Cravenroad7

Quoto Alemans. Mi pare che parecchi fossero stanchi del formato 32 pagine, me incluso. Ora che si cambia non va bene perché, senza leggere la storia, si può stabilire che era per il maxi o la regolare o addirittura un avanzo della gestione gualdoni.
@dipi: Entrare in riviste tipo max o sui diari di scuola era per pubblicizzarsi a un pubblico di adolescenti, ora si incontra quel grande pubblico su fb

Grazie Raffa! Di sicuro possiamo dire che il titolo non è da regolare. Passi per miseria e crudeltà ma immagino le critiche se un numero della regolare si chiamasse Baba Yaga :-).

Esatto, che poi ci fosse un do ut des nel senso che Dylan era già sulla cresta dell'onda e quindi le riviste vendevano di più con il marchio Dylan Dog è vero, ma rimane l'obiettivo che era il modo di entrare con certe fette di pubblico fattibile a quel tempo. Oggi si usa FB. La pubblicità è l'anima del commercio, soprattutto in un periodo come questo dove il fumetto in generale fa fatica ad imporsi in quanto gli svaghi sono molteplici rispetto anche a solo 10 anni fa. Viaggiando e facendo il pendolare da molto tempo vi dico che prima vedevo sul treno gente leggere libri e fumetti nella maggior parte dei casi. Oggi ci sono ancora queste categorie di persone ma tante sono quelle che invece passano il viaggio sullo smartphone a farsi i cavoli degli altri su FB.

Come già spiegato, non è la pubblicità che si critica ma certi meccanismi politici. Se lo vogliamo ignorare allora è inutile pure stare a parlarne.

Guarda che è il contrario.
Vent'anni fa Dylan (& co.) era letto praticamente solo da adolescenti. Il "diario" (e le altre amenità) lo comprava il fan lettore (che all'epoca era uno che andava ancora a scuola e non un ultra trentenne precario).
Non era promozione ma strategia per monetizzare al massimo il "brand" (Dio abbia pietà di me). Le collaborazioni con riviste tipo Max erano nate per attirare i più grandicelli casomai, ma in realtà ne guadagnava solo la rivista perché in quel mese raggiungeva vendite grazie a Dyd che mai avrebbe raggiunto.
Praticamente quello che è stato fatto con Topolino in tempi recentissimi.

Quoto Alemans anch'io. Hai un prodotto da vendere e lo pubblicizzi, è normalissimo. E' stato più incomprensibile perchè non l'abbiamo fatto fino adesso ed è altrettanto incomprensibile perchè non lo facciano anche con le altre testate. Facebook è il principe della notorietà, più spazio trovi, più risalto e considerazione ottieni, che credo sia lo stesso motivo per cui esiste la pagina di CR7 su facebook.
Il problema secondo me è la diversa sopportazione che ognuno di noi ha di Recchioni, chi lo odia non sopporta nessun commento, chi lo ama lo appoggia in tutto. Chi invece gli è davvero indifferente e si limita a godere della sola lettura degli albi, purtroppo credo non sia iscritto a nessuna pagina o forum di DD.

Dear Boy: Posso darti ragione (in parte) che vi era sfruttamento del brand ma evidentemente l'adolescente che tirava fuori il diario invogliava qualche altro adolescente a chiedere del diario, a guardarlo e poi magari a cominciare a leggerlo. Quindi direi entrambe le cose. Brand e anche pubblicità.

Non capisco però questo. Dici che le collaborazioni erano fatte per attirare i più grandicelli. Ne guadagnava solo la rivista (ma perché? - se tanto Max era per i grandicelli e i grandicelli DD non se lo cagavano.) Poi non credo che la Bonelli pagasse lo spazio su Max per non averne nessun riscontro, così tanto per fare vendere di più la rivista. Mi sembra un po' una strategia tafazziana.

Sembra vi sia qualcosa di male nella pubblicità ma non ci vedo tutto questo male.


REM ti straquotissimo!! Il problema è la sopportazione del personaggio Recchioni. Per fare un esempio semplice. Quando uscirono i primi due speciali nessuno si sognava di dire "Va che canaglie! Hanno fatto delle storie corte che non possono arrivare a 94 pagine e le hanno messe all'interno di un racconto cornice." ma semplicemente ci si godeva gli albi (a mio parere neanche tanto eccezzionali, sopprattutto il primo)

Era un po' che non ti davo un premio G.A.C. ne sentivi la mancanza, eh...

Non so esattamente come funzionasse l'accordo economico a quei tempi, ma se qualcuno pagava l'altro, sta sicuro che era Max che pagava in qualche modo la Bonelli, visto che era l'unica parte sicura di guadagnarci in termini non solo di vendite ma anche di contenuti.

E non date troppo peso alla promozione web.
La carta stampata ha bisogno di numeri ben più alti e sicuri di un like su FB che non si nega a nessuna pagina.

Cosa sarebbe il premio G.A.C.?

La G sta per "grazie".

Ora ho capito. Ti rispondo con un P. A. F. dove P sta per prego. E con un invito a rileggere gli interventi tuoi e di trovare la contraddizione nei tuoi scritti. Poi se vuoi puoi ringraziarmi (nella forma che più desideri, chiaramente)...

A.T.A.T.V.U.M.D.B.

Baba Yaga come titolo non ha nulla di male, è un personaggio del folklore, abbastanza noto. Sarebbe lo stesso ad es. intitolare Vurdalak un albo con protagonista un vampiro dell'est. O titoli già usati con nomi di creature note: Goblin, Frankenstein, La mummia, ecc.
Miseria e crudeltà è un titolo parodistico, come altri precedenti, che suona solo ridicolo.

Se uno da un Color Fest si aspetta qualcosa di nuovo, di diverso, per certi versi di rottura rispetto alla serie regolare allora può dissentire sul Barbato/Saudelli. Per un albo lungo, almeno per il primo del genere, almeno si fosse usato un disegnatore esordiente e particolare (pure Ratigher sarebbe andato benone, per quanto il suo stile non mi piaccia troppo, ma avrebbe il suo senso in quel contesto). O Saudelli si è dato ad una sperimentazione selvaggia, qualcosa di davvero nuovo, approfittando anche dell'uso del colore a fini espressionistici (ma mi sembra non se ne sia occupato lui), altrimenti la sensazione di un albo mensile finito per caso in lavatrice insieme ai capi colorati sarà difficile da togliere. Se ci sono entusiasti dell'idea meglio per loro (e per l'editore), anzi dovrebbero incrociare le dita che magari a Repubblica viene in mente di riprendere la collezione storica a colori.

In effetti Alexandr non hai tutti i torti... E' solo che a me Baba Jaga fa ridere come nome !!

anche a me stava bene che la lunghezza delle storie diventasse variabile, ma lo spirito del CF era far scrivere storie ad autori non dylandoghiani, qui abbiamo addirittura la Barbato...

Color Fest 1: Recchioni Gualdoni Faraci Di Gregorio
Color Fest 2: Bilotta Barbato Ruju Gualdoni
Color Fest 3: Faraci Enna Mastantuono Chiaverotti
Color Fest 4: Faraci Enna Bartoli Gualdoni
Color Fest 5: Frisenda Mignacco Marzano Cajelli Gualdoni
Color Fest 6: Vinci Porretto Mericone Barbato Caccivio

Insomma, mi pare che fin dall'inizio ci fossero autori della testata misti a nuovi