Non nego un certo scetticismo su questa pubblicazione. Già con Addio Groucho e Il tramonto dei morti viventi, si era voluto approfondire un universo futuristico che poteva rimanere perfetto come unicum con Il pianeta dei morti viventi. Le due storie che avevano seguito quel gioiellino uscito nel 2008, comunque, mi avevano colpito, complice la penna e la sensibilità di un autore che letteralmente adoro. Quindi restio al sequel e al prequel di quella storia rimasi comunque soddisfatto.
Questa pubblicazione annuale mira proprio ad ampliare quel macrocosmo dylaniato. Libero dalla continuity e dalle gabbie del mensile, l'autore romano è riusciuto a ricreare quelle atmosfere e situazioni tipicamente dylaniate e, perché no, sclaviane proprio in un futuro distopico, con un Dylan 50enne, tornato a bere e orfano di Groucho. E' paradossale quello che ho detto, perché per ritrovare il vecchio Dylan è stato necessario invecchiarlo nel vero senso della parola. Il Dylan eterno trentenne del mensile non riesce a scrollarsi di dosso quel torpore che ormai è quasi diventata la norma. Il Dylan 50enne si, ed è più giovane, più vivo, più nostalgico, più disturbante e, cosa più unica che rara, più umano.
Il downgrade nel upgrade. Geniale.
Passando alla storia. Ha delle pecche. Una su tutti l'eccessiva lunghezza. Sarebbe stata perfetta in 98 pagine, La casa delle memorie così impostata sembra avere una sceneggiatura sfilacciata, dove nella prima parte Bilotta introduce il lettore nel nuovo universo e poi si diverte con le microstorie e le autobiografie dei comprimari, per poi condensare nella seconda parte il fulcro della trama. Pertanto, i tempi narrativi non mi sembrano ben dosati ma questa è una condizione figlia della pubblicazione che ospita le vicende de Il pianeta dei morti. Pur essendo così dilatata, è una sceneggiatura sofisticata, ben articolata e complessa (siamo lontani anni luce dalla linearità e semplicità della lettura mensile, priva di tutte quelle finezze narrative che invece qui ritroviamo).
Ad ogni modo, rimane una lettura affascinante e scorrevole, chiaro esempio di come Bilotta si trovi bene in questo universo e, cosa non da poco, abbia beccato perfettamente la caratterizzazione dell' Old boy.
Casertano sublime. Riesce a rendere su carta le suggestioni di Bilotta magistralmente. E' chiaro proprio che i due autori si siano trovati a meraviglia. Sinergia e complicità.
BUONO
_________________ Nobody talks about the pile (cit.)
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