Ohlà, triplice boccata d'ossigeno alla mia ormai vacillante fede martinmysteriana.
Dopo le sue ultime opachissime prove, il numero 338
Le astronavi di Carlo Magno ripresenta finalmente un Castelli solido e godibile, con una storia ultra-classica condotta, se non con grande ispirazione, almeno con quel minimo di classe e mestiere. Impreziosisce il tutto il tratto di Camagni, ormai diventato una delle colonne di MM, il suo stile allo stesso tempo realistico e impressionista è perfetto per la serie.
Ancora più piacere mi ha fatto però il numero 339
L'inventore di miti, che vede l'esordio di tal Marco Belli, che non so chi sia, ma che spero di rileggere se confermerà i pregi di questa storia. Anche questa basata su spunti non nuovi nella serie, nel filone dei mysteri bizzarri tipo "L'uomo che raccontava le barzellette" e "Santa Claus 9000", ma la sceneggiatura è divertente e originale, con una soluzione del mystero intrigante e ingegnosa. Gli si perdonano facilmente qualche prolissità e qualche scorciatoia.
La terza boccata d'aria è virtuale: sul numero 340
L'albero filosofico in edicola tra due mesi torna Vincenzo Beretta, assente dalla serie da quasi quindici anni. Confidando ovvimente che sia in forma come negli anni 90 quando scrisse alcune ottime storie per la serie.