ALESSANDRO SISTI
Valerio: Rimango un po' perplesso dal personaggio del Razziatore. La mancanza del balloon seghettato e i suoi strani comportamenti potrebbero voler significare che c'è dell'altro che dobbiamo scoprire su di lui e sul suo coinvolgimento. Ma a conti fatti l'impressione che ne ho avuto è che quanto vediamo non collimi proprio al 100% con quello che pensavamo di lui dopo le ultime sue apparizioni. In Tempo al Tempo infatti vedevamo un predone che, stanco di tutto, decideva di chiudere con questo tipo di cose e cambiare vita, capendo che il suo vero futuro era di fare il papà. L'ho sempre trovata una maturazione stupenda per il personaggio, e una delle migliori chiusure in generale. In Potere e Potenza tornava in azione, comportandosi da pirata, ma date le circostanze particolari, e il fatto che il suo obiettivo era ancora una volta comprarsi la tranquillità, la sua evoluzione non veniva compromessa. L'impressione che mi ha dato rivederlo immediatamente ne Gli Argini è però quella di un normale cattivaccio da fumetto Disney, con il quale è ovviamente possibile ragionare, ma che è sempre pronto nella storia dopo a tornare ad essere il solito incorreggibile lestofante. Il rapporto tra lui e Paperino mi è sembrato quello di Carpe Diem, piuttosto che la normale evoluzione di quanto visto nella storia precedente. Mancano ancora elementi o nella tua visione il Razziatore si è effettivamente rimangiato ogni proposito?
Alessandro: Partiamo dal balloon non-seghettato, che disgraziatamente è solo un altro malaugurato incidente. Dalle scrivanie di redazione passa un’infinità di prodotti con caratteristiche e regole proprie, per cui qualche dettaglio – con un po’ di sfortuna anche importante – può andare perduto. Purtroppo poi né Claudio né io, che come diretti interessati forse ce ne saremmo accorti, abbiamo visto le tavole finalizzate prima della pubblicazione.
Venendo al Razziatore, quando l’ho creato volevo un feroce e allegro irresponsabile, refrattario a qualsiasi restrizione sociale e che nell’ignorarle oltretutto si diverte. La sua funzione era catartica.
Dopodiché i personaggi che piacciono divengono patrimonio comune e ciascuno li racconta come gli pare, ma è una libertà d’interpretazione che resta anche mia e dunque, se chiedi a me se il Razziatore ha scordato i buoni propositi di Tempo al Tempo, la risposta è sì, con gioia e senza neppure accorgersene, perché non erano nella sua natura. Intendiamoci, concordo che l’evoluzione in un quasi onesto genitore sia stata un’eccellente prova letteraria, ma la caratterizzazione originaria avrebbe giustificato semmai un percorso più difficile e meno omologante. Il mio Razziatore resta un altro, finché vedrò un senso nell’usarlo così. Poi sarà tempo per qualcosa di nuovo.
Valerio: Quanto al "verticalismo" di cui Alessandro mi chiede conto nella sua risposta, volevo precisare che la mia non è ovviamente un'accusa, dato che la storia in questione è veramente valida e pikappica al massimo, però quello che intendevo è il suo sembrare un tantinello più "autoconclusiva" rispetto alla precedente avventura. E nel mondo di PK questo non è mai stato un male, intendiamoci. Però è evidente che la sue due "gemelle", Il Vento del Tempo e Solo un po' di Paura, nel quadro generale avevano il sapore di vere e proprie prosecuzioni delle rispettive due serie. Gli eventi insomma si riallacciavano di più ai rispettivi episodi pilota, e si occupavano di farci vedere come Paperino si stava adattando al nuovo status quo. Ho avvertito una differenza d'intenti, ecco. Ho preso lucciole per lanterne?
Alessandro: Assolutamente no. Non capivo la domanda perché cercavo d’applicare la verticalità alle singole puntate (che non ne hanno, o ben poca), anziché alla narrazione nella sua interezza. Pur riprendendo gli elementi di continuity stabiliti da Potere e Potenza e inserendo alcune tracce da recuperare in seguito, ho reso Gli Argini del Tempo relativamente verticale e autoconclusa per la semplice ragione che al momento non abbiamo una vera macrotrama orizzontale.
In effetti, con due storie all’anno e i futuri sviluppi subordinati all’apprezzamento del pubblico, a tracciarla risulterebbe più simile a uno di quei piani quinquennali (regolarmente mancati) della vecchia Unione Sovietica che a un normale storyline di serie! Al presente chi sceneggia ha perciò due opzioni: focalizzare sulla compiutezza interna della singola storia, o decidere arbitrariamente un futuro a lungo termine, imponendone le regole a chi scriverà in seguito o lasciando che s’arrangi con quello che resta. Ma questa seconda scelta non è nelle mie corde, per evidenti ragioni di rispetto dell’altrui professionalità.
max brody: Sono andato a rileggere Paperinik e i Conti con le Realtà, uscita su Paperinik Appgrade. Il fatto che anche quella trama si occupi di universi/spazitempi che collassano e si sovrappongono (con tanto di spiegazione alla lavagna di Archimede), e che anche in quella storia vi sia (almeno) un Razziatore, predone "vecchio stile", con il balloon standard (anziché personalizzato), che non si raccapezza della situazione, e anche il fatto che lo sceneggiatore sia lo stesso de Gli argini del Tempo, è solo un caso o...?
Alessandro: Già, anche in Paperinik e i Conti con le Realtà il Razziatore aveva il balloon “liscio”. Me ne scuso, per quanto non sia nella mia responsabilità.
Quanto ai temi, non sono casuali. Come dicevo la volta scorsa, davanti alla tastiera ci sono sempre io, con le mie fissazioni che forse un buon analista ricondurrebbe al desiderio – per nulla inconscio – di cambiare il passato. Fissazioni che la tua domanda mi fa temere stiano diventando ripetitive. È così? Cercherò di smettere…
Jurambalco: In Potere e Potenza ogni puntata riusciva a concludere un evento, presentando una trama verticale abbastanza completa, e a generare hype grazie alla trama orizzontale dei 4 episodi.
Gli Argini del Tempo invece pare proprio non seguire questo canovaccio, tipico dei serial, e così ci ritroviamo una bella storia servita in maniera non proprio ottimale, che credo si potrà apprezzare maggiormente letta tutta d'un fiato.
La mia domanda è quindi: come hai lavorato sulla sceneggiatura, sapendo di doverla suddividere in 4 episodi? Hai lanciato uno sguardo alla narrativa seriale televisiva?
Alessandro: Quella della serialità televisiva, specie riferita ad alcuni prodotti recenti (in Italia reperibili in rete), è una modalità di scrittura che non perdo di vista, anche se più per la sua declinazione transmediale che per l’applicazione al fumetto, che data la diversità dei linguaggi finora non ha dato risultati degni d’attenzione. Alcune regole, è vero, sono comuni, ma con la suddivisione de Gli Argini del Tempo ho comunque tentato una strada diversa.
Attualmente la regola (per tutti i media) è quella di scrivere ogni capitolo d’una storia in più parti in forma d’episodio, quanto più possibile verticale e autonomamente gratificante, per venire incontro a quella che – sostengono le statistiche – è l’ormai ridotta capacità d’attenzione-memorizzazione del pubblico.
Qui però sapevo che avrei avuto a che fare con un lettorato attento e motivato, per cui ho optato per una verticalità minima e una soluzione non a episodi, bensì a puntate. Una scelta forse azzardata e che – a quanto me ne scrivi – non ho sviluppato come sarebbe stato conveniente. Me ne dispiaccio, si cerca di confezionare il racconto al meglio, però non sempre ci si riesce. Non è una scusante nei riguardi di chi acquista e legge, ma quantomeno ti assicuro che tengo in considerazione ogni critica e provo a farne buon uso la volta seguente.
L Vertighel: Visto che hai dichiarato l'errore di lettering nel primo episodio, sarà possibile correggerlo nella futura, eventuale quanto probabile, edizione cartonata?
Alessandro: Lo spero! Come minimo t’assicuro che chiederò che venga fatto e farò presente anche il problema dei balloon del Razziatore, anche se su quelli ho il dubbio che sia meno facile intervenire..
RedLas: Posto che credo di aver afferrato la situazione in cui il "fiume" del tempo si è ridotto, il dubbio che mi rimane è uno solo. Ho sempre pensato che Time 0, essendo localizzato in un "luogo" (o "non-luogo") fuori dallo spaziotempo e quindi immune agli stravolgimenti dello stesso, potesse essere sempre e comunque raggiunto dai Tempoliziotti, tramite "coordinate" speciali, da qualsiasi luogo e tempo in cui si trovassero. Quindi, perché in questa storia non sembra così? Quali sarebbero le due possibilità sulla locazione di Time 0 che menziona Lyla, una volta compreso il ruolo fondamentale dell'asse di incidenza?.
Alessandro: Ecco, è arrivato il momento della risposta complicata e stavolta la è parecchio. Chi prosegue oltre questo punto senza avere nel cassetto qualcosa per il mal di testa lo fa a suo rischio e pericolo.
Dopodiché, che ci siate ancora tutti o che sia rimasto solo RedLas, dirò che anch’io immagino Time 0 in un “non-spazio / non-tempo” identificato da coordinate uniche. È per questo che non potendo contattarla, Lyla vede come sola possibilità quella che la base sia stata distrutta.
Eppure anche Time 0 sta in una bolla – autogenerata – d’universo, altrimenti nel non-spazio / non-tempo non potrebbe esistere, e il suo “microverso locale” è per forza duale, trattandosi d’una replica del nostro. Ammette perciò la reciprocità, per cui il suo essere “dov’è” si contrappone a “dove non è”. Quest’ultimo è un ovunque indeterminato fino a che non lo si definisce, dopodiché le probabilità collassano, riducendosi alle due di cui sopra. Quindi, riguardo alla variazione dell’asse d’incidenza, conoscendo le coordinate d’una posizione va da sé che quelle dell’altra sono diametralmente opposte, visto che sono soltanto due e il resto è non-esistenza.
Chiaramente l’ubicazione alternativa è puramente ipotetica: la base della Tempolizia è dov’è, non dove non è, per cui il non-luogo dove non è resta inesistente. Supponiamo però che l’evento che ha diramato il futuro in un multitempo dove ogni potenzialità è vera raggiunga Time 0, rendendo pure lì reali tutte le (due) posizioni. A questo punto diventa possibile spostare dall’una all’altra Time 0, che diviene inaccessibile.
Mi sembrava che come struttura funzionasse, perciò l’ho adoperata… senza illustrare nella storia l’intera faccenda, altrimenti sì che sarebbe diventata uno spiegone infinito!
RedLas: All'inizio di Tempo al Tempo (PKNA #43, di Bruno Enna e Graziano Barbaro), Lyla afferma di non poter ricevere "l'apporto energocronale giornaliero" che la mantiene attiva, in quanto ha perso il contatto con Time 0. Ora, sia in questa storia che, soprattutto, per tutto l'arco di tempo che intercorre tra PKNA e, perlomeno, gli eventi di Potere e Potenza (quindi anche durante PK2), i contatti con Time 0 sono saltati, per diversi motivi, in modo perdurante. Quindi, come ha fatto Lyla a sopravvivere? So che la storia sopracitata non è tua, ma riesci a fornirci una spiegazione?
Alessandro: I droidi della Tempolizia vengono prodotti per un’attività di lungo termine, probabilmente – considerando quanto sono sofisticati – superiore alla loro “ferma” in un determinato arco storico. Dunque è lecito pensare che periodicamente ricevano degli aggiornamenti e questo in particolare mi sembra essenziale, perché sarebbe poco pratico che una sentinella dotata d’intelligenza indipendente e costruita per operare autonomamente rischi di spegnersi se perde la connessione con il quartier generale! Pertanto, terminata la necessità narrativa per cui all’amico Bruno serviva che Lyla dipendesse da una ricarica quotidiana, i tecnici della Tempolizia si sono affrettati a effettuarle un upgrade funzionale. Ti convince?
Bramo: Puoi dirci qualcosa di più sull'Ablatron? Come funziona?
Alessandro: Ti ringrazio per la domanda, perché anche se non dovevo spiegarlo nella storia, non ho potuto evitare di rifletterci. Mi occorreva qualcosa capace di neutralizzare un droide della Tempolizia impazzito (per cos’altro tenere un Ablatron a Time 0, se no?), tanto potente che il comando non ne ha mai permesso l’uscita dalla base extratemporale. Ora, come probabilmente sai, alcuni astrofisici ipotizzano che le leggi della fisica siano locali, ossia che funzionino come le conosciamo in questa parte dell’universo, mentre altrove potrebbero essere diverse. Se è possibile teorizzarlo scientificamente, cioè non come puro esercizio d’immaginazione, dev’esserlo anche lavorarci sperimentalmente e – nel XXIII secolo – arrivare a realizzare un apparecchio che entro un campo circoscritto produca un’ablazione delle leggi fisiche, in mancanza delle quali non è possibile alcun funzionamento. Un Ablatron, appunto.
Bramo: Con quale arma il tempoliziotto ha colpito il Razziatore? Che conseguenze provoca?
Alessandro: È un cinetizzatore di campo, un congegno abbastanza potente da stendere un ricercato grande e grosso o abbattere un caseggiato (a seconda di com’è regolato), senza ridurlo in quark sparsi ovunque, che fanno disordine. Funziona replicando le energie che tengono insieme la materia (però in assenza della relativa massa) e proiettandole sul bersaglio, come una mazzata composta dalla sola cinetica e senza mazza. Le conseguenze mi sembrano immaginabili e la potenza della scarica usata dal tempoliziotto era elevata, ma il Razziatore è un ragazzone robusto.
Per inciso, non è che per ogni oggetto che appare in scena io abbia un progettino dettagliato. Quest’idea l’ho confezionata su misura per la tua domanda e ammetto d’averne rubato il principio di funzionamento da una spiegazione – mi pare fosse di Asimov – su come si costruisce un campo di forza: si prende la forza che tiene unita la materia e si leva la materia. M’è sempre piaciuta.
Bramo: Quando il Razziatore suggerisce a Lyla di variare l'asse di incidenza spaziotemporale, le dà lo spunto per farle capire la storia del multiverso e del fatto di dover scegliere la direzione del futuro in cui si vuole andare: ma come fa Lyla a capire quale direzione ha preso il Razziatore, per seguirlo e trovarsi nella stessa Paperopoli del futuro tra le tante ora esistenti?
Alessandro: Mettendo da parte la traccia tachionica che il Razziatore lascia dietro di sé, che di rado è possibile seguire, in questo specifico, prima di svanire, nel momento in cui predispone il bracciale per variare l’asse d’incidenza il cronopirata dice espressamente a Lyla “Guarda e impara”. Dopodiché esegue tanto la regolazione che la partenza in modo che possa capire cos’ha fatto e imitarlo. Noi e Pikappa invece stiamo a guardare senza vedere nulla, ma tanto poi penserà Lyla a spiegarci cos’è successo.
Crunch3002003: Ci spieghi un po' meglio la questione dell'asse d'incidenza temporale e della direzione in un viaggio temporale? Grazie
Alessandro: Come spiega Lyla a Pikappa, per raggiungere una destinazione non ti basta sapere a quale distanza si trova, devi conoscere la direzione. Di solito per i viaggi nel tempo non è così, se desideri arrivare alla stessa data di oggi nel prossimo anno, scegli la distanza (appunto un anno) e vai diritto. La tua destinazione è esattamente davanti a te e l’asse del tuo viaggio è perpendicolare a quel punto nel futuro come un raggio laser. Se però i futuri diventano quasi infiniti, addossati gli uni agli altri e magari pure in movimento mentre si espandono e si moltiplicano, colpire il bersaglio non è più così facile! Devi prendere la mira, ovvero angolare l’asse d’incidenza della linea ideale che ti collega al punto d’arrivo: tre secoli avanti, due centimetri a sinistra e un pelino in alto… Altrimenti finisci nel futuro sbagliato. È abbastanza chiaro?
GeneraleZargon: Se il Razziatore sa bene come muoversi tra i vari presenti passati e futuri alternativi perché incontrare Pikappa e Lyla, spiegargli tutto e poi cercare di eliminarli? Non bastava, citando lo stesso Razziatore del Giorno del Sole Freddo, accontentarsi di scorrazzare tra tutte le alternative con infinite dimensioni a disposizione?
Alessandro: Assolutamente sì, le possibilità di trovarseli fra i piedi erano infinitesimali. Eppure è andato a cercarli e ha provato a farli fuori, in modo anche abbastanza complesso e faticoso. Cosa se ne deduce? Quantomeno che il suo scopo specifico era eliminare Lyla e Pikappa e che questo non aveva a che vedere con la libertà – che già possedeva – di scorrazzare. Il perché lo leggerai nel prossimo episodio.
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