Sinceramente non credo di avere (subito) il tempo per parlare nel dettaglio di questa storia, quindi rimando ogni progetto di neurecensione a data da destinarsi, magari rileggendo l'albo a 10 pagine alla volta quando capita
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Per il resto, almeno sulla questione che più tiene botta (seeh...de c*lo), posso aggiungere qualcosa nel dettaglio per notare l'inquietante atteggiamento di fondo da parte degli autori. E non lo dico da integralista reazionario quale non sono, ma solamente tastando il polso dell'incoerenza paracula che sedimenta in certi atteggiamenti proni a negligere da ogni forma di rispetto verso il buon senso del lettore meno che comune.
Qui si tratta di schizofrenia bipolare, in chi scrive e in chi interpreta (cioé Dylan, il personaggio). Non di refusi, come si potrebbe essere portati a pensare, né di progetti segreti come si potrebbe sospettare. E non so cosa sia peggio
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La Barbato ha dimenticato di scrivere sullo
storyboard per Brindisi di far riportare via il galeone a Dylan, e poi se l'è cavata in corner facendogli dire in
afterthought che l'avrebbe ricomprato a rate in edicola da Hobby&Work? D'accordo... ci può stare, dopotutto sempre meglio questo che retroscenari termospappolanti a venire, adibiti a livello strumentale, per introdurre un nuovo galeone infiltrato dal Caos ed altre amenità simili. Se le cose stessero SOLTANTO così si può soprassedere, e sorridere della faciloneria con cui viene trattato l'attuale lettore, sacrificato boriosamente in nome del nuovo da spiattallare dietro la qualunque dello scardinamento menochequalsiasi
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Il problema è che c'è dell'altro. E qui parliamo di schizofrenia lampante.
La stessa Barbato
non più di tre mesi fa, in ombra di sedicente continuity, ci ha insistentemente sfrangiato tutta la marroneria domestica con le fisime morbose del suo Dylan afflitto in modo parossistico dalla paura di staccarsi dai suoi oggetti preferiti, quegli in cui tende ad identificarsi PER SCELTA come soggetto, per attaccamento, malinconia, abitudine e correlazione oggettiva di sé.
Nell'arco di tutto il
cinereo albo, tra pagina 23, 28, e 96,
non fa altro che tornare in modo incalzante su clarinetto e galeone, da difendere contro ogni minaccia di sottrazione sotto assedio, da evocare al risveglio in ospedale per ritrovare la propria dimensione, da accarezzare nel momento del ritorno casa, dopo il trauma dell'allontanamento/sfratto
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E qui invece? Abbiamo capito già dalla prima pagina che uno dei (pochi) temi di quest'albo è la necessità per crescere, come hommo, di separarsi dal superfluo, inteso come ammennicolo in accumulo pseudo-cianfrusante, tra collezionismo e vintagerie geek varie... per far posto alla fantomatica ragazza - "del mese", eccapirai... personaggio svuotato delle interiora prima di avere uno spessore proprio, senza neanche una piagnucolata barbatiana per giunta, in nome della coerenza drammatica, eh
Poi come sappiamo l'argomento vira sui cadaveri di persone/soggetti trasformati in feticci impagliati/oggetti da collezionare, sempre per attaccamento emotivo, e stiamo sempre lì.
Ma alla luce di quanto successo, detto, fatto, inculcato, afflitto, salmodiato a josa nel
#346 vi pare normale che Dylan si sbarazzi in modo così nonchalante del suo galeone, con tutto il significato simbolico che questo riveste per quasi 30 di carriera, frammenti o non frammenti, fracassature o non fracassature, liquidando la faccenda con un "tanto lo ricompro" di circostanza?
Questo è un disturbo bipolare (non)bello che (non)buono, rispetto alla scrittura anche RECENTE del personaggio stesso, della continuity che continua solo ad imbarcare pernacchie da ogni poro, e della credibilità di una scrittura schizofrenica che si compiace di manomettere straffotendosene qua e là delle conseguenze - anche solo logiche, per carità - accampando adagi sconfortanti di scialba circostanza su facebook in tutta risposta
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Ma forse è solo il cambio di stagione ad aver influito sugli atteggiamenti di Dylan...
ALOHA COLLEZIONE ESTATE(freschi)-AUTUNNO(n vieni)