Non funziona, secondo me. Una somma di tanti "piccoli" errori, in tante piccole cose. Mi ha trasmesso un senso di disequilibrio, di disarmonia. La prima insufficienza che mi ritrovo a dare in questa fase 2. Che comunque, in generale, non mi ha ancora esaltato.
L'intro fra Carpenter e Dylan è quello che è, un intro appunto, ma non mi è chiaro il perché non sia stato portato a conclusione. Lì nasce e lì muore, volatilizzandosi nel nulla. Nel finale, infatti, mi aspettavo un ritorno trionfale del Ciclope, che invece era evidentemente ancora impegnato a disvolatilizzarsi. Forse a pagina 99... Ma cosa intra di preciso, quest'intro? Giusto un "Ricordate? Costui è Carpenter".
Poi entra in scena un Jenkins infallibile nel rapporto del medico legale [?], e infallibile in tutti i sensi, tranne nella scelta della porta. E vabbè. Ma poi, l' assistente di Carpenter non era Rania? Da dove mi ciccia fuori L'allegro chirurgo Jenkins? Dice pure che è stato trasferito, ma sempre lì me lo ritrovo. Mi sono perso qualche dinamica, mi sa. L'ingresso di Groucho - stavolta sì perfetto - introduce anche la lunga, terrificante, barbosa, gita turistica a Wickedford, dove anche Bloch si premura di interpretare un altro personaggio nell'aggressione ai giovinotti. Sto povero Bloch, più che una vecchia, mi pare diventato un cabarettista: commedia nera per la pensione, commedia rosa per la quotidianità di Wickedford e delle appiccicose avances di Penelope [insopportabile, diciamocelo], e, infine, commedia surreale per la scelta del nome. Per coronare il tutto, una bella, grassa, risata. Perché non può più fare nulla di serio, questo poveruomo? Dove sta scritto che un onesto, inflessibile e probo lavoratore, da pensionato diventa Claudio Bisio? Si spiegherebbe comunque l'avversione di Renzi nell'estendere gli 80 euro anche ai pensionati.
Ora, il nome. La gag ci sta. Il fatto che sia stato scelto da Sclavi, personalmente, è motivo di sospetto aprioristico, visto che non concordo con buona parte delle sue uscite sul personaggio [me lo si permetta, per quanto a torto]. E anche qui non si smentisce, con una roba agghiacciante e ciarlatanesca. Ma la cosa peggiore è la tempistica. Sta cazzo di Penelope che passa in bicicletta. Così, giusto perchè ehi, è la fase 2. E la sindrome da fase 2 riemerge acutamente poco dopo, con il licenziamento dell' "Old Boy". Ancora... perché? Per quale motivo? Perché questo distacco capriccioso, testardo, con il passato, anche sconfinando, anche dove non serve, anche dove, onestamente, non ce ne frega una cippa? Non capisco, non capisco. Ancora, colpo di grazia a pagina 31: Bloch che dà a Dylan del "peggio che politicamente corretto", stavolta dimenticandosi che siamo in fase 2, e non in fase Gualdoni. Cioè, se c'è uno che sa che Dylan non è così politically correct come sembra, è proprio Bloch. Boh? In questa sede, e in questo senso, il mio pensiero va a Di Biagio e Vecchi: si sono impegnati tanto nel ricercare tutti i possibili clichè del personaggio, solo per vederseli sistematicamente abbattuti dal RRobe. Che l'offerta alcolica di Bloch a Dylan fosse una ripicca?
Frattanto, sprazzi qua e là del filler di turno. Sullo sbilanciamento delle due parti [tour di Wickedford infinito-vagina carnivora sbrigata di corsa], si è già detto. Mi concentrerei sulla figura di Adrian. Quello che mi ha sorpreso - ma neanche più di tanto, vista la piattezza della storia e dell'indagine - è la sua monotonia. Proprio nel senso che il suo tono è uno solo, come uno solo è il sospettato e una sola la linea d'indagine. Il ribaltamento di fronte c'è, è ammirevole: l'anti-freak anti-dylandoghiano. Ma il problema è che... viene presentato subito così. Appare già come mostruosamente antipatico. Quindi? Non c'è un twist, non c'è un'evoluzione interiore, non c'è comunicazione, quasi a non vogliere togliere spazio e sforzo mentale alla fatidica Wickedford. Non è un personaggio, è una macchietta completamente negativa, tipo i primi cattivoni dell'industria dell'entertainment. Per carità, è una linea narrativa. Ma, unitamente alla bozza di baruffa finale e a tutto quanto detto sopra, sa molto di carta velina. Impalpabile. L'accenno finale di Bloch al culto della bestiaccia rimane così solo un accenno, mai palesato. Così come il gemello [gemella, forse] siamese intrauterino incorporato. Non c'è spazio, a Wickedford... è tutto di passaggio.
Ultime due pagine dedicate al ritorno di Casa Vianello e di Jenkins, che stavolta sbaglia strada anziché porta [cavoli... allora è proprio lui!], ma vince ben due nomi, uno postumo e uno nuovo di zecca, uno più orrido dell'altro. Datemi l'Almanacco, subito, subito!
Devo dire la verità: Medda e Barbato, negli ultimi loro numeri, mi hanno ricordato quegli ultracentenari giocatori di briscola pluripremiati che finalmente riescono a sottrarsi alla miliardesima sfiancante partita della loro vita, ma vengono richiamati dentro a forza giusto per pavoneggiarsi della loro presenza. Finendo così per buttare le carte a casaccio, con l'unico intento di finire in fretta e tornare a casa dalle bambine, o da Lukas. Insomma, sì, ultimamente mi sembrano un po' appannati, ma è un già detto e ripetuto. Con la Barbato però ho pensato di meno durante la lettura, e questo va a suo favore.
Un po' di Nizzoli: passerò per eretico, ma l'ultima cosa che cerco in una tavola di fumetto è il livello di dettaglio. Preferisco quell'espressività, quell'originalità, quel tocco, quel fattore X che qui ho visto solo a momenti. Problema mio. Non conosco molto Nizzoli, ma, da quello che leggo, immagino che artisticamente sia indiscutibile.
Rimatt comunque è un blindmark di Medda da paura. Lo confessi e si autobanni.
E le polemiche fanno male al cuore.
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