Kowalsky ha scritto:
Wolkoff, però quello che proponi te sostanzialmente è che la Bonelli non solo non provi ad allargare il suo mercato, ma addirittura si rinchiuda a diventare una specie di Astorina che invece di gestire un solo personaggio ne gestisce 5. E basta.
A parte che è molto opinabile che economicamente sia una cosa vantaggiosa per la SBE... noi come lettori ci perdiamo... se la Bonelli non si prende più di questi rischi noi lettori la storia sperimentale di Faraci-Frisenda quando la leggiamo?
Piccatto ha scritto:
Ma se è la casa editrice a permettere & incoraggiare simili iniziative
vallo a dire a loro che le loro strategie non funzionano.
Intervengo una sola volta, anche se queste cose le ho già dette - assieme a
Lord B. - sulle
ultime due pagine del topic di Brendon e non amo ripetermi, specialmente se si continua a sviare quanto detto nella massimizzazione dei sistemi (vincenti? Con tredici triple tuttibravi)
#1) Non credo che la SBE faccia bene a confinarsi con 4 o 5 testate in punta di diamante.
Quindi ben vengano le alternative.
Con
Le Storie stanno provando orizzonti nuovi, con
Orfani un pubblico diverso, con
Dragonero un genere da scoprire. Good (for them)
#2) Resta il fatto che molte di queste cose
non sono propriamente "sperimentali". Vedasi l'oasi dello stravisto come
Saguaro ed
Adam Wild. Sia come pubblico di riferimento ultra-standard e rodato, che come orizzonti narrativi, adeguati al classico SBE intutto&Xtutto.
Risultato? Buona qualità, belle storie, stagnazione vendite, curiosi alla porta pochissimi. "
E' il solito Bonelli. A sto' punto comincio Zagor o Tex "
(cit. di almeno un pajo di mie conoscenze insospettabili).Es. Un nuovo i
nvestigatore nella Roma papalina raccoglierebbe altrettante nuove leve. Non solo già visto come tipologia, ma esistono nella stessa editrice tons di prodotti simili.
Insomma: rimaniamo sempre noartri
.
#3) Per conformarsi a quello standard di fabbrica molti autori devono rientrare in quell'impronta tipica SBE e riconfezionare (se non castrare) le proprie idee più coraggiose, outsider o "sperimentali", come qualcuno ama definirle
.
Nella mediazione ci rimettono entrambi perché il prodotto non è né carne né pesce, ma un surrogato balbettante di entrambi.
Come
Lukas , secondo me, che con meno freni di format potrebbe essere davvero un fumetto di gran caratura, ma si accontenta di una mezza via che non porta a (quasi) nulla, senza stuzzicare quel pubblico più particolare -anche in termini di età - che potrebbe attrarre.
#4) Ecchiccé dietro i vari semi-flop - a livello di vendite, intesi - come
Dix,
Lukas &
Saguaro Grandi autori, firme eccellenti, ben oltre semplici promesse, nel cui testone frullano molti progetti.
Che per sperimentare davvero/rendere al meglio avrebbero però bisogno di un altro genere di orizzonti e strategie.
Primo, liberarsi dalla necessità di assecondare un pubblico "classico" già imboccato a sufficienza.
Secondo, magari rivolgersi a collane specifiche da libreria/fumetteria con costi più elevati, tiratura minore e maggiore libertà, in tutti i sensi, compresa quella dalla serialità.
Terzo, se la SBE non ritiene opportuni questi passi, non adeguarsi a quanto proposto dai punti #2 e #3, e magari accontentarsi di qualche compenso inferiore e pubblicare presso altri editori... non dico di nicchia, ma meno condizionati dai loro precedenti
.
#5) Io non lavoro nel CDA della SBE e non faccio consulenze di management editoriale per loro.
Liberi di fare quello che vogliono e sognare nuove imprese, senza riguardarsi dagli errori passati... come di far strada la
personaggio nel cassetto che ogni autore menochemedio possiede.
Ma l'attuale panorama del fumetto - quello da edicola più che altro - non attende sinceramente cose come un nuovo antieroe steam punk chiamato
Morgan Lost.
E dirlo mi costa molta amarezza, perché assecondare il Chiave è semprecosabbona&ggiusta
ALOHA SONO TORNATO ALLE 3 DAL CINEMA
(una cosa [at]tirava l'altra)