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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 3:56 pm 
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Prima che torni il vigile inurbano che è dentro me... :o

A proposito di esistenza messa al bando... angosciandosi, senza tentacoli:

The Ancient Track
By H. P. Lovecraft

------=-O-=------

    There was no hand to hold me back
    That night I found the ancient track
    Over the hill, and strained to see
    The fields that teased my memory.
    This tree, that wall—I knew them well,
    And all the roofs and orchards fell
    Familiarly upon my mind
    As from a past not far behind.
    I knew what shadows would be cast
    When the late moon came up at last
    From back of Zaman’s Hill, and how
    The vale would shine three hours from now.
    And when the path grew steep and high,
    And seemed to end against the sky,
    I had no fear of what might rest
    Beyond that silhouetted crest.
    Straight on I walked, while all the night
    Grew pale with phosphorescent light,
    And wall and farmhouse gable glowed
    Unearthly by the climbing road.
    There was the milestone that I knew—
    “Two miles to Dunwich”—now the view
    Of distant spire and roofs would dawn
    With ten more upward paces gone. . . .

    There was no hand to hold me back
    That night I found the ancient track,
    And reached the crest to see outspread
    A valley of the lost and dead:
    And over Zaman’s Hill the horn
    Of a malignant moon was born,
    To light the weeds and vines that grew
    On ruined walls I never knew.
    The fox-fire glowed in field and bog,
    And unknown waters spewed a fog
    Whose curling talons mocked the thought
    That I had ever known this spot.
    Too well I saw from the mad scene
    That my loved past had never been—
    Nor was I now upon the trail
    Descending to that long-dead vale.
    Around was fog—ahead, the spray
    Of star-streams in the Milky Way. . . .
    There was no hand to hold me back
    That night I found the ancient track



------=-O-=------

L'antico sentiero

    Nessuna mano venne a trattenermi
    la notte che trovai l’antica via
    sulla collina, e volli rivedere
    i campi sempre vivi nel ricordo.
    L’albero, il muro: ben li conoscevo,
    i tetti ed i frutteti ritornavano
    in modo familiare alla mia mente,
    come da un tempo ancora non remoto.
    Sapevo quali ombre avrebbe steso
    la tarda luna prossima a levarsi
    di Zaman’s Hill dietro le spalle, e come
    di lì a tre ore tutta la vallata
    alla sua luce si sarebbe aperta.
    Quando il sentiero prese a inerpicarsi
    e parve terminare contro il cielo,
    non temetti ciò che m’aspettava
    oltre il profilo netto della cresta.
    Spedito camminai, mentre la notte
    nella fosforescenza impallidiva,
    e il muro e il sommo delle fattorie
    erano ultraterreni nel chiarore.
    Una pietra miliare conosciuta –
    «Due miglia a Dunwich»: dopo dieci passi
    sapevo che avrei visto comparire
    in lontananza i tetti e il campanile…

    Nessuna mano venne a trattenermi
    la notte in cui trovai l’antica via.
    Oltrepassai la cresta del sentiero
    ed ecco spalancarsi alla mia vista
    una valle di morti e di dannati:
    e già su Zaman’s Hill s’era levata
    tenue una falce di maligna luna
    che illuminava il muschio ed il rovame
    avvinti a mura cupe e diroccate.
    Vagavano nei campi i fuochi fatui,
    ed esalata da paludi infette
    una nebbia smentiva ogni pensiero
    che avessi conosciuto mai quel luogo.
    E da quella visione di follìa
    capii l’insussistenza del passato –
    e che non mi trovavo sul sentiero
    che discendeva nella valle morta.
    C’era nebbia tutt’intorno – e a me davanti
    la Galassia infinita e le sue stelle…
    nessuna mano venne a trattenermi
    la notte che trovai l’antica via.



UN ALOHA IN SOSTA VIETATA

_________________
Io no capito, io no capito

(anta baka?! [...] kimochi warui)


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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 4:11 pm 
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Bellissima :o

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Riflesso nello specchio,
vidi per la prima volta il mio vero oi.
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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 4:55 pm 
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Grande wolkoff, è una delle poesie di Lovecraft che preferisco. Possiedi anche tu la raccolta "il vento delle stelle"?

_________________
"Si può dire allora che la storia possiede un'architettura, Hinton? È un'ipotesi grandiosa e terribile."


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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 5:27 pm 
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Quest'albo è talmente noioso che non si riesce proprio a convincere qualcuno a parlarne :D


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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 5:46 pm 
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Kowalsky ha scritto:
Ma, soprattutto, quello che mi preme sottolineare è che la dimensione "tentacoli e nomi strani" di Lovecraft è solo la superficie della produzione del Solitario di Providence.

Chi ha mai detto il contrario? Ma fermo restando il principio che le idee nascono da altre idee, al di là dell'ovvia constatazione che Lovecraft è nato prima di Buzzati individuare un qualsiasi legame tra i due - anche solo con Lovecraft come precursore di Buzzati - mi sembra del tutto arbitrario e forzato. Non hanno in comune praticamente nulla, né per formazione né per stile, né per temi. Al di là del fatto che entrambi hanno trattato l'angoscia esistenziale, che è un ambito talmente generico e vasto che di fatto può includere tutto e il contrario di tutto. Come dire che Shakespeare con Romeo e Giulietta ha anticipato Robert James Waller e Clint Eastwood con I ponti di Madison County perché entrambi si occupavano di amori infelici. Entrambi gli scrittori poi hanno avuto i loro ambiti d'influenza, anche molto vasti, ma nel caso specifico di Sclavi tutto (le storie, ma anche le interviste a Sclavi stesso - almeno: quelle che ho letto io) lascia pensare che si sia ispirato molto più a Buzzati che a Lovecraft, anche se Lovecraft lo ha sicuramente letto.


Ultima modifica di Myskin il mar ago 18, 2015 6:51 pm, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 6:50 pm 
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Aggiungo un ultimo ragionamento - sì, lungo - tanto per la chiarezza.

Personalmente, come ho detto, non mi interessa porre un limite rigido tra la cultura "alta" e quella "bassa". Sono termini che per me hanno scarso significato, e in generale mi sembra che le discussioni al riguardo servano soprattutto ai difensori dei due ambiti a misurarsi tra loro con ragionamenti abbastanza sterili. Oltre a questo, il limite tra i due insiemi è molto labile e anche variabile con il passare del tempo (si veda quanto differentemente era considerato Hitchcock in vita e dopo la morte). Non è che io nemmeno abbia idee personali sulla validità o meno di questo o quell'autore, ma il punto è un altro.

Una volta Dave McKean ha detto una cosa molto intelligente, che provo a parafrasare per come la ricordo. Riflettendo su come i disegnatori di fumetti supereroistici degli anni '90 fossero in massima parte gente come Rob Liefeld, autori cioè di sgorbi immondi ipermuscolari e sproporzionati, McKean osservava che il problema è che, mentre in precedenza gli artisti utilizzavano come modello la figura realistica e le prospettive normali degli esseri umani, da un certo punto in poi i disegnatori hanno cominciato a ispirarsi direttamente a Jack Kirby, cioè a un artista che, dopo numerose sperimentazioni, era arrivato a concepire un suo stile consapevolmente esagerato e caricaturale. Il problema è che utilizzando Kirby come punto di partenza i disegnatori avevano dimenticato completamente come realizzare esseri umani riconoscibili e di proporzioni realistiche, e i loro stili avevano finito col diventare versioni sempre più esagitate ed estreme, molto sclerotizzate, dello stile Kirby.

Ecco, con le debite proporzioni per me per gli scrittori è più o meno la stessa cosa. Se uno ama Lovecraft, o Sclavi, o King, perché trova che lo stile di questi autori sia interessante e valido, fa bene a leggerseli per intero. Però se la stessa persona deve offrire un contributo personale (leggi: scrivere un libro) che vada al di fuori del semplice omaggio al loro beniamino, deve, oltre ad aver qualcosa da dire, anche saper attingere a una varietà di stili e influenze che vadano al di là non solo di quello scrittore, ma anche al di là dell'ambito del genere in cui quello scrittore ha fatto scuola. Perché i generi finiscono inevitabilmente per essere codificati, crearsi delle regole, e gli scrittori che vogliono davvero essere originali devono, a mio giudizio, comprendere le alternative, capire che il genere tutto è solo un'isola in un immenso mare della cultura. Magari rifacendosi proprio a grandi della letteratura riconosciuti come tali (riconosciuti quasi sempre a ragione, checché se ne dica), avendo l'umiltà di carpire loro altri modi di pensare, di scrivere, altri concetti. E anche altri stili.

Cosa sarebbe stato Dylan Dog senza Magritte, Buzzati, Villon, Dreyer e compagnia bella? Senza cioè la capacità di appropriarsi di influenze potenti, spesso completamente al di fuori del genere horror, ma in grado di dire qualcosa di importante sul tema della condizione umana? Probabilmente, solo la storia di un acchiappafantasmi.

Personalmente, odio le storie di vampiri. é diventato un mio chiodo fisso, me ne rendo conto, ma quasi tutte le storie di vampiri che hanno a che vedere con i classici elementi vampireschi (paletto nel cuore, aglio, fascino mortale), e che poi rappresentano la maggior parte dei romanzi/racconti/film incentrati su questo tema li trovo insopportabili. Perché sono sterili, eterne variazioni sullo stesso tema, pretendono di dare al fascino del mistero compostezza e regole, razionalità. Insopportabile. Poi uno si va a rileggere Carmilla di Le Fanu e scopre suggestioni completamente diverse e originali, le regole ci sono ma sono quasi irrilevanti, mentre la storia ha un fascino onirico enorme, pieno di cose non spiegate ed evocative. Ecco, qualcuno che scrivesse una storia di vampiri ma decidesse da subito di seguire le regole per me avrebbe fallito in partenza (a meno di non usare i vampiri come tramite per raccontare qualcos'altro, tossicodipendenza HIV invasioni apocalittiche, tutta roba vista e stravista comunque).

Per Dylan Dog è qualcosa di simile. Uno che conoscesse a memoria tutte le storie di Dylan Dog, tutti i romanzi di King, tutte le letture preferite di Sclavi e poco altro, ecco: uno così non lo metterei MAI a scrivere Dylan Dog. Perché mi sembrerebbe completamente ingabbiato, in grado se va bene di fare un omaggio a Sclavi e se va male di scimmiottarlo. Così come un limite di quasi tutti i registi horror contemporanei, quelli italiani almeno, è che sembrano sempre sclerotizzati sul miliardesimo omaggio (fatto anche da cani) a Fulci, Argento e Bava, e non a mettere da parte questi grandi e trovare una propria voce individuale.

C'è un problema su Dyd che ho cominciato a intravvedere quasi subito dopo che Sclavi ha cominciato a dare forfait, cioè addirittura un po' prima del numero 100. Scrittori che producevano storie che da un lato sembravano scimmiottare gli elementi più esibiti e superficiali del cosmo dylandoghiano, e dall'altra non avevano nessuna forza o convinzione, solo il vago desiderio di ambientare le loro avventure in un mondo genericamente fantastico. Così magari c'erano albi in cui Dylan scriveva sul diario ed enunciava massime da un tanto al chilo (qualcuno ricorda l'orribile Sinfonia Mortale, del resto plagio pazzesco de Il Signore del Male e Manitù - Lo spirito del male?) e contemporaneamente toglieva al fantastico ogni fascino, faceva agire Dylan come un consapevole cacciatore di mostri che accettava tranquillamente l'esistenza di esseri maligni. Dimenticando la lezione più difficile e anche più importante del Dylan sclaviano, ossia che il personaggio viveva di suggestioni e non di regole e di certezze (fateci caso: quasi mai nei primi 100 numeri Dylan affronta mostri o creature con la consapevolezza di farlo, l'elemento fantastico agisce indipendentemente o salta fuori nel "twist" finale, a rimettere in dubbio eventuali spiegazioni razionali).

Alcuni di questi autori (Manfredi, La Neve), hanno altrove dimostrato di possedere una loro voce e originalità, provando quindi di essere semplicemente poco a proprio agio con il mondo dylandoghiano (o ingabbiati da gabbie editoriali troppo strette). Altri, secondo me assai più modesti (De Nardo...) non avevano in alcuni casi la capacità o la forza di esprimere qualcosa e si adagiavano sugli stereotipi più triti dell'universo dylandoghiano o horror, dimostrando di conoscerne le regole ma non di saperle superare o di piegarle al servizio di una storia davvero valida.

Per quello, nonostante apprezzassi Ruju e abbia amato molto Paola Barbato (su Dylan, non sui romanzi, anche se ne ho letto solo uno), credo che l'unico autore che presentasse una vera alternativa a Sclavi, una vera voce forte e distinguibile, avrebbe potuto essere Ambrosini. Perché pur conoscendo a fondo il personaggio, la sua versione viveva di un fascino e di una suggestione che travalicava i dettami sclaviani, se ne fregava delle regole dell'horror e "pescava" in un mare culturale vastissimo senza affrontare gli stessi ambiti che aveva a suo tempo affrontato Sclavi, a volte persino aggirando i limiti di Sclavi stesso. Non epigono del Dylan sclaviano e nemmeno suo apocrifo: un suo analogo, piuttosto.


Ultima modifica di Myskin il mar ago 18, 2015 7:35 pm, modificato 3 volte in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 7:00 pm 
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Scusate, non ho letto tutti gli ultimi interventi, solo alcuni passaggi relativi alla mia risposta e allora voglio specificare: non sto affatto tentando di sminuire il lavoro e la cultura di Sclavi o, al contrario, difendere (ahah) l'opera e la persona di Recchioni, il cui lavoro come curatore detesto assai. Mi limitavo solo a far notare quanto sia riduttivo e sbagliato classificare il secondo come un nerd invasato di videogames mentre Sclavi se ne sta in poltrona a leggere la Metafisica di Aristotele. Tutto qua. Paragonare le storie di Sclavi a qualsiasi Dylan dall'era Ruju in poi non può che portarmi alle stesse conclusioni vostre, questo è ormai acqua calda per quasi tutti e non so nemmeno (OT a parte) quanto senso abbia parlarne ancora. In realtà, l'unico dubbio che ho (ma è un dubbietto) è questo: per quanto anche io apprezzi molto Ambrosini (mi manca molto più Napoleone di Dylan al momento) e non veda l'ora che esca il suo DyD faccio comunque fatica a immaginarmelo curatore della testata; per quante affinità ci siano tra Nap e Dylan e per quanto sia indiscutibile il fascino e lo stimolo delle sue storie ritengo che la sua bellissima visione del personaggio resti, comunque, parziale. Profonda e poetica ma parziale. [D: e quindi ti sta bene Recchioni??? R: ovviamente no -.-]


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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 7:10 pm 
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AndreaBerga ha scritto:
Scusate, non ho letto tutti gli ultimi interventi, solo alcuni passaggi relativi alla mia risposta e allora voglio specificare: non sto affatto tentando di sminuire il lavoro e la cultura di Sclavi o, al contrario, difendere (ahah) l'opera e la persona di Recchioni, il cui lavoro come curatore detesto assai. Mi limitavo solo a far notare quanto sia riduttivo e sbagliato classificare il secondo come un nerd invasato di videogames mentre Sclavi se ne sta in poltrona a leggere la Metafisica di Aristotele. Tutto qua. Paragonare le storie di Sclavi a qualsiasi Dylan dall'era Ruju in poi non può che portarmi alle stesse conclusioni vostre, questo è ormai acqua calda per quasi tutti e non so nemmeno (OT a parte) quanto senso abbia parlarne ancora. In realtà, l'unico dubbio che ho (ma è un dubbietto) è questo: per quanto anche io apprezzi molto Ambrosini (mi manca molto più Napoleone di Dylan al momento) e non veda l'ora che esca il suo DyD faccio comunque fatica a immaginarmelo curatore della testata; per quante affinità ci siano tra Nap e Dylan e per quanto sia indiscutibile il fascino e lo stimolo delle sue storie ritengo che la sua bellissima visione del personaggio resti, comunque, parziale. Profonda e poetica ma parziale. [D: e quindi ti sta bene Recchioni??? R: ovviamente no -.-]

Ho appena scritto qualcosa su Ambrosini, ma forse vale la pena di snocciolare qualcos'altro al riguardo. Io non so se Ambrosini sia mai stato in lizza come curatore di Dylan, ne dubito assai e credo abbia sempre avuto più interesse a occuparsi di creazioni originali che del personaggio di Sclavi. Però, limitandomi agli unici suoi Dyd che ho letto, credo che sarei stato contento, e molto, se quella versione del personaggio fosse diventata lo standard. Se la Barbato aveva approfondito, e non di poco, i presupposti sclaviani, portando Dylan in direzioni che nemmeno Sclavi aveva escogitato ma di fatto infilandosi in un cul de sac narrativo (ma chissà se la famosa mini sul nuovo ispettore si fosse realizzata...), Ambrosini aveva creato il Dylan più suggestivo di tutti, riempiendolo di influenze culturali profonde e piene di fascino, ma dandogli anche un atteggiamento più scanzonato, una malinconia quasi da film muto in un contesto narrativo ancora più onirico di quello sclaviano.
Ecco, diciamo che secondo me Ambrosini aveva creato un Dylan che sembrava quasi concepito da un Fellini. Questo al di là di Napoleone, che probabilmente è uno dei migliori fumetti italiani di sempre.


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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 7:15 pm 
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N.B.: reputo parziale ma buona anche la visione della Barbato eh! Il succo del mio discorso era che in realtà trovare un nome, IL nome (del Salvatore? ;)) sia molto più complicato di quanto sembri, e che quando devi impostare un personaggio che verrà scritto da un parco di autori più o meno esteso puoi limitarti a dare linee generali e spuervisionare, non certo snocciolare citazioni e sfumature in ogni albo che non scrivi di tuo pugno! Sarà per questo che la nuova gestione ha sentito il bisogno di deragliare completamente dal passato e creare qualcosa di nuovo e di più malleabile dalla nuova squadra? (specifico per i noiosetti: è la mia opinione personale, non è un attacco agli autori, Rrobe e Sime in particolare, e sì, posso sbagliarmi. Cià). P.S. mi manca pure Jan Dix, ah!


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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 7:21 pm 
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Myskin ha scritto:
Per Dylan Dog è qualcosa di simile. Uno che conoscesse a memoria tutte le storie di Dylan Dog, tutti i romanzi di King, tutte le letture preferite di Sclavi e poco altro, ecco: uno così non lo metterei MAI a scrivere Dylan Dog. Perché mi sembrerebbe completamente ingabbiato, in grado se va bene di fare un omaggio a Sclavi e se va male di scimmiottarlo.

Ottima analisi, Myskin (e, per inciso, bei post in generale :) ). È Proprio per questo che ai miei occhi la gestione Gualdoni è stata disastrosa: probabilmente il buon Gualdo potrebbe dirti vita morte e miracoli di Dylan o sciorinare citazioni a memoria da questo o quell'albo, ma non è mai riuscito a dare un'interpretazione personale credibile del personaggio, rifugiandosi in vecchi schemi e cliché (a volte parodiandoli involontariamente). Non che prima di Gualdoni la situazione fosse poi migliore, eh. E neanche ora.

Cita:
Così come un limite di quasi tutti i registi horror contemporanei, quelli italiani almeno, è che sembrano sempre sclerotizzati sul miliardesimo omaggio (fatto anche da cani) a Fulci, Argento e Bava, e non a mettere da parte questi grandi e trovare una propria voce individuale.

Mi duole dirlo ma Tarantino, regista che amo moltissimo, ha fatto più danni che altro col suo citazionismo spinto :?
Dopo tutto è il lato oscuro del postmodernismo, che ce vòi fa'!

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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 7:24 pm 
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AndreaBerga ha scritto:
N.B.: reputo parziale ma buona anche la visione della Barbato eh! Il succo del mio discorso era che in realtà trovare un nome, IL nome (del Salvatore? ;)) sia molto più complicato di quanto sembri.

Boh, ma che sia complicato non ci piove, e credo che in questo ci si mettano anche i lettori, che vorrebbero la versione sclaviana durare in eterno anche se - l'ho detto e lo ripeto - ormai quella versione appartiene definitivamente al passato. Dipende da cosa si intende per salvatore, per me sarebbe qualcuno in grado di evolvere Dylan in direzioni nuove riprendendone la voce ma facendola propria. Non so se Recchioni sia in grado di farlo, da quello che orecchio da esterno (che non ha mai letto il Dylan recchioniano) vedo tanti aggiustamenti cosmetici che però non impediscono il continuo riproporsi degli stessi problemi, ma è una supposizione che conta zero, in realtà non lo so e probabilmente non lo scoprirò mai. Se invece si arrivasse alla conclusione che Dylan è così dipendente dalla vena sclaviana che non può essere rinnovato - e nulla lo esclude a priori - beh, amen, vorrà dire che si potranno sempre rileggere i numeri storici, anche se in alcuni casi datati.


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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 7:34 pm 
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P.S. Comunque: non so se si siano mai scoperti i contributi individuali di ciascun autore al rilancio. Ma personalmente ho avuto l'impressione che alcuni degli elementi peggio accolti dai lettori (il cellulare senziente, il nome di Bloch) siano stati concepiti da Sclavi stesso. Non scherzo.


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 Oggetto del messaggio: Re: #347 - Gli abbandonati
MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 8:09 pm 
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Myskin ha scritto:
Kowalsky ha scritto:
Ma, soprattutto, quello che mi preme sottolineare è che la dimensione "tentacoli e nomi strani" di Lovecraft è solo la superficie della produzione del Solitario di Providence.

Chi ha mai detto il contrario? Ma fermo restando il principio che le idee nascono da altre idee, al di là dell'ovvia constatazione che Lovecraft è nato prima di Buzzati individuare un qualsiasi legame tra i due - anche solo con Lovecraft come precursore di Buzzati - mi sembra del tutto arbitrario e forzato. Non hanno in comune praticamente nulla, né per formazione né per stile, né per temi. Al di là del fatto che entrambi hanno trattato l'angoscia esistenziale, che è un ambito talmente generico e vasto che di fatto può includere tutto e il contrario di tutto. Come dire che Shakespeare con Romeo e Giulietta ha anticipato Robert James Waller e Clint Eastwood con I ponti di Madison County perché entrambi si occupavano di amori infelici. Entrambi gli scrittori poi hanno avuto i loro ambiti d'influenza, anche molto vasti, ma nel caso specifico di Sclavi tutto (le storie, ma anche le interviste a Sclavi stesso - almeno: quelle che ho letto io) lascia pensare che si sia ispirato molto più a Buzzati che a Lovecraft, anche se Lovecraft lo ha sicuramente letto.


Ho dedicato i passaggi che non hai avuto la gentilezza di quotare a rispondere alle cose che dici.

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@Myskin: usa il tasto Immagine invece di scrivere due post di fila, grazie ;)

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Un uomo ha bisogno di cinque cose:
una donna, un cavallo, una tenda, un fuoco,
e qualcosa per cui combattere.


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MessaggioInviato: mar ago 18, 2015 10:41 pm 
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Qualcuno ha detto Buzzati? :D


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