualcosa si traduce in capacità di tradurla nel modo giusto, nel momento giusto, insieme ad altri elementi affini e sopratutto con un motivo reale alla base. (esempio da non seguire Recchioni in spazio profondo, in cui unisce alien, punto di non ritorno e solaris, ma senza un motivo reale dietro. Esempio da seguire se dico Sclavi su Dyd voglio vincere facile?) In un fumetto puoi analizzare la capacità di non creare buchi di sceneggiatura, soluzioni facili, trucchetti, scorciatoie, o di non creare solo due o tre scene attorno a cui ruota un mare di riempitivi. In un fumetto puoi analizzare la capacità tecnica. I raccordi tra le sequenze, i dialoghi che si adeguino al tempo e al contesto, gli stacchi, le inquadrature, le scale dei campi e dei piani. Non c'è un modo giusto o sbagliato, esistono soluzioni efficaci e soluzioni meno efficaci. In bonelli è difficile, ad esempio, sfruttare al massimo la potenzialità del layout, dato che, tranne rari casi, la gabbia bonelliana non viene rotta. Anche i colori hanno un loro linguaggio e veicolano determinati messaggi. Anche in questo i fumetti bonelli hanno sono limitati.
La soggettività tiene conto di quello che ti suscita un'opera specifica, l'oggettività parte già dallo studio di chi crea, arrivando poi alla sua creazione, al suo come, perché, cosa e chi. E' soggettivo dire che una storia fa commuovere, è oggettivo dire che una storia è riuscita bene a sintetizzare due generi in uno solo. E questo lo puoi dire solo se conosci sufficientemente i due generi.
Ancora più semplice. Soggettivo prevede la piena conoscenza di sé, oggettivo prevede la piena conoscenza del fuori di sé. Nel primo caso siamo più o meno bravi tutti, nel secondo molto meno. Ed io credo che entrambe le cose servano, sia quando sei un lettore, sia quando sei uno scrittore.
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