Cravenroad7

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#351 - In fondo al male
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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 8:02 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
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Nicolas ha scritto:
dipintendo ha scritto:
Forse semplicemente perchè io cerco quello che François Truffaut chiamava effetto notte ma applicato al fumetto, non so se rendo l'idea.


A me non rende nessuna idea. Potresti spiegarmi in due parole cos'è quello che Truffaut chiamava effetto notte e come si potrebbe applicarlo al fumetto? Sono sinceramente interessato...

Ho scritto non so se rendo l'idea perché non sono bravo a spiegarlo razionalmente. Truffaut con questo titolo (copincollando) fa riferimento proprio alla tecnica cinematografica, nota appunto come effetto notte, che consiste nel rendere "notturna" una ripresa fatta in piena luce grazie all'inserimento di un filtro blu davanti all'obiettivo.
Applicando al fumetto o a qualsiasi altro media (il cinema su tutti ) .Per me, il fumetto per il fumetto, senza essere continuamente sballottato in realtà, non fiction.
Onirico nel senso di fumettirico.
Non so se mi spiego.
È una sensazione che danno molti albi di Sclavi, tipo memorie dall'invisibile.
Anche i film di Chaplin trasmettevano almeno per me, questa sensazione.
Forse ha un nome ma non mi ricordo.

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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 8:06 pm 
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Dip, puoi fare di meglio, mi hai messo una curiosità abnorme su questo effetto notte by dipintendo!


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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 8:12 pm 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
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Cita:
Beh, la mano sbagliata ha fatto 20 pagine, e non c'è neanche la piena consapevolezza di come si realizzi un fumetto, essendo l'opera prima di una scrittrice di libri appena avvicinata al mondo del fumetto.


Capisco che parlare male di ogni uscita sia ormai diventato uno sport nazionale però dire che non c'è la piena consapevolezza di come si realizzi un fumetto quando probabilmente sarà anche stata revisionata da chi i fumetti li sa scrivere mi pare un pò azzardato. Poi non lamentatevi se uno scrittore di fumetti che legge quello che hai scritto si incazza. Che poi quale sarà mai la "giusta" realizzazione di un fumetto, chi lo sa?

Cita:
Per il vedere qualcosa non significa che ci sia necessariamente, sennò chi vede nel sindaco pazzo Beppe Grillo significa che c'è anche quello?

Posso replicare anche che il fatto che voi non vediate qualcosa non significa che necessariamente non ci sia. Se io ci ho visto questa critica sociale di cui parlavo nel post precedente probabilmente mi sarà venuta per qualche motivo. Che poi l'autore magari non lo volesse scrivere e volesse solo fare esempi di meschinità umana può essere. Questo può dircelo solo lui. Ho replicato al post di Dear Boy perchè non era il debole contro il debole ma il debole che batte il più debole che mi pare una forte differenza (anche senza la mia visione critica di cui sopra).

Cita:
Usare a paragone un fumetto piatto è un vinci spesso vinci adesso, e fa capire che solo l'abbassamento del livello qualitativo da un po' di anni a queste parti riesce a far apprezzare opere scritte leggermente con più mestiere. Ma meno peggio non significa bello.


O magari si sta cercando di andare oltre quell'abbassamento qualitativo che aveva preso la testata? Si sta cercando di alzare la qualità. Insomma, alla fine Sclavi non c'è più e scimmiottarlo non ha senso. Ci vuole, a mio parere, che gli autori raccontino se stessi mediante Dylan Dog, raccontino le LORO paure cercando di mantenere il più possibile le caratteristiche del personaggio. Perchè in fin dei conti è così che è nato Dylan Dog.


Cita:
Poi il tema del debole contro il più debole o dell'egocentrismo o quel che era, sono due parti della meschinità umana presi totalmente a caso su infiniti possibili. Perché proprio quelli? Capirei il rifarsi ai sette peccati capitali, ma qui sono due elementi qualunque, senza un criterio apparente.


Non mi pare che ci sia chiesto perchè in Totentanz si siano raccontate quelle storie e non altre. La motivazione non esiste. O semplicemente all'autore son venute in mente quelle. E qui penso uguale. Probabilmente ha voluto parlare di menefreghismo e lotta del debole contro il più debole perchè per lui sono le parti peggiori di questa società.

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Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 8:17 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
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Drake ha scritto:
Dip, puoi fare di meglio, mi hai messo una curiosità abnorme su questo effetto notte by dipintendo!

Ti passo il torrent? :D
Comunque se mi torna in mente quella parola la scrivo qui.

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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 8:21 pm 
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Non è parlare male di un autore, è vedere evidenti limiti da parte di un'autrice alla sua opera prima, ficcata nella serie regolare del secondo fumetto più venduto in Italia solo perché ha pubblicato dei libri (saperci fare coi libri non significa necessariamente conoscere la grammatica fumettistica, e non ha senso far fare fumetti ad un esordiente che non ha consapevolezza della grammatica fumettistica per poi guidarlo passo passo. A questo punto prendi un giovane autore che non ha mai pubblicato libri ma sta studiando per scrivere sceneggiature di fumetti).

Di solito dovrebbe giustificarsi chi vede qualcosa in un'opera, motivando la propria visione, non chi non ci vede nulla.
Il questo può dirlo solo lui è sacrosanto, infatti tantissimi artisti le cui opere possono sembrare a prima vista delle robe facili spiegano come ci sono arrivati, i collegamenti e le riflessioni che li hanno portati a partorire quella determinata opera. Ho chiesto a diversi lettori entusiasti di tutte le opere di Ratigher se avevano qualche informazione o spiegazione e no, niente di niente. Di Ratigher sappiamo solo che odia il concetto di spoiler tanto caro agli internettiani.

Ma spesso si parla di Sclavi come se fosse dio, mentre tutt'ora, in giro per il mondo, vi sono fior fior di autori in attività anche più bravi.
Non è che in Italia non possa arrivare qualcuno capace di far sembrare Sclavi obsoleto o antiquato, o capace di dimostrare ancora più talento e cultura eh. Semplicemente in bonelli non c'è nulla di neanche vagamente paragonabile a lui, e si vede.

Sclavi a volte effettivamente non dava un senso ai singoli elementi delle sue storie più surreali, ma in generale se non erro Totentanz si rifà a qualcosa di già esistente (non mi viene al momento l'opera) e anche qualcosa di De Andrè mi pare di ricordare avesse un collegamento o sbaglio?
In tal caso certi episodi sono stati scelti piuttosto che altri per questi precisi motivi.

Ps. Per Dip, l'originale effetto notte l'ho capito, è semplice, ma voglio capire bene com'è la tua concezione di fumetto notte applicabile ad un fumetto. Magari fai qualche esempio pratico con storie di Sclavi.


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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 8:27 pm 
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alemans123 ha scritto:
Probabilmente ha voluto parlare di menefreghismo e lotta del debole contro il più debole perchè per lui sono le parti peggiori di questa società.

No.
L'autore voleva parlare di un "Male assoluto" da "perdere la ragione" in "un'impresa adatta solo agli eroi" e "non ne uscirai vivo".

Ma con Gualdoni eri così accomodante?

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l tuoi noti "sarcasmo" e "voglia di flammare" non attaccano con me. (cit.)

Quindi, sgarbato Dear?
Sì, come al solito.
Sta dicendo cose assurde?
Per niente. (cit.)


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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 8:29 pm 
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Quoto Dear perché anche il riferimento al Maelstrom di Lovecraft rafforza l'idea dello scendere nell'abisso dove si perde il senno, tema ricorrente del Lovecraft post periodo dunsaniano.


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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 8:37 pm 
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Drake ha scritto:
Ps. Per Dip, l'originale effetto notte l'ho capito, è semplice, ma voglio capire bene com'è la tua concezione di fumetto notte applicabile ad un fumetto. Magari fai qualche esempio pratico con storie di Sclavi.

Pantomima? Prosopea? Prosopagnosia? C'è una parola che non mi viene ma riassume il concetto.
Drake ha scritto:
Ma spesso si parla di Sclavi come se fosse dio, mentre tutt'ora, in giro per il mondo, vi sono fior fior di autori in attività anche più bravi.

Verissimo. Ma non hanno scritto Dylan Dog.
Io stesso amo di più altri sceneggiatori.
Comunque Sclavi è il creatore di Dylan Dog.
Ah, mi piace il Dylan di Chiaverotti. ;)
EDIT
Rettifico.
Manfredi, Wood, La Neve han scritto Dylan Dog.
Chiediamo a Manfredi di scriverne un altro? :D

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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 8:52 pm 
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Il chiaverotti su dyd l'ho amato anche io, e conoscendo il suo stile non mi aspettavo chissà che profondità, ma intrattenimento becero. Proprio a dimostrare che conoscendo la cifra di un autore non è necessario che sia l'Orwell della situazione.
Il chiave di Morgan Lost invece non mi piace, ma è un altro discorso.


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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 9:12 pm 
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Alla fine ho un votato un educato sufficiente d’incoraggiamento – per me stesso, più che altro, nel portare avanti la croce - data la buona disposizione generale verso i nuovi arrivati che comunque si confrontano con una prova non semplice. Non vado per nomi: vale lo stesso discorso della Baraldi, ed i precedenti del Ssior Ratigher m’ interessano poco, anche perché loro stessi c’entrano poco con DD :| .

Se dovessi definirla con un aggettivo direi pretenziosa, ed un po’ arrogantella: apprezzo il tentativo di scostarsi dal Dylan classico – che nessuno ormai scrive, quindi di classico c’è solo il consueto piroettare miagolando su se stessi – mentre apprezzo molto meno quando l’anomalia di fondo è tanto ricercata dall’autore in funzione di firma, da sembrare alla fine stucchevole o fuori luogo… nelle forme, più che nei contenuti. Comunque ci sono degli spunti positivi, la copertina acchiappa, si smonta la solita gabbia bonelliana con coraggio, e un po’ di follia localizzata può far sorridere.
Ratigher è un nuovo arrivato ma pensa subito di confrontarsi/esordire come genere con una storia privata della trama, quando farne a meno è una prova ben ardua, e qui sinceramente mi pare esser naufragata dal malomare contro scogli ben meno squadrati di quelli irlandesi, all’altezza dei Giganti… come l’innominabile maestro di Boffalora 8-) .

Sul discorso delle poche pagine, credo di andare controcorrente (in alto mare, su qualche relitto) rispetto all’opinione di molti: essendo principalmente un apologo “per astratti” poteva funzionare come percorso anche entro una 60ina o persino meno pagine, magari su un CF e con un disegnatore diverso. Sinceramente a livello di trama non c’era granché da sviluppare, dati passaggi sincopati, discontinuità improvvisate, ritmo singhiozzante, sceneggiatura che deriva da altre forme/tipologie fumettistiche, per scatti da striscia, confermando la scarsa familiarità dell’autore con l’autoconclusivo da 94pp SBE e l’effetto narrativo pressoché nullo, se non assai scadente :cry: .

Su Baggi vado di fretta e magari approfondirò in un secondo momento. Dico solo che mi fa piacere abbia trovato uno stile tutto suo molto particolare, dopo il caos del Parassita. Forse non era la storia ideale per lui e c’è da dire che il lato grafico non ajuta di molto la scansione meccanica di molti passaggi durante le vicende, anche per le espressioni dei personaggi. Sembra esserci come uno scoordinamento alla base tra testi e disegni: basti vedere per esempio la lunghezza della battuta di Groucho sul riso matrimoniale (7.v) e le tempistiche dell’azione disegnata in vignetta. Nulla mi toglie il sospetto che Baggi e Ratigher si siano capiti poco in molte delle cose che dovevano sincretizzare, a quattro mani. La responsabilità cresce in modo proporzionale, per esempio, quando Baggi non azzecca un’espressione del fratello della defunta, o manca di espressività nel vecchio marinajo in preda all’ira (p.58).

Al contrario della Baraldi dove l’aspetto tardo-adolescenziale prevaleva nella dimensione bovary-sta del Dylan-da-lei-trasognato, qui i rigurgiti post-teen(spirit) dell'autore vengono suppurati da un tono moralistico/ dissertativo in continuo scozzamento di perle di saggezza, maestro di vita da slogan aforistici, tra sarcasmo e paradossi ribaltabili in modo artefatto. A questo contribuisce il tono fasullo negli scambi rimbeccati fino alla spasmo: sembra più una claustro-pièce a due voci da contenere nell’apnea di un salotto-acquario asfittico (pp. 26-31), piuttosto che un ampio viaggio verso le profondità insondate doo mar’. E Dylan svuotato dalla continuity annacquata – due voti in più solo per questo - ma spiaggiato lì come un’otaria spara-distici agnostici :? .

A dire il vero non mi pesa l’assenza di storia/trama nell’ambito metaforico, ma alla lunga preferisco chi non vuole predicare “messaggi” dal suo pulpito (v. Ambrosini solo un mese fa, nello sconcerto repulsivo pro-degrado umano) o trascrive le vicende in modo che narrino da sole i loro contenuti, intrinsecamente. Alla fine non è un vivace divertissement caleidoscopico come poteva esserlo un albo stile Ascensore per l’Inferno, ma un semplice supporto cartaceo per le proprie tesi alternative da mugugnare, sfruttando Dylan come vettore-mouthpiece. Del finto nonsense che vuole dare un senso alle vite di tutti. Avvitandosi :roll: .


+++
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SPOILER
SPOILER
SPOILER


Qualche dettaglio su qualche passaggio…

Scostante in modo pruriginoso il modo in cui Fiona si eccita - mancata e-mula annojata? - davanti a Dylan mentre racconta ammiccando alle ninfojate della sua amica… ma quando crolla subito dopo ricordandosi del lutto-per-assenza si copre di ridicolo da sola, quanto a credibilità :oops: .

In seguito scene di villaggio falso-Ramblyn anni 2010s, dove più che la bizzarria ( v. sindaco in gonnellino) vige il cinismo coatto di personaggi perbeno-buzzurri alla maniera mooolta attuale - dei film d’essai, s’intende, come m(o)anierismo autogemente di piacere esaltato dalla bulimia citazionista - tanto per infierire un po’ sui mali della società odierna concentrata su se(lfie)stessa. Surrogato in 7 pagine come scenario può anche starmi bene (pp. 17-23); sbrodolato oltre si sganghera da sé senza ricreare un’atmosfera efficace.

Pateticamente out of character Dylan che cerca, come un coinquilino Erasmus qualsiasi a caccia di un thé a scrocco, di distrarre con la freddura facile una Fiona ancora calda dal recente lutto (pp.25-28). Tacere non farebbe male, invece di straparlare sui massimi sistemi a tutto campo, nel vignettone dei confronti ipercosmici frontale che rialza il mio apprezzamento di Baggi (p.29) ma fa annaspare nell’ansia da indottrinamento il povero guru Ratigher. Non bastava ciarlare semplicemente sul meteo…considerando quanto l’andamento delle maree avrebbe influito sulla storia :?:

A me i Led Zeppelin piacciono molto, quindi se si vuole citarli anche contestualmente – v. scogliera+album - non mi spiace, ma l’idea di farne la base per l’input della storia o suonarli al clarinetto (p.33) mi mancava ancora. Aspetto Jimmy Page mi mandi un demo col piffero di Stairway to Heaven e poi lo produco a mie spese :D .

Fragile: il pacco Dylan. Non capovolgere. Ovvero se proprio devi ribaltare alcune delle sue caratteristiche – la dipendenza dal caffè: maquannomaaaaai! – almeno fallo per una ragione utile alla storia, e non per una battutina inutilerrima (p.38) :evil:

Evitare qualche volta i provincialismi non sarebbe male: Fiona può dare a Dylan al massimo del “saputello”, ma non del “Sapientino” (p.38) visto che la Clementoni non esportò in terra Albionica quel prodotto con quella sigla di conio italico, successivamente diventato locus comunissimus, ma solo sulle nostre lingue.

Dylan prosegue sbadigliando nella sua svogliatezza irritante ed insensibilizzata, dopo essersi incaricato lui stesso dell’incarico a suon di abbracci (pp. 14, 36, 38-39, 60). Fanno bene a picchiarlo al pub, avrebbe fatto bene il bimbo ad aizzargli il cane contro, viste come si erano messe le cose: dog scaccia dog, da questo villaggio :3 .

Abbastanza insopportabile il solito vecchio-guida de’ paese che lasallunga (pp. 47-54) e centellina i suoi aneddoti arcani in pieno stile ruju-gualdoniano da personal tripadvisor del (presunto) incubo. E Lo stra-insistito scambio di stoccate di pagina 48 mi ha fatto rimpianger che qualche gabbiano non gli abbia rilasciato l’esito dei suoi pasti in piena testa, interrompendoli. Ma se non altro il vecchio filibustiere è l’unico che può rimodulare la storia verso uno sbocco dylaniato con la faccenda rimestata del sentiero abissale e con la follia che man mano attanaglia il paesotto, a suon di randellate, come nelle migliori pochade circensi :lol: .

Per questo trovo inutilmente da corollario il mini-episodio della mano fasciata (pp.59-62, quattro pagine abbastanza sprecate) mentre mi è piaciuto l’immaginario visuale del mare corrugato dall’assenza di acque come un (meta?)volto in preda alla cicatrici più nascoste (p.76). Ho gradito molto anche la scomposizione multipla della notte sotto molteplici punti di vista (pp.65-69), senza pistolotti di contorno ad affondarla.
Non ho capito l’eroismo improvviso auspicato dal marinajo fan nei confronti di un Dylan – aho, ma chi ssei? Che figooo p.78 :o – che si rimbocca maniche di camicia, ben sapendo che una mazza da baseball può molto più della sua competenza nel mestiere :dito: .

La discesa per la scalinata abissale è interessante ma s’impantana qualche volta di troppo e con esempi non proprio suggestivi. I simulacri retorici con tanto di didascalia d’accompagnamento per non dotati di brevetto natatorio (v. bimbo allegorico in gabbia, tradotto in concetto da Dylan, p.81) finiscono per ingabbiare il senso dell’incubo – anche in senso “poetico”, se proprio non possiamo farne a meno - e per mostrarci le figurine di un album che nessuno ha voglia di completare. Anche perché sono per lo più legate all’infanzia e solo alla dimensione da educatrice di Fiona :* .

L’inquietudine incesticidica – posso permettermela pura io una citazione ai Nirvana, no? - del padre mancato-padrone (tema interessante, e morboso) è trattata soltanto en passant come additivo colorante pro-coloritura nera… buttata lì di circostanza per non lasciare il casus itineris in sospeso, e chiudendo la questione starter della scomparsa di Molly Melamolly, e tanto basti :( .

Se le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni, il fondo del male è cosparso di speranze ristagnanti (p.92): aggrappatevi a questo salvagente moralizzato in attesa di imparare a nuotare senza i braccioli del predicozzamento bivalvico. Adesso si profila un paese inondato in più da cui ricominciare e un’illusa in meno con cui andare al mare nel weekend. Sempre che non riaffiori :tc: .



ALOHA COSììììììììì: LA SPERANZA E’ ULTIMA A MORIRE
MA LA PRIMA A DARSI PER MORTA

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Drake ha scritto:
Ho chiesto a diversi lettori entusiasti di tutte le opere di Ratigher se avevano qualche informazione o spiegazione e no, niente di niente.


Tu hai letto qualcosa di suo? Se ti va ti dico la mia, magari in PM per non continuare ad andare OT.


Chiedo ancora: cosa mi consigliate di leggere di Baggi?

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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 10:29 pm 
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Drake ha scritto:
Quoto Dear perché anche il riferimento al Maelstrom di Lovecraft rafforza l'idea dello scendere nell'abisso dove si perde il senno, tema ricorrente del Lovecraft post periodo dunsaniano.

ecco, una bella storia con atmosfere lovercraftiane, devo dire mi manca assai. E cmq l'unico maelstrom funzionante su dylan rimane quello alla edgar allan poe della dolce e assonnata (quella si degna dell'effetto notte dipitendiano) inverary. :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 11:02 pm 
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Scisma83 ha scritto:
Drake ha scritto:
Ho chiesto a diversi lettori entusiasti di tutte le opere di Ratigher se avevano qualche informazione o spiegazione e no, niente di niente.


Tu hai letto qualcosa di suo? Se ti va ti dico la mia, magari in PM per non continuare ad andare OT.


Chiedo ancora: cosa mi consigliate di leggere di Baggi?


Ho letto sia le ragazzine (ma diverso tempo fa) che trama, e ovviamente il dyd.
Credo che di lui mi manchino tuta teschio e poco poco altro, non è stato molto prolifico come autore o più che altro è da poco che scrive, meno di dieci anni sicuro.

Se vuoi puoi dirmi anche qua quel che pensi, perché credo che non creerà fastidi a nessuno, anzi si impara qualcosa e si creano nuovi spunti di riflessione :)


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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: ven dic 04, 2015 11:51 pm 
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Spoiler!
a pagina 70 si intravede il fondoschiena di Dylan... un po' di par condicio dopo anni in cui si vedevano solo quelli della partner di turno


La storia in sé è spiazzante... lascia la sensazione di doverla ancora cominciare... proprio per questo mi è piaciuta.

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Preso dalla fede ebbi una visione
dall'orgia io fuggivo, non senza derisione.
Vidi il fiume Congo scavare con la testa
e una lingua d'oro tagliare la foresta.


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 Oggetto del messaggio: Re: #351 - In fondo al male
MessaggioInviato: sab dic 05, 2015 12:27 am 
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Geniale Dilettante ha scritto:
Spoiler!
a pagina 70 si intravede il fondoschiena di Dylan... un po' di par condicio dopo anni in cui si vedevano solo quelli della partner di turno
.


Eppure sono quasi sicuro che si veda in almeno un altro numero. Devo ricordare. :)

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