Proverò a fare un'analisi sforzandomi di dimenticare, per quanto possibile,
Il Club dell'Orrore.
L'albo, come molte storie barbatiane dell'epoca, è verboso.
Non così verboso come
Il sonno della ragione o
Phobia, ma comunque a sufficienza perchè la storia risulti 'pesante' e poco scorrevole.
Sostanzialmente, tutto si basa su un mistero da risolvere.
Anche i personaggi sono (volutamente) funzionali. Non hanno vera caratterizzazione: il loro unico scopo nella trama è aiutare Dylan oppure ostacolarlo. L'unica parziale eccezione è il dodicenne saputone, ma si tratta chiaramente di un personaggio marginale, tanto che la Barbato nel finale stava quasi per dimenticarsi della sua esistenza.
Sia chiaro: non c'è nulla di male nel fatto che la storia si basi tutta su un mistero. Molti thriller/gialli funzionano così. Nella fattispecie, qui il mistero gioca sul dubbio se il "vero" Nessie sia della partita o no.
Il guaio è che ci gioca troppo a lungo, così più la storia prosegue, più l'interesse diminuisce.
Nel tentativo di aggiungere polpa, la Barbato butta giù parecchie piste false (turisti scomparsi? gli adoratori di Nessie?), ma senza molta convinzione. E' roba che ha il sapore del riempitivo.
Dylan, suo malgrado, fa la figura dello sciocco dato che corre dietro a tutte le piste, anche a quelle palesemente insensate.
Come giallo/thriller la Barbato ha scritto di meglio, anche su Dylan.
Idem per quanto riguarda la scorrevolezza narrativa.
Comunque la storia è accettabile, grazie a diversi spunti interessanti e alla sua "atipicità" di fondo, ma si vedeva che la sceneggiatrice doveva ancora farsi le ossa.
Voto : 6