Cravenroad7

E comunque, non per andare necessariamente controcorrente né per incapacità di maturare ringiovanendo, io continuo da buon salmone a trovare questi semplici OldMaxi molto apprezzabili, per non parlare delle copertine da schianto
Il metafumetto è molto più azzeccato che nella serie principale, le storie quasi sempre senza pretese ma riuscitamente divertenti, ed i disegni con tipici alti e bassi, ma con quella patina d'epoca che non guasta.
Su 8 storie finora lette - mi manca l'ultima di GDG - ben 6 per me superano ampiamente la sufficienza.
Se penso alla fase#2, su 10 possono essermene piaciute 2 e 1/2, dove quel mezzo sta per il Brindisi e Nora di Mai più...

ALOHA SI STA PEGGIO QUANDO QUALCUNO SI CREDE MEGLIO

Lettura finita. In attesa di tornarci su con più calma, dico solo che ho gradito: tre storie tra il 6 e il 7, sgangherate ma di piacevole lettura. M&G sembrano impegnarsi più del solito (a parte, forse, la seconda storia) e in complesso se la cavano. Una sola considerazione: quanto mi manca Bloch!

Allora, finalmente l'ho preso. Nel sondaggio ho votato "buono" (7) perché nell'economia di un Maxi (notoriamente raccolta di storie più deboli) ci può stare.

SPOILER A TUTTO SPIANO, direi.

La Follia di Pete Brennan
Allora, la Barbato ci ha abituato a BEN altro, tuttavia questa è una storia che per un certo tipo di suggestioni potrebbe benissimo guadagnarsi un posto nella serie regolare, magari in uno di quei periodi storici deprivati dell'hype recente.
Parte molto forte. Niente di originalissimo, ma a me atmosfere del genere piacciono sempre. Poi ha un momento di pausa, nel senso che tu sei lì a riguardarti ogni 30 secondi quello che ha gridava il matto nel letto, e invece Dylan non solo ricorda tutto nei dettagli, ma compie una serie di deduzioni che ti fanno pensare che da un momento all'altro dica "Conosco l'autrice di questa storia", tanto i tempi sono quelli.
No dài, alcune cose non reggono. Groucho riesce a contare 54 mosche sul soffitto. Dylan immagina che la cenere pesi 9 grammi, e l'indizio è perfino REPROBA (che a pag. 46 è pure scritto reBroba, e per un millesimo di secondo mi ha fatto dubitare dell'universo per come lo conosciamo). Peraltro c'è anche l'errore fatto notare da Wolkoff, niente affatto trascurabile.
Meglio il finale. Anzitutto Pete si rivela un personaggio un briciolo più interessante di quello che si credeva, e poi la soluzione degli amici immaginari è abbastanza originale, anche se la scena in cui Dylan strilla BISTER BEER! NALYD! ecc. fa un po' ridere.
(A margine, non dovrebbe essere Bister BeAR? È un orso no?)

NOTA A MARGINE SUGLI AMICHETTI
Allora: è chiaro che, se si tenta un po' di immedesimazione, rinunciare a una parte dell'infanzia così importante sia una privazione enorme, ma al lettore arriva poco. Per forza! Questi qui non si sono mai visti e non si rivedranno mai più. Manca del tutto il coinvolgimento. È chiaro anche che se Dylan avesse dimenticato Marina o Bree per un Maxi sarebbe stato da denuncia, però boh. Magari faranno una serie di piccole storie sul Dylan bambino, tipo la saga di Paperino Paperotto, e questi quattro torneranno. Magari il fatto di sapere che un giorno li perderà per sempre renderà il tutto ancora più malinconico.

Craven Road 7
La continuity nell'era pre-recchioniana! Non so voi, ma quando ho visto che Dylan e Bloch andavano al Red Lion Pub mi si è stretto il cuore.
La storia non è "indimenticabile", ma è ben scritta, e probabilmente è la migliore del trio. Bello il fatto che contenga ben due sottotrame intrecciate (una thriller e una horror), bello anche il riferimento alla situazione sociale, tutto molto old school. Certo, Dylan che si improvvisa squatter fa un po' strano.

NOTA A MARGINE SU LEE RIKER
Oh, a me Lee è sempre piaciuta, ma non finiva tipo lobotomizz-cervellolavata ne Il Progetto? Forse questa storia si va a collocare cronologicamente prima di quella? Oppure abbiamo scherzato? Oppure è tutto calcolato?
Peraltro avere un avvocato per amico non sarebbe affatto male se il tuo futuro avversario è a capo di una multinazionale, e l'Ispettore in carica ti odia. Ci si potrebbe pensare su.

Scatole Cinesi
Accidenti, mi sono giocato un "Il metafumetto ha rotto" prima di leggere questa storia! Adesso ci sarà un deja-vu!
Va beh, se trascuriamo che non ha una trama, e che c'è quel passaggio indisponente in cui si parla del Dylan di 30 anni fa che va rinnovato (e che a occhio e croce non è neanche direttiva aziendale, è mera strizzatina d'occhio), non è poi così detestabile.
Nella serie regolare sarebbe improponibile, ma in genere una storia delle 3 dei maxi è sempre più weird e paradossale, e quindi fa quasi piacere vedere che la cosa venga rispettata. Alcune sequenze sono abbastanza inutili (funivia), altre più suggestive. Il tutto scorre come un bicchiere d'acqua fresca, che comunque in estate ha la sua utilità.

Prendila con beneficio d'inventario, altrove mi hanno già crocifisso . Sarà che anche nella gestione Gualdoni GdG mi è sempre parso un gradino sopra gli altri, sarà che il metafumetto gestito così mi diverte molto. Tra questa, chiuso nell'incubo e quella dell'incidente con la macchina trovo il Di Gregorio da maxi più piacevole di autori strombazzati sulle pagine del mensile. Ma alla fine è una preferenza piuttosto personale, tipo Scritto (i?) nella (sulla?) sabbia per me si mangia La bomba a colazione e la digerisce senza problemi

a mio avviso craven road 7 batte e cenere tornerari 10-0
avrei preferito il primo sulla regolare e il secondo sul maxi...

Condivido tutto.

Finito di leggere, con tanta fatica. Votato accettabile solo perchè Di Gregorio si merita un 8, le altre due dal mediocre all'insufficiente. Un accettabile che di positivo ha ben poco, tanto per rimembrare vecchie discussioni.
Sia la seconda che la terza hanno un eccessivo numero di strizzatine d'occhio per far gongolare il lettore old skool. E' tutto un continuo far notare le cose in cui Dylan crede, le fobie e tutti i suoi tipici aspetti caratteriali. Di Gregorio ha scritto una storia egregia orchestrata alla grande, ma Gualdoni scrive un polpettone noioso che bisogna sforzarsi tanto di inghiottire a forza. Debolissima la storia di Barbato che non ha niente di interessante e avvincente.
Nota più che dolente Montanari e Grassani che mi piace vedere in albi di 30 anni fa, ma ad oggi gradirei vedere tratti più moderni. Inoltre Dylan è più volte eccessivamente deformato, voglio dire, disegni come questo con proporzioni errate e deformazioni me li aspetto da principianti non da disegnatori con decenni di esperienza alle spalle.

Qui sembra Stallone con ictus e paresi in corso:

Letto.
Niente di eccezionale ma in confronto all'inedito sembra chissà cosa. Solo i disegni sono inferiori.
La storia della Barbato mi ha un po' annoiato. Di positivo comunque il tentativo.
Craven Road 7 di civico e di fatto. Abbastanza bene intrecciate le storie, niente di trascendentale ma il risultato alla fine lo porta a casa.
La storia di Di Gregorio non è male anche se il meta-fumetto ha stufato, dò comunque la sufficienza.
Disegni discreti.
Su Bloch mi ripeto, credo che la ditta Recchioni e Company hanno fatto la più grande ****** da quando l'uomo ha inventato il cavallo (semicit.)
Sempre complimenti e grazie per aver stravolto un fumetto!

Gli ho dato 8. Ammetto che le vacche magre della serie regolare hanno aiutato parecchio ma soprattutto le prime due storie mi hanno fatto respirare un'aria dylandoghesca che mi piace assai.

Ben vengano questi MAXI! Evviva l'Old Boy!!!

letto qualche giorno fa'..l'ho trovato abbastanza "divertente" e di scorrevole lettura..certamente non siamo ai livelli del miglior dylan,ma vince ugualmente a mani basse contro il nuovo corso..non e che bisognasse impegnarsi piu' di tanto a dir la verita'..persino un vecchio fumetto di braccio di ferro o geppo vincerebbe a mani basse confrontato a quell'obbrobrio messo in piedi da recchioni..

Piccoli beoni crescono.

Ma ormai c'è qualcuno che è in grado di commentare il maxi senza denigrare il nuovo corso?

Fix'd

sono paralleli..e normale che citandone uno,automaticamente ti viene in mente l'altro..dopotutto si parla sempre dello stesso personaggio...sdoppiato..uno proviene da craven road..e l'altro da qualche girone sperduto di Golconda..

Finito il Maxi.
Confermo quanto detto prima, per l’apprezzamento della nuovavecchia collana: la qualità media delle storie è oltre la sufficienza, e quella che mi è piaciuta meno in questo volumone si attesta intorno al 6 e ½, se non oltre .
Vale a dire….





Una storia che non mi ha rotto le scatole, con qualche cineseria interessante, riconducibile ad un filone molto caro a GDG, abbastanza estiva come scazzoseria, ma meno sgangherata di quello che sembra, per quanto nel non voler darsi un senso, intorno alla fine, esagera con trucchetti di una faciloneria lineare e non dovuta, per pretestuosità.

Si comincia con un incubo di fattura classica, se non scontata: ma uno sconto fa spesso piacere per le fatture. Molto buoni i duetti iniziali con Groucho, fifoneggiante e razionale mentre s’introduce nella nave…non posso dire lo stesso dell’inseguimento prolungato col totano incazzoso. M&G in questa fase a tratti convincenti – pioggia, darsena, catwalk, cunicoli, tubature – a tratti sconfortanti, col solito tratto tirato alla meno peggio quando s’incappa in qualche parapiglia(pelk*lo) .

Il meta-incubo alla TrumanShow scoperchiato da Greensham è in realtà un’analisi sulle difficolta di scrivere copioni per Dylan (pp.220-222), col solito discorso sul personaggio (s)finito e bisognoso di una svecchiata per attirare nuovi fans. Comunque, per quanto comodamente imboccato senza “tra le righe”, come tipico delle tesi rifilate da GDG, il discorso del sosia di Wells presenta alcuni punti d’interesse abbastanza stuzzichevoli, specie per il precariato della dimensione d’incubo costruita (a stento) attorno a Dylan per farlo campare oltre con colpi di scena artefatti .

Non ho afferrato molto l’utilità della sequenza action della funivia, se non per rivangare il terrore per le vertigini. Se non altro ha permesso a M&G – come per le mosche della prima storia – di incesellare un fiocco di neve diverso dall’altro, oltre ad una buona scena di fracassamento con omaggio finale alla copertina del #57 (p.235).
Le condivisibili rinfacciate in modalità meta-sfogo da parte dell’alterGrouchoErwin Vs Dylan al pub (pp.244-46) sembrano quasi una parafrasi delle nostre difficoltà nel dover sopportare tutte le sfibranti fisime – imposte sempre più per facciata, autori docunt - del protagonista standogli dietro da quasi 30 anni .

Banalotto il racconto della comunità rejetta di emarginati nell’ennesima controcittà sotterranea (pp.255-65) ma si salva sul finale con la contromorale che sbeffeggia gli assunti para-etici del Dylan campione di diversità manichee e buonismo uniformato aprioristicamente sul trendy-tically correct/critically tirato per capelli (metto solo l’equivalente italico di far-fetched, altrimenti Rimatt mi chiede i © ). I mostri siamo noi che non vogliamo riconoscere quelli veri, in pratica, e a proposito di mostri, le caverne di questa parte mi ricordano molto quella disegnate da M&G per Ramblyn.
La parte del deserto di pietra&scorpioni forse esagera oltre il lecito con l’escamotage delle allegorie simil-dantesche, ma presenta qualche suggestione, e Dylan come prevedibile esita più del dovuto per saltare in testa ai condannati alla dannazione nel guado della palude stigea. Ben gli sta; una puntura e passa tutto…come per l’infermieristica editoriale .

Poi, sotto la pioggia d’annata M&G, con qualche cripta molto vintage, Dylan ricomincia dell’oscura alba della morte vivente di se stesso, dovendosi scontrare con il suo doppio (pp.279-83), che in questo caso è più che altro lo stunt-controfigura scelto da Greensham&co per agevolare la fiction del nostro anti-eroe zombicida e ritornante allo stesso tempo. Ed in questo guadagna molta più efficacia della fradicia zuffa piagnona made-in-Barbato contro il doppelgänger nell’inedito di Luglio…ma non ci voleva molto, a dire il vero…Dylan?
Alla fine i piani allucinatori reversibili (pp.284-88), tra pseudorealtà da improvvisare e copioni prefissi, si confondono in modo scaltro, uno dentro l’altro, con gli incubi dell’attore che si sovrappongono a quelli visioneggiati da “colui che si crede Dylan”.

Peccato che questa matrioska trasversale venga rovinata dalle ultime tre pagine rabberciate con la stessa foga cialtrona di quelle che chiudevano una storia molto simile di incubi in serie dello stesso GDG – e molto recente: parlo di Chiuso nell’Incubo – rasserenando ogni cosa con la chiave del “tanto è stata una botta in testa” (di chiave, poco inglese, appunto), con l’unica microbotta di vita nel Groucho che allude al fatto di come i video farlocchi esistano realmente, a livello di fiction in produzione, e che quindi l’incubo non è stato fatto solo della materia dei sogni.

A scanso di pro-spiegonismi, un appello: come dice Dylan nell’ultima pagina “non è così importante capire tutto”, ma in certi casi è meglio risparmiarsi allusivamente certe uscite ipergratuite e cameose di Cagliostro per giustificare l’inspiegabile. Capiti?

ALOHA NON SCRIVERE GATTO SE NON CE L’HAI NEL SACCO
(…delle idee)