A mo' di addendum a quanto detto prima: secondo me una delle storie "esemplari" del Dylan storico è la bilogia della Dama in nero, ancor più di albi assai celebrati come Morgana o L'alba dei morti viventi.
A rifletterci su, e neanche tanto a lungo, il presupposto su cui poggia l'intera storia è ridicolo. Non ridicolo nel senso di simpaticamente e consapevolmente ridicolo. Ridicolo nel senso di infantilmente ingenuo, adatto per un pubblico di lettori molto giovani, abituati a Topolino e il mistero dei cappotti o addirittura a Scooby Doo. Diciamoci la verità, in cosa consisteva il piano geniale dietro una sfilza di violentissimi omicidi, che peraltro avranno lasciato una marea di tracce? Dare la colpa a un fantasma? Cosa succederebbe se oggi la Barbato o un Gualdoni proponessero la stessa trovata in una storia scritta da loro?
Quindi: colpa dei lettori moderni che a causa di internet o di chissà cos'altro sono diventati troppo schizzinosi? Sì e no. E' vero che il pubblico di oggi è più smaliziato di quello di una volta (e magari più ingenuo in altri campi), però se la storia è diventata un classico un motivo c'è, anzi più di uno. E' piena di personaggi divertenti e intriganti, certe battute sono molto riuscite. Dylan è intelligente, capace e in certi momenti fa anche delle cose abbastanza originali (se non ricordo male in una sequenza si rivolge direttamente al lettore, o meglio a un personaggio non identificato di cui vediamo la soggettiva). C'è quindi molto mestiere e anche molto divertimento, come appunto lo Sclavi migliore sapeva fare. Però contemporaneamente è anche una storia molto inserita nel contesto culturale "pop" in cui è stata prodotta. C'è una scena pornosplatter degna del Magnus dei giornaletti neri, o addirittura dei fumetti dello Squalo, che ha come prodotto finale una donna nuda con faccia scarnificata. Quasi tutti i personaggi femminili cascano fra le braccia di Dylan, e ovviamente sono tutte donne bellissime. C'è una serie di omicidi assolutamente cruenti con dettagli in stile Argento (la vecchiaccia che si piglia un proiettile in bocca e il cui cranio esplode, il tutto accompagnato da un urlo d'orrore!), e c'è un finale assolutamente senza senso - la comparsa della vera Dama in nero - che però è molto in linea con vari gialli italiani anni '70, a cominciare da Fulci.
Ora che ci penso, non ci vedo molta cultura "alta" (che pure è presente in altre storie), ma c'è, come posso dire? Molto divertimento pop caratterizzato da una sacrosanta mancanza di consapevolezza. Come se l'autore volesse realizzare una storia spassosa e facilmente fruibile, senza preoccuparsi troppo di istanze femministe o politicamente corrette, senza farsi schiacciare dall'assoluta ridicolaggine dei presupposti e nemmeno dal precedente di quasi 30 anni di storie di un personaggio assai celebrato e amato, e anzi inserendosi direttamente e senza tanti problemi nel genere horror - così come era stato concepito e codificato all'epoca da autori che nei decenni successivi avrebbero continuato a essere considerati i principali esponenti del genere. Tutte cose che oggi, per una varietà di ragioni, non si fanno più, e forse non è più possibile fare. E quando si fanno vengono fuori degli scimmiottamenti nostalgici, o omaggi più o meno riusciti, non nuovi punti di partenza.
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