Adesso l'editoriale è un post di Facebook in cui lamentarsi e mettere le mani avanti un po' su tutto. Boh.
PAOLA BARBATO E RIFLESSIONE SUL METAFUMETTO
Il soggetto è barbatiano al 100%: Dylan in crisi mistica (anche se per un motivo che definire futile è fargli un complimento) si trova in qualche modo a far riflettere sul Dylan Dog "personaggio a fumetti che esce in edicola ogni mese", rivive poche esperienza passate e si qualifica alle olimpiadi di masturbazione cerebrale. Non sto a dilungarmi sulle varie metafore/antifone, che tanto sono già state scovate ed espresse da un sacco di utenti in giro per la rete, quanto più sull'ermetismo delle suddette. Albi come questo o Spazio Profondo hanno metafore nascoste, celate sotto mille strati di narrazione, al limite dell'introvabile; e tuttavia queste metafore hanno la pretesa di valere più della storia in sé, di essere la parte preponderante della storia. Infatti, il soggetto che cela la metafora è evidentemente un pretesto e, in questi casi, almeno per quanto mi riguarda, abbastanza di basso livello. Mi chiedo perché nascondere in questo modo la componente metafumettistica e penso a Caccia alle Streghe, dove esisteva solo metafumetto e tutto era chiarissimo, o Dietro quella porta, dove, per quando resti l'incognita di chi si celi dietro la porta, resta chiarissimo il concetto che si vuole lasciare nel vago apposta chi c'è, appunto, dietro quella porta. Non tiro neanche in ballo Il senza nome, che per me è un capolavoro praticamente inarrivabile, nel suo genere. Per semplificare, nessuno arriva alla fine di Caccia alle streghe chiedendosi "ma perché non finisce?", è chiaro perché non finisca. Peraltro, vista la profusione di metafumetti di questi mesi, non mi stupisco affatto della scelta di fare un volumone Bao di questa storia (che per me non lo meritava, o comunque veniva dietro ad una serie infinita di albi).
Non si può vivere di metafumetto, anche se la fase due pare averci preso particolare gusto: le due storie di inizio e fine, la pletora di storie del (finto, a questo punto) Maxi Old Boy. Ammetto che un albo del genere mi sarebbe risultato più gradito magari nella fase 1, assieme ad una sequenza di storie più o meno classiche. Oggi come oggi, ne ho viste abbastanza per non arrivare a metà albo sbuffando... Perché alla fine della fiera (escluse le pagine finali) succede solo che Dylan diventa proprietario della sua casa senza accendere un mutuo. Il che forse si inserisce nel desiderio di realismo della fase 2... e allora sì che l'albo è una bomba termonucleare, roba mai vista!
Succede solo una cosa in qust'albo: Groucho. Quella sì che per me è stata una bomba termonucleare, ammesso e non concesso che quella vignetta venga ripresa e in qualche modo evoluta. Perché se Groucho rimanesse quello che, di soppiatto, passa le informazioni a John Ghost (ipotizzando che sia lui) per altri 100-200 numeri, cambierebbe poco: passerebbe da una macchietta ad un'altra macchietta, da comico sgangherato a infame spia. Inutile dire che spero che questa ipotesi non vada in porto. La seconda ipotesi è che si evolva in un personaggio vero e proprio, diverso dal Groucho che abbiamo sempre conosciuto; la terza è che "non è successo niente" e dal mese prossimo tutto come prima a fare battute (o a non farle, vista la tendenza del baffuto nella fase 2). A tal proposito, cross-albo, mi è piaciuto l'assistente nella storia di Gualdoni del maxi, molto a suo agio (Groucho, non Gualdoni
).
Introduco allora una riflessione sulla continuity: per me, o la si fa o non la si fa. O ci becchiamo una continuity serrata in stile "Pianeta dei morti" (anche senza arrivare agli eccessi di un manga, o di Orfani), oppure basta con questa menata che vengono fatte storie da 90 pagine e le ultime 5 sono destinate ad una presunta continuity: e una volta Bloch, e una volta Carpenter, e una volta Rania, e una volta Groucho, e una volta ancora Bloch. Non si può finire una storia senza ricordarci che esistono anche i comprimari? Perché questo suona molto come un tentativo cerchiobottistico di dare il contentino a hi crede alle parole profuse in favore della continuity e allo stesso tempo tenersi buono che compra un albo ogni tre quando va a trovare la nonna al lago. Che nessuno mi risponda con "e ma la Bonelli deve pensare a vendere" perché chi mi conosce sa che sono sempre stato il primo a difendere l'economia di Via Buonarroti
Sulla storia in sé -e un po' mi vergogno- non ho niente da dire, anzi, a qualche giorno dalla prima lettura e da una rilettura della prima metà... non ricordo praticamente niente. Poco male, il problema è che non ricordo neanche sensazioni, né piacevoli né sgradevoli, solo calma piatta. Bomba termonucleare. Non posso neagare che sia scritta bene, a me la Barbato pure piace, e il soggetto non è una per niente una porcata come poteva essere per i due albi precedenti. Resta comunque lontano dal Dylan Dog che vorrei leggere. Sufficienza alla Barbato, sufficienza all'albo. E niente media con gli ottimi disegni, perché dare più di 6/6.5 per me è immeritato.
CESTARO BROTHERS AND DYLAN DOG'S FACIAL FEATURES
I Cestaro sono BRAVI e pure mi piacciono: tratto lievemente sporco, figure slanciate, forte espressività dei volti, atmosfere cupe e tenebrose (e infatti hanno fatto la loro porca figura pure su Tex). Certamente non sono esenti da difetti ma, nel loro complesso, sono tra i migliori ad avere a che fare con Dylan Dog e possono ancora dare tanto. Con la speranza che col tempo non si MontanariGrassizzino facendo a gara a disegnare le parti semplici. Ma voglio credere che, con contanto modello innanzi agli occhi, non scadano anche loro. In questo albo, i disegni sono la cosa migliore e tuttavia non rappresenzano una ragione sufficiente alla lettura; fuor di metafora, bravi sì, ma non capolavoro. Un 8+.
Si è discusso in questo topic (mò non ricordo neanche chi..) sull'aspetto di Dylan, che sarebbe lontano dai canoni estetici (se ho capito bene
): è critica legittima, soprattutto per le continue trasfigurazioni facciali del protagonista all'interno del medesimo albo. Tuttavia a me non sono parsi così incoerenti né all'interno della storia né più in generale con il personaggio Dylan Dog.
Partiamo da presupposto che DyD oggigiorno è diventato quello di Brindisi, un po' perché facilmente accessibile a tutti e molto accademico, un po' perché effettivamente bravissimo; quindi Dylan alto, lineare, figaccione, con zigomi pronunciati. Ma sappiamo bene che Dylan ha vissuto una storia grafica al limite del paradossale: il creatore grafico (Villa) l'ha fatto tutto fuorché ad immagine e somiglianza di Rupert Everett (almeno sulle copertine, poi si è parzialmente riscattato nel L'incubo dell'indagatore), i suoi epigoni hanno subito dimenticato il modello di Villa cercando in qualche modo di tornare a Rupert Everett e adattandolo al contempo al loro stile. Per dire, oggi nessuno riconoscerebbe in Dylan Dog Rupert Everett, mentre tutti riconoscono Andrey Hepburn in Julia Kendall. Tutto questo polpettone che già sapete tutti per dire che a me i Cestaro sono parsi ottimi interpreti del personaggio, un po' come quasi tutti i disegnatori della fase 2 (e anche la fase 1 era di alto livello).
FINE FASE 2
Faccio fatica a classificare albo per albo la fase 2, forse perché c'è stata quella continuity latente che commistiona gli albi. Fatto sta che quello più riuscito e più in linea con il rinnovamento mi è parso Al servizio del Caos, il più dylaniato classico Mai più ispettore Bloch e il terzo che ricordo volentieri è Nel fumo della battaglia, per quanto potesse candidamente essere un albo de Le storie con un personaggio casuale.