Cravenroad7

Sì, e muoiono pure.

Cospiri contro il nostro caro Dylan?

No, era un modo per ribadire quanto ho già ampiamente spiegato nei precedenti post.
Dylan è un adolescente, ma un adolescente non è Dylan.

Bon, vabè, quello che ti si doveva dire sullo stravolgimento del personaggio ti è già stato detto. Dal canto mio, sono molto restio ad accettare come l'unica corretta questa visione del personaggio cristallizzata da "Il lungo addio" e ribadita fino alla nausea in molti albi successivi: francamente tutto questo adolescenzialismo, prima della storia suddetta, io non lo vedo. Il Dylan Dog originale di Sclavi si è perso per strada, anche per via della labilità dei suoi confini. Oggi resta da scegliere tra un miope scimmiottamento di questo modello fragile e irripetibile ed un'interpretazione più varia e personale, pronta a concepire il personaggio e le sue storie in maniera diversa. Mi pare sia chiaro quale idea ha vinto e perché. Che poi possa non piacere è assolutamente legittimo.

Al contrario. La mia idea è in netta minoranza. Anche perché il Dylan di cui parlo nasce col n.10, non con "Il lungo addio".
Chiudo l'OT.

Storia, a suo modo, atipica e affascinante. Un vero labirinto di angosce. Non mi sembra un capolavoro, ma sicuramente un buon prodotto

Sabato l'ho trovato su una bancarella e non potevo avviamentw lasciarmela scappare...

Ci sono storie che fanno la differenza.
In questi mesi mi e' capitato di leggere,o di rileggere alcune di queste.Penso alla finezza e all'eleganza di "Una nuova vita",oppure alla costruzione narrativa di "Il giorno del licantropo",o alla rottura degli schemi classici e della suggestione voice over di "L'assassino della porta accanto",alla crudelta' e alla durezza di "Il giudizio del corvo",o alla struttura circolare e alla qualita' di scrittura di "La seconda occasione".
Ho letto anche diverse boiate a dir la verita',ma albi come questi citati...e anche tanti altri,sono quelli che alla fine della fiera fanno la differenza tra l'anonimato e il ricordo nel tempo.
Quando apri e leggi una storia come "Mater morbi"...e capisci che la lettura e' cosi' viscerale,direi personale per l'autore,vivida che senza mezzi termini l'atmosfera esce dalle pagine e ti si sbatte in faccia con forza,non puoi che capire che questa appartiene a quella categoria di storie che restano.
Che restano scolpite nella memoria.Nel ricordo.E che rispondono alla domanda sul perche',oggi...leggi ancora Dylan Dog.Perche' sai che puo' capitare prima o poi di rileggere storie come questa.
"Mater morbi" e' un albo brutale nella sua forza narrativa,nel suo agghiacciante urlo di dolore e sofferenza.Angosciante perche' reale,per molti aspetti.
Le trovate visive sono straordinarie,dalla Mater all'albero,all'ospedale.Le caratterizzazioni dei comprimari contribuiscono a dare una marcia in piu' al racconto,con Dylan protagonista "malato" vittima della solitudine della rappresentazione della paura massima,probabilmente...dell'uomo comune.E' una bella donna,seducente,fascinosa,sexy...il che fa a capocciate con quello che rappresenta,e che in sostanza e'.Dylan e' Dylan,e io rivedo lo spirito originale del personaggio nel suo rapportarsi alla situazione e alla Mater.
Non c'e' niente da fare...per quante parole si possano usare,e per quanti difetti ci possano essere...e senz'altro ci sono,ma e' roba veniale...con un finale poco consolatorio in una storia cosi' atipica,cosi' suggestiva ed emozionale..."Mater morbi" resta.Rimane,e non si cancella.Grazie agli autori.Non basta il voto,come nella migliore tradizione di Dylan Dog.

Lontano dal capolavoro che tutti invocano, la storia mi ha trasmesso ben poco.
L'avesse scritta Ruju o qualcun'altro, invece del maestro Roberto Recchioni, forse oggi non parleremmo di un capolavoro.
Ottimi i disegni di Carnavale, anche se il meglio lo da alle cover

Quando l’allegoria diventa didascalia, io precipito nella noia.
Il finale poi veicola un messaggio equivoco che scava un baratro tra la vicenda e la potenziale empatia del lettore (abbandonati a Lei e sarai libero?!).
Un albo che invecchia malissimo, che resta a galla soprattutto per il supporto di Carnevale, evocativo come pochi.
La fama ha superato il merito.

Mah,io non starei a fare sti discorsi sul "se l'avesse scritto...",come se qualcuno si facesse influenzare.
Altrimenti poi uno dovrebbe pensare che c'e' chi si fa influenzare al contrario,tra integralismo e bastiancontrarismo.
E sono sicuro che non e' cosi'...

E' una storia molto bella.

Ma sul fatto che la fama abbia superato il merito sono perfettamente d'accordo.
Le discussioni, le controversie (con parlamentari implicati) e le riedizioni superano il prodotto iniziale.

Però qui il "se l'avesse scritto tizio..." ci sta viste le vicende personali di Recchioni con la sua mater morbi.
Inoltre essendo un personaggio mediatico è riuscito anche a farsi ristampare da Bao la storia, e anche farsi leggere dai suoi "ffffaaaannnnssss" che magari normalmente non leggerebbero Dylan Dog

La storia rimane ben scritta. Continuo a non vedere il capolavoro

E diciamocela tutta,sto recchioni se la tira pure un bel po'...

Certo che se Il Sentiero Dei Nidi Di Ragno non lo avesse scritto Calvino ma Camilleri...