Cravenroad7

Da Indagatore dell'Incubo a invecchiato ispettore: Dylan non conosce pace, sul Pianeta dei Morti!




Ritorna la saga de il Pianeta dei Morti, con un episodio che si pone come un nuovo inizio. Riparte il racconto delle crepuscolari gesta del Dylan Dog invecchiato e proiettato nel futuro di una quindicina di anni, un ispettore della polizia alle prese con i ritornanti, gli zombi che hanno invaso e devastato Londra...




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Diverse citazioni più o meno evidenti. Buono ma un po' sottotono rispetto agli altri.

Appena letto, e devo dire che è stata una bellissima sorpresa.

Oddio, 160 pagine per ripetere la stessa morale all'infinito. Detta una volta, si poteva poi ampliare il discorso. Sopravvalutato. Voto 6.

Sussulti e sussulti mentre lo leggevo!!!! non accadeva da anni...ehhm, con la lettura di Dylan Dog . Finale magnifico, e chi se l'aspettava....? Tanti rimandi, all'inizio anche a personaggi di quadri espressionisti di Otto Dix.... storia che coinvolge, Morgana e' vicina. Bello , bello , forse un tantino lungo, ma godibile da inizio a fine. Grande Casertano, disegni pazzeschi, e scene con un rinnovato splatter da ammazza.mostri.

Questa storia mi è sembrata più che altro una rivisitazione/rimpasto di temi tratti da Morgana e dai precedenti capitoli della saga del pianeta dei morti, costruita su un soggetto a dir poco stiracchiato per le 160 pagine dello speciale (vedi i vari intermezzi sugli zombi). Un connubio diabolico tra minestra riscaldata e brodo allungato, insomma
Ciò nonostante la lettura è molto scorrevole e per una volta la caratterizzazione di Dylan è ottima. Indubbiamente Bilotta sa scrivere il personaggio.

"La casa delle memorie" non è un capitolo fondamentale della saga zombesca di Bilotta, ma si fa leggere con piacere: 6,5

EDIT: dopo aver riletto la storia, credo che 6,5 sia un voto troppo basso. Un 7 pieno è più giusto.

...non l'ho preso e non so se prenderlo... quale sarebbe questa morale?

Ma poi, sopravvalutato da chi? A me è piaciuto molto, ma finora se ne sta parlando con poco entusiasmo.

Buono come i precedenti capitoli, nelle storie dei ritornanti sembra quasi di leggere Sclavi, e molto ben utilizzata la formula del flashback

E questo pianeta dei morti creato da Bilotta si conferma suggestivo, con alcuni momenti grotteschi, come quando vediamo gli zombi al cinema e al ristorante (pag.110), però non può continuare ancora a lungo ad essere “la storia” di per sé, ma mi aspetto per il futuro che costituisca più che altro lo sfondo per trame un po’ più articolate.
Assolutamente non credibile nel finale

Che carini quei due signori che parlano della “loro” creatura a pag. 14, mi sembra di riconoscerli …

Ottimo Casertano, ormai quasi tornato agli antichi splendori, e quasi assenti tutti quei volti deformati visti recentemente, a parte alcuni personaggi con gli occhi assurdamente ravvicinati (vedi pag. 85 ad esempio). E mi è molto piaciuta la sua versione seicentesca della Morte.

Copertina orribile, grezza e sciatta, i vestiti di Dylan sembrano disegnati con le matite colorate da un bambino delle elementari. Salvo solo la pistola in primo piano con quell' effetto sfocato che dà l' idea del movimento. Un maestro dell' illustrazione come Carnevale davvero qui ai minimi storici. E sintomo di sciatteria per me sono anche quei due titoli in corsivo che iniziano con la lettera minuscola. Per fortuna invece la costa è rimasta uguale ...

7

Son proprio curioso di leggerlo. ...a Lecce arriva lunedì

Sopravvalutato da chi? Guarda i voti. Addirittura Ottimo...

Un 7 secco a questo quarto capitolo de Il pianeta dei morti, complice anche un buon Casertano (migliore che in Gli abbandonati).

La storia, che inizia con un Dylan stile Dellamorte e omaggia i creatori del personaggio, ha uno svolgimento piuttosto frammentario, ma questo mi è parso uno degli elementi di maggior fascino, ed è, come prevedibile, fortemente drammatica e con un forte senso dell'orrore, che mi sembra sempre incombente, anche nelle scene in cui gli zombie sono assenti o sono presenze tranquille, forse più allucinazioni che reali. Il merito di Bilotta, più che nella trama, è evidente nella creazione di situazioni e scenari e nel disegno dei personaggi, Dylan su tutti, ma non solo, di rilievo sono anche la figura della morte, Skye, Werner, il sergente Jenkins, figlia di tanto padre, che non mi è sembrata certo solo una macchietta e tanti altri, principali, secondari o terziari. Gli inserti con le storie pre-morte di alcuni zombie non mi sono sembrati (almeno non solo) dei semplici riempitivi (o a non farmeli sembrare tali è stato bravo lo sceneggiatore), né ingombranti o fini a loro stessi come ad esempio risultano in alcune storie di Di Gregorio (anche, sempre a mio parere, nello speciale precedente, l'ultimo indipendente da questa saga?).

Recchioni nell'editoriale afferma come questa storia sia fruibile in maniera autonoma. Su questo non sono d'accordo. Ritengo invece che per essere apprezzata come si deve bisogna almeno aver letto due su tre capitoli precedenti questa saga. Un lettore neofita si troverebbe più disorientato che altro e c'è continuity e ancor più ce ne sarà in futuro: la prossima storia per forza di cose dovrà ricollegarsi a questo finale
Ritengo inoltre che questo grande what if non possa essere prolungato all'infinito, ma che sia bene che a) rimanga unicamente nelle mani (anche di sceneggiatore, non solo di soggettista) del suo autore e b) che prima o poi (e nemmeno tanto poi) abbia un termine, altrimenti un senso di ripetitività o stanchezza potrebbe farsi vivo prima o poi (nonostante l'annualità) e inoltre che i collegamenti col Dylan “normale” potrebbero, nonostante citazioni e ammiccamenti (qui ce ne sono a profusione, forse proprio per creare forti agganci?) farsi sempre più labili. Un'altra considerazione: questa è nata come una costola dal mensile di una volta o come un gioco o esperimento da Color Fest che però su quello poggiava le basi, ora (magari verranno inseriti anche elementi dalla nuova fase dylaniata, ma spero di no... certo un Carpenter zombizzato fatto secco proprio da Dylan un sorriso lo strapperebbe...), tra il rinnovamento della serie mensile, l'Old Boy col suo tempo cristallizzato e questo speciale un certo caos nel personaggio e nella sua identificazione si sfiora eccome (per il lettore è un bene – più varietà – o un male – più confusione? Per il lettore di lungo corso forse è un bene, per uno più recente o che si avvicina solo ora non saprei proprio).

Per rilanciare DD hanno avuto bisogno di trislocarlo in tre differenti sedi narrative, in auto-proliferazione indotta dal non sapere dove puntare: nel dubbio meglio tenere il piede in tre scarpe, piuttosto che finire scalzi sui carboni fetenti.
Questo sicuramente genera confusione nei nuovi lettori, qualche storcimento di naso nei più refrattari, nuovi orizzonti per i più dinamici, e una certa segregazione per certi autori. Sul lato vendite non saprei dire: diranno i dati...

Intanto ho cominciato a leggere le prime 50 pagine e devo dire che la storia mi sta piacendo e Casertano ha smesso di parodiare se stesso. Penso di finirlo oggi, visto il maltempo...

ALOHA DALLA CASA DELLA MEMORIA (di un'estate...passata)

Per me un'ottima storia. Frammentata e probabilmente troppo lunga, ma non per questo meno piacevole da leggere: Bilotta sa raccontare e ha voglia di farlo, quindi è un piacere soffermarsi tra le (troppe) pagine di questo Speciale. Per la prima volta da non so quanto tempo, la lettura di Dylan mi ha suscitato emozione: malinconia, soprattutto, ma anche inquietudine e divertimento; finalmente, ho seguito con partecipazione le vicende dei personaggi coinvolti nella vicenda. È stata una sorpresa anche per me: il primo episodio della saga di Bilotta è splendido, ma i due capitoli successivi, pur piacevoli (specie quello disegnato da Martinello), non mi hanno appassionato più di tanto. Parte dei meriti è da attribuire anche a Casertano, alla prova migliore degli ultimi tempi: era dai suoi episodi delle Storie che non lo vedevo a questi livelli.

Uno Speciale veramente notevole, insomma. Sarà dura aspettare un anno per leggere il prosieguo della vicenda.

Di Bilotta ho letto solo Walter Buio e le brevi su DD.
Su WB l'ho apprezzato molto per l'incapacità di sintesi*, i voli pindarici e la voglia di raccontare, pregi e difetti che lo rendono molto vicino alla scrittura di Sclavi.
Se sullo speciale troverò la stessa mano, allora sicuramente mi piacerà.
Domani lo prendo, insieme al bluetto e al gialletto.
Ma sono convinto che il verdetto sarà positivo.
Sulla trislocazione del personaggio sono d'accordo con Wolkoff. Hanno fatto un enorme frittata.
*non è sempre un difetto, la storia è un viaggio e i pam pum pim dei numeri 339-341-342-344-e 346 non mi sono piaciuti.