Una cosa è certa... noi fan di Dylan siamo molto tafazziani...
E questo sia per quanto riguarda il periodo Gualdoniano che quello Recchioniano.
Comunque, a me dispiace dirlo, ma a questo punto mi sento pienamente il diritto di dire che la colpa maggiore di questo nuovo caos, e (s)caratterizzazione dei personaggi, è da imputare a una sola persona: Tiziano Sclavi (e Dio solo sa quanto mi costa scrivere il suo nome in questi contesti).
Perché lui?
Lo spiego. O per lo meno ci provo mettendo il mio personalissimo punto di vista (che va da sé, in un forum è la normalità ma spesso si parla con la "verità oggettiva" in mano).
Sclavi crea un capolavoro. Benissimo. Tutti ne parlano, ne sono entusiasti. Diventa oggetto di interviste, tesi di laurea, saggi, manifestazioni pubbliche, programmi televisi e, seppur indiretto, interrogazioni parlamentari. Insomma: crea il fenomeno Dylan Dog.
Nei primi 100 numeri ne scrive la maggior parte delle storie e, in ogni caso, supervisiona (seriamente) il lavoro di autori che più o meno saltuariamente vi scrivevano (il trio sardo-Neveriano, Mignacco, Marcheselli, etc...) così come del più regolare Chiaverotti. Insomma, è indubbio che tra alti e bassi, i primi dieci anni di DYlan sono comunque coerenti con la qualità risaputa della serie (se non nei soggetti, sicuramente nelle sceneggiature).
Poi si rompe qualcosa.
Sclavi, per motivi tutti suoi e assolutamente inopinabili, si stufa della sua creatura. Non voglio stare qua a fare il psicologuccio da quattro soldi bucati (non ho né voglia di farlo e né la conoscenza professionale per poterlo fare) e trovare le cause della perdita di passione verso Dylan, ma è certo che dopo dieci anni si disenteressa della serie. Prima come supervisore (probabilmente lo faceva, ma superficialmente, stancamente, delegando a Marcheselli il grosso del lavoro) e poi come autore (storie sempre più rade, lunghe pause e palesemente stanche). Infine, improvvisamente, abbandona il tutto.
Ok... va benissimo. Siamo in un paese libero (non so da cosa, ma ci dicono così). A questo punto la redazione ha tre strade da percorrere: fin da subito rilanciare la serie affidandola a un autore, vivacchiare sul successo costruito e chiuderla come una felice parentesi del fumetto mondiale nonché della letteratura italiana.
Sul primo punto tornerò fra un po'. Il terzo, come ben sappiamo ogni mese, non è stato preso in considerazione. Pertanto si passa al secondo punto: vivacchiare.
Iniziano due lunghi periodi: Marcheselli (supervisore) Ruju-Barbato-Faraci prima, Gualdoni (supervisore e autore) Marzano-De Nardo-Di Gregorio successivamente. La qualità generale della serie crolla (come le sue vendite) di mese in mese. E in tutto questo, il suo creatore è latitante, totalmente disinteressato, fino a dire candidamente nelle interviste che neanche legge più Dylan Dog
Poi, improvvisamente, muore Sergio Bonelli e contestualmente si cambia registro per quanto riguarda Dylan (sarà una coincidenza
). Subentra il figliolo (che si vocifera in giro non molto interessato ai fumetti) e il nuovo indirizzo per la serie è il rinnovo.
Dopo circa 15 anni, si decide di fare ciò che, probabilmente, doveva essere fatto nel 97/98: affidare ad un autore il rilancio (economico e artistico) della testata. Il problema è che la testata l'abbiamo ricevuta, nel setto nasale, noi lettori. Perché succede una cosa, per me, abbastanza importante (negativamente). Vi è un patetico passaggio di consegne ufficiali Sclavi-Recchioni delle redini di Dylan lasciando la libertà di snaturare la serie all'ultimo arrivato che, di fatto, ha scritto (fino all'eredità) un capolavoro (molto sentito e quindi scritto con il cuore, alla Sclavi, insomma), una buonissima storia (il giudizio del corvo) e due-tre storielle discutibili. Insomma, dal creatore di Dylan (non so quanto dettato dalla redazione) mi è sembrata una scelta troppo affrettata. Ennesima dimostrazione del suo disinteresse verso Dylan Dog. E qua nasce la colpa più grande. Rimani comunque colui che ha creato l'universo Dylaniato. Quindi, nel passaggio di consegne e nelle scelte di rinnovo totale della serie, hai tre strade da intraprendere:
1 - Passi la palla cocente a un autore (chiunque esso sia) e controlli che in questo delicato passaggio le scelte narrative siano corrette e coerenti con il personaggio. Ma un controllo serio e molto critico. E' accaduto? Non credo.
2 - Passi la palla cocente a un autore (chiunque esso sia) ma prima finisci di ustionarti la mano e di proprio pugno scrivi le storie che devono aprire il nuovo corso, impostare i nuovi indirizzi narrativi, costruire psicologicamente i nuovi comprimari. E' accaduto? Non credo. Anzi, no. Sclavi, ad oggi, non ha firmato nessuna storia.
3 - Ti scoccia per i tuoi motivi di fare tutto ciò? Bene, vagli seriamente le nuove strategie (nonché soggetti e sceneggiature) e porti avanti il progetto di cambiamento. E' accaduto? Non credo. In quest'ultimo caso avremmo avuto storie al livello narrativo degli anni '90, quando non le scriveva Sclavi ma indubbiamente le supervisionava.
Quindi che strada ha scelto Sclavi? "Buttiamo due tre idee con il nuovo supervisore e poi son cavoli loro. Tanto non mi interessa e prima si levano tutti davanti, e meglio è."
Nascono così baggianate del tipo: cellulari che parlano interagendo come persone, comprimari "nickraideriani", Sherlock Holmes Bloch
, Groucho confabulatore, case regalate da acerrimi
nemici, continuity fatta veramente male, galeoni distrutti, old boy odiati, giuda ballerini accantonati (per poi recuperarli), e altre amenità del genere... e inoltre: copertine rinnovate (per poi tornare nella normalità), titoli peggiori del periodo gualdoniano e Dylan Dog Horror Club costruito per cazzìare i lettori, con le chiave di lettura per i lettori cerebrolesi, autocelebrarsi e spoilerare (a parte i primi due punti, gli ultimi due non molto distanti dai redazionali del periodo gualdoniano).
Ora mi viene da chiedere: in modo sottile, Sclavi ha sempre voluto l'eutanasia per la sua creatura e sta facendo di tutto per arrivarci, dato che la SBE non ne vuol sentir parlare di chiudere artisticamente?
Perché è l'unica motivazione valida che trovo per giustificare l'operato del (per me ancora) Sommo.
Se prima la cosa era gestita malissimo con un'ignavia imbarazzante, ora mi pare che la tendenza è far deliberatamente del male a una serie e ai suoi lettori.
Sarò drastico? Probabilmente. Ma la strada intrapresa mi sembra veramente quella più sbagliata che potessero prendere.
E a questo punto è inutile ripetere il solito mantra su cosa non va, su cosa v, e se il gioco è valso la candela (smorta) che c'è rimasta in mano.
Infine rispondo ad Alemans...
Io, come scrissi una volta, ho serie difficoltà a cambiare le mie abitudini. E autocitandomi nel post dell'anno (a tal proposito dopo soli 3 anni ringrazio chi mi ha votato all'epoca) del 2012 (che a sua volta scrissi nel marzo dell'11) ti dico:
Se devo rispondere alla domanda iniziale allora rispondo no. Non vale la pena leggere ancora Dylan Dog. Non questo Dylan Dog, per lo meno. Sempre in attesa di quella storia veramente bella e che esce 1 ogni 7 (e sono pure buono).
Se qualcuno mi chiede: e perché lo compri ancora?
Allora rispondo subito collegandomi all’ultima frase del “piccolo appunto” sopra scritto: è la serie che ho amato di più in assoluto. E oggi vado avanti non con la speranza di tempi migliori, ma con quella sorta di rassegnazione che, come per tutti i grandi amori, c’è stato il fuoco iniziale e dopo tanti anni si sta ancora insieme più per inerzia che altro, e ci vuole davvero un bel coraggio per mollare il tutto…
Coraggio che nella mia indole caratteriale non ho né con Dylan né con altro. Tutto qui.