Penso di ritenermi soddisfatto, per quanto la storia presenti i suoi limiti, più che altro considerato il formato editoriale a cui è stata assegnata. Intendiamoci: è ben scritta, rasenta lo spirito dylaniano denavorta, ha dei momenti clou niente male, i disegni accattivano, i personaggi convincono, cruda ed ironica nonostante il tono malinconico opprimente fino all’inculcamento coatto, ma nell’insieme finisce per essere più la parentesi di un (de)corso che un episodio autonomo, nonostante i proclami da redazionale .
In certi casi sembra più una macro-riflessione di Bilottasul mondo alternativo da lui creato, più che una storia a sé. E questo finisce per scivolare nel paradossale considerate tutte le difficoltà di una continuity sgangherata ed a-programmatica inflitta sulla serie regolare per smozziconi markettari, mentre qui (in modo riuscito) si costruisce una saga da sole 160 pagine all’anno a sfornata unica, con buchi mostruosi per solleticare l’interesse ricostruttivo del lettore, col rischio di perdere a più riprese la bussola narrativa dei propri obiettivi. Considerando le circa 900 pagine dedicate ogni anno ai Maxi, una piccola eccezione per qualche contenuto extra a favore del PdM si potrebbe fare, o no? Anche perché ho l’impressione che Bilottasi prenda tempo per quello che neanche lui ha definito, considerati i retroscena del Tramonto dei vivi morenti …
Spoiler!
…sulla figura di Bloch, della sua immemoraggine, e della scoperta di Wickedford, che potrebbe costituire un oscuro trait d’union micamale con la serie regolare. Per quanto abbia delle riserve sulla disorganizzazione in merito a questo, come dicevo al punto #2 qui.
Comunque per la cronaca violalivida ho votato 7 alla fine, anche se gli ho preferito i due precedentiSpeciali.
SPOILER ҉ SPOILER ҉ SPOILER ҉ SPOILER ҉
Comincio dall’inizio per finire prima E allora pagina1, Copertina:
Logo mediamente inguardabile e toppatissimo con effetti cromatici che finiscono per nasconderlo. E anche la trasparenza di titolo e sottotitolo non ajutano molto. Bella l’idea simbolica della pistola gettata dal nulla – visto Groucho ko – ; sulla fattura di Carnevale non mi esprimo molto. Dico solo che Cavenago è di un altro pianeta(di vivi-di)
Disegni.
Non è di certo il miglior Casertano del decennio, ma sembra essersi ripreso con piglio quella serietà dylaniesca che altrove ha latitato, per comparire invece in altre pubblicazioni. Alcune tavole sembrano davvero sofferte, si intuisce lo spessore della tensione nei volti, e lo sfascio grottesco di cose/persone è palpabile. L’efficacia delle scene splatter, zombesche, o di semplice efferatezza violenta, sono senz'altro un merito che gli va riconosciuto .
Detto questo trovo ci siano troppe poche sequenze al bujo, a parte quella iniziale dalla bara o quella nello sgabuzzino per prole feroce (p.42)…e questa assenza pesa soprattutto per gli incubi poco deformati/deliranti e per nulla horror-izzati (nel tratto, linearmente anonimo) di Dylan, rischiando di diventare semplici siparietti da intermezzo, mentre le scenografie principali vengono rimpiazzate. Molto azzeccato il look de Sora Morte con gorgiera: sembra un giudice di qualche tribunale dell’Inquisizione o della Londra di Shakespeare. Non si decide se la Londra zombapocalittica debba essere di stampo fantascientifico (p. 26) o costruita su modello casette dei Lego come in altre tavole (pp. 39, 96), ma in questo c’entrano forse i cantieri fantocci di Werner . Per l’agente Collins pre-trasformazione (come in altre tavole) si torna ahinoi ancora su quell’aspetto paciosamente semi-caricaturale, che in altre storie ha trasformato l’autore nella parodia tarchietella di se stesso, comprese certe vignette al risparmio su interni e dettagli (v. p 97 e 123).
Storia.
L’inizio cimiteriale incalza non poco, noi ed il protagonista, con un incubo Boffaloriano ad alto stordimento alcolico e conseguente mestizia da hommo consumato dalla vita, azzannata dai non-vivi, presi a pallettate per uno spuntino di troppo. Simpatica in funzione di riassunto la me(u)ta-nasia fumettistica con Sclavi&Stano (pp.14-16) che tentano di portare alla dolce morte assistita il loro figliuolo dylaniato da anni di angherie varie, anche su carta .
DyllanMorteDyllanAmore un po’ confuso sulle coordinate urbanistiche, poiché dice di risiedere a metà strada tra la città ed il cimitero quando in realtà si trova proprio all'interno di quest’ultimo (p.18) Bene il cinismo nell’accoppamento della giornalista, molto meno la solita storiella dello spettro nel frigorifero (pp.20-23). Ci si riprende con garbo grazie ai significativi dialoghi con la Morte, dove il nichilismo derelitto del Worn Out Boy non raggiunge ancora la stucchevolezza ripetitiva riscontrabile nel resto dell’albo, come il discorso sulla volontà della memoria, il bisogno di tornare dall’oblio, etc (v. pp 73, 98.vi, 108.ii, 131, etc.)
In linea generica non ho capito nell’universo bilottiano la collocazione/funzione d’ordine del reparto speciale istituito a misura sull’Ispettore Dog: in pratica fingono di fare qualcosa tantoperlascena, come dei Men in Black(&Red, per la camicia-uniforme), acchiappando ritornanti random ancora “vivi” per il bene della Sci-e-nza [pronuncia alla Prof. Zichichi], ogni tanto ne abbattono qualcuno giusto se morde invece di fargli l’antirabbica, lasciandone tranquillamente migliaja a grugno libero, mentre questi claudicano sbavando per Londra, vanno al cinema senza fare commenti idioti, cenano al ristorante se facoltosi, o sgobbano allo Starbucks ppe magnà se meno abbienti .
I ritorni biografizzati degli immemori sono ben gestiti, con un tocco di poetica sclaviana che non guasta, anche se quello di Lionel fa più colpo rispetto a quello di Albert: anzi più colpi, visto che il primo finisce in una sofferta sparatoria, il secondo in rimasticaggio tra parenti. Non ho apprezzato invece, nel racconto di Claudio Amato - da pochi, pare (pp . 53-56) - la grossolana socio-retorica sui “morti viventi” in quanto figliastri della crisi economica, con tanto di barbonaggine di contrappasso, ed altre tonnellate di luoghi comunacci sparacchiati contro i film di botteghino ed i centri commerciali. Specie quando poi Scotland Yard è ancora schiavizzata dagli aggeggi brandizzati Apple e non trova alternative a più buon mercato (p.77)
E siamo a metà (p.81). Fin qui ritmo ed argomenti reggono con scaltrezza, cambi scena, e sfasature inquietanti. Dopo non più, se non a sprazzi: si avverte l’aria del riempitivo a più riprese, l’indagine vera e propria rallenta i momenti ad effetto farraginandosi – nonostante la simpatia per Miss Jenkins aspirante detective dell’occulto – ed i report dei parenti degli immemori sono ennesimi chiagnistei sulle condizioni di questa misera non-vita da non-rifare (pp.82-86) Capisaldi tirati ancora più per la chioma e sviscerati in refrain nel prolungato incontro/viaggio esistenziale a braccetto con Lady in the Skye, per quanto la caratura asciutta dei dialoghi tra i due sia ben gestita, senza ricami baraldeschi o spacconate recchioniane. Insopportabile la saccenza presunta-profonda del figliol prodigio della Jenkins, che apre la porta ad uno sconosciuto e vorrebbe possedere le chiavi della storia (p. 129)
Almeno le storie del politico neutralmente trascurabile (pp. 92-95), del Re Rosso carrolliano (pp. 123-26), o del manifesto derimortaccinostri (132-34) smorzano un attimo questo andazzo monotoneggiante verso un climax che non ci sarà, infine. Infine, eccoci: Werner Ciuffone non si rivela così visionario come vorrebbe spacciarsi, con delle idee piuttosto raffazzonate o banalotte, per quanto suscitino interesse pro-continuity i suoi trascorsi in Germania ed il bisogno di ergersi a custode della memoria storica. E di sicuro ha esagerato nell’impipparsi i suoi fumi miracolosi, se pensava di mettere a cuccia uno come Lynwood con l’espediente delle gole profonde sguinzagliate a futura memoria .
Bisogna darsi una seconda possibilità? Qualcuno sembra sybillarci qualcosa in merito, ma questa è un’altra storia, e bisogna aspettarne una seconda, tra un annetto, sperando che nel frattempo il Nostro non dimentichi di restare restio all’elettronica… tra una fumata e l’altra :
ALOHA NO SMOKING (né cravatta…)
_________________ Io no capito, io no capito
(anta baka?! [...] kimochi warui)
Ultima modifica di wolkoff il mar set 22, 2015 12:34 pm, modificato 3 volte in totale.
Oggetto del messaggio: Re: #29/S - La casa delle memorie
Inviato: mar set 22, 2015 9:57 am
Iscritto il: mar feb 03, 2015 10:01 pm Messaggi: 1281
SPOILER VARI
Concordo con i giudizi positivi. Non ho molto da aggiungere a quanto detto, giusto due considerazioni en passant.
Bilotta è stato molto furbo o molto fortunato a ritagliarsi un angolino tutto suo dove piazzare il buon vecchio Dylan in un contesto più o meno rivoluzionario (o rivoluzionato). Essendo variato realmente il contesto non v'è la necessità di sottoporre D. a forzosi cambiamenti di maniera. Le piccole cose in più (lettore mp3, lui che vive nel cimitero - con metafora annessa) non stonano, anzi fanno il loro dovere. Dylan vuol morire e alla fine invece sceglie di dimenticare ----> "muore solo chi viene dimenticato", di conseguenza i veri morti sono quelli che dimenticano. A questo aggiungiamoci che Bilotta sa scrivere il personaggio e sa generare tensione anche in una storia in cui effettivamente non succede molto, un po' perché la maggior parte delle cose importanti sono successe nei precedenti capitoli un po' per l'atmosfera onirica e rarefatta che pervade tutto l'albo.
In conclusione: ecco come si fanno le citazioni. Finalmente si riesce ad inserire riferimenti e personaggi mettendoli al servizio della narrazione. L'unica cosa che non mi ha propriamente convinto è il nipote-genio di Jenkins, ma il sergente è un bel personaggio.
Nel complesso sono molto soddisfatto e piuttosto curioso di vedere come si evolverà la vicenda. Anche quest'anno abbiamo avuto una storia di Dylan Dog, evviva evviva.
Oggetto del messaggio: Re: #29/S - La casa delle memorie
Inviato: mar set 22, 2015 10:20 am
Iscritto il: ven set 23, 2005 2:31 pm Messaggi: 3053 Località: Palermo
Mi accodo ai toni trionfalistici... gran bel speciale di Bilotta/Casertano. Il primo ormai si è creato il suo "Dylan" con la quale può giocare a cambiare le caratteristiche ambientali nelle modalità che più gli aggradano (insomma... una serie tutta sua) e sembra che la cosa lo garba non poco. Gli episodi, dal Color Fest in poi, sono sempre dalla sufficienza fino al capolavoro. Il secondo, Casertano, sembra aver trovato un maggiore entusiasmo a disegnare Dylan (cosa che non mi sorprende, considerando che ciofeche di sceneggiature gli han passato). Accattivante la figura del Sergente Jenkins. Ben calibrate le citazioni e non aliene alla trama. Torna pure lo splatter. Detto in breve: ho letto Dylan Dog e questa è cosa buona e giusta. Votato buono. Quasi mi dispiace aspettare un anno...
_________________ "Sono gli anni, i mostri ... gli anni che passano ... "
Oggetto del messaggio: Re: #29/S - La casa delle memorie
Inviato: mar set 22, 2015 10:34 am
Iscritto il: mer mag 04, 2011 3:00 pm Messaggi: 2158
Abbastanza curioso il metatesto (temo involontario o Bilotta l'ha fatto sotto il naso del curatore?) dei genitori Sclavi e Stano che approvano l'eutanasia della loro creatura.
Chi di metatesto ferisce...
_________________ l tuoi noti "sarcasmo" e "voglia di flammare" non attaccano con me. (cit.)
Quindi, sgarbato Dear? Sì, come al solito. Sta dicendo cose assurde? Per niente. (cit.)
"La casa delle memorie" funge quindi da episodio 1 (con "Addio, Groucho" e "Il tramonto dei vivi morenti" che diventano una sorta di "episodio pilota").
Veramente l'episodio pilota era Il Pianeta dei Morti, dove non si pensava ancora ad una trasformazione in mini-serie a sé. Se poi si cerca un arco narrativo, questo Speciale si piazza terzo in una quadri-successione inizialmente non pensata Addio Groucho > Tramonto > Casa > Pianeta, anche se tra il secondo ed il terzo episodio c'è un buco bello grosso da sviluppare, quando l'autore avrà definito meglio i suoi spunti sparpagliati in precedenza, con tutta la vicenda di Bloch pre-immemore a margine, gli eroismi di Jenkins, etc...mentre tra il terzo e il quarto probabilmente non c'è da ricercare una coerenza particolare visto il valore più che altro simbolico del Pianeta, museruole escluse .
Oggetto del messaggio: Re: #29/S - La casa delle memorie
Inviato: mar set 22, 2015 1:43 pm
Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm Messaggi: 2562
Don Cristo ha scritto:
In conclusione: ecco come si fanno le citazioni. Finalmente si riesce ad inserire riferimenti e personaggi mettendoli al servizio della narrazione. L'unica cosa che non mi ha propriamente convinto è il nipote-genio di Jenkins, ma il sergente è un bel personaggio.
Nel complesso sono molto soddisfatto e piuttosto curioso di vedere come si evolverà la vicenda. Anche quest'anno abbiamo avuto una storia di Dylan Dog, evviva evviva.
Jenkins è un eroe? Cosa è successo in Germania? Sono proprio curioso. Albo bellissimo. Peccato solo la totale assenza di Groucho. Peccato aspettare un anno per un altra storia di Dylan @Bob è un futuro distopico come in Ucronia o la bomba, non una dimensione parallela
Però forse Wolkoff potrebbe aver sbagliato l'ordine delle storie: Io direi Addio-Casa-Tramonto-Pianeta, anche perché sennò non torna il fattoche Lynwood nello speciale ha sempre la faccia intera!
Dear Boy ha scritto:
Sbagli. In Casa già c'è la polizia dell'incubo istituita in Tramonto. La faccia di Lynwood sarà camuffata per la TV o è un banale blooper.
O la chirurgia estetica ha fatto passi da gigante, rapido, e non da nano-zombie .
Comunque esistono diversi elementi che posizionano questa storia come post-Tramonto, a partire dall'istituzione del Cuerpo Specialo AccalappiaMuerti, dal Dylan più anziano/logoro tratteggiato da Casertano, dalla scomparsa di Bloch, dall'avanzato stato di incontrollabilità dei ritornanti a spasso, dalla vittoria post-elettorale di Lynwood, etc. Si intuiscono però anche alcuni scompensi relativi agli Immemori, che qui vengono confinati in oasi più o meno abusive, mentre nel Tramontosi accenna già a qualche area protetta ma approvata dalla legge, con tutto quello che c'è dietro le visioni di Bloch sulla Wickedford parallela, in salsa Alzheimer .
Se non altro noto che Bilotta ha un chiodo fisso per le muraglie contenitive/divisorie, come nella storia sul Gigante, ed anche uno per i figli contaminati tenuti in cattività, com'era successo per lo zombichild del generale Stone. In più, per ripetersi, alla fine il trucchetto retroscenico è parimenti sul doppio gioco boomerang di Lynwood, qui in combutta(parziale) con Werner, lì con i terroristi.
ALOHA ASPETTIAMO ANCORA LE MUSERUOLE, PRIMA CHE ARRIVI L'ISIS
Oggetto del messaggio: Re: #29/S - La casa delle memorie
Inviato: mar set 22, 2015 7:32 pm
Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm Messaggi: 2562
Alla fine ho votato ottimo, complice anche l'entusiasmo di riscoprire, dopo un anno di nulla (poco) dylaniato, finalmente piacere nel leggere Dylan Dog. Ora però sarà ancora più difficile tornare alla morta che non scorda, al cane che non abbaia, all'acqua che non ha sapore e alla donna nuda con le mani in tasca. Fosse per me passerei subito all'albo di Ambrosini, sperando alzi il livello anche sulla serie regolare.
Don Cristo ha scritto:
Anche quest'anno abbiamo avuto una storia di Dylan Dog, evviva evviva.
Oggetto del messaggio: Re: #29/S - La casa delle memorie
Inviato: mar set 22, 2015 7:57 pm
Iscritto il: mar feb 03, 2015 10:01 pm Messaggi: 1281
Se nessuno ha sottoposto Ambrosini ad un trapianto di cervello, nonostante la sinossi poco accattivante dovremmo avere almeno una buona storia a breve. Dopodiché è terra incognita.
Tornando a noi, Sclavi e Stano che approvano l'eutanasia di Dylan li ho trovati stupendi (non avevo riconosciuto Stano ma avevo intuito si trattasse di un disegnatore storico). Qualche incongruenza tipo l'atteggiamento del governo nei confronti delle oasi ecc. e in generale un po' di confusione sono inevitabili mi sa, dato che l'autore si deve riinfilare in una saga di fatto già conclusa. Piuttosto una domanda: ma in un pianeta in via di zombificazione la Morte dovrebbe lavorare di più, non di meno. Giusto?