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#343 - Nel fumo della battaglia
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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 12:48 pm 
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Dear Boy ha scritto:

. Soprattutto i disegnatori. Tutti, dai Cossu ai Carnevale.
Perché se sparisce la Bonelli, in Italia la vedo davvero male.

Da Altan a ZeroCalcare :mrgreen:

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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 12:49 pm 
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dogamy ha scritto:
Venendo al qualcosa di più inerente alla storia del mese, emozioni o meno, secondo voi è giusto che la morte di un bambino vada in qualche modo dimenticata, o che la si debba portare dentro di se per tutta la vita ?
Mi sono sempre domandata come facciano dei genitori a superare una cosa tanto terribile come il sopravvivere al proprio figlio.


la morte del figlio è una condanna per la madre?
Susy la vive così, all'inizio dell'albo
di questo lavoro di Simeoni io do un'interpretazione un po' più "cinica" di quella generale, non ci vedo una morale da reverendo di Settimo Cielo (o qualunque altra opera da morale familiare che si voglia presentare a esempio)
ci vedo invece una storia molto pratica di uscita dal lutto perchè, alidlà della metaforona dell'angelo/ammmohore e del diavolo/male, l'amore di Susy per il figlio è a sua volta una malattia che può portarla allo stesso gesto finale. per me tutta la vicenda ultraterrena è una metafora, la forza dell'ammmohore che può essere usata dai demoni è solo la metafora di come l'amore materno di Susy possa portare alla depressione. lo stesso angelone dice a Joy che la madre ha "cominciato a capire come tenere lontani i demoni" nel momento in cui bacia Dylan, in cui torna parzilamente a vivere.
Ed è una metafora anche di come anche l'amore del dottore, che vuole curare nella maniera più efficiente i ragazzini, possa portarlo a disumanizzare e diventare "il cattivo" (ammetto che quest'ultima interpretazione è molto tirata per le orecchie, ma viene suggerita quando a pagina 89 il demone dice che Harp è morto da molto tempo)

credo che Simeoni abbia inteso scrivere una storia meno "strappalacrime" di quanto sia sia stata percepita (ma di sicuro non una storia fredda dedicata alla necessità di troncare l'amore/lutto come la intendo io...)
tanto che poi paradossalmente gli vengono imputate cose come la storia familiare di Susy e Joy:"ecco, hai voluto fare il commovente e poi metti in scena una madre che dice al bambino di tacere guardando il film e poi lo mette in un istituto". ma questo dovrebbe essere un punto a favore del fatto di non aver voluto inscenare la famiglia del mulino bianco, o no? nel mondo reale non è che le famiglie dei bambini "problematici" sono tutte perfette, non esistono divorzi, egoismi, scelte sbagliate.

ma appunto, credo che, aldilà della mia interpretazione "fredda", Simeoni in questa storia dica anche che la morte del figlio, con tutti gli errori, non può essere una condanna al lutto a vita per Susy.

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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 1:17 pm 
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Piccatto ha scritto:
Ripropongo
Piccatto ha scritto:
questa davvero mi pare fuori luogo. Perché non abbiamo nessun evento particolare tra le mani, tutt'altro. Uno sfizio che Recchioni s'è voluto togliere. Uno sfizio che i collegamenti laschi che fai tu, a cui naturalmente ero arrivato pure io, grazie, non giustificano.

Che è uguale a dire che non c'entra un piffero con la storia.


Collegamento lasco, in italiano, non vuol dire "che non c'entra niente"
d'altra parte, se sei arrivato anche te allo stesso collegamento che ho fatto io vuol dire che c'è, per quanto lasco
e questo è oggettivo
poi comincia il campo soggettivo in cui si può preferire una copertina con collegamenti chiari e netti alla storia, o si può esigere che la copertina sia una riproposizione di una scena presente nella storia.
ma sono, appunto, cose soggettive e non ha senso cercare di rivestirle di un'oggettività che non possono avere
(l'unica oggettività possibile è quella del punto di vista dell'editore che dice "a me la copertina serve a far vendere, se fa vendere funziona", ma noi siamo lettori, non editori, per quanto ci piaccia giocare a farlo)


Piccatto ha scritto:
Kowalsky ha scritto:
verrebbe da chiedersi cosa vuol dire "titolo che ha qualcosa di Dylan Dog".

Argomento capzioso. Non cerchiamo di fare scienza quando trattiamo di cose inesatte. Hai circa mezzo migliaio di precedenti, spulciali un po' e vedi se questo ti pare tendenzialmente in linea con essi.


il mezzo migliaio di titoli precedenti è esattamente il mio argomento.
se per titolo "alla Dylan Dog" si intende ripetere all'infinito la struttura "the X of Y", bòn, secondo me è una costruzione noiosa e che spesse volte ha portato anche a deliri per cui il titolo già era una mega spoiler del finale (oh, nel Divoratore di Ossa tutto il possibile thrill è bruciato da copertina e titolo...)
faccio però notare che titoli "stridenti" occasionalmente veninvano presentati

Piccatto ha scritto:
Kowalsky ha scritto:
diventi manicheo perchè ti piace un tipo di storie di Dylan Dog e vorresti solo quello.
oh, a me non entusiasmano le storie tutte sentimenti di Dylan, tanto che questa per me viaggia sul 7, e con una lettura mia più cinica di quella che il Sime gli ha dato. però, insomma, si tratta di riconoscere che questo genere di storie fanno parte del canone di Dylan e farmene una ragione


No, divento manicheo perché quel tipo di storie è stato l'anima di Dylan Dog. Perché una volta le storie sentimentali, le storie oniriche e assurde e comico-demenziali si inserivano in una solida cornice di quel tipo (magari anche all'interno di uno stesso albo). Ma se mi manca quella base come posso accettare tutto il resto? Se tutto il resto diventa norma? Sarà anche che il pubblico vuole cose diverse, ma a me mi pare che ai bei tempi sto fumetto lo scrivevano in due-tre. E la differenza la percepiva il filologo, non l'uomo della strada. Però se mi dite che Dylan Dog è stato fin dall'inizio un fumetto che si proponeva di presentare storie dal contenuto vago e indefinito con marcate connotazioni filosofeggianti sul mondo, l'amore e l'aldilà, prego. Come si dice? M'arendo.


A me sembra che questo schema "una storia strana ogni tot storie rigidamente di genere stemperato dall'ironia" valga o per il periodo di rodaggio iniziale o per il momento in cui Sclavi aveva smesso di scrivere dieci storie all'anno e compariva un suo lavoro ogni dieci di Marcheselli/Mignacco/Chiaverottietcetcetc

E che la differenza percepita dal filologo (a parte che non credo si debba essere filologi per percepire la differenza tra, per citare due storie dal soggetto quasi identico, Attraverso lo specchio e Riflessi di morte) c'era quando Sclavi interveniva pesantemente su tutto quanto veniva pubblicato.

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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 1:27 pm 
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dogamy ha scritto:
Venendo al qualcosa di più inerente alla storia del mese, emozioni o meno, secondo voi è giusto che la morte di un bambino vada in qualche modo dimenticata, o che la si debba portare dentro di se per tutta la vita ?
Mi sono sempre domandata come facciano dei genitori a superare una cosa tanto terribile come il sopravvivere al proprio figlio.


La vita deve andare avanti. Chi lo perde da piccolo ne fa subito un'altro. Non ne prende il posto ma aiuta se non a dimenticarlo a andare avanti. A essere felici. Chi lo perde a 20/30 anni è una bella botta. Poi c'è chi fa i figli e se ne sbatte , magari perchè non li voleva.


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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 1:48 pm 
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Iscritto il: mar feb 03, 2015 10:01 pm
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@ Dearboy: Difficile dire perché sia stato scelto Rrobe al posto di Gualdoni. Se il Gualdo come sceneggiatore non aveva dalla sua nessun albo particolarmente brillante, poteva portare come referenza in tema di capacità gestionali Wondercity, che io non ho letto ma di cui ho sempre sentito parlare molto bene. Rrobe invece aveva terminato o stava terminando John Doe che imo è stato gestito piuttosto male, soprattutto dalla seconda metà della terza stagione in poi; PERO' aveva scritto Mater Morbi, che è un album che in un modo o nell'altro è rimasto piantato come una bandiera nell'immaginario collettivo dei lettori di DYD.
Bisognerebbe capire cosa si aspettava la SBE da Gualdoni (Marcheselli-Gualdoni), cosa si aspetta da Rrobe. Ad esempio, perché Rrobe è andato a cercare Simeoni? Probabilmente avrà pensato che il suo stile si adattasse bene a DYD, a quello che intende fare su DYD e magari anche che si sarebbe portato un po' dei suoi 'ammiratori' (oh, io Anarchia l'ho letto solo perché l'ha scritto lui perché se no lo lasciavo in edicola senza dubbio, con quella trama). O forse aveva bisogno di un autore nuovo che si prendesse la briga di affrontare temi un po' più maturi. Piaccia o non piaccia quest'album parla di suicidio infantile. Siamo lontani dai cavalli fantasma, almeno nelle intenzioni - poi sui risultati finali non c'è concordia, ma de gustibus non est disputandum.


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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 2:11 pm 
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Dear Boy ha scritto:
Temo sia parecchio OT ma l'argomento merita.

Un’azienda editoriale deve pensare alla quantità (vendere) prima di tutto. Ed è innegabile che la Bonelli abbia sempre provato a coniugare la quantità con la qualità.
L’impressione però nel caso del rilancio di Dylan Dog (che a quanto ho capito stava tracollando nelle vendite), è che ci sia stato per la prima volta nella storia bonelliana il tentativo non più di vendere un prodotto (dylan dog) ma un autore/personaggio (recchioni). Io spero che sia stato scelto per le sue capacità (il tempo poi dirà se erano all’altezza) e non per la sua notorietà web perché dubito fortemente che i numeri che genera internet (like, follower, clic, impression e altre amenità) siano adeguati ai numeri che richiede una casa editrice. 50000 like della pagina FB ufficiale sono una miseria rispetto alle vendite standard di Dylan Dog. Sempre ammesso che ogni like corrisponda ad una copia venduta e possibilmente ad un nuovo acquirente e non allo zoccolo duro di lettori comunque presente nelle passate gestioni.

A scanso di equivoci io spero che dyd venda milioni di copie a prescindere dal mio apprezzamento perché non vorrei mai che si perdesse un artigianato meraviglioso come quello del fumetto. Soprattutto i disegnatori. Tutti, dai Cossu ai Carnevale.
Perché se sparisce la Bonelli, in Italia la vedo davvero male.


sulle pagine facebook non contano i mi piace, contano le interazioni. una pagina facebook con 50mila mi piace e tante interazioni può arrivare a fare tranquillamente centinaia di migliaia di visualizzazioni

chi sia Recchioni, lo scontro tra sostenitori e detrattori etc etc etc è roba da forum, al massimo da gruppo di fb
la stragrande maggioranza dei lettori si fa scivolare addosso il nome di Recchioni come se fosse quello di Marcheselli, Gualdoni, Ruju o del padreterno. l'unico nome che viene riconosciuto è Sclavi, non a caso quando la SBE deve far passare qualcosa di potenzialmente controverso (come i remake) sottolinea che è un'idea approvata da Sclavi, non che è un'idea di Recchioni
la sottolineatura su Recchioni ce la vediamo noi che dedichiamo un pezzettino di ogni nostra giornata a seguire Dylan Dog. ma siamo pochissime centinaia di persone su centinaia di miglia di lettori

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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 2:16 pm 
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Iscritto il: gio ago 20, 2009 12:26 pm
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Località: Inverary 2.0
Don Cristo ha scritto:
perché Rrobe è andato a cercare Simeoni? Probabilmente avrà pensato che il suo stile si adattasse bene a DYD, a quello che intende fare su DYD e magari anche che si sarebbe portato un po' dei suoi 'ammiratori'
O forse aveva bisogno di un autore nuovo che si prendesse la briga di affrontare temi un po' più maturi.


La chiave è quel "probabilmente". La serratura quello che ha detto Recchioni stesso sul suo blog.
Il nuovo curatore sceglie i nuovi autori - o colloca i vecchi - in base ai suoi gusti personali, a livello di lettura. Nel senso di prodotti già usciti da parte di quegli autori, a livello di fumetti più che altro.
Se li ha trovati convincenti, ispiranti, high quality, cazzuti, coraggiosi (nelle tematiche) o quant'altro ha pensato che PROBABILMENTE fossero congeniali ANCHE nello scrivere su Dylan Dog - corsivo, in quanto testata, più che il personaggio in sé.

Un piccolo pantheon personale in cui invitare penne di alt(r)o spessore o semi-esordienti a cinque stelle, alzando il livello della testata, almeno nominalmente.
Iniziativa più che lodevole in teoria :D .
Non sempre fortunata in pratica :cry: (almeno sulla serie regular. Per il CF il guestarismo ci sta tutto)

Perché non è detto che un grande del fumetto attuale, o un piccolo genio talentuoso, sappia necessariamente scrivere una storia per Dylan Dog - aricorsivo, come sopra.
Magari altrove possono dare il massimo, ma qui è tremendamente difficile e non è detto che faccia per loro.
Con tutta la stima che porto verso Simeoni - v. Stria 8-) - rimango molto perplesso della sue credenziali una volta applicate all'universoDylan e dalla sua capacità di scrivere un albo horror degno di questo nome.
La prima storia - pur sufficiente - è stata soltanto un tentato indottrinamento tardosindacalista con rigurgiti di action-thriller da caserma, ed una arruffata "maledizione" horror a margine.
La seconda una puntata di Medium riscribacchiata in chiave epic-mistic-fantasy.

Magari sono solo 2 eccezioni e poi tornerà alla base con una storia pienamente dylaniesca - e per favore, non tirate di nuovo in ballo Sclavi, ci accontentiamo di molto meno eh :roll: - ma per ora a me sembra sia fuori bersaglio di parecchio, e che non basti saper scrivere (altri) bei fumetti per scrivere automaticamente Dylan Dog convincenti.
Queste due storie facevano la loro bella figura, con qualche ritocco, su Le Storie. Qui perdono inevitabilmente spessore e tolgono ossigeno al profilo della testata :( .

ALOHA PROVA DEL 3

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Io no capito, io no capito

(anta baka?! [...] kimochi warui)


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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 2:31 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
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A me preoccupa più il Dylan della Baraldi...non mi è piaciuto il suo romanzo lullaby e non mi è piaciuta la sua storia breve per il color fest.
Di Simeoni mi è piaciuto gli occhi e il buio.
Di Recchioni mi è piaciuto JD.
Spero di cambiare idea.

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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 2:37 pm 
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Iscritto il: mar feb 03, 2015 10:01 pm
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Vediamo un po' il mese prossimo cosa riesce a fare con Hamlin, personaggio tra i peggio sfruttati di tutto l'universo narrativo dylaniato.

wolkoff ha scritto:
e per favore, non tirate di nuovo in ballo Sclavi, ci accontentiamo di molto meno eh
Secondo me facciamo troppa confusione tra due concetti: Sclavi come sensibilità personale dell'autore (cifra irripetibile, inimitabile per definizione) e lo sclavi inteso come metro di qualità di scrittura. Propongo di istituire una unità di misura standardizzata della qualità narrativa, l'AETN (l'Assassino E' Tra Noi) e un misuratore, lo Sclavometro. Per capirci: sul mio sclavometro, Memorie dall'invisibile stazza circa 100 AETN, Mai più Ispettore Bloch 1,5 AETN e così via.

Scherzi a parte ha ragione chi dice che a parte occasioni speciali Sclavi non tornerà. Ha annunciato che sta scrivendo il remake di Mater Morbi. Io penso che dovremmo dare a Simeoni e agli altri nuovi nomi che arriveranno la possibilità di coniugare il proprio stile personale con le caratteristiche della testata e valutare singolarmente, di volta in volta. E poi prenderci a male parole qui fra di noi.


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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 2:49 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
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Don Cristo ha scritto:
Vediamo un po' il mese prossimo cosa riesce a fare con Hamlin, personaggio tra i peggio sfruttati di tutto l'universo narrativo dylaniato.

wolkoff ha scritto:
e per favore, non tirate di nuovo in ballo Sclavi, ci accontentiamo di molto meno eh
Secondo me facciamo troppa confusione tra due concetti: Sclavi come sensibilità personale dell'autore (cifra irripetibile, inimitabile per definizione) e lo sclavi inteso come metro di qualità di scrittura. Propongo di istituire una unità di misura standardizzata della qualità narrativa, l'AETN (l'Assassino E' Tra Noi) e un misuratore, lo Sclavometro. Per capirci: sul mio sclavometro, Memorie dall'invisibile stazza circa 100 AETN, Mai più Ispettore Bloch 1,5 AETN e così via.

Scherzi a parte ha ragione chi dice che a parte occasioni speciali Sclavi non tornerà. Ha annunciato che sta scrivendo il remake di Mater Morbi. Io penso che dovremmo dare a Simeoni e agli altri nuovi nomi che arriveranno la possibilità di coniugare il proprio stile personale con le caratteristiche della testata e valutare singolarmente, di volta in volta. E poi prenderci a male parole qui fra di noi.

Ma Sclavi ha scritto fino a pochi anni fa che in termini di numeri non è poi una grande distanza.
E comunque storie belle (o brutte ) di Dylan ce ne sono state tante anche se non di Sclavi (meravigliose alcune dell'epoca Pasquale Ruju) ma appunto...era sempre Dylan, con tutto quello che questo possa significare.
E io mi ricordo (e sono del 77 quindi più giovane del mio omonimo che è del 74) che all'epoca le parole OMOLOGAZIONE, massa ecc. ecc. per noi adolescenti che leggevamo Dylan erano un offesa.
E adesso tutta la filosofia Bonelli ruota intorno a: dobbiamo aumentare le vendite, accaparrarci nuovi lettori ecc.?
E mi rendo conto che pure io lamentandomene sto facendo questo gioco.

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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 2:55 pm 
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Iscritto il: mar feb 03, 2015 12:13 am
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Secondo me questo albo è proprio indicativo sulla scelta della Bonelli. Questo albo è tutto ben confezionato, la storia scorre ma non regala emozioni.
A me sembra che la Bonelli con la sua politica abbia puntato soprattutto a conquistare nuovi lettori non a recuperare quelli persi. Questo spiega la comparsa massiccia sui social, regno dei ragazzi moderni che ci passano le giornate intere.
Oltre a questo sono state effettuate tutte operazioni che cercano di colpire, di far parlare di Dylan Dog. Come la copertina di questo albo (che a me è piaciuta) e che in molti vista l'originalità avranno comprato in più copie.
Il Dylan che ho visto fino ad adesso è il Dylan loro, dei giovani d'oggi. Quello dell'apparenza, dei rapporti "leggeri", della tecnologia, della fretta moderna e dell'horror che non è più di moda.
Le vendite sono sicuramente aumentate ma questo non vuol dire la qualità. Basti pensare a 50 sfumature di nulla. Anzi al giorno d'oggi credo che in generale venda più un prodotto semplice, leggero che provochi magari che un prodotto di spessore che magari cerchi di spingere a pensare il lettore.

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Rivoglio Bloch, l'horror e l'Horror Post

Fattela na risata ogni tanto che magari domani te sveji sotto an cipresso

Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso. (cit.)


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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 3:07 pm 
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Iscritto il: dom gen 22, 2012 4:51 pm
Messaggi: 511
I giovani dei primi anni novanta, quelli sì che erano dei veri vecchi.


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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 3:25 pm 
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Iscritto il: mar nov 12, 2013 12:30 am
Messaggi: 1092
eh, quando eravamo giovani noi saltavamo i fossi per il lungo
senza mettere la foto dei fossi su instagram

#instafossi #instaventannifa #instadevotrovareuncantieredaguardare

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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 3:32 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
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Kowalsky ha scritto:
eh, quando eravamo giovani noi saltavamo i fossi per il lungo
senza mettere la foto dei fossi su instagram

#instafossi #instaventannifa #instadevotrovareuncantieredaguardare


ahahahahahaha :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: bellissima questa!!!!

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 Oggetto del messaggio: Re: #343 - Nel fumo della battaglia
MessaggioInviato: gio apr 02, 2015 3:53 pm 
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@kowalsky
Grazie per aver ribadito quello che avevo già detto. Si sa mai, c'è sempre qualcuno un po' lento di comprendonio a cui è meglio ripetere.
La domanda però era se la Bonelli si sia lasciata ingolosire dal fenomeno web nello scegliere Recchioni sperando che certi numeri diventassero copie vendute. Perché temo sarebbe una grossa cantonata...

Comunque recuperare i vecchi lettori comincio a pensare che sia un'utopia. Alla fine il target di Dylan dog resta adolescenziale (non è un difetto eh) e in qualche misura addirittura di formazione (per me lo è stato). Riacchiappare i quarantenni è un'impresa. Mi sembra anche la categoria più lagnosamente esigente.

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l tuoi noti "sarcasmo" e "voglia di flammare" non attaccano con me. (cit.)

Quindi, sgarbato Dear?
Sì, come al solito.
Sta dicendo cose assurde?
Per niente. (cit.)


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