Nonostante tutta la buona volontà e la stima che ho per Accatino, neppure io sono rimasto soddisfatto.
Di questa storia si può dire sostanzialmente quel che è stato detto per l'albo del mese scorso: routine di lusso, realizzata con professionalità ma senza acuti.
seguono possibili
S
P
O
I
L
E
R
Accatino parte da una premessa molto interessante (la carriera del regista Michael Reeves e le circostanze della sua morte) per poi sfornare quella che, alla resa dei conti, si rivela una banale variante sul tema delle "sette religiose", puntualmente guidate da fanatici che all'inizio sfoggiano modi urbani ma poi si rivelano pazzoidi capaci solo di accoppare a dritta e a manca!
Tutto già visto (
I giorni dell'incubo, Lettere dall'inferno...), senza alcun nuovo spunto di riflessione che giustifichi l'ennesimo sfruttamento di un tema tanto logoro e risaputo.
La storia di Accatino non sfiora nemmeno la complessità del film di Reeves che, oltre a esporre gli scheletri nell'armadio della civilissima Inghilterra (paese in cui l'Inquisizione propriamente detta non aveva mai messo piede), era un'amara riflessione sul Potere e su quanto questo corrompa, al punto che nemmeno chi lo combatte riesce a salvarsi dal "contagio".
Qui il Bene e il Male sono divisi in maniera nettamente manichea, e il Buono (Dylan) resta puro, integro e incorruttibile.
Intendiamoci, i fanatici religiosi non piacciono a nessuno, ma la loro caratterizzazione è talmente rozza e semplicistica da renderli semplici macchiette.
Ogni volta che leggo questo genere di storie non posso fare a meno di ripensare anche a film tipo
The Believers - I credenti del male (di John Schlesinger, 1987), capace di affrontare con profondità il tema della religione e di ciò su cui si fonda, dove il Bene e il Male in quanto complementari diventano necessari e inseparabili.
Sull'albo mi limito ad aggiungere che il soggetto è davvero troppo esile. Basti vedere quanto Accatino la tira per le lunghe con il grottesco inseguimento automobilistico.
Inoltre mi pare molto strano che Dylan non sapesse che Hopkins è realmente esistito. Tanto più che in Inghilterra si trovano parecchi libri (anche 'divulgativi') sul personaggio, e che una metal-band come i Cathedral gli ha dedicato un concept-album.
Ma probabilmente per Recchioni -così come a suo tempo per Gualdoni- Dylan è un povero ignorante caduto dal pero, capace di leggere al massimo i vecchi romanzi di Stephen King.
Disegni senza infamia e senza lode.
Per chi volesse saperne di più su Michael Reeves, suggerisco la lettura di
The Remarkable Michael Reeves di John Murray, ottima e curatissima biografia.