alemans123 ha scritto:
Quello che voglio dirti Drake è che quello che tu dici non è un problema della sceneggiatura nei termini in cui la poni. La sceneggiatura contiene tutte le parti che hai citato (anche il conflitto perché il conflitto non ha necessariamente bisogno di un nemico ma ha il fine di portare il personaggio verso la risoluzione dei propri conflitti iniziali. La conoscenza di tutti i vari personaggi servono a Dylan proprio per capire chi è e per aiutarlo a risolvere il conflitto. ) Il problema per come lo poni sta o nella continuity (non è stato spiegato a sufficienza negli albi precedenti la depressione di Dylan) o nella SCELTA di lasciare inspiegata. Che non è un problema di sceneggiatura, ma di scelta. In “Il Lungo Addio” non viene spiegato perché Groucho improvvisamente è serio e quindi fuori personaggio. Allo stesso modo qui non viene spiegato perché Dylan è depresso all’inizio.
Il conflitto se vuoi è il confronto tra Dylan e i cambiamenti in atto. Li puoi anche vedere come sogni allucinazioni casuali però allora sono sogni allucinazioni casuali anche quelli in Golconda. Tutti gli albi che si reggono su allucinazioni o sogni possono essere interpretati come casuali oppure no. Qui sono allucinazioni che portano poi Dylan al cambiamento o all’accettazione del cambiamento.
Ma non voglio convincerti oltre.
Non è necessario un nemico vero e proprio, potrei anche darti ragione, ma ogni racconto privo di nemico (dentro o fuori da noi) utilizza comunque un espediente, un enigma, un mistero, un pericolo, una situazione che non nasce dal nulla, non forzata, che viene portata avanti per cambiare il protagonista, cosa che qui non succede, dato che Dylan è tornato lo stesso del solito (e non dell'inizio dell'episodio).
Uno tsunami o un terremoto da affrontare, o un tumore o un lutto a cui reagire, sono eventi naturali che non dipendono da nessuno ma che lasciano un segno (cosa che non è mai successa in dyd per mancanza di continuity, ma che non credo trasformerà dyd per sempre e già dal prossimo episodio).
Qui vediamo un disturbo comparire dal nulla e in assenza di un relativo trauma, vediamo una depressione senza fondamento, vediamo una paranoia eccessiva.
Ok, potrai dirmi che in senso lato e andando molto alla buona le fasi ci sono tutte, ma bisogna essere buoni, comprensivi, come se una storia la scrivesse un ragazzo in una fanzine.
E' ancora peggio se è stata una scelta quella di Recchioni e Barbato, perché - ti ripeto - è stato forzato un mondo solo per scrivere 94 pagine di manifestazione di superiorità/potere (melodrammatico ma rende) da parte degli autori/editori/curatori sui lettori.
In racconti in cui non vi è un nemico (interiore o altro da sé) il conflitto è una metafora, un simbolismo, che qui sappiamo bene, purtroppo, cosa rappresenta.
Golconda è una storia senza un messaggio di fondo, è una visione di Sclavi, non si prende sul serio volutamente, è un episodio immerso in tante storie che il freytag lo usano degnamente, è una follia comica e nonsense, un divertissement.
Questo numero si prende sul serio, è una bomba termonucleare, è definito epocale dagli stessi ideatori.
E' molto diverso se ci pensi, Sclavi non ha mai considerato Golconda più di un giochino, e nessuno credo si sognerebbe di mettere golconda alla pari di "Memorie dall'invisibile".
Una non storia che gioca a fare la storia è un problema, una non storia che sa di non esserlo e rimane tale è perfettamente ok, bella o brutta che sia.