Cravenroad7

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#348 - La mano sbagliata
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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: dom set 06, 2015 12:52 pm 
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Albo molto buono, sembra più un giallo che un Horror in stile Dylan Dog.
Però mi è piaciuto davvero :)
Ora spazio ad un DDog più sull'horror però :D


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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: dom set 06, 2015 3:35 pm 
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alemans123 ha scritto:
Beh dai Bertuccia, altrimenti esce fuori che una buona parte della produzione dei primi 100 albi di Dylan è copiata. Tra citare e copiare c'è una differenza sull'uso. Se riscrivo Terminator con diversi protagonisti copio, ma se considero un avversario immortale e, nella storia, scavo all'interno di lui e cambio le motivazioni che lo spingono ad ammazzare qualcuno prendo spunto che è diverso da copiare. Altrimenti ogni volta che uno scrive di un amore non caldeggiato dalle rispettive famiglie copia Shakespeare?

Poi probabilmente molte delle citazioni viste in questo albo saranno probabilmente dovute anche al fatto che certe immagini entrano nell'immaginario e magari le usi senza neanche saperlo.

Tiziano Sclavi è un genio. Sì, lo so, la scoperta dell'acqua calda. :D
Ma io mi sorpresi a pensarlo dopo aver letto Killer! , mi ricordo che pensai: Ma come c**** ha fatto questo a prendere svarzenegher ed infilarci i rabbini, lo splatter e la parola ebraica emet che in realtà è met ecc.?
Pochi ci sarebbero riusciti.
L'ho letto trent'anni fa, scusate la memoria. :roll: :roll:
Immagine
Comunque quel che vorrei dire che c'è una bella differenza tra usare bene una citazione e infilare un videogames anni 80 in una vignetta.
Anche ne I segreti di Rambyn la citazione è evocativa e perfettamente incastrata, crea l'atmosfera ma non influenza la storia. :wink:
Poi ci sono gli omaggi, come in Cagliostro, che a me piacciono di meno, ma, se vengono comunque dosati e non intaccano troppo la storia, allora vanno bene. :roll:
Infine, quando la storia funziona, ti prende, è bella, poco infastidiscono in genere, le citazioni o omaggi che siano.
È un pò come il trucco per una donna, deve adattarsi perfettamente al viso, perchè se è solo un mischione di colore, puoi usare il rimmel migliore del mondo, ma sempre male ci starà.
Il problema è quest'epoca di appiattimento mediatico, dove basta avere qualche follower e subito ci si sente artisti.
Ma così come non basta fare i colli lunghi per essere Modigliani, così non serve infilare citazioni a occhio per essere Sclavi.
:dito: :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: dom set 06, 2015 7:17 pm 
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Iscritto il: gio lug 28, 2005 10:13 am
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come esempio è perfetto, è inutile fare i pazzeschi (riferendomi proprio a questo albo) la ricetta perfetta è con gli ingredienti armonizzati, che non prevalgono o non risultano eccessivi e stucchevoli.
ho sempre pensato che mi possono propinare un mese si, e uno no, storie rimasticate, ma con bei dialoghi, ben strutturate e ben disegnate.
la mano sbagliata era un buonissimo soggetto, con un grande peccato di fondo (per me) la voglia di spaccare di brutto.


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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: dom set 06, 2015 7:58 pm 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
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Se Sclavi si può definire un genio per me non è proprio per Killer ma semmai per altri albi. A me invece Killer mi pareva essere l'esempio perfetto di diverse citazioni all'interno di un albo (Terminator, Golem, Woody allen) che però alla fine non portano a niente di nuovo. Però mi rendo conto che va a gusti. A me proprio Killer non me piace :-):-)!!!Ad esempio se dovessi scegliere tra Killer e questo albo sceglierei tutta la vita quest'albo. Però anche qui va a gusti.

Io credo che la differenza tra citazione ben usata e mal usata sia molto, ma molto soggettiva. Per me Spazio Profondo, per fare un esempio, è un amalgama di molte citazioni, per creare però qualcosa di nuovo, di diverso che voglia andare a parare da qualche altra parte.

Però è un discorso che probabilmente non ci troverà mai d'accordo :-)!!

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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: dom set 06, 2015 8:10 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
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bertuccia2004 ha scritto:
come esempio è perfetto, è inutile fare i pazzeschi (riferendomi proprio a questo albo) la ricetta perfetta è con gli ingredienti armonizzati, che non prevalgono o non risultano eccessivi e stucchevoli.
ho sempre pensato che mi possono propinare un mese si, e uno no, storie rimasticate, ma con bei dialoghi, ben strutturate e ben disegnate.
la mano sbagliata era un buonissimo soggetto, con un grande peccato di fondo (per me) la voglia di spaccare di brutto.

Eppure ti dirò che se non fosse stata cosi esagerata e pasticciata poteva essere una buona storia.
Non dico un capolavoro ma una storia godibilissima.
@alemans123 Ho preso killer! Solo Come esempio perché la citazione è palese (Swarz addirittura in copertina ) e anche atipica se vogliamo, rispetto alle citazioni colte alle quali era solito Sclavi. ;)
In Totentaz, Sclavi cita Edgar Lee Master, Francois Villon, De Andrè e altri autori, eppure Totentaz mi piace (quasi) quanto l'antologia di Spoon River. ;)
Anche De Andrè ha "rimasticato", citato, copiato, omaggiato questo libro eppure "Non al denaro, non all'amore nè al cielo" (imo) è un capolavoro!!! :)
In spazio profondo vengono citati i fantastici 4, alien, solaris e qualche miliardo di serie tv...ma sarò insensibile o prevenuto, non mi hanno toccato particolarmente, così come l'inseguimento alla 007 su servizio del caos. :roll:
Quelle della Baraldi non le ho trovate fastidiose, solo un pò...
Spoiler!

:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
Poi, come giustamente mi ricordi, son gusti... :wink:

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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: dom set 06, 2015 8:41 pm 
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dipintendo ha scritto:
Eppure ti dirò che se non fosse stata cosi esagerata e pasticciata poteva essere una buona storia.
Non dico un capolavoro ma una storia godibilissima.


stiamo dicendo la stessa cosa :mrgreen:


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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: dom set 06, 2015 9:28 pm 
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Incredibile come per me invece questa storia sia bella proprio perchè è esagerata perchè rispetto alla semplice trama/soggetto non è niente di che. Solo che io non la trovo pasticciata. E questo me la fa gustare di più probabilmente.

Difatti quello che dico, rispetto a quanto detto da Bertuccia all'inizio, è che non sempre una citazione è un voler copiare perchè non so fare altro ma il più delle volte è perchè uno vuole dire "altro" rispetto a quanto detto. Per questo Totentanz e l'album di De andrè che hai citato sono capolavori (d'altronde quale albo di De Andre non lo è? Si capisce che anche a me piace De Andre :-) :-) ???)

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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: lun set 07, 2015 12:28 am 
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Dovendo commentare quest’albo in sintesi basterebbe tanto: se l’avesse disegnato Cossu l’avrei rispedito in via Buonarroti con tanto di ringraziamenti per l’impegno, oppure a casa della Baraldi, con la scusa di andare a riprenderlo per una chiacchierata davanti ad un aperitivo a base Bloody Mary + vinile dei Sonic Youth di sottofondo :* .

Insomma, un esordio non proprio riuscito col piede giusto, di cui si possono perdonare per via diplomatica alcune smanettate sbagliate, considerato l’approccio non facile al medium da parte dell’autrice ed i suoi onorevoli trascorsi nel macabro… che però non trovano uno sbocco credibile quaggiù. Meno perdonabile il fatto che la Baraldi non lavori con/per se stessa, e che tutto un team di supervisori e redazionanti avrebbe potuto contenere un po’ meglio certe sue alzate d’ingegno iper-manieristico, ed asciugare il suo stile sbilanciato verso il dark romanzesco tardo-adolescenziale, tanto enfatico quanto goffo in alcun punti, nella voglia di “strafar(si)” il proprio Dylan dei shuogni dopo averlo letto per anni :P .

Anche sulla rimpinguata bulimia di citazionismi preconfezionati la vedo sempre allo stesso modo: possono essere anche interessanti e stimolanti per aggiungere un qualcosa in più, tra le righe, ma quando l’ammiccamento sfora nel vuoto auto-compiacimento sterile e finto-complice(maddekè,makkitekonoshe), mi sembra più un non voler crescere e rimanere ancorati ai propri feticci solipsistici piuttosto che essere in grado di crearne altri. Non si parla più di omaggi, ma di svendite straccione verso un mercato giù saturo :x: .


****


Nel complesso (di colpe?) non vado oltre la sufficienza, perché trattasi di gialletto con qualche buona atmosfera ed un po’ di rimmel – nel senso di femmino-noir – e perché l’influenza di Mari è comunque mostruosa nell’inquadrare le atmosfere malate dell’albo, esaltando un’ispirazione verso la sofferenza ammorbante dell’arte che già altrove si era vista in lavori come L’incubo dipinto o La statua di carne, ma che qui trova una rifinitura superiore, per eleganza. Pertanto:


Testi 5 ____ Disegni 8+


Stano meglio nella cornice che nella sostanza. Tutto ciò che sta attorno al quadro è molto efficace ed in pieno stileDylan, mentre la tela vera e propria è abbozzata in uno stile non particolarmente suggestivo – Schiele è ormai un fantasma slavato – ed Anita ricorda più Saul, anche se poco angelica.


SPOILER ®®® SPOILER ®®® SPOILER ®®® SPOILER ®®®


Le prime 5 pagine sono senza dubbio le più riuscite: un risveglio da incubo nel cuore della notte, la fuga angosciosa da nonsisacosa, i pensieri sconnessi, le onomatopee che incutono timore, ed un tuffo a volo d’angelo, spiaccicato. Très bien, voti molto alti:

Immagine


Poi veniamo carpiati nel mondo mai-troppo ennui/snobbante delle gallerie d’arte – dove primeggia un uso dei due punti piuttosto fantasioso (p. 10.ii-iii) – con un’anteprima che non si mostra, ma di-mostra lo shock per un quadro che non ci è dato inquadrare (p.14), non prima che l’agente di Anita promuova a pieni paroloni il dipinto con didascalica filastrocca a margine, pro-suggestione in fuori campo. Se non altro è una buona occasione per far conoscenza con Ingrid, che a mio parere rimane il personaggio più riuscito del lotto, anche vista la complessità di fondo, e le poche moine di contorno 8-) .

Carpenter ancora una volta rifilatoci nei panni del burbero babbeo inutilerrimo da avanspettacolo (pp 15-17), in perenne macchiettismo di se stesso e frustante inconcludenza da macchiajolo di pantaloni. Non stupisce che Rania lo scavalchi sempre per saggezza ed ogni sua indagine sia un colpo a vuoto di rara beotaggine, come il blitz illuminato a casa di Anita dopo la morte della trop-model ed il tentativo conseguente di incastrarla per “dipintura allusiva” o “impronte semoventi” :? .
Non so se la colpa è più del sovraintendente per averlo piazzato in un ruolo simile o più degli autori che non riescono a non umiliarlo ad ogni uscita; resta il fatto che la Baraldi con questi passaggi sconclusionati ci rimette in tutta la credibilità/meccanismi del suo ménage giallo-investigativo, perché alla fine la storia lì andrà a parare, zoppicando fino a slogarsi ogni arto d’appoggio…sbagliato?

Già dall’incontro in ascensore Dylan (pp. 21.v – 22.i) sembra incarnare per transfer indotto la mania dell’autrice di appiopparci senza “tra le righe” uno svolazzo aforistico a caratteri gotici, passando in seguito ai profondi discorsi – da para-petto :oops: - di un’Anita in preda all’iperflashback (pp.22-39) che rischia di sprofondare (di molti piani!) nell’autobiografismo più che spinto, magnandose sconciamente una caterva di vignette tra arte retrospettiva della propria vitaccia ed introspezioni estetiche sul senso del dolore/rinascita davanti ad una tela. Per fortuna Mari mantiene l’occhio ben vigile con le sue ombre e sfumature, altrimenti la sonnolenza apatica era dietro l’angolo, dopo che si era sviscerata in omaggio persino l’etimologia del termine.
Un cenno di risveglio l’ho provato nella rappresentazione profondorosso-argentiana del manicidio, tra guanti di pelle, collane, ascensori, e palazzoni liberty (pp.24-25) :tc:

Immagine

Da capire come mai i testi delle canzoni (p.52) non vengano tradotti ai più, mentre i magazine londinesi alla Art Week escano con titoloni in italiano (p.32), e quell’allusione lasciata in sospeso sul perché la polizia possedesse GIA’ le impronte della MANO DESTRA della Novak prima dell’amputazione (p. 35.ii). Comprensibile in senso baraldiano, quanto evitabile, invece, il melodrammonismo svenevole della solita vamp lady maledetta(-mente prevedibile) che cade nelle braccia del nostro eroe per non cadere ai piedi di un grattacielo, auto-compiaciuto del suo magnetico bavero all’insù come un divo anni ’50. “E se posso permettermi, sei bellissima” (p.30.ii) gliel’avrebbe detto anche l’ultimo dei tombini a fondo strada dopo eventuale spiaccicamento di Anita stessa, rendendo meno Harmony-osa la scena.
Per fortuna in seguito Anita dà la paghetta e manda in bianco il suo impallidito accompagnatore di scale, in un frangente on the fringes della storia, tra due di picche alla porta, gattoni nnamurati, Chaplinismo grouchiano, e cravatte portate a mano (pp. 40-46), abbastanza distensivo come intermezzo :g: .

Da qui in avanti poco da salvare :cry: .
Patinatamente stucchevole la prolungata mondanità a rilento del doppio vernissage (pp. 47-58), con tanto di presentazioni rituali, autorità parruccone, etc…e con un Mari qui ancora poco concentrato sulle opere di Anita e più sulla cornice scenografica dell’evento o dei suoi partecipanti/figuranti – vedi anonimi senza volto di pagina 55. Non mi è piaciuto molto il dualismo banalizzante a livello artistico/caratteriale tra Anita e Rita, ed ancora meno mi è gustata la loro rivalità tra le righe per il primato su Dylan, con tanto di freddure ad effetto tra dark primedonne da romanzo fucsia [i.e. rosa+nero]. Unico passaggio notevole, per inquietudine e tormento, quello con colonna sonore made in Reznor (pp.52-53) mentre Anita dipinge – con la mano destra :?: :!: :?: , vignetta. ii – o si lascia sopraffare da un mantra oscuro prima di desiderare un’immagine di Dylan da ritrarre tutta per sé.

Per il resto sceneggiatura ancora sopraffatta dall’illustrativismo di qualche pensiero eccedente, dell’arte che si parla addosso – v. citazione di Bataille, anche se declamata a fini promozionali dall’organizzatore della mostra – qualche statua di Donna Urlante a spasso per il giardino spinoso (p.56), qualche urletto per un omicidio non rappresentato, e l’ennesima prova di dabbenaggine da parte dell’orsesco Carpenter che borbotta qualcosa senza esser preso sul serio – il movente? Un optional per lui… (p.65.ii) – ed il teatrino di Rania che non manca di insinuare geloserie infondate :| .
Mari giustamente si fa i complimenti da solo (p. 64.iv), mentre Dylan accetta il pacco tuttocompreso dell’ego ferito di una sempre più smanfrinosa Anita, mano accettata inclusa. Te lo do io la protesi, in faccia: la scena del bacio sulla cicatrice (p.67), per quanto risuoni di echi croenemberghiani, alla fine mi ha ricordato più l’ammirazione sensual&devota verso il coraggio di vivere amputati in questo film:

Spoiler!
Immagine

Sarebbe The Burning Plain, e si parlava di mastectomia :( .


Dopo L’Arte della carne vagheggiata in galleria, Dylan sembra più volenteroso nell’applicarsi alla ginnastica delle carne concreta, e si butta fra le cosce di Rita invece di abbozzare uno stinco di investigazione. Non sono tanto entusiasta a differenza di altri lettori del fatto di come Dylan vada in doppia buca… senza la stessa partner: alla fine il modus in cui subisce la loro irruenza erotica è abbastanza sconfortante, con entrambe le donne che riescono a sopraffare ogni residuo briciolo della sua (scarsa) volontà, imponendogli sul momento cosa LORO pretendono LUI voglia (v. ritornello speculare p. 71.iv-v e 81.ii), mentre lui arranca imbe(ci)lle con un sussurrevole “non posso/non devo” per poi soccombere pateticamente alla fatalità delle femmes :lol: .

L’accelerazione ad imbuto degli eventi non accresce il pathos ma finisce per vilificare nel peggiocheovvio quanto avviene nelle ultime sequenze. Davanti alla concitazione per un’aggressione che per un pelo non le costava la pellaccia – ecco cosa succede a togliersi il collarino borchiato in vasca da bagno, mon chérie – la sofisticastica Rita non ha meglio da fare che propinarci un altro campione fetish del repertorio lessico-figurativo della Baraldi, come (quasi) sempre fuori luogo, uscendosene con cotanta inverosimile frase in simile circostanza: “Non senti il suo profumo dolce, sui toni del gelsomino, che aleggia ancora nella stanza? (p.75.iv)”… mentre Dylan probabilmente cercava solo un Airwick per deodorare il cesso temendo che se la fosse fatta sotto :D .
E lo stesso repertorio viene rilanciato con rialzo nella romanzata pagina di diario in progress (p.77) mentre Dylan si avventura per le scale di casa-Novak.

Alquanto inutili prima di accoccolarsi sul pavimento con Anita i soliti dubbi mal-instillati, la questione dell’ispirazione mortifera, o i vaneggiamenti da cavalcare (smutandati), ma se non altro si ripresenta serialmente in scena il maggior – e più simpatico – sospettato, ovvero Fiocco in cameo, già comparso nell’icona dell’apatia (p.29.i) e che qui troneggia egizio (p.78.ii) quando Dylan si introduce nell’atelier dell’invasata. Una specie di Cagliostro senza poteri ma ugualmente paraculo, visto che anche se privo della sua vecchia padrona, riuscirà lo stesso a guadagnarsi un amato tetto, sbadigliando strafottente sopra (p. 97.vi) le sorti di questa storiella di gelosie trisessuali , artiste mai-troppo-inconsolabili, e gonzi dongiovanni :3 .

Molto buona a livello grafico la scena dello showdown gotico a coltellate, anche perché emergono finalmente del tutto i veri quadri di Anita (p.85), che qui si autoproclama Regina dell’Orrore e sfoggia il suo orrore ultimo – la mano protesi – per mandare gambe all’aria le mente labile della spasimosa Marnie. Abbastanza sballato, nelle tempistiche, lo psico-spiegone tardivo davanti ad un soporifero tè tra Dylan e Ingrid, messo su per coprire i buchi di caratterizzazione di Marnie e per compilare sino al sovraccarico una retro-scheda apposita sul suo agire/sentire.
Sull’ennesima rocambollita vittima da inciampo su una lama/sporgenza appuntita meglio sorvolare, perché non vorrei correre il rischio di scivolare sulle forbici che sto per prendere per tagliare via quelle vignette… :dito:

Corollario: Dylan alla fine ha fatto la sua scelta, quella del fesso. E infatti, riconducendosi alla prima vignetta dell’albo, lo sbocco saffico sembrava proprio l’ideale per chiudere il cerchio del completamento artistico. Ed eccolo qui a strofinarsi le meningi per essere stato scaricato come un (toy)oldboy qualsiasi, senza aver il coraggio di proporre una cosa a tre. O forse Irma gli doveva suggerire di prendere esempio dal suo Ghost-creatore? :o


****


Adesso vi lascio perché la mia vicina di casa è al campanello per chiedermi di tenerle il pesce rosso per un periodo di vacanza. Speriamo che non sia tanto invaghita di me da mozzarmi le dita mentre le infilo nella sua cassetta della posta per curiosare in sua assenza…

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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: lun set 07, 2015 8:27 am 
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Sulle citazioni non concordo con gli ultimi pareri espressi. Per me han sempre fatto parte del DNA dylaniato, nel bene e nel male, a più livelli, tanto "alte" a volte quanto gratuite in altre. Mi fa strano che anche Wolkoff, fan di Chiaverotti che era il re delle citazioni ad minchiam (io le gradivo comunque quando non esagerava troppo), lo rilevi come grave difetto.
Il problema è un altro. Oggi navigando nel mare magnum della rete, non è più possibile citare un film ugandese prodotto in Swaziland con finanziamenti di Vanuatu senza che ci sia qualcuno che lo conosca. Sono cambiati i tempi e se mai c'è da riflettere sull'opportunità o meno di insistere col citazionismo che evidentemente appaga meno il lettore che in passato. Ma davvero mi pare l'ultimo dei problemo dell'attuale gestione.

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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: lun set 07, 2015 10:02 am 
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@Altair & co, per l'ultima volta e per quanto ormai sia abbastanza annosa come questione e forse bisognerebbe aprire un TOPIC altrove

Non è un problema di originalità (da reperire) né di qualità delle citazioni o di doppiopesismo, riferendosi all'uso nel passato. E' una spirale spesso indotta a scopo superfluamente esibizionista o ammiccante da una manica di autori che ormai vogliono inondarti dei riferimenti rifrullati dal loro mondo tardo-geek - v. vademecum negli editoriali, dovesse sfuggirti qualcosa, eh - per rigonfiare auto-compiaciuti lo spessore di Dylan in mancanza d'altro.

Puoi anche ricopiare palesemente alla lettera un intero film e farne venire fuori un ottimo rifacimento, ma se ogni tre per due di palo in frasca mi devi rifilare la cronologia ammiccante e non richiesta delle tue passioni non-strutturanti, fino a dipenderne in modo sgangherato ed usare Dylan come ricettacolo abusivo, scrivimi una lista per corrispondenza e facciamo prima :roll: .

Per il resto vale ancora quanto dicevo in tempi non sospetti per l'altra indigestione di citazionismi nel #338:

memmedesimocomesback ha scritto:


[…] io parlavo di contenere, con moderazione, non di castrare del tutto.
E poi i Club dell'Orrore degli anni d'oro erano a malapena di una colonna, soffocati dagli arretrati e dalla copertina del prossimo numero, seguiti da una pagina di posta e segnalazioni.

Solo che in quella colonnina le (poche) citazioni/rimandi presenti erano sciorinati più con la sapienza divertita&discreta tipica di Mastro Sclavi, e meno con l'autocompiacimento trendy di altri... :roll:

[…]

...ultimamente stiamo superando il colmo della misura (e dell'involontariamente pedante) :dito: .
Mi spiego meglio. E non alludo alla questione dell'ori-genialità delle storie, intesi :wink:
Vabbene indicare (alcune) delle tracce narrative, degli spunti di rimando, delle contaminazioni culturali... ma in certi casi questi luoghi "interattivi" si stanno trasformando in estenuanti listoni di credits, modello vademecum didascalico del provetto autore.
Pronto ad indicare sin troppo pedestremente il ricettario composito degli ingredienti che hanno portato alla sua creatura. Un po' come La Prova del Cuoco... con la differenza che a qualcuno questa cosa va di traverso e che Bigazzi non entra a gamba tesa nominando l'innominabile - v. gattinpentola :tc: .

Come già detto, capisco la difficoltà di riempire di qualcosa di sensato quella pagina dell'Horror Club, ma negli ultimi tempi ci si sta arrabattando nel nozionismo forzoso pur di ricostruire una specie di rete sensata di citazioni e rimandi che guidino all' "anima" della storia, alle sue radici o alle sue devianze.
Come un manualetto per le istruzioni, dei Lego :oops: .

Personalmente ne farei a meno, in certi casi... o almeno ci andrei un po' più pianino. Sono strumenti che non servono sempre al lettore, e talvolta finiscono per suppurare l'atmosfera con una sorta di granpentolonismo in cui rigirare ogni minestra pre-riscaldata...oppure con cui celebrare fra presunti aficionados occhieggianti i paradigmi sfoggiati del "genere" o delle tendenze di gruppo.

Che Dylan sia un coacervo di stimoli incanalati attraverso il suo dinamismo è cosa nota. Ma non è detto che questi stimoli vadano spiattellati volta per volta sino all'enciclopedismo del making of non richiesto da nessuno.
Lasciamo qualcosa dietro le quinte, ogni tanto (v. Ambrosini, come stile 8-) ).
Ed evitiamo, se possibile, di aggrappare continuamente Dylan a questa o quest'altra icona pop per darsi un tono ammiccante, per soddisfare il blockbusterismo mediatico del "riconoscibile", o per rivangare lo showcase delle preferenze culturali dei singoli autori, in ambito di letture, film, fumetti, etc., tramite prestiti/omaggi/citazioni.

Credo che Dylan abbia da sé le credenziali per re-imporsi come icona, ed è quello che la fase 2 sembra voler intavolare. Qualche passaggio sulla strada va bene, qualche stampella d'appoggio anche.
Ma per la maggior parte deve guidare lui... gli altri.
E non essere pilotato per farli accomodare sulle proprie gambe mentre sterza verso il rilancio :) .

[…]

Parlavo degli ultimi editoriali, infatti... :roll:
Ma non solo: come detto, da un po' di tempo a questa parte ho notato l'ossessivo ricorso ad altri referenti per dar peso alla statura della testata, di hype in hype, aggrappando Dylan ora a questa ora a quest'altra icona con autocompiacimento sterile, se non stucchevole.
Insomma un restyling d'immagine che lo avvicina ad altro/altri e lo allontana da sé, inseguendo cameo su cameo, rivisitazioni e riapplicazioni dell'Old Boy accanto ad ogni santonaggine della cultura pop più sdoganabile dell'ultim'ora :| .

Per le storie il discorso è diverso... e lì il citazionismo gioca tutt'altro ruolo.
Solo che pure qui trovo che certi autori - anche disegnatori - esagerino nell'inserire cameo gratuiti che non servono a nulla, se non a rimirarsi l'albo fra sé e dirsi quant'è "cool" quel riferimento X al telefilm Y nascosto nella marca delle mutande di Z :o :o :o .
Un esempio banalmente solare (e sciocco) di quest'abuso cameico è nella triade di riferimenti a E.A. Poe in Brucia Strega!
Ce ne fosse stato mezzo - non dico uno - motivato, utile, in tema o suggestivo... :roll:

[…]
Più che immaginario collettivo, io ci vedrei - in certi casi - un'ammucchiata solipsistica :oops: .
Farcisco ogni margine disponibile con un richiamo alle mie personali icone, attuali, passate o futuribili.
Dando un senso di collettività, per chi è recettivo/solidale nell'intesa, ma partendo da un'autostrofinamento mentale su larga scala :dito: .
Ogni tanto va benissimo, ma se si deborda nel sovraccarico si diventa ciechi , e temo serva solo per accattivarsi - se non arruffianarsi - un certo pubblico compagnonesco... che tale non è.



ANCHE ALOHA E' UNA CITAZIONE...

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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: lun set 07, 2015 10:46 am 
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Secondo me in generale dire da dove si è preso una certa scena o una certa parte di trama sarebbe utile. E non tanto perché il lettore possa avere il dubbio che l'autore abbia copiato quanto perché sarebbe interessante capire le fonti dell'autore, come ha lavorato, che domande si è posto per arrivare alla stesura di un albo. Anche perché quelle fonti possono piacere ed è utile dare al lettore un riferimento per poter apprezzare al meglio l'albo e l'opera da cui è tratta. Ad esempio La zona del Crepuscolo prende ispirazione dal film Morti e Sepolti di Sherman. Sarebbe bello che il lettore lo sapesse perché se il lettore ha apprezzato l'albo poi potrà apprezzare anche il film o comunque aumentare la sua conoscenza. Per questo motivo a me piacerebbe in generale che l'autore parlasse dell'albo citando anche come ci è arrivato e cosa ha "rubato" dal passato.

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Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: lun set 07, 2015 11:21 am 
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wolkoff ha scritto:
Da capire come mai [...] quell’allusione lasciata in sospeso sul perché la polizia possedesse GIA’ le impronte della MANO DESTRA della Novak prima dell’amputazione (p. 35.ii).


A me è sembrato un buon modo per lasciare intendere che tanto innocentina la nostra Novak non è, e che in fondo Carpenter qualche motivo ce l'ha per essere dubbioso...

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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: lun set 07, 2015 11:45 am 
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Iscritto il: gio ott 09, 2014 10:13 am
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alemans123 ha scritto:
Secondo me in generale dire da dove si è preso una certa scena o una certa parte di trama sarebbe utile. E non tanto perché il lettore possa avere il dubbio che l'autore abbia copiato quanto perché sarebbe interessante capire le fonti dell'autore, come ha lavorato, che domande si è posto per arrivare alla stesura di un albo. Anche perché quelle fonti possono piacere ed è utile dare al lettore un riferimento per poter apprezzare al meglio l'albo e l'opera da cui è tratta. Ad esempio La zona del Crepuscolo prende ispirazione dal film Morti e Sepolti di Sherman. Sarebbe bello che il lettore lo sapesse perché se il lettore ha apprezzato l'albo poi potrà apprezzare anche il film o comunque aumentare la sua conoscenza. Per questo motivo a me piacerebbe in generale che l'autore parlasse dell'albo citando anche come ci è arrivato e cosa ha "rubato" dal passato.


Queste sono esattamente le tematiche per le quali dovrebbe essere utilizzato IL MAGAZINE. Articoli di approfondimento SU Dylan Dog e non i soliti 4 articoli wikipedia-copia-incolla che fanno pena!

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"Il vero nemico non è la discussione artistica. Il vero nemico è l'indifferenza." Già...ma in fondo, chissenefrega!


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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: lun set 07, 2015 11:57 am 
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Sarebbe una bella cosa. Un Magazine che riprende i Dylan Dog usciti nell'anno più alcuni di quelli vecchi per definire come hanno lavorato gli autori e in che modo. Per un lettore come me sarebbe una cosa straordinaria!!

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Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: #348 - La mano sbagliata
MessaggioInviato: lun set 07, 2015 12:52 pm 
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alemans123 ha scritto:
Secondo me in generale dire da dove si è preso una certa scena o una certa parte di trama sarebbe utile. E non tanto perché il lettore possa avere il dubbio che l'autore abbia copiato quanto perché sarebbe interessante capire le fonti dell'autore, come ha lavorato, che domande si è posto per arrivare alla stesura di un albo. Anche perché quelle fonti possono piacere ed è utile dare al lettore un riferimento per poter apprezzare al meglio l'albo e l'opera da cui è tratta. Ad esempio La zona del Crepuscolo prende ispirazione dal film Morti e Sepolti di Sherman. Sarebbe bello che il lettore lo sapesse perché se il lettore ha apprezzato l'albo poi potrà apprezzare anche il film o comunque aumentare la sua conoscenza. Per questo motivo a me piacerebbe in generale che l'autore parlasse dell'albo citando anche come ci è arrivato e cosa ha "rubato" dal passato.

Nel frattempo potrebbe interessarti questo topic: viewtopic.php?f=2&t=9148&start=30


PS: forza Barbara!


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