alemans123 ha scritto:
Giusto per stimolare un confronto
Drake: Non capisco come la produzione di cose non originali possa essere un aggravante, dato che l’originalità è piuttosto rara.
E' rara e quindi non si ricerca?
L'arte è rinnovarsi, o almeno provarci, non crogiolarsi in cose già fatte da altri.
In Italia purtroppo c'è questa moda del non reinventarsi e campare sulle spalle dei giganti del passato senza prenderli come punto di partenza, ma come meta finale da copiare. E i lettori ormai ci vivono bene in questa situazione.
Dovrebbe semmai essere un metodo per passare da un buon/ottimo lavoro a un capolavoro. Se ci attendiamo originalità da OGNI albo di Dylan non ne usciamo più (anche perché come dici poco dopo è un fumetto mainstream quindi convenzionale, comune, commerciale, dato che deve raggiungere tutti). Vi sono sequenze, flashback classici e personaggi ben caratterizzati.
Ben caratterizzato =/= già visto altrove e preso paro paro, eh.
Io pure posso copiare una femme fatale da sin city cambiandole nome e togliendole quel fastidioso neo vicino alla bocca da pulp/noir/hard boiled.
Questo semmai indica che l’autrice ha studiato e sa usare il fumetto. Poi non avendo esperienza non sa trasformare il fumetto e usarlo a pieno. L’albo non è infatti esente da difetti come il fatto che la prima parte sia molto lunga e non vi sia praticamente nessuna particolare indagine investigativa.
Bello, quindi ormai non bisogna saper fare fumetti per fare fumetti.
Io mò che faccio a fare pratica, che studio a fare?
E come me chissà quanti altri.
Come Sio che parte dal tubo e poi pubblica quella carta straccia di Scottecs.
E' una gigantesca presa in giro del medium.
Vero è anche che Dylan Dog non è un fumetto di indagine ma di orrore quindi penso possa anche starci la mancanza di una indagine.
Un noir/pulp senza indagine è solo pioggia, buio, capelli cotonati, femme fatales, sigarette e pistole.
Su.
Per un autore può non essere importante la storia per quanto riguarda la complessità, ma possono usare solo la storia come un modo per dire qualcosa. Il concetto di stereotipo è quanto di più delicato vi sia nella letteratura. Ad esempio i personaggi femminili in DD sono in larga parte stereotipi della fanciulla da salvare. Per una volta che la fanciulla è meno stereotipata, ha un background storico, ha un malessere interiore, ha una evoluzione attraverso le fasi della storia ci lamentiamo che è uno stereotipo?
Lei è uno stereotipo, ha gli stessi disagi e problemi di tanti altri personaggi uguali.
E dire che ho pure sottolineato che la parte sulla difficoltà nella quotidianità dovuta alla menomazione, e il trittico rabbia, disperazione e apatia era delinato con empatia.
Non c'è pensiero laterale, non c'è esplorazione di altri aspetti di personaggi classici.
Su Carpenter quello che dici è in parte vero. In questo albo è usato poco (per scelta, credo) e male. La sua NON presenza non si sarebbe notata e probabilmente avrebbe avuto senso fare in modo che le indagini della polizia non fossero mostrate nel fumetto e non necessariamente eseguite da Carpenter. Ad esempio dopo la scena del secondo omicidio sarebbe probabilmente stato meglio che qualcuno chiamasse la polizia (genericamente) e staccare con Dylan in auto che aspetta Anita. Però dopo, lo ammetto, è facile dire quali possono essere le migliorie.
Carpenter è obiettivamente indifendibile, idem rania.
Per il resto hai detto bene. Solo gli scrittori bravi (ma quelli molto bravi) sanno stravolgere gli stereotipi e creare nuovi modelli. Gli altri (la maggior parte) si limitano a emulare modelli già esistenti e a scrivere buone e anche ottime storie con gli strumenti già a disposizione.
Ma già io e te andiamo in disaccordo se tu dici storie ottime partendo da elementi copincollati e "rubati" qua e là senza aggiungere nulla di proprio e originale.
Per me una storia non originale, non da scrittori molto bravi, non si prende un voto oltre il 7, ad essere generosi, a meno che non valutiamo in ventesimi o centesimi.
Un artista deve puntare a scrivere qualcosa che lasci il segno, è la base stessa dell'arte, è la spinta che porta l'artista (notoriamente mammifero pigro) a muovere il culo e distruggersi la mente e le dita, insieme ovviamente alla megalomania nel pensare che a qualcuno interessi ciò che ha da dire.
La Baraldi ha forse questo secondo aspetto, non mitigato però da un'impalcatura tecnica, nel senso che io vedo un diario segreto da giovanissima goth solitaria in cui riversa i suoi pensieri e le sue paure, ma questo non è professionale se non è abbinato ad un lavoro e uno studio.
Non so come siano i suoi libri, anzi se qualcuno nel forum li ha letti sarei curioso di saperne di più, ma perché uno scrittore (o scrittrice) dovrebbe limitarsi ad un livello alla Paolini, quando può essere un Hemingway? O si pensa che Hemingway sia nato grande o sia stato l'unico fesso a rompersi il sedere per scrivere i suoi libri? (hemingway è solo il primo che mi è venuto in mente, ma ci sarebbero migliaia di nomi)
Ripeto, a me sembra che in Italia ci si accontenti e si consideri il fumetto solo un prodotto mensile da vendere, con lo schemino fisso, un'abitudine da edicola da prendere sperando, una volta ogni tot anni, di beccare una storia che abbia veramente qualcosa da dire e che sappia come dirlo.