Nonostante la piacevole scoperta di Tanzillo come disegnatore il mio voto è 5 (mezzo voto in più proprio per i disegni).
POSSON SEGUIR S P O I L E RPer me uno dei peccati capitali per un'opera d'arte o d'intrattenimento è quello di essere noiosa.
Qui dopo un inizio che poteva anche essere interessante il tedio è calato come una saracinesca.
L'impegno sociale che vi profonde Simeoni è degno di lode. Questa storia è dalla parte degli emarginati, che non sono celebrati come modelli di bontà e virtù (vedi la scena del Dylan aggredito con una bottiglia rotta), ma ritratti senza eccessivo sentimentalismo nella loro esistenza durissima e miserrima, che Dylan sperimenterà in prima persona, camuffandosi da uno di loro, per indagare dall'interno e fornire anche un ritratto più diretto al lettore (come fece Orwell in
Senza un soldo a Parigi e a Londra). Quindi buoni gli intenti sociali di Simeoni (ci sono anche un paio di battute a favore della lettura dei libri tra l'altro), ma queste intenzioni ovviamente non bastano per fare una buona storia di Dylan Dog, fumetto dell'orrore.
L'interesse cala ben presto, la storia procede stanca, i veri colpevoli sono facilmente intuibili appena appaiono in scena (e questo per il residuo barlume di curiosità è una mazzata), la fiammella orrorifica, il famigerato fantasma dei vicoli, è subito spenta, non ci sono situazioni o personaggi degni di nota, il finale non ha la drammaticità necessaria per farsi apprezzare (o forse è colpa mia che, annoiato da quanto letto prima, nel torpore ho proceduto fino a pag. 98).
E in più ad aggiungere disinteresse a disinteresse, noia su noia, c'è la massiccia presenza di Rania.
Già a me Carpenter e Rania danno ormai fastidio anche quando compaiono, generalmente forzosamente, in una paginetta (il compitino del nuovo corso assegnato all'autore di turno) di un qualsiasi albo, figurarsi qui quando una è troppo spesso in scena, facilitata anche dal provvidenziale allontanamento di Carpenter, così da non aver nessuno a mettere i bastoni tra le ruote a questa liason tanto fiacca quanto inutile.
Rania fa ciò che faceva Bloch. Senza il carisma che il vecchio ispettore aveva anche solo apparendo, pure ridotto a macchietta. Indaga (parola grossa, non sembra certo una cima di detective, diciamo che si fa trascinare da Dylan e dall'indagine) col nostro, gli fornisce informazioni, ecc. Ogni facilitazione che Dylan aveva da Bloch a Scotland Yard ora le ha da Rania. I proclami del "metterlo alle strette" sono finora evaporati. In più, in peggio, Dylan e Rania flirtano in modo ridicolo, offrendoci delle scene che se le vedessi in un telefilm in tv cambierei canale all'istante. Insomma mi sembra che un personaggio come Rania (non certo solo lei tra le novità, ma lei è più presente e quindi più evidente) sia solo una zavorra (fosse un semplice riempitivo funzionerebbe comunque malissimo), un ammazza-interesse per la storia (forse in qualsiasi storia, anche se buona, nel tot di pagine in cui da sola interagisce con Dylan crea una bolla di noia) e a quanto sembrerebbe, pur nella sua per ora evidente ripetitività, destinata ad una presenza costante e massiccia anche in futuro. Con lei o si cambia registro totalmente, anche in maniera scioccante o i risultati saranno sempre questi. Poi mi lasciano basito un paio di scene che vorrebbero aggiungere del piccante al personaggio: lei che risponde al telefono in déshabillé e Dylan che rimane nudo per un attimo in sua presenza. Ma perché? E poi Dylan come personaggio lo vedrei più rispettoso delle convinzioni etico-religiose di lei per lasciarsi andare ad una leggerezza del genere.
Qui Groucho è molto coinvolto nelle indagini, molto presente, il che gradisco, ma, salvo poche eccezioni, raramente divertente.
Recchioni introduce l'albo citando nell'ordine: Cervantes, Dostoevskij, Stephen King e Mark Twain. Decisamente un bell'aiuto per non alzare troppo le aspettative del lettore
La copertina ammicca a quella di
Jack lo Squartatore, inutilmente.