@
Kow-altry-(voi, che mandate tutto in vacche, Tsè
)
Terminata la questione dello splatter, se ne sussurra un'altra...magari anche più interessante: quella della "
modernità":
Secondo me tu soffri un po' troppo di necrologismo
praecox, o di schematismi periodici stagni, quando non barricadermi sterilizzati con tanto di certificato cimiteriale
.
Io ci andrei molto più piano nello spacciare qualcosa per defunto, a livello di composizione o registri narrativi
âgées, anche perché come diceva Agé(e)silao da Subiaco "
solo chi è morto non può dire di esserlo".
Kowalsky ha scritto:
E' interessante il paragone con NN, credo che il suo universo fantascientifico sia invecchiato male (essenzialmente perché è nato vecchio, attingendo dal cyberpunk quando il cyberpunk stava già morendo)
[...]In ogni caso, penso che la differenza sia che il mondo di DD possa essere aggiornato abbastanza facilmente... mentre quello di NN sia paradossalmente molto più rigido nella sua costruzione fantascientifica.
Premetto che questo genere d'argomenti meriterebbe più spazio ed in altro luogo, magari nella sezione
Discussioni Varie o quella dedicata a
Nathan Never...con riverb(er)osità dylaniate.
Però dire quello che dici equivale a tagliare le gambe a qualsiasi sviluppo fantascientifico della serie partendo da un presupposto errato. Quello di associare categoria stilistica a periodo, dichiarando la morte di una nell'altro, o viceversa.
Nathan era ANCHE cyberpunk, combinando quei registri narrativi - arrivati come al solito in ritardo sul suolo italiota, almeno nei fumetti - a millaltrecose che esploravano la fantascienza, anche prima dei romanzi di Verne o Wells, di cui emergono comunque molte tracce e liberi rifacimenti nella serie
.
Ciò non vuol dire che qualcuno non sappia coglierne lo spirito, e rivederlo magari in un'ottica interessante ancora adesso, in modo che il cyberpunk possa essere riutilizzato su uno spettro più ampio di potenzialità, senza parlare di riesumazioni vintage o raduni tra nostalgici rianimatori.
La fantascienza, ovvero la sapienza (immaginativa) del futuro è una branca difficile da manipolare nel corso dei tempi...questo va riconosciuto .
Ma ciò non vuol dire liquidarla con fare saccentemente disingenuo e disincantato, in semplice retrospettiva, anche solo perché la maggior parte dei congegni elettronici reperibili nei primi 20 numeri di NN, ad esempio, impallidirebbero oggi davanti a quanto riesce a combinare un AppleWatch con le sue millemila funzioni a portata di vena, sul polso.
Vogliamo abolire le ristampe per questo, o scriverci sopra un
parental advisory ammonendo:
"attenzione, il futuro non è andato così in realtà, questa fantascienza è vecchia di per sé, consideratelo solo il documento di un'epoca!" .
Per fortuna la fantascienza, cyberpunk o meno, non è cosi rigida come pensi tu, ma può sempre reinventarsi,
in progress, un proprio futuro narrativo di sussistenza da sviluppare, cogliendo anche le sfide del presente o le suggestioni lasciate in sospeso da altri. Altrimenti non avrebbe più senso di esistere, se non nel riguardarsi affascinata il proprio ruggente passato (
).
Per sfortuna, molti degli attuali autori imbarcati nel tirare avanti la vecchia carretta nel marenostru del Trio dei Sardi, non sono in grado di cogliere quelle sfide, e la loro scrittura - tornando a quanto detto da me e
DonCristo qualche post fa - non è all'altezza dei tempi per confrontarsi col genere.
Ma darlo per spacciato è tutt'altra cosa...
Non è un discorso di anagrafe, ma di calligrafi.
Non è un discorso di modernità; è un discorso di capacità.
[...]
E qua torniamo, di rimbalzo senza buca, sul discorso Dylan.
Kowalsky ha scritto:
Per me il punto centrale è la modernità. Ci sono storie di DyD scritte 25 e rotti anni fa che colpiscono ancora per la loro modernità, ci sono storie che sono invecchiate ma di cui si percepisce chiaramente la portata che avevano nella loro modernità (Canale 666), ci sono storie che sono nate vecchissime nonostante tentassero di essere moderne (quella su second life di cui non ricordo neanche il nome)
Forse mi sbaglio, ma credo tu confonda "modernità" per "attualità", almeno che le due cose a tuo vedere non siano sinonimi.
Paradossalmente la modernità è senza tempo e fruibile su larga scala a più riprese, visto che ha sempre effetto rigenerante sull'immaginario di chi le si avvicina, mentre l'attualità è subito destinata a scadere, nonostante qualche giorno di sosta in frigorifero
.
Non credo Dylan sia un personaggio più semplice attualizzare perché - complici certi autori "accomodati/monotematici" - ha cristallizzato un suo presente continuo da cui peterpanescamente non vuole staccarsi, abitudini e setting compresi.
Da qui anche le difficoltà dell'attuale gestione, che comunque ci sta mettendo del suo perché questa attualizzazione risulti molto ruffiana, parecchio esaltata, troppo affrettata, e poco produttiva nei termini di valore aggiunto alle storie, fraintendendo quali fossero le reali sofferenze della testata per privilegiare un restyle (in parte necessario, eh
), ma per ora solo di facciata e senza potenziale per incidere sul breve, cioè sulle 94pp.
Sono entrati in un presepe di cristallo con un corteo di elefanti pensando che calpestando quello che c'era prima ne venisse fuori mosto d'annata per il futuro
.
Ma per fortuna Dylan saprà sopravvivere comunque a se stesso, e non è detto che da questo bozzolo non nasca una bella farfalla, con tanto di teschio sul groppone
.
Resta il fatto che pensare di aggiornarla, questa bozza, puntando sul modus di grido delle serie tv attuali, e pensando che sia questo il necessario "moderno", visto che
Second Life era già vecchio quando uno sceneggiatore della SBE s'è ricordato di riproporla in chiave personale su DD...non mi pare una scelta in grado di cambiare granché le cose, al fondo .
L'orrore in fondo è un genere senza tempo, come il piacere di spaventare raccontando cose truci, efferate, tenebrose, occulte, inspiegabili o inquietanti. Sa andare al di là dei recenti preconfezionati sotto-generi ad eco limitata, splatter compreso...
...anche perché come ricordava un certo tizio semisconosciuto
la paura è il sentimento più antico dell'uomo .
MA NON ERA LA F*CA?
NO, QUELLO NON ERA SENTIMENTO...ERA SOLO UN'ALOHA E VIA